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Giorno: 28 Giugno 2014

Questa sera all’Arena Parco Diamanti la proiezione del film “A proposito di Davis”

da: Arci Ferrara

L’iniziativa Cinema nel Parco, realizzata da Ferrara sotto le stelle e Arci Ferrara con la collaborazione dell’Amministrazione Provinciale e del Comune di Ferrara, propone sabato 28 giugno alle 21.30 nel parco adiacente a Palazzo Diamanti (ingresso da via Dosso Dossi 8) A PROPOSITO DI DAVIS di Ethan Coen e Joel Coen.

A proposito di Davis, racconta una settimana nella vita di un giovane cantante folk che si trova davanti a un bivio, mentre cerca faticosamente di farsi strada nel mondo musicale del Greenwich Village del 1961. Llewyn Davis chitarra al seguito, stretto nella sua giacca nel tentativo di difendersi dallo spietato inverno newyorchese è tormentato da ostacoli che sembrano insormontabili, alcuni dei quali creati da lui stesso. Affidandosi alla generosità di amici e sconosciuti per vivere in città, arrabbattandosi con lavori qualsiasi, Llewyn parte per un viaggio che lo porterà dalle ‘baskethouses’ del Village (i caffè newyorchesi in cui i musicisti vengono pagati dal pubblico con soldi raccolti in un cestino) ad un club deserto di Chicagoun’assurda odissea per un’audizione con un potente impresario musicale e poi di nuovo indietro a New York.

Biglietto intero: 6 euro, ridotto: 4 euro. La riduzione è valida per i soci Arci, studenti Università di Ferrara.
In caso di maltempo la proiezione si terrà presso la Sala Boldini, in via Previati, 18.
Abbonamenti 10 ingressi 50 ¤
Abbonamenti 10 ingressi soci Arci 30 ¤
Gli abbonamenti saranno validi dal 27 giugno al 24 agosto.

Informazioni: www.arciferrara.org, t. 0532.241419 / Sala Boldini t. 0532.247050 / Parco Diamanti 320.3570689

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Terremoto: incontro tra Regione e Diocesi per la ricostruzione dei beni storici e artistici religiosi

da: ufficio stampa giunta regionale Emilia-Romagna

Si è svolto ieri un incontro tra la Regione Emilia-Romagna e i Vescovi delle Diocesi emiliane dei territori colpiti dal sisma. All’incontro – il cui obiettivo era il confronto sulla ricostruzione dei beni storici e artistici religiosi colpiti dal terremoto del 20 e 29 maggio 2012 – hanno preso parte il presidente della Regione Emilia Romagna e Commissario delegato alla ricostruzione Vasco Errani, il presidente della Conferenza episcopale dell’Emilia-Romagna Card. Carlo Caffarra, l’assessore regionale alle Infrastrutture Alfredo Peri, i Vescovi della Regione e il delegato CEER per la ricostruzione post-sisma.
Durante l’incontro è stato espresso dai vertici ecclesiastici apprezzamento per il lavoro di ricostruzione fatto che – oltre alle abitazioni civili e alle imprese – ha avuto grande attenzione al patrimonio ecclesiastico, sia nel garantire la continuità di culto con edifici provvisori, sia nel predisporre strumenti e risorse per il recupero di quanto danneggiato dal sisma. Apprezzamento è stato espresso anche per il metodo e la collaborazione messa in campo tra istituzioni, Ufficio regionale della Conferenza Episcopale Emilia-Romagna e le diocesi, prima per la messa in sicurezza e in seguito per il recupero del patrimonio ecclesiastico, tenendo conto anche della particolare funzione che svolge per le comunità.
La Regione ha confermato che garantirà continuità e tempi certi per i progetti di recupero degli edifici religiosi danneggiati compresi nel ‘Programma per le opere pubbliche, beni culturali e edilizia scolastica’ – che prevede complessivamente 1.540 interventi per oltre 1,3 miliardi – e avviati nell’ambito del ‘Piano operativo 2013-2014’che stanzia 537 milioni di euro per 664 interventi. Il tutto nel rispetto delle procedure e dell’efficacia dell’utilizzo delle risorse con l’obiettivo di rendere, nella salvaguardia del bene, alle singole comunità edifici maggiormente sicuri.
Si è inoltre preso atto delle problematiche inerenti le tempistiche che trovano giustificazione nell’iter previsto dalla legge, volto a garantire maggiore verifica e attenzioni dei progetti e attenzione agli appalti ed esecuzione dei lavori.
Durante l’incontro – oltre a ribadire il proseguimento dei percorsi fin qui avviati – è stato affrontato il tema di puntare prioritariamente al recupero degli edifici religiosi con un valore simbolico particolare, come ad esempio la cattedrale di Carpi che nel 2015 celebrerà i 500 anni dalla costruzione.
La Regione Emilia-Romagna ha confermato l’impegno a reperire le risorse necessario al recupero dei beni storici e architettonici feriti dal sisma.

Comacchio: gli auguri dell’amministrazione comunale all’assessore Sara Bellotti e al consigliere comunale Michele Modonesi per le loro nozze

da: ufficio stampa Comune di Comacchio

Il Sindaco Marco Fabbri ha unito in matrimonio l’Assessore al Bilancio Sara Bellotti e il Consigliere Comunale Michele Modonesi. Alle felicitazioni del Sindaco, che ha augurato ai due sposi un avvenire prospero e radioso, si uniscono tutti i dipendenti comunali, esprimendo all’Assessore Sara Bellotti e al marito Michele Modonesi calorosi auguri per una vita matrimoniale felice, affinchè possano realizzare tutti i loro sogni e progetti.

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Confartigianato dona mille euro a sostegno dell’iniziativa “Adotta un mattone”

da: ufficio stampa Confartigianato

Mille euro. E’ la donazione che lunedì, effettuerà la Confartigianato a favore dell’iniziativa ‘Adotta un mattone’, lanciata dalla Camera di Commercio e sostenuta da Il Resto del Carlino per effettuare gi interventi di pulitura esterna del Castello. Un’azione che sarà accompagnata, parallelamente, da un’opera di sensibilizzazione «verso le nostre singole imprese». «Confermiamo il nostro impegno per la salvaguardia della città – spiega Giuseppe Vancini – segretario generale dell’associazione di via Veneziani – . Un interesse che da anni esplicitiamo con iniziative di valore educativo, da Professione Genitori alla rassegna organizzata con le scuole per combattere la contraffazione dei prodotti». Sulla collaborazione tra pubblico e privato Vancini esprime soddisfazione. «E’ fondamentale potervi fare affidamento, in futuro auspichiamo tuttavia non si concretizzi solo per rispondere a bisogni contingenti ma avvenga per costruire progetti. Da sempre noi, come Confartigianato, facciamo appelli in questa direzione per migliorare il territorio e creare sviluppo. Questa è comunque un’esperienza positiva di forte valore morale – chiude – e che, ci auguriamo, avrà in prospettiva ricadute positive».

Il rischio di partorire in ambulanza

da: Emanuela Cioni

Una donna di origine marocchina residente a Gaggio Montano ieri ha dato alla luce una bambina al pronto soccorso di Vergato.
Secondo le più che affermate voci di paese la donna accompagnata dal personale del 118 da Gaggio all’ospedale Maggiore avrebbe durante il tragitto rischiato di partorire la secondo genita in ambulanza, ma ciò non è avvenuto perché la donna a Vergato in fase espulsiva è stata presa in carico dal personale il quale ha fatto nascere la bambina, secondariamente non avendo una termoculla presente in struttura è stata chiamata da Porretta un ambulanza che ha preso in carico madre e figlia e si è recata all’ospedale Maggiore.
Un trasporto come quello di ieri poteva essere evitato se a Porretta ci fosse stata ancora la sala parto.
Se l’azienda ci ha tolto il punto nascita deve garantirci la massima sicurezza nel trasporto delle future mamme.
Ieri fortunatamente tutto e’ andato per il meglio, grazie anche all’ottimo lavoro svolto dagli operatori del 118.
Il comitato lancia l’allarme sicurezza…
Chi decide sulla Sanità in Emilia Romagna? Chi la governa, e cioè Il Pd: un Partito che cestina le speranze dei suoi elettori mettendo a rischio la Salute e la Sicurezza delle persone per favorire il passaggio ai Privati della Sanità Pubblica.
Questa è la verità vera, e non quella che ci vorrebbero far credere.
Sono stati innumerevoli i tentativi di confrontarci con il nostro assessore alla Sanità Carlo Lusenti per chiarire un tema così importante come la sanità in montagna ma ancora oggi non abbiamo avuto risposte.
Oggi più che mai chiediamo di essere ricevuti nelle sedi istituzionali affinché quello successo ieri trovi in quelle sedi, tutte le sicurezze del caso, non ci si può appellare alla fortuna quando si parla di salute

Emanuela Cioni
Presiedente del Comitato per la Salvaguardia dell’ospedale di Porretta Terme

Lettera aperta a una “sentinella in piedi”

Cara “sentinella in piedi” che flashmobberai sabato 28 giugno alle 18 in piazza a Ferrara, contro il disegno di legge che contrasta l’omofobia, mi piacerebbe farti qualche domanda.
Posso?
Per prima cosa devi sapere che per me le parole sono importanti, quindi potresti spiegarmi perché hai scelto di chiamarti con un nome preso dal vocabolario militare, se vuoi “difendere la libertà di espressione e di opinione”? Ne intendi fare un uso intimidatorio? O sei anche tu uno di quelli che credono che le libertà si possano difendere meglio con nomi bellici altisonanti (Esercito di Silvio, Milizia Mariana, …) ?
Chiariscimi perché, per favore, se sei già una sentinella vuoi precisare anche che sei “in piedi”? Io non ho mai sentito parlare di sentinelle sedute, sdraiate o stravaccate.
(I vostri punti di riferimento francesi almeno si fanno chiamare “Veilleurs debout” che mi sembra più corretto sintatticamente e anche meno bellicoso).
Cordiale “sentinella in piedi”, sul tuo profilo Facebook scrivi: “Vegliamo in silenzio oggi per essere liberi di esprimerci domani”; vuoi forse dirmi che non ti senti libero di esprimere la tua opinione? Dai non scherzare, con la storia che hai alle spalle ed i suoi innumerevoli esempi di opinioni altrui condannate, soffocate, infilzate, messe al rogo non dovresti arrivare a tale paradosso!
Cito ancora dal tuo profilo: “Sentinelle in Piedi è una resistenza di cittadini che vigila su quanto accade nella società e sulle azioni di chi legifera denunciando ogni occasione in cui si cerca di distruggere l’uomo e la civiltà”; lo trovo interessante ma prima spiegami di quale uomo e di quale civiltà stai parlando, per favore. Temo che la tua idea di uomo non consideri affatto i suoi sentimenti, i suoi sogni, i suoi bisogni, le sue speranze e che la tua civiltà sia da considerarsi tale solo se ci si mette una bella croce sopra.
Anche se c’è qualcosa di mussoliniano nell’inizio della tua frase: “Ritti, silenti e fermi vegliamo per la libertà d’espressione e per la tutela della famiglia naturale fondata sull’unione tra uomo e donna” io vedo che tu, caro “guardiano”, puoi manifestare liberamente in difesa di ciò che ritieni giusto. Permettimi un banale consiglio: cerca però di ricercare la coerenza fra le tue azioni ed i valori cristiani a cui fai riferimento altrimenti passi per essere un bigotto, ipocrita ed intollerante che considera la “famiglia naturale” come un involucro vuoto e che non si occupa delle cose ben più importanti che sono le sincere ed oneste relazioni d’amore fra le persone, indipendentemente dal sesso a cui gli esseri umani appartengono.
Lo so che la coerenza è una virtù di pochi ed io non te lo scrivo mica perché penso di possederla; credo però che quando scrivi che il testo del Ddl Scalfarotto “è fortemente liberticida in quanto non specifica cosa si intende per omofobia lasciando al giudice la facoltà di distinguere tra un episodio di discriminazione e una semplice opinione” tu finga di non capire per poter mantenere il pesante potere del tuo giudizio.
Gentile “sentinella”, in altri contesti, elogi le differenze e le diversità ma perché, in questo caso, vuoi mantenere per qualcuno il diritto di discriminare senza che questo venga sanzionato? Ti confesso una cosa: a volte penso che a te, le persone che definisci diverse, servano per sentirti superiore a loro e che l’elemosina che fai, con qualche spicciolo o con qualche buona azione, sia il deodorante a ph neutro che ti serve per profumare la coscienza, coprendo così il cattivo odore della presunzione e dell’arroganza.
Personalmente penso che il Ddl Scalfarotto non sia nemmeno così estremista, anche per il fatto di essere frutto di accomodamenti fatti all’interno di un governo delle larghe intese, ma almeno prende atto di un problema grave che si chiama “omofobia” (che è “la paura e l’avversione irrazionale nei confronti dell’omosessualità e di persone gay, lesbiche, bisessuali e transessuali, basata sul pregiudizio” *) e tenta di intervenire.
Sensibile “sentinella”, non credo che a te piaccia ma io condivido che la mia città consideri la tua manifestazione “un messaggio che divide e alimenta un clima di pregiudizio e di discriminazione e non può e non deve trovare spazio a Ferrara, città dell’associazionismo e del volontariato che, negli ultimi anni, si è distinta per i suoi valori di inclusività e di rispetto per il suo impegno civile contro ogni forma di discriminazione”.
Immobile “sentinella”, mentre sarai in piedi a difendere la libertà di espressione, se puoi confessaci: con la candela che tieni in mano, a quanti libri ti sei avvicinato con intenzioni focosamente distruttive, prima di scegliere quello che leggerai in piazza?
Immacolata “sentinella”, io non riesco ad augurarti buona fortuna per la tua manifestazione ma desidero vivamente che lo facciano i piccioni di piazza Trento e Trieste, inscenando il loro flash mob beneaugurale preferito: “Ready-Aim-Fire ovvero Puntate-Mirate-Fuoco”.

La filosofia del giardino di Jorn de Précy

Jorn de Précy nacque a Reykjavik nel 1837. Figlio di un ricco commerciante di origini bretoni, lasciò l’Islanda per viaggiare e vivere tra Italia, Francia e Inghilterra, prima di stabilirsi, nel 1865, nella tenuta di Greystone, nell’Oxfordshire, dove visse ancora a lungo e si dedicò completamente alla realizzazione di un giardino. Nel 1912 uscì il suo unico libro: “The Lost Garden.” De Précy lo pubblicò a sue spese, non divenne mai un best seller e le poche copie circolarono in modo semi clandestino, ma le sue idee anticiparono in modo profetico, la cultura contemporanea del giardino. Confesso di averlo acquistato per caso, attirata dalla copertina della sua versione italiana curata da Marco Martella (“E il giardino creò l’uomo”, ed. Ponte alle Grazie, 2013), forse avevo letto qualche recensione, infatti ho ritrovato un articolo di Pia Pera tratto dal domenicale del Sole24ore, messo da parte e poi dimenticato. Ma il caso forse non esiste, certi fili di corrente passano tra le persone, attraversano il tempo senza rispettare i confini e fanno in modo che le strade di queste persone si incontrino, e la passione per il giardino, più precisamente, la condivisione di un certo modo di sentire il giardino, può darsi che sia uno di questi fili, sottili ma incredibilmente resistenti. Sono stata catturata da questo libro, dal modo diretto, ruvido e poetico usato dall’autore per descrivere concetti sulla natura dei giardini e sulle motivazioni che ci spingono ad essere giardinieri e a cercare la bellezza come risposta alla inciviltà. Pagine intense che raccontano come il rispetto dei luoghi non sia un vincolo, ma un gesto di ascolto, una semplice applicazione dei nostri sensi che precede ogni nostro capriccio e ci consente di abitare la terra in modo creativo e costruttivo, per arrivare alla descrizione di emozioni che sembrano le mie personali. La faccenda è diventata intrigante, mi sembrava di avere troppe cose in comune con questo personaggio vissuto un secolo fa, anche il suo giardino mi era familiare e mi riportava ad un luogo magico visitato anni fa, non in Inghilterra, ma in Francia, durante un viaggio di studio. Un giardino che ha molto influenzato le mie scelte di giardiniera. Infatti, non era un caso. Durante quel viaggio abbiamo avuto alcune guide speciali, una di queste è stata Marco Martella – scrittore, storico, direttore della rivista “Jardins”- e grazie a lui, il nostro gruppo ebbe la possibilità di visitare un giardino meraviglioso, chiuso al pubblico in quel periodo. Marco, alla fine di una intensa giornata ci propose di visitare un ultimo giardino fuori programma, e nonostante la stanchezza ci aprìil cancello, per condividere con noi la bellezza unica di quel giardino che stava studiando. Il giardino era veramente un incanto, la luce era perfetta per sottolineare l’armonia che può nascere quando l’abbandono permette alla natura di affiancare la mano dell’uomo. Sono momenti unici, fragili e irripetibili, ma possibili quando il giardiniere ha la consapevolezza del suo ruolo e lavora per rendere visibile questa bellezza. Questo giardino ha un nome e una storia, esiste e ricorda quello di Greystone, un giardino scomparso, o forse mai esistito, comunque vivo nelle pagine di rara poesia e sensibilità di Jorn de Précy (Marco Martella).
“Il tempo del giardino è dunque quello della vita. Non ci spinge in avanti, come il tempo meccanico che ormai governa le nostre esistenze, perché un vero luogo ci radica sempre nel tempo presente, qui e ora. Non vi sono scopi da ottenere, né obiettivi da raggiungere, perché la vita ha un solo fine: se stessa. E lo stesso la bellezza, che nasce costantemente dal processo vitale. (…) Ritrovare questa vita, la vera vita e questo tempo della natura che è anche il nostro vero tempo, il tempo che conosce il nostro corpo animale: ecco cosa ci spinge ad aprire il cancello di un giardino e a entrarvi, ogni volta come se ci accingessimo a entrare in un mondo a parte sepolto dentro di noi. Questo è il dono del giardino. (…) Ora, respirando tutta la bellezza del luogo, tuffandomi nel suo mistero, comprendo questa sensazione. Qui si vede che il mondo dorme. E forse questo giardino è il suo sogno.” Jorn de Précy

Osteopatia: rimettere a posto le ossa per ristabilire salute e armonia

L’osteopatia è una scienza terapeutica manuale che si fonda su una filosofia ed un ragionamento causa-effetto. Interviene sulle strutture umane e il suo scopo è quello di ristabilirne l’armonia funzionale, perché possano nuovamente espletare il loro ruolo nelle migliori condizioni. Una disarmonia funzionale risale a condizioni precise che ne favoriscono la manifestazione, e lesioni che turbano la mobilità ed i normali rapporti delle strutture del corpo. La lesione osteopatica, chiamata anche “disfunzione somatica” (somatico significa relativo al corpo), è una restrizione della mobilità naturale di una struttura. Tutte le strutture sono mobili, in relazione le une con le altre.
L’osteopatia oggi va molto di moda, ma non è la terapia “ultimo grido”. L’osteopatia non ha inventato niente, è solo un modo diverso di considerare alcuni aspetti che ci concernono. Il procedimento osteopatico non consiste in una serie di ricette utilizzate, piuttosto di altre, in tale o talaltra affezione, ma mira a normalizzare ed armonizzare le strutture (fasciali, viscerali, ecc.) che hanno perso una parte della loro dinamica naturale e che, per questo, sono poste in una situazione difficile, che non può più loro assicurare un funzionamento normale. L’interesse della persona nella sua globalità resta prioritario.

In osteopatia è particolarmente importante il concetto cranico, ossia l’applicazione alla sfera cranica dei principi dell’osteopatia, introdotto da parte del suo fondatore il dr. Sutherland. Osservò in particolare che tutte le ossa del cranio si articolavano attraverso forme precise che erano in grado di permettere ad ogni singolo osso un ben determinato movimento. L’intricata architettura delle ossa craniche lo indusse a chiedersi se questa strutturazione favoriva il movimento. Cosa muove le porzioni ossee craniche? Tale movimento fu messo in evidenza dal dr. Sutherland attraverso il tatto. Lui comprese il funzionamento di questo speciale meccanismo a cui diede il nome di Meccanismo respiratorio primario. Con meccanismo respiratorio primario si intende la respirazione dei tessuti che prende origine a livello cellulare, con costanti scambi di metaboliti e cataboliti, attraverso un mezzo liquido e attraverso le membrane cellulari. In sostanza, l’encefalo è l’organo che necessita di più ossigeno di qualsiasi altro; a riposo il metabolismo cerebrale corrisponde a circa il 15% di quello complessivo dell’organismo, pur essendo la sua massa solo il 2% dell’intero essere.
Il metabolismo cerebrale in condizioni di riposo è sette volte e mezzo il metabolismo medio del resto del corpo, ed è principalmente legato al funzionamento delle pompe ioniche a livello delle membrane cellulari dei neuroni. Ecco che un improvvisa carenza di sangue o di ossigeno in esso provoca uno stato di incoscienza entro i 5-10 secondi.
Sutherland per descrivere il Meccanismo respiratorio primario, lo paragona al cosiddetto movimento a ruote dentate, indicando un sistema attraverso il quale il movimento di un osso cranico si trasmette a tutti gli altri, proprio come un sistema ad ingranaggi, determinando un movimento complessivo della struttura. Questa mobilità è apprezzabile con la palpazione e si manifesta ritmicamente 8-13 volte al minuto.
Sappiamo che anche solo un insulto, sia fisico sia emotivo, può generare modificazioni permanenti della nostra struttura. Ogni insulto, ogni trauma non dissipato, ovvero non seguito da un ritorno all’omeostasi, genera una modificazione nella direzione della restrizione, che implica ispessimento o densificazione del tessuto connettivo.
L’osteopata, con il suo bagaglio di conoscenze anatomiche, embriologiche, neurofisiologiche e biomeccaniche, rimodula e riarmonizza la disfunzione ed elimina il dolore.

Su quali disturbi agisce l’osteopatia, le più comuni indicazioni:

• “mal di schiena”, dovuto a problemi articolari, ernie e sciatalgie
• dolori cervicodorsali
• dolori sacrolombari
• altri disturbi del rachide cervicale (es. postumi di “colpo di frusta”, parestesie, nevralgie cervico brachialgie)
• cefalee, emicranie, dolori e nevralgie facciali
• vertigini
• dolori articolari quali sindrome di spalla, dolori al gomito, disfunzioni al ginocchio o alla caviglia-piede (ad esempio esiti traumatici)
• dolori da tensione muscolare
• disfunzioni dell’articolazione temporo-mandibolare
• disturbi “posturali”
• disordini funzionali delle vie digestive (ernie iatali, ecc.)

La pratica osteopatica risulta efficace anche per:

• problemi cranici, otiti, rinofaringiti, sinusiti
• problemi stomatognatici
• problemi legati al parto (soprattutto distocico e cesareo)
• problemi circolatori
• problemi viscerali a livello cardiorespiratorio o uro-ginecologico
• problemi neurologici

Ma, attenzione, l’osteopatia non ha alcuna efficacia in caso di lesioni anatomiche gravi od urgenze mediche dove l’azione chirurgica diventa insostituibile.