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Da: Ufficio Stampa Comune di Bondeno

Fabio Bergamini: «Fondamentale per la comunità la riapertura (prevista per l’anno prossimo) della chiesa della frazione»
 
Bondeno (Ferrara), 12-09-’19.
L’eco per la riapertura del santuario della Madonna della Pioppa non si è ancora del tutto esaurito, ma i riflettori della ricostruzione post-sisma si sono accesi nel frattempo anche sulla chiesa di “San Giacomo Maggiore”, a Burana. Un edificio che con le sue strutture di pregio, il suo alto campanile e la candida cromatura delle murature si scorge anche da lontano, fra le distese coltivate del territorio matildeo. Una chiesa che è stata al centro di moltissime attività da parte della Parrocchia locale e della comunità buranese, impegnatesi prima per un recupero del suo campanile, ed ora anche per il ripristino di un antico organo del 1726, che rappresenta il più antico strumento musicale di questo tipo presente sul territorio. «Il sopralluogo compiuto all’interno dell’edificio religioso – spiega il sindaco di Bondeno, Fabio Bergamini – ci ha permesso di toccare con mano l’effettivo avanzamento dei lavori, che stanno riprendendo le criticità manifestatesi dopo il terremoto del 2012, mentre sono in corso anche importanti lavori di restauro di tutte le opere sacre che erano presenti all’interno della chiesa di “San Giacomo Maggiore”. Le quali speriamo possano tornare presto a beneficio della comunità». Il sopralluogo nel “cantiere” dell’importante chiesa è stato condotto alla presenza del direttore dei lavori (e coordinatore per la sicurezza), l’architetto Massimo Partigiani; del progettista, ingegner Marco Buoso, del collaboratore al progetto architettonico, Ottavia Pirazzini, nonché del responsabile tecnico del cantiere, Omar Grazioli, e del capo cantiere Denis Guidi, con anche la restauratrice incaricata e il personale del Gruppo Arco e di Emiliana Restauri Bologna (il mandante è invece la ditta Leonardo di Casalecchio di Reno). «L’obiettivo è quello di restituire alla comunità, che abbiamo coinvolto attivamente, una chiesa completamente restaurata. Anche per quel che riguarda le opere sacre e l’organo di pregio del maestro Traeri – assicura il sacerdote del paese, don Roberto Sibani –. Per quest’opera, che rappresenta l’organo più antico presente sul nostro territorio, stiamo coinvolgendo la popolazione, compresi gli ex buranesi che comunque continuano a conservare un legame con il paese. Molti dei quali non hanno mai sentito suonare l’organo (che smise di funzionare nel 1950) o lo confondono con un “armonium” che si trovava dietro all’altare, in passato». Si sono già presi contatti con il professor Paolo Tollari, esperto restauratore di Fossa di Concordia, a tale proposito. Il restauro del pregiato strumento potrebbe inserire in futuro Burana in un circuito musicale che riguarda proprio la musica sacra per organo. Intanto, però, procede il cantiere della chiesa edificata a partire dal XVI secolo e poi ampliata con l’abside e le cappelle laterali durante il periodo compreso, all’incirca, tra il 1778 e il 1783. Nel campanile della chiesa sono stati rifatti i solai di legno, mentre si sta procedendo al consolidamento della copertura delle cappelle laterali, in attesa dei lavori di rifinitura dei locali interni. Lo sforzo principale – come spiegato da Massimo Partigiani e Marco Buoso – è stato quello di “legare” le parti in muratura, per consentire un movimento “scatolare” della struttura in caso di sollecitazioni sismiche. La stessa abside verrà incatenata con fibre di carbonio, cinturandone la sommità.  Rifatta anche la cupside del campanile (la caratteristica “punta” crollata la notte del sisma). Verrà recuperata anche la balconata su cui si trova il citato organo. Una delle scoperte più interessanti della fase di restauro è stata quella di avere riportato alla luce le tracce dell’imitazione di un possibile coro, che aveva quasi certamente delle sedute delle quali rimangono tracce visibili e scoperte dopo la rimozione dell’altare (che in precedenza si trovava in posizione più avanzata).
L’importo complessivo dei lavori, compresi oneri per la sicurezza e imposte, è di 613mila e 577 euro. La consegna dei lavori, che sono iniziati lo scorso 18 aprile, è prevista entro dodici mesi dall’avvio del cantiere, che segna un altro passo di avvicinamento al completo ritorno alla normalità, dopo il terremoto del 2012.
 

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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