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Prego il lettore di non andare in cerca di messaggi. È un termine che detesto perché mi mette in crisi, perché mi pone indosso panni che non sono i miei, che anzi appartengono a un tipo umano
di cui diffido: il profeta, il vate, il veggente. Tale non sono; sono un uomo normale di buona memoria che è incappato in un vortice, che ne è uscito più per fortuna che per virtù, e che da allora conserva una certa curiosità per i vortici, grandi e piccoli, metaforici e materiali. (Primo Levi)

Una mostra che viaggia e che fa viaggiare, per rendere omaggio alla figura di Primo Levi “un classico non solo della letteratura, ma del pensiero contemporaneo”, come afferma Fabio Levi, direttore del Centro Internazionale di Studi Primo Levi. Insieme a Peppino Ortoleva (docente di Storia della comunicazione all’Università di Torino) è il curatore della mostra itinerante “I mondi di Primo Levi. Una strenua chiarezza”.
Si viaggia nei millenni e nello spazio insieme all’atomo di carbonio protagonista de “Il sistema periodico”; passando attraverso un tunnel oscuro di nome “Auschwitz”, si ripercorre “Il viaggio verso il nulla” e “Il cammino verso casa”. Lungo il viaggio si scopre come “Cucire parole” e come “Cucire molecole”, e si può anche conoscere “L’homo faber”, che intrecciava sculture di animali con il filo di rame smaltato: una farfalla, un drago, o un centauro. Infine si fa il giro del mondo insieme al montatore Faussone, che racconta le sue avventure ne “La chiave a stella”.
Sei sezioni e diversi linguaggi per esplorare la vita e le vite di Primo Levi, i mondi che hanno formato il suo universo: fra tavole periodiche e poesie, sculture, installazioni, immagini inedite, fino ad arrivare alla voce dello stesso Levi, di cui si possono ascoltare alcune interviste.
Ferrara, dove la mostra è arrivata soprattutto grazie alla Fondazione Meis e al suo nuovo presidente Dario Disegni, è la terza tappa di quest’esposizione: dopo Torino, città natale di Levi, dove è stata organizzata all’inizio del 2015 in occasione del settantesimo anniversario della liberazione di Auschwitz; e dopo il campo di Fossoli, vicino Carpi, la partenza del viaggio di Levi verso il campo polacco. La testimonianza dell’indicibile è, infatti, sempre stata il centro dell’elaborazione di Levi, da “Se questo è un uomo” e “La tregua” a “Se non ora quando” e “I sommersi e i salvati”. E ha sempre cercato di portare a termine questo dovere con “strenua chiarezza” appunto. Ma la sua chiarezza e la sua concisione Levi le addebitava alla chimica. Ciò che la mostra cerca di fare è proprio portare alla luce le connessioni fra le diverse sfaccettature di questa poliedrica personalità. Fino a un aspetto forse meno conosciuto: quello di Primo Levi artista-artigiano, che creava sculture con filo di rame smaltato dell’industria di vernici Siva dove era impiegato.

“I mondi di Primo Levi. Una strenua chiarezza” è stata inaugurata domenica 24 gennaio e rimarrà aperta fino al 21 febbraio 2016 presso la Sala 1 dell’Imbarcadero del Castello Estense. È visitabile gratuitamente dal martedì alla domenica dalle 10 alle 17

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Federica Pezzoli


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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