Skip to main content

vecchioni-libro
Quando, a sedici anni, leggevo Epicuro mi dicevo che, forse, da grande l’avrei capito quell’inno all’imperturbabilità, quella necessaria privazione di sconvolgimento come unica via alla felicità. Ho continuato a non capirlo (e a non perseguirlo) cercando risposte in saggi e libri che spiegavano la felicità come un manuale di cucina. Ingredienti, tempo di cottura e difficoltà di preparazione.
“La vita che si ama. Storie di felicità” (Einaudi, 2016) di Roberto Vecchioni, dedicato ai suoi quattro figli, è mito, dolore, lavoro, amicizia e famiglia, tutto insieme perchè la vita è una continua miscellanea di elementi, a volte ingovernabili, a volte stupefacenti, a volte da fare schifo.
E la felicità fluttua, troppo facile scambiarla per un balzo di entusiasmo o peggio ancora per serenità, parente della noia. Ma allora che cos’è? “La felicità non si definisce” è l’incipit del libro, “c’è, c’è sempre, e non solo negli attimi che sconvoglono il cuore, ma nella consapevolezza sognante dell’esserci e non subirla, la vita”.
Insomma crearla questa felicità, esserne demiurghi, “farla accadere e saperla cogliere dove s’acquatta” dice Vecchioni. Ci vuole allenamento alla vita, a guardare tra gli interstizi, tra i gesti e le relazioni perchè dove potrebbe stare la felicità se non in mezzo alle cose e dietro gli abbagli. Che poi sia comodo vestirla di un abito semplice, quello delle piccole cose, dell’assenza di dolore alla maniera di Epicuro o di un’aurea mediocritas tra il tanto e il poco, è facile e anche un po’ consolatorio. Ma per Vecchioni no, felicità è ricerca, ignoto, paura, sfida, nuovi inizi. Come il mito di Orfeo che il professore ci spiega come a scuola non l’avevamo colto: il cantore scende agli inferi per sfidare con la sua musica, con ciò che meglio sa fare, i demoni e la morte, per commuoverli agendo. Ci riesce ed è più forte, può riprendersi Euridice, che però è morta, non è più quella donna, ora Orfeo lo sa, perciò si volta e la lascia dov’è.
La felicità non fa i conti con l’inganno del tempo, almeno non con quello orizzontale, dice Vecchioni. Il tempo orizzontale è il rassicurante inanellare attimi, mettere ordine ai frammenti, riconoscere lo scorrere in successione tra un prima e un dopo, tralasciare il cambiamento che avviene sempre in noi. Tempo orizzontale è la visione d’insieme che vuole abbracciare tutto, mette conseguenze, compone un mosaico di tessere. “L’inganno del tempo orizzontale ci salva la vita”, se ci fosse sempre un nuovo inizio, sai che smarrimento ogni volta, sai che paura l’indefinito con la sua mancanza di contorni.
Ma ci sono alcuni, “i bambini, i pazzi, i geni, i poeti” che non conoscono il tempo orizzontale perchè vivono in quello “verticale”, senza prima nè dopo. Il tempo verticale è spalancato, non si nutre di ricordi nè di attese, è quell’attimo lì dove dentro ci sta tutto e dove tutto si può vivere.

tag:

Riccarda Dalbuoni

È addetto stampa del Comune di Occhiobello, laureata in Lettere classiche e in scienze della comunicazione all’Università di Ferrara, mamma di Elena.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
Oggi Periscopio ha oltre 320.000 lettori, ma vogliamo crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma soprattutto da chi lo legge e lo condivide con chi ancora non lo conosce. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante.  Buona navigazione a tutti.

Tutti i contenuti di Periscopio, salvo espressa indicazione, sono free. Possono essere liberamente stampati, diffusi e ripubblicati, indicando fonte, autore e data di pubblicazione su questo quotidiano.

Francesco Monini
direttore responsabile


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it