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da: ufficio stampa Sedicieventi

“Vogliamo creare una cornice di regole chiare, trasparenti e flessibili con l’intento di razionalizzare le risorse, contrastare gli sprechi e favorire la partecipazione attiva dei cittadini, senza imbrigliare la creatività che sta dietro all’innovazione”.

Ci sarà anche Veronica Tentori, prima firmataria della proposta di legge sulla Sharing Economy, presentata ieri nella Sala Stampa della Camera dei Deputati, fra gli ospiti del Ferrara Sharing Festival, appuntamento dedicato all’economia della condivisione in programma nel capoluogo emiliano dal 20 al 22 maggio prossimi.

“Il Festival – commenta Tentori – sarà un importante occasione per approfondire i temi caldi della Sharing Economy, a partire dall’aspetto normativo. La proposta di Legge che abbiamo elaborato è frutto del percorso intrapreso dall’Intergruppo parlamentare per l’Innovazione Digitale che, fin dal 2014, ha raccolto la sfida di integrare modelli economici tradizionali e modelli innovativi, conciliandoli con un principio d’interesse pubblico. La condivisione, valore intrinseco delle nostre comunità praticato dai nostri nonni nella cerchia ristretta delle loro comunità, è stata recuperata e amplificato dalle nuove tecnologie che hanno semplificato il contatto diretto fra gli utenti “.

Ma come circoscrivere in una legge l’Universo complesso e camaleontico della Sharing Economy?
“L’obiettivo è quello di favorire e promuovere la Sharing Economy. La politica non può e non deve impedire i cambiamenti: deve comprenderne opportunità e problemi, intervenendo se necessario a livello legislativo a tutela del consumatore, della leale concorrenza e nel rispetto del principio di equità fiscale. La nostra legge vuole creare una cornice di regole chiare, trasparenti e flessibili con l’intento di razionalizzare le risorse, contrastare gli sprechi e favorire la partecipazione attiva dei cittadini, senza imbrigliare la creatività che sta dietro all’innovazione”.

Quali le novità salienti della proposta di legge?
“L’inquadramento e la definizione dei soggetti che andremo a normare, il ruolo dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (che dovrà regolare e vigilare sull’attività delle piattaforme digitali dell’economia della condivisione, istituendo un apposito Registro Nazionale) e il documento di politica aziendale (di cui i gestori delle piattaforme digitali dovranno dotarsi).
Di primaria importanza è anche l’aspetto fiscale. Si tratta cioè di stabilire una soglia reddituale (ipotizzata di 10mila euro annui) entro la quale un’attività può essere considerata integrazione al reddito e aldilà della quale verrebbe, invece, considerata attività professionale. In relazione ai redditi generati mediante le piattaforme digitali, i gestori potranno operare in qualità di sostituti d’imposta degli utenti operatori”.

Certo è che la legge, attesa e dibattuta, avrà importanti ripercussioni su startup e giganti del settore, da Air Bnb a VizEat a Gnammo, tutti presenti al Ferrara Sharing Festival, importante occasione per parlare in modo ampio di economia della condivisione, toccando non solo gli aspetti normativi e quelli fiscali, ma anche i mutamenti sociali e culturali che l’economia collaborativa sta introducendo.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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