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Giorno: 15 Novembre 2014

REPORTAGE
Il Po in piena.
Parte il deflusso

La piena del Po si sta abbassando come quota, ma sarà più lunga. Fortunatamente il colmo dell’ondata in territorio ferrarese dovrebbe essere inferiore rispetto ai livelli attesi. Occorrerà, però, più tempo per il ritorno alla normalità. È questa la sintesi del tavolo riunito oggi in Prefettura per seguire l’evoluzione della situazione.

All’incontro in palazzo Giulio d’Este, presieduto dal prefetto Michele Tortora e coordinato dalla capo gabinetto Maria Teresa Pirrone e dalla delegata per la Protezione civile Serena Botta, hanno preso parte Aipo, Provincia, Comuni, volontari della Protezione civile, Polizie municipali, Polizia provinciale, forze dell’ordine e Vigili del fuoco. Lo comunica una nota dell’ufficio stampa della Provincia di Ferrara.

Intanto, in diretta da Pontelagoscuro, una carrellata di fotografie scattate oggi da Roberto Fontanelli e Aldo Gessi.

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Po in piena (foto Fontanelli e Gessi)
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Po in piena (foto Fontanelli e Gessi)
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Po in piena (foto Fontanelli e Gessi)
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Po in piena (foto Fontanelli e Gessi)
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Po in piena (foto di Fontanelli e Gessi)

Martedì 18 novembre, Marco Santagata presenta: “L’amoroso pensiero. Petrarca e il romanzo di Laura”

da: Responsabile Eventi Libreria IBS.it Ferrara

Presso la storica sala dell’Oratorio San Crispino, dialoga con l’autore Gianni Venturi

Si dice comunemente che le parole con le quali parliamo d’amore se sono sincere vengono dal cuore, ma si potrebbe anche dire, con altrettanta verità, che vengono dai libri e, in particolare, da un libro che da sette secoli in qua ha insegnato a tutti gli amanti d’Occidente a esprimere quel che hanno, per l’appunto, “nel cuore”. Questo libro è il “Canzoniere” di Francesco Petrarca. Ma quale storia si cela dietro le sue straordinarie pagine? Nel 1348 in Europa infuria la peste, che mieterà un terzo della popolazione. Tra le sue vittime c’è Laura, la donna-musa alla quale da oltre vent’anni Francesco Petrarca dedicava poesie d’amore. Per reagire a questo clima di lutto e desolazione, oltre che a un profondo tormento interiore, il poeta aretino concepisce un progetto audace, un’autobiografia ideale dove si intrecciano realtà e finzione, e lo realizza con un’opera che costituisce una novità assoluta nel panorama della letteratura medievale: un libro di poesie sotto forma di romanzo che racconta l’appassionante storia d’amore fra un uomo e una donna. La rilettura di Marco Santagata, da un lato ci fa riscoprire l’inesauribile bellezza di un’appassionata storia d’amore che è stata per secoli l’archetipo della poesia amorosa, dall’altro ci rende familiare ed empaticamente riconoscibile la tormentata figura di chi quella storia ha in parte vissuto e in gran parte immaginato, con un carico di emozionalità che da allora la lirica europea ha portato sempre con sé.
Marco Santagata, studioso di letteratura italiana, insegna all’Università di Pisa. All’attività di storico e di critico della letteratura affianca quella di narratore. Si occupa inoltre di didattica online in qualità di presidente del consorzio ICoN – Italian culture on the net.

REPORTAGE
Attendendo Abercrombie.
Jazz club anche da vedere

Un chitarrista di culto come John Abercrombie stasera al Jazz club Ferrara, nella sede del Torrione di San Giovanni, via Rampari di Belfiore 167. In collaborazione con il Bologna jazz festival. L’ingresso, dalle 21,30, è a pagamento. Lunedì, invece, sarà la volta di un doppio appuntamento. Il duo composto da Kenny Barron al pianoforte e Dave Holland al contrabbasso al Teatro comunale Claudio Abbado di Ferrara per una produzione di FerraraMusica. La serata nel Torrione dove ha sede il Jazz club Ferrara, invece, dedicata agli artisti emergenti del lunedì, inseriti nella sezione del cartellone intitolata “Happy go lucky local”, in questa occasione in compagnia del Marcello Molinari Quartet.

Intanto uno sguardo agli ultimi “main concert” con una carrellata di belle immagini: quelle di venerdì scorso (7 novembre 2014) con The Claudia Quintet, il “solo” di John Taylor di sabato 8 e lo Steve Kuhn trio di lunedì 10. Tre appuntamenti frutto della collaborazione tra Jazz club Ferrara e Bologna jazz festival Il reportage fotografico è di STEFANO PAVANI.

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The Claudia Quintet con Chris Speed al sax al Jazz club Ferrara (foto di Stefano Pavani)
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The Claudia Quintet con Red Wierenga alla fisarmonica al Jazz club Ferrara (foto di Stefano Pavani)
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The Claudia Quintet con John Hollenbeck alla batteria al Jazz club Ferrara (foto di Stefano Pavani)
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The Claudia Quintet al Jazz club Ferrara (foto di Stefano Pavani)
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The Claudia Quintet al Jazz club Ferrara venerdì scorso: Matt Moran al vibrafono (foto di STEFANO PAVANI)
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John Taylor al Jazz club Ferrrara (foto di Stefano Pavani)
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John Taylor al Jazz club Ferrrara (foto di Stefano Pavani)
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John Taylor al Jazz club Ferrrara (foto di Stefano Pavani)
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Steve Kuhn Trio con Billy Drummond alla batteria al Jazz club Ferrrara (foto di Stefano Pavani)
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Steve Kuhn con il suo trio al Jazz club Ferrrara (foto di Stefano Pavani)
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Steve Kuhn Trio al Jazz club Ferrrara (foto di Stefano Pavani)
Steve Kuhn Trio al Jazz club Ferrrara (foto di Stefano Pavani)

I Ghostbusters arrivano all’Apollo in carne e ossa!

da: ufficio stampa Apollo Cinepark

Il film cult degli anni ’80, “Ghostbusters” torna all’ Apollo Cinepark il 18 e il 19 novembre (spettacolo alle ore 21.00), in versione restaurata e digitalizzata, con una serata speciale per tutti gli appassionati delle avventure degli acchiappafantasmi più divertenti della storia del cinema.

La sera di mercoledì 19, per onorare gli eroi “del mondo del paranormale”, l’associazione culturale “Ghostbusters Italia” propone ai fans uno spettacolo ed animazione pre-film a cura dei cosplayers del gruppo e distribuzione di gadgets. La festa continua in rete dove l’invito per tutti gli appassionati è quello di taggarsi in abiti da acchiappafantasmi con l’hashtag #GhostbustersFest per entrare virtualmente a far parte della prima Academy Ghostbusters: una gallery fotografica dedicata che sarà condivisa su tutte le pagine ufficiali del festival!

Distribuito da Nexo Digital, “Ghostbusters” festeggia così a Ferrara il suo trentesimo anniversario di uscita nelle sale. Ghostbusters, che vede tra i suoi protagonisti un gruppo di attori provenienti dalla popolare trasmissione televisiva “Saturnday night live”, è il primo vero colossal del paranormale. Una commedia esilarante che racconta la storia di un gruppo di scienziati che decide di aprire a New York un’agenzia di… acchiappafantasmi. L’enorme successo del film è legato allo strepitoso quartetto Dan Aykroyd, Bill Murray, Harold Ramis e Rick Moranis, oltre che a una magnifica Sigourney Weaver. Tale fu il fenomeno Ghostbusters che all’uscita del trailer il numero di telefono dell’agenzia Ghostbusters, che compariva in uno dei frame, venne preso d’assalto: il numero ricevette circa 1000 chiamate all’ora per sei settimane. Chi lo componeva sentiva le voci registrate di Aykroyd e Murray che si scusavano per l’assenza in quanto… a caccia di spettri!

GHOSTBUSTERS 30° ANNIVERSARIO – Versione restaurata 4K

Le valenze di energia psicocinetica sono oltre i valori massimi! L’ago è impazzito! Questa volta ci siamo vicini! Tenetevi pronti! Il grande schermo sta per essere di nuovo posseduto!

MARTEDI 18 e MERCOLEDI 19 NOVEMBRE
AL CINEMA

con Bill Murray, Dan Aykroyd, Sigourney Weaver, Harold Ramis, Rick Moranis
scritto da Dan Aykroid e Harold Ramis
prodotto e diretto da Ivan Reitman
una produzione Black Rhino/Bernie Brillstein, Columbia Pictures, Park Circus
distribuito da Nexo Digital

Replica del Sindaco all’interpellanza sul Santuario di Santa Maria in Aula Regia del Consigliere Antonio Di Munno

da: ufficio stampa Comune di Comacchio

In riferimento all’interpellanza anticipata sabato scorso agli organi di informazione dal Consigliere Comunale Antonio Di Munno, come ormai è consuetudine di quest’ultimo fare, i tecnici comunali del Settore Lavori Pubblici e Patrimonio hanno compiuto un sopralluogo nel Santuario di Santa Maria in Aula Regia. Dal suddetto sopralluogo si è potuto rilevare che non sussiste pericolo immediato di crollo e/o pericolo per l’incolumità delle persone. Si è ravvisata tuttavia la necessità di interventi di manutenzione, in funzione dei quali il suddetto Settore ha già trasmesso le comunicazioni del caso all’ente proprietario. Giova ricordare a questo proposito che il Santuario di Santa Maria in Aula Regia non è di proprietà del Comune di Comacchio, bensì risulta di proprietà del Fondo Edifici di Culto (FEC), organo dello Stato con sede a Roma, il cui legale rappresentante è il Ministro dell’Interno. Per rispondere alla richiesta del consigliere Di Munno, il quale invocava un intervento economico a favore del’edificio di culto, si fa presente che il Comune di Comacchio, come previsto dalla normativa vigente, destina una quota pari a 15mila euro annui agli edifici di culto. “Ancora una volta il consigliere Di Munno, pur di assurgere agli onori della cronaca a scopo propagandistico pre-elettorale, – sottolinea il Sindaco Marco Fabbri -, ha spedito un’interpellanza ai quotidiani, corredandola di foto, senza accertarsi della fondatezza delle dichiarazioni in essa contenute e dunque senza avvalersi del ruolo ispettivo riconosciutogli per legge, tramite una richiesta di accesso agli atti dell’Amministrazione Comunale.”

Lunedì 17 novembre torna Happy Go Lucky Local con il Marcello Molinari Quartet

da: ufficio stampa Jazz Club Ferrara

Andrea Ferrario, sassofoni;
Andrea Calì, pianoforte;
Giannicola Spezzigu, contrabbasso;
Marcello Molinari, batteria
La formazione guidata dall’apprezzato batterista e completata da Andrea Ferrario ai sassofoni, Andrea Calì al pianoforte e Giannicola Spezzigu al contrabbasso presenta “Il viaggio di Neal”, secondo album per Caligola Records. Seguono il concerto le immancabili jam session.

Dopo una breve parentesi dedicata agli imperdibili appuntamenti realizzati in collaborazione con Bologna Jazz Festival, lunedì 17 novembre (ore 21.30) tornano gli spericolati lunedì firmati Happy Go Lucky Local in compagnia del Marcello Molinari Quartet.
La formazione, legata da un sodalizio di oltre cinque anni e completata da Andrea Ferraio ai sassofoni, Andrea Calì al pianoforte e Gianncola Spezzigu al contrabbasso giunge, con il disco “Il viaggio di Neal” (Caligola Records, 2013), al secondo capitolo di un progetto ambizioso in cui ognuno dei componenti della band si presenta in qualità di leader, compositore e direttore musicale. Dopo il precedente “The Mask” capitanato da Andrea Ferrario, la conduzione passa ora al talentuoso batterista e compositore Marcello Molinari.
Unisce i due dischi un’analoga visione musicale che innesca, all’interno di una solidità ritmico–armonica di gusto neo–bop, una vena melodica comune a gran parte della tradizione musicale italiana, riuscendo così a conferire scorrevolezza ed originalità ad una musica che appare nel suo complesso più intima e rilassata di quella del precedente lavoro. Molinari fornisce un importante apporto benché sia ancora Ferrario a firmare il maggior numero dei brani (quattro su otto) di un repertorio che si chiude con l’inaspettata quanto riuscita versione di una delle più belle gemme beatlesiane, “Here, There And Everywhere”.
I cinque anni di lavoro comune si fanno sentire e la coppia ritmica, che vede il leader affiancato dal solido contrabbasso di Giannicola Spezzigu, sottolinea nel migliore dei modi il fluido incedere dei temi sin dal brano iniziale – incalzante ed aperto, di sapore modale – che dà il titolo all’album (il viaggio è quello di Neal Cassady, scrittore della Beat Generation e protagonista di “Sulla strada” di Jack Keruac), o in “A Small Forest’s Soliloquy”, ballad intensa cui dà un sostanzioso apporto il pianoforte; mentre in “Favola” – brano dal respiro ampio e lirico – è la voce del sassofono che brilla nell’insieme.
Ad impreziosire l’appuntamento di lunedì 17 novembre è il ricco aperitivo a buffet (a partire dalle ore 20.00) accompagnato dalla selezione Nu Jazz di Andreino Dj. Il tutto a ingresso a offerta libera per i soci Endas.

INFORMAZIONI
www.jazzclubferrara.com
jazzclub@jazzclubferrara.com

Infoline: 339 7886261 (dalle 15:30)

Il Jazz Club Ferrara è affiliato Endas, l’ingresso è riservato ai soci.

DOVE
Torrione San Giovanni via Rampari di Belfiore, 167 – 44121 Ferrara. Se si riscontrano difficoltà con dispositivi GPS impostare l’indirizzo Corso Porta Mare, 112 Ferrara.

COSTI E ORARI
Ingresso a offerta libera riservato ai soci Endas.
Tessera Endas € 15

Non si accettano pagamenti POS

Apertura biglietteria: 19.30
Aperitivo a buffet con dj set a cura di Andreino Dj a partire dalle ore 20.00
Concerto: 21.30
Jam Session: 23.00

UFFICIO STAMPA
Eleonora Sole Travagli
e-mail: solejazzclubferrara@gmail.com
cell. + 39 339 6116217

DIREZIONE ARTISTICA
Francesco Bettini

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Maltempo, direttiva per i contributi relativi ai danni della tromba d’aria del 30 aprile 2014 che ha colpito i comuni modenesi di Nonantola e Castelfranco Emilia

da: ufficio stampa giunta regionale Emilia-Romagna

Varata un’ordinanza del Commissario delegato alla ricostruzione Alfredo Bertelli, a disposizione 1 milione e 670 mila euro

Approvata la direttiva che disciplina i criteri, le modalità e i termini per la concessione di contributi per gli interventi di ripristino della funzionalità degli immobili ad uso abitativo danneggiati dalla tromba d’aria del 30 aprile 2014, che ha colpito i comuni modenesi di Nonantola e Castelfranco Emilia.
Lo definisce l’ordinanza n. 14 del 14 novembre 2014 varata dal Commissario delegato alla Ricostruzione Alfredo Bertelli che, dopo la delibera del Consiglio dei Ministri pubblicata il 20 agosto scorso – con cui è stato dichiarato lo stato di emergenza – aveva avviato sui due comuni una prima ricognizione dei danni. Ben 79 le segnalazioni presentate dai cittadini a Nonantola e 8 a Castelfranco relativamente a beni immobili, beni mobili e beni mobili registrati.
L’ordinanza approvata mette a disposizione 1 milione e 670 mila euro a valere sulle risorse stanziate dallo Stato con il decreto legge 12 maggio 2014, n. 74, convertito (con modificazioni) dalla legge 26 giugno 2014, n. 93.
La procedura e i criteri per l’erogazione dei contributi sono analoghi a quelli già applicati per le ordinanze relative ai comuni alluvionati e a quelli interessati dalla tromba d’aria del 2013.
I proprietari di beni immobili, mobili e mobili registrati che hanno presentato entro il 20 settembre 2014 la scheda b) di ricognizione dei danni, possono ora presentare domanda di contributo entro e non oltre il 15 gennaio 2014 con la modulistica allegata all’ordinanza. Successivamente, i comuni stessi avranno 60 giorni per l’istruttoria delle pratiche e pubblicheranno gli ammessi a contributo con i relativi importi.
La spesa per la riparazione dei danni ai beni mobili registrati o l’acquisto di beni mobili registrati equivalenti a quelli distrutti o danneggiati deve essere sostenuta entro il termine perentorio del 30 giugno 2015.
Gli interventi di ripristino delle abitazioni principali distrutte o danneggiate e delle parti comuni danneggiate di un immobile devono essere eseguiti, pena l’esclusione dal contributo, entro il termine perentorio del 31 dicembre 2015.
Entro le medesime date, dovrà essere presentata al comune – da chi richiede il contributo – l’idonea documentazione delle spese sostenute, nei limiti degli importi autorizzati. Saranno le amministrazioni comunali a erogare direttamente i contributi spettanti.
Sono esclusi, dall’ambito applicativo della direttiva, i danni alle unità immobiliari non adibite, alla data degli eventi calamitosi, ad abitazione principale del proprietario o di un terzo, e i danni ai beni mobili danneggiati o distrutti presenti all’interno.
La disciplina dei criteri, entità e modalità per l’eventuale riconoscimento dei contributi per questi beni è rinviata a un eventuale, successivo provvedimento.
Il testo dell’ordinanza è consultabile sul sito della Regione, all’indirizzo www.regione.emilia-romagna.it/i-provvedimenti-per-alluvione-e-tromba-daria e sarà pubblicata sul Bollettino ufficiale telematico della Regione Emilia-Romagna (Burert).

Dall’ultima stazione del blog di Panzacchi a quella storica di Ferrara: arriva Paolo Ruffilli a festeggiare il ventennale Feltrinelli

da: ufficio stampa “Gruppo del Tasso”

“Buona la prima”, si dice in questi casi, e una buona scoperta si è rivelato il sabato pomeriggio alla Feltrinelli, quando le persone si sono affidate alle parole autentiche di due giovani scrittori. Stefano Bonazzi e Paolo Panzacchi, con le loro storie di strada, e rispettivamente A bocca chiusa (Newton&Compton) e Dreamin’ Vicious (Kolibris), hanno dimostrato dentro una ricchezza rara. Ieri, infatti, per loro è stato l’esordio in città, oltre che narrativo. Per di più, Panzacchi proviene da una lunga esperienza da blogger, intrapresa quattro anni fa per passione e da cui ha raccolto svariati compagni di viaggio, che lo hanno seguito con passione mentre ambientava short story o semplici riflessioni sotto i cieli di Bologna e di Ferrara. Una palestra per giungere al romanzo compiuto con un bagaglio carico di accorgimenti altrui, per crescere umanamente insieme. Continuate a leggerlo qui: http://lultimastazionedelmiotreno.blogspot.it/
La festa del ventennale, tuttavia, prosegue in rosso anche di domenica; stamane, alle 11, arriva da Treviso con i migliori auguri Paolo Ruffilli, il quale inaugurerà la giornata in libreria raccontando una vita in versi. Il poeta, introdotto dall’affezionato Matteo Bianchi, presenterà il suo recente Variazioni sul tema (Aragno): una miscellanea di immagini concrete a ritmo variabile, sotto la luce soffusa di una delicata espressione lirica. Con un lessico quasi prosastico, Ruffilli instaura un legame con il lettore, un dialogo intimo eppure universale, nutrendosi di luoghi e momenti comuni che diventano, tramite la sua penna puntuale, poesia.
Di pomeriggio, alle 17.30, lo spazio di via Garibaldi si riempie nuovamente di giochi, disegni e cuscini: dopo il grande successo della settimana scorsa, ritorna Luigi Dal Cin a incantare i piccoli lettori affamati di favole. Dalle misteriose leggende scozzesi, fatte di montagne rocciose e profonde brughiere, che hanno ispirato il suo ultimo libro, Il canto delle scogliere (Panini), si approderà al più tradizionale Il puzzle di Matteo (Kite). L’autore ferrarese, a cui la Feltrinelli ha dedicato un’intera parete, non si smentisce mai e dimostra ancora una volta che per lui la letteratura per l’infanzia non ha segreti.

Si abbassa l’onda di piena del Po ma si allungano i tempi di deflusso delle acque

da: Ufficio Stampa Provincia di Ferrara

La piena del Po si sta abbassando come quota ma sarà più lunga, quindi il colmo dell’ondata atteso in territorio ferrarese sarà inferiore rispetto ai livelli attesi, mentre ci vorrà più tempo per il ritorno alla normalità.
È questa la sintesi del tavolo riunito in Prefettura, presieduto dal prefetto di Ferrara, Michele Tortora, per seguire l’evoluzione della situazione.
Il motivo principale del rallentamento della piena è dovuto all’apertura delle aree golenali nel Mantovano che, allargando la sezione del fiume, sta contribuendo ad abbassare sensibilmente i livelli idrometrici.
Ad allungare i tempi di deflusso, ancora difficilmente quantificabili, possono contribuire le previsioni meteo che danno nelle prossime ore venti dalla costa verso l’entroterra. Condizioni destinate a rallentare il deflusso delle acque in mare.
Sono da escludere problemi di sormonto delle arginature lungo tutto il corso del Po e l’attenzione è ora concentrata a monitorare gli eventuali fenomeni d’infiltrazioni, cioè i cosiddetti fontanazzi. Fenomeno, peraltro, che allo stato attuale non sta destando particolari preoccupazioni, nel senso che quelli rilevati stanno avvenendo senza sottrazione di materiali dagli argini, che, in caso contrario, ne comporterebbero l’indebolimento.
Il monitoraggio notturno dell’intera asta fluviale in territorio ferrarese ad opera dei volontari di Protezione civile continuerà anche nei prossimi giorni e i Comuni hanno già attivato i Coc (Centri operativi comunali), attivi 24 ore su 24.
Nel frattempo il servizio di Protezione civile della Provincia sta tenendo sotto costante osservazione i ponti di Stellata, Ro e Ariano, mentre quello in barche di Gorino è già stato aperto per consentire il deflusso delle acque.
La Provincia, inoltre, ha già allertato alcune ditte a supporto di quelle a loro volta contattate da Aipo, pronte ad entrare in azione, in caso di necessità, per la fornitura di sacchi di sabbia a rinforzo degli argini.
La stessa amministrazione che ha sede in Castello Estense ha anche diramato l’ordinanza per il divieto di transito lungo l’intera pista ciclabile destra Po, mentre i Comuni hanno provveduto a transennare tutte le rampe d’accesso.
Le amministrazioni comunali di Ferrara, Ro e Berra, hanno infine adottato per motivi cautelari le ordinanze di sgombero delle aree golenali.
All’incontro in Palazzo Giulio d’Este, presieduto dal prefetto e coordinato dalla capo gabinetto Maria Teresa Pirrone e dalla delegata per la Protezione civile Serena Botta, hanno preso parte Aipo, la Provincia, i Comuni, i volontari della Protezione civile, Polizie municipali, Polizia provinciale, Forze dell’ordine, Vigili del fuoco.
L’intero coordinamento istituzionale continuerà a seguire l’evoluzione della piena fino al ritorno della normalità.

Al Mum la disabilità “raccontata” in musica

da: organizzatori

Si è esibito ne Generale di Francesco De Gregori, Montagne Verdi di Marcella Bella, Il ragazzo della via Gluck di Celentano, Il mio Canto Libero di Battisti. Tanti sono stati i brani proposti ma il momento più toccante è stata l’interpretazione di Un Senso, di Vasco Rossi, con «sai che cosa penso, che non ha un senso, domani arriverà». Al Mum (Museo Ugo Marano) di via Benvenuto Tisi da Garofalo, si è esibito ieri mattina il coro Noi Come Voi del Centro Perez, che accoglie persone traumatizzate. E per voce di Gianluca, che ha introdotto ogni brano, hanno raccontato in musica la loro storia, di prima, «quando avevamo dei progetti» e di dopo «quando il mondo si è rovesciato». «Noi – ha spiegato Gianluca – , sentiamo tutto, anche quello che la gente ‘normale’ non percepisce più, anche quello che non riusciamo a dire. Noi sappiamo cosa significa l’uguaglianza, l’esclusione, la democrazia, la verità, l’amicizia, i diritti, i bisogni». Parole arrivate diritte al cuore dei presenti e seguite da un sentito applauso. Con l’esibizione di ieri è stato inaugurato uno spazio espositivo e di vendita di prodotti artigianali, soprattutto cartotecnica e corniceria, realizzati da Cooperativa Ottantuno e dal Centro Perez, realtà che operano all’interno della Città del Ragazzo diretta da Giuseppe Sarti ed entrambe impegnate nell’inserimento sociale e occupazionale di persone disabili adulte. Il ‘mercato’ sarà aperto il giovedì dalle 15 alle 17 e il sabato dalle 9 alle 12.30. info, 0532/747955-741128. Nel frattempo, il Mum, nell’ambito della collaborazione tra Asp, Città del Ragazzo e Associazione Dna Maratea Contemporanea, continua ad ospitare la mostra Noi e Ugo. Racconto per immagini di arte, luoghi e persone, a cura di Stefano Farina. Ad accompagnare il visitatore, nella visita alla struttura, sono una trentina di fotografie, scattate tra il 2001 e il 2012, per rivelare il percorso fatto da Marano sul territorio grazie all’amicizia che lo legava all’economista Pasquale Persico.

“Varie ed eventuali” di Sergio Angeli: giochi di parole e humour per sorridere su tutto (o quasi)

da: Festina Lente Edizioni

“Varie ed eventuali” è una formula presente nell’ordine del giorno di quasi ogni tipo di riunione e sta ad indicare il momento in cui qualsiasi argomento può essere posto sul tappeto. Ed è in genere sulle “varie ed eventuali” che le riunioni, anche le più sonnacchiose, si rianimano, si infiammano gli spiriti e anche i più timidi prendono la parola. Dunque si potrebbe pensare che nella formula “varie ed eventuali” sia racchiusa l’essenza stessa della democrazia. Ma “varie ed eventuali” significa anche la possibilità di racchiudere in un medesimo ordine del giorno gli argomenti tra loro più disparati. Insomma, “varie ed eventuali” è il paradigma del contenitore adatto a ogni cosa, dunque quale titolo migliore definire un repertorio di testi che, per quanto concisi e lapidari, toccano, e criticamente, i più svariati aspetti del vivere sociale e delle umane inclinazioni. Con l’ammissione, implicita nel termine “eventuali”, della consapevolezza della loro non indispensabilità. Scrive infatti l’autore nella sua nota introduttiva: “Ciò che rende gradito e fors’anche prezioso l’aforisma è infatti proprio questo suo non essere assolutamente indispensabile. Che ci sia o no la vita non cambia, anche se cambia il punto di vista da cui guardare a una data situazione di vita o a un dato atteggiamento o disposizione d’animo, simile al click che apre una finestra inattesa sullo schermo e ci cattura”.
Varie ed eventuali è così un pot-pourri, una miscellanea di aforismi, giochi di parole, calembour, nonsense decisamente originale, ne sono la prova evidente il titolo dei vari capitoli che compongono il libro, eccone solo alcuni:
– giochi di assonanza, ovvero come la complicità del suono riveli una diversa realtà nascosta,
– giochi di ovvietà, ovvero come l’ovvio, trattato a dovere, assuma aspetti sorprendenti,
– giochi di contrasto, ovvero come possa rivelarsi utile mettere in risalto il lato oscuro della luna,
– giochi di paradosso, ovvero come contrastare con decisione lo spaccio dell’ovvio
– giochi di ambiguità, ovvero come stare di qua e di là senza tenere i piedi in due staffe,
– giochi di significato, ovvero come cambiare i connotati senza usare le maniere forti
Insomma Varie ed eventuali, di Sergio Angeli è in definitiva un gioco, un raffinato e sottile gioco con le parole per scardinare con ironia, attraverso iperboli pirotecniche, l’ovvietà del quotidiano e, perché no, far riflettere suscitando sorrisi.
Ricchi di sostanza ma poveri di parole gli aforismi di Sergio Angeli, nella loro essenzialità elevata all’ennesima potenza, bene si adattano alla scarsità di tempo a disposizione e al frenetico stile di vita che ci contraddistingue. Poche parole potenti e bene assestate e il gioco è fatto.
Certo, nel libro il lettore avrà l’opportunità di confrontarsi con l’assolutismo sentenziale dell’autore, a volte provocante e inappellabile, ma sempre elegante e garbato. carico di humour e qua e là macchiato di pungente sarcasmo, in definitiva un originale antistress contro il logorio della vita moderna (per citare, e neanche troppo velatamente, una nota réclame di alcuni anni or sono).
Godibilissime e azzeccate infine le numerose illustrazioni a corredo di Alfio Leotta (Fleo).

Clandestino a chi? Immigrazione tra fobia e utopia

da Raffaele Rinaldi (candidato Sel alle elezioni Regionali)

Il fenomeno del mercato “senza volto” e della speculazione finanziaria , ha segnato il passaggio dal cittadino al consumatore, e di conseguenza ha prodotto una cultura dello “scarto”. Una cultura che ha favorito la costruzione di quelle “strutture di peccato” dove albergano pratiche come quelle dello sfruttamento, dell’oppressione e peggio ancora dell’esclusione. Ciò che conta è il profitto costi quel che costi, compresa la dignità umana. C’era il mito secondo il quale il libero mercato avrebbe creato un benessere generalizzato, ma così non è stato.
Conseguenze di questa economia sono situazioni di nuove povertà, immigrazione, profughi, brutte storie di sfruttamento.
Dimentichiamo o non vogliamo capire che ci hanno convinto di aver saputo creare benessere, in realtà hanno saputo rubare a ¾ di mondo per darne benefici a ¼ di mondo. Allora si chiamava colonizzazione adesso iper-liberismo suffragato anche dalla retorica della difesa dei diritti umani e dalla democrazia da esportare con gli F 35 con costi che invece avrebbero potuto sostenere politiche di contrasto alla povertà o al miglioramento dei servizi rivolti ai cittadini (scuole, asili, ospedali. Lavoro)
Sembrano lontane questioni di geopolitica. Ma in realtà, mentre faccio queste considerazioni, ci ritroviamo persone di diverse nazionalità che scappano dalla loro terra.
La geografia non può mettere confini alla voglia di vivere, perché vivere è un diritto universale ed esigibile, perché inscritto nella natura umana. Il “tòrnatene a casa tua” non può essere detto se bombardo la casa dell’altro, non posso chiamare ladro colui al quale ho depredato la sua terra per secoli, non posso chiamare invasore chi ha subito la schiavitù con la deportazione in catene e l’appartheid perché ritenuto inferiore. Se da una parte ho sfruttato le risorse della sua terra, dall’altra gli rendo impossibile la vita qui da noi.
D’altra parte non posso chiamare “ladro” ed “invasore” colui al quale abbiamo depredato la sua terra per secoli, non posso difendere i crocifissi nelle scuole se ho l’indecenza di rifiutare il pasto mensa ai figli di immigrati meno abbienti, non posso sbraitare contro la Germania del 2014 ma desiderare quella degli anni 30.
La crisi che attraversa il Paese è anche dovuta all’incapacità della nostra politica di attrezzare il Paese – sia dal punto di vista culturale che strutturale – alle grandi sfide che pone l’Europa in materia di economia, investimenti e di scambi.
Non avendo argomentazioni rispetto alla rabbia di chi è stato colpito duramente dalla crisi, è in atto il tentativo di aprire la caccia ai capri espiatori e si monta una rappresentazione sociale dell’immigrato costruita – scientemente o per ignoranza – sulla paura del diverso.
Si mette in moto una campagna denigratoria esasperando i toni e soffiando sulla rabbia e sull’indignazione della gente vittima della crisi, additando lo straniero come causa di tutti i mali, e intanto si strappano consensi diffondendo così odio e paure.
E’ il tentativo di strappare la sostanza umana per ridurre in massa anonima e minacciosa tutto il fenomeno dell’immigrazione tourt-court, legandolo ai temi della criminalità e del degrado
E’ da questo stigma, dello straniero invasore brutto sporco e cattivo, che si fa strada il razzismo che sembrava ormai un brutto ricordo del passato. E’ da questa riduzione antropologica che si amplifica lo sfruttamento e la lotta tra ultimi e penultimi.
La proposta “risolutoria” viene restringendo i diritti, cacciando, chiudendo, respingendo, mentre il mondo e la storia vanno nel verso della caduta dei muri, dell’abbattimento delle frontiere, della costruzione d unità sovranazionali, nell’estensione dei diritti.
Dopo 2000 anni di cristianesimo e un paio di secoli di lotte per i diritti umani possiamo dire che è un’atteggiamento antistorico, anticristiano e soprattutto disumano.
Cosa fare:
Fare cultura della diversità: uscire il prima possibile da questo schema narrativo e contrapporre un’etica del volto, soffermarsi a considerare le biografie e le speranze contro quella narrazione che vorrebbe ricacciare la complessità del fenomeno nella semantica indistinta della clandestinità. Lo si fa tornando nelle scuole, nei quartieri.
Capovolgere le “voci di costo” (politiche del rifiuto e politiche dell’inclusione). Le politiche per così dire “dedicate”, gli stanziamenti per le politiche di accoglienza e di inclusione sociale dei migranti rappresentano lo 0,017% della spesa pubblica complessiva rispetto allo 0,034% di incidenza degli stanziamenti destinati alle politiche del rifiuto. Capovolgere questo rapporto dovrebbe entrare a pieno titolo nell’agenda politica nazionale, per l’interesse di tutti.
Creare nuovi modelli di intervento per l’inclusione sociale attraverso le progettazioni partecipate coinvolgendo soprattutto le seconde generazioni per e con le quali poco si sta facendo.
La strada per uscire dalla crisi economica e soprattutto morale passa attraverso la costruzione di una cultura della promozione della persona Un popolo deve la sua sopravvivenza alla capacità di accogliere, di includere, in un processo continuo di liberazione dalle paure verso una civiltà conviviale.

La rivoluzione di Basaglia: radicalismo e legalità

Nel secondo incontro del ciclo “Passato Prossimo”, la stagione dei diritti in Italia è stata raccontata da una prospettiva del tutto originale: quella di coloro i cui diritti sono spesso negati, i matti, anche se in realtà, per usare le parole di uno che se ne intendeva, “nessuno sa cos’è il malato di mente”. Proprio la figura di Franco Basaglia e la sua rivoluzione civile e sociale, che ha portato alla chiusura dei manicomi, narrati nel libro del giornalista Oreste Pivetta “Franco Basaglia, il dottore dei matti. La biografia”, sono stati al centro dell’incontro: ne è emersa, non a caso, una figura di “irregolare”, difficile da racchiudere dentro una definizione.

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Il giornalista e scrittore Oreste Pivetta, autore del libro “Franco Basaglia. Il dottore dei matti”

Tra quelle che Pivetta e il professor Andrea Pugiotto hanno dato, forse quella più interessante è “un intellettuale del fare”. Grazie al suo orizzonte culturale ampio, che supera i confini dell’accademia italiana e guarda ad altre discipline oltre la psichiatria, porta la visione fenomenologica nella psichiatria: sebbene la loro osservazione e la loro descrizione dettagliata rimangano strumenti preziosi, non si può ridurre il malato ad una serie di sintomi, la psiche umana è complessa e misteriosa e la psichiatria non deve oggettivizzare il malato in una diagnosi. È così che l’attenzione passa dalla malattia al malato, dal sistema di classificazione della patologia alla persona nella sua totalità di corpo e mente. Ma ogni individuo diventa una persona quando ha delle relazioni in un contesto sociale, per questo Basaglia denuncia la realtà di una psichiatria per i poveri e di una psichiatria per i ricchi: “c’è un vecchio proverbio calabrese che dice ‘chi non ha non è’, questa contraddizione esprime nella sua totalità le contraddizioni della nostra società”, così risponde in una famosa intervista a Sergio Zavoli. Due sono le possibili interpretazioni ed entrambe sono ben riconoscibili nella pratica basagliana: la prima è che la malattia psichica è anche malattia sociale, mentre per la seconda chi non ha diritti perde se stesso, dunque per curare il malato è fondamentale restituirgli le facoltà esistenziali, cioè la dignità e la responsabilità esistenziale.

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Copertina del libro

Ma la peculiarità della rivoluzione di Franco Basaglia è la sua natura di “lunga marcia nelle istituzioni per mettere in discussione proprio quelle realtà che limitano la libertà personale”, il suo essere “un’azione che si muove sempre nella legalità”, come ha affermato Pugiotto. Insomma il suo è un radicalismo nei contenuti ma un gradualismo nei metodi.
In conclusione non poteva mancare un bilancio: a 36 anni dalla legge 180, approvata nel 1978, quattro giorni dopo il ritrovamento del cadavere di Aldo Moro e nove giorni prima dell’approvazione della legge 194 sull’interruzione di gravidanza, dove è arrivato questo cammino progressivo?
I manicomi purtroppo esistono ancora: in Italia infatti sono ancora attivi 6 Opg, ospedali psichiatrici giudiziari, che il Presidente Napolitano ha definito “estremo orrore, inconcepibile in qualsiasi paese appena civile”. La loro chiusura era stata stabilita entro il 31 marzo 2013, ma questa data è slittata di decreto legge in decreto legge e ora dovrebbe avvenire al 1 aprile 2015. Inoltre, secondo Pivetta, non abbiamo ancora del tutto superato il pregiudizio nei confronti dei malati di mente. Queste parole mi hanno ricordato quelle di Mariuccia Giacomini, infermiera all’ospedale psichiatrico provinciale di Trieste, la cui testimonianza è stata raccolta da Renato Sarti nel monologo “Muri. Prima e dopo Basaglia”, interpretato appena una settimana fa da una bravissima Giulia Lazzarini al Teatro Comunale di Occhiobello: non è solo una questione di muri fisici, i muri sono “gli schemi che abbiamo nella testa, questi dobbiamo abbattere”.

“Tu prova ad avere un mondo nel cuore
e non riesci ad esprimerlo con le parole,
e la luce del giorno si divide la piazza
tra un villaggio che ride e te, lo scemo, che passa,
e neppure la notte ti lascia da solo:
gli altri sognan se stessi e tu sogni di loro.
[…]
E senza sapere a chi dovessi la vita
in un manicomio io l’ho restituita:
qui sulla collina dormo malvolentieri
eppure c’è luce ormai nei miei pensieri,
qui nella penombra ora invento parole
ma rimpiango una luce, la luce del sole.”

Un matto (dietro ogni scemo c’è un villaggio) di Fabrizio De Andrè [ascolta]

L’OPINIONE
Voltate pagina!

Settembre 2012. La Guardia di Finanza ha appena compiuto un blitz negli uffici della Regione di viale Aldo Moro. In quei giorni si tiene una drammatica riunione dei capigruppo. Marco Monari (capogruppo Pd), non immaginando di essere registrato dall’ex grillino Defranceschi, fa una serie di dichiarazioni gravi e inquietanti. La registrazione è stata consegnata agli inquirenti, ed è agli atti dell’inchiesta in corso per peculato. Ecco alcune delle affermazioni di Monari. “Tutto quello che non è raccontabile non si può più fare. Ora tutto quello che è stato fatto fino adesso è difficile da raccontare. Se vado da un consigliere e gli dico: con chi sei andato a mangiare? Quello mi risponde: ‘Fatti i cazzi tuoi!’.” “Oltre a non fare nulla e a non capire nulla, spendono un sacco di soldi, questo è il punto.” “Quello della politica è un concentrato di idioti. Il Pd è un partito grande, ci sono molti idioti, è proporzionale.” “L’incrocio dei dati, i rendiconti, sono le nostre mutande, è chiaro? Quando loro hanno i rendiconti dei gruppi, questo lo dobbiamo sapere… quando ce li ha uno che capisce di quella roba lì, ha tutto. Noi alla Corte dei Conti gli stiamo dando non le chiavi di casa, ma la casa.” Monari non trascura niente. Alla fine non poteva mancare l’attacco alla stampa. “Se fossi Berlusconi con cinque reti andrei tutte le sere in tv a dire che quelli della carta stampata sono delle teste di cazzo.” Matteo Richetti, in quell’anno presidente dell’Assemblea Regionale, dice nelle conclusioni: “La parte più critica delle spese ce l’abbiamo su questo: pranzi, cene e rimborsi chilometrici.” Non è necessario commentare. Mi parrebbe di infierire. Solo una considerazione personale. Domenica andrò a votare perché per me l’esercizio del voto è un atto sacro. Ma il grido che si sta levando, in una regione dal passato virtuoso, è forte e chiaro: voltate pagina! Prima che sia troppo tardi per la credibilità delle Istituzioni democratiche e per l’affidabilità di chi dovrebbe sentirsi onorato di rappresentarle.

Fiorenzo Baratelli è direttore dell’Istituto Gramsci di Ferrara

Dalla chiusura dei manicomi all’affermazione dei diritti civili e sociali

da: Responsabile Eventi Libreria IBS.it Ferrara

Gli irregolari, coloro che non appartengono ad alcuna chiesa, non sono mai profeti in patria e finiscono così nel dimenticatoio della nostra corta memoria. E’ accaduto anche a Franco Basaglia, lo psichiatra veneziano che – attraverso un lavoro clinico, politico e culturale di lunga lena – riuscì nell’impresa di dimostrare che l’impossibile è invece possibile: la chiusura dei manicomi in Italia, attraverso la legge n. 180 del 1978.
Della figura di Basaglia, della sua pratica terapeutica e della sua azione politica, dei diritti dei malati mentali (oggi ancora internati nei residui ospedali psichiatrici giudiziari), si è discusso ieri nel secondo incontro del ciclo Passato prossimo. Pagine recenti di storia costituzionale, promosso dal Dottorato in Diritto costituzionale della nostra Università, presso la libreria Ibs.it di Ferrara.
Davanti a una sala davvero piena di persone, hanno dialogato sui temi dell’incontro il giornalista Oreste Pivetta, autore di un’apprezzata biografia del “dottore dei matti”, e Andrea Pugiotto, costituzionalista dell’Ateneo estense. Alla costituzionalista Giuditta Brunelli, invece, è toccato il compito di ricostruire il tachicardico decennio 1968-1978 che introdusse l’Italia nella modernità dei diritti civili e sociali: divorzio, aborto, statuto dei lavoratori, parità uomo-donna nel lavoro, servizio sanitario nazionale, istituzione del referendum e delle regioni, diritto di famiglia, obiezione di coscienza alla leva e nuovo ordinamento militare.
Molto bella la lettura scenica di Marcello Brondi, che ha fatto rivivere uno dei momenti più emozionanti dell’esperienza triestina di Basaglia: la processione per le vie della città di Marco Cavallo, l’enorme statua blu costruita dai “matti”, seguita da una folla di folli e di savi.

Il ciclo Passato Prossimo, proseguirà i suoi appuntamenti venerdì prossimo, 21 novembre, alle ore 17.00. Tema: il terrorismo e il rapimento di Aldo Moro, narrato attraverso le sue lettere scritte durante i 55 giorni di prigionia in mano alle Brigate Rosse.

LA CURIOSITA’
Il caffè più sostenibile?
E’ in Italia…

L’italianissimo illy è il caffè più sostenibile al mondo. Lo ha recentemente stabilito un’inchiesta indipendente dell’International consumer research & testing ltd. (Icrt), un’associazione di difesa dei diritti dei consumatori che coopera nella ricerca e nel test di prodotti, composta da una quarantina di organizzazioni, tra cui l’italiana Altroconsumo, di 33 paesi sparsi nei 5 continenti e la cui partecipazione è aperta ai gruppi che agiscano unicamente nell’interesse dei consumatori, non facciano pubblicità e siano indipendenti dal commercio, dall’industria e dai partiti politici.

Icrt ha, dunque, collocato la triestina illycaffè al primo posto per l’impegno di responsabilità nei confronti dei coltivatori di caffè nel Sud del mondo, analizzandone le politiche sociali, economiche e ambientali attuate nei confronti dei coltivatori nei vari Paesi produttori (America Latina, Africa e Asia), in termini di sostenibilità sociale e ambientale, trasparenza, coinvolgimento attivo. In particolare, l’azienda ha costituito solide, affidabili e costruttive relazioni dirette con i piccoli coltivatori, inserendoli anche in attività di formazione volte ad aiutarli a migliorare la qualità del proprio caffè e riconoscendo loro un prezzo profittevole. L’azienda ha operato, e opera, per garantire a questi produttori condizioni di vita adeguate oltre che per abbattere l’impatto ambientale della produzione di caffè. Questo, grazie a una valutazione diretta e certificata dell’impatto sociale delle proprie attività. Il caffe è, infatti, vissuto e considerato non solo come un piacere ma, soprattutto, come un’importante espressione della ricchezza dei diversi Paesi e simbolo dell’unione tra diverse culture e, come tale, un modello di riferimento per altre colture e per gli scambi commerciali internazionali.
Sono circa 25 milioni nel mondo le famiglie coinvolte nella coltivazione del caffè: la responsabilità nei loro confronti delle aziende che operano in questo settore è cruciale. Expo 2015, di cui illycaffè è Official coffee partner, sarà un’occasione importante di sensibilizzazione anche su questo. In tale ambito, illycaffè è stata la prima azienda al mondo ad avere ottenuto, nel 2011, da Dnv Business sssurance, la certificazione Responsible supply chain process, che attesta l’approccio alla sostenibilità da parte dell’azienda in tutte le sue attività, con particolare attenzione alla catena di fornitura. Si tratta di un modello innovativo, poiché mette al centro la qualità del caffè prodotto e la creazione di valore per tutti gli stakeholder. L’esigenza è sempre più avvertita dai moderni consumatori finali che vogliono poter scegliere un caffè equo (e quindi “pulito”) oltre che di qualità. Un esempio italiano tutto da seguire.

Foto di Elisabetta Illy

Maria Luisa Pacelli: “Dal prof. Ranieri Varese mi aspetterei critiche argomentate”

da: Maria Luisa Pacelli, Direttore Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea di Ferrara, Fondazione Ferrara Arte

In genere non amo entrare in polemiche riguardanti Ferrara Arte o i musei di cui sono responsabile. Credo, infatti, che siano i risultati a dover parlare. Oltre a ciò, temo l’eccessiva semplificazione di argomenti complessi, che porta spesso a imprecisioni e a fraintendimenti. Ma alcune precisazioni in questo caso sono d’obbligo.

A proposito di fraintendimenti, durante la conferenza stampa di mercoledì scorso, in riferimento al professor Varese, non ho detto in nessun modo che non sia un interlocutore accreditato, al contrario: proprio perché a esprimersi è uno studioso autorevole con esperienza di direzione museale, mi aspetto critiche argomentate e puntuali, non generiche, come ad esempio nel passaggio in cui scrive: «…limitatezza delle offerte che non siano quelle espositive a loro volta non eccezionali a causa non solo di difetti di progettazione ma anche del venir meno del sostegno bancario, assenza di strumenti di promozione e di conoscenza». Le critiche sono assolutamente legittime, ma mi piacerebbe sapere quali sono i difetti della progettazione, o a cosa alluda il professore quando parla di assenza di strumenti di promozione (per le mostre, per i musei?) o di conoscenza (di chi? rispetto a cosa?).

Detto questo, non posso a mia volta non entrare nel merito di altre le riflessioni fatte dal professor Varese, sempre relativamente a Ferrara Arte. Penso innanzitutto che questa istituzione sia stata e sia ancora un’opportunità per Ferrara. Non a caso, molte città della regione, e non solo della regione, ne hanno seguito l’esempio con maggiore o minore continuità o successo, basti pensare a Ravenna, Forlì, Bologna, Padova, Rovigo. Si può, naturalmente, non essere d’accordo con la mia opinione, non trovo tuttavia accettabile che, ancora in maniera piuttosto generica e per questo insidiosa, nel primo intervento si scriva che Ferrara Arte «è responsabile, nel bene e nel male, della situazione attuale», per poi elencare una serie di problemi, che vanno dalla diminuzione dei pernottamenti, al calo dei visitatori delle mostre e dei musei, compreso il Castello (il cui numero dei visitatori, indipendentemente da Ferrara Arte, è peraltro in sensibile aumento da due anni), e, infine, smentire questa affermazione nel secondo intervento.

Ci sono molti altri punti toccati dal professor Varese che mi piacerebbe approfondire, non necessariamente per dissentire con lui, qui mi limito per ovvie ragioni di spazio a un paio. Nel suo secondo intervento è scritto che, incoerentemente da quanto affermato nell’articolo 2 dello Statuto della Fondazione, niente è stato fatto oltre alle mostre. Vorrei ricordare i cicli di conferenze, i concerti, le rassegne cinematografiche, gli spettacoli che, spesso in collaborazione con altre istituzioni o associazioni cittadine, sono stati organizzati in occasione delle esposizioni, per non parlare delle innumerevoli attività di approfondimento dedicate agli studenti di ogni ordine e grado. Tutto ciò è documentato e documentabile, se poi vogliamo discutere della qualità di queste iniziative, sono a disposizione.

Infine, un argomento che giustamente sta molto a cuore al professor Varese, è la tutela e la valorizzazione del patrimonio, che a suo parere soffre a causa di Ferrara Arte. In risposta a ciò vorrei ricordare alcuni fatti, che elenco. Delle ultime quattro mostre presentate al Palazzo dei Diamanti due erano dedicate al patrimonio cittadino (Antonioni e la mostra dedicata alla collezioni dei musei di Palazzo Massari). Due delle tre mostre in programmazione nei prossimi anni sono legate alla storia dell’arte e della cultura ferrarese (Pittura metafisica e Orlando Furioso). Attraverso le mostre il nostro patrimonio è stato promosso anche al di fuori delle mura cittadine e dei confini nazionali (solo per fare due esempi, la mostra di Antonioni a Bruxelles e, il prossimo anno, a Parigi, o la mostra sulle collezioni del Massari a Palazzo Pitti). Le mostre di Ferrara Arte non sono solo un’opportunità di promozione e valorizzazione, ma anche di tutela: esemplare da questo punto di vista è stata la rassegna Immagine e persuasione, organizzata con il Seminario Arcivescovile e l’Arcidiocesi e con i Musei Civici di Arte Antica. Per questa mostra, lo ricordo a ingresso gratuito, è stata restaurata la Crocifissione di Carlo Bononi della chiesa delle Sacre Stimmate e si è aperto al pubblico un luogo di grandissimo interesse storico artistico come Palazzo Trotti Costabili. Ogni qual volta l’oggetto delle mostre lo ha consentito, si inoltre è lavorato in collaborazione e con i musei: la rassegna sull’età di Borso d’Este del 2007, ad esempio, ha coinvolto non solo i Musei Civici di Arte Antica, ma anche il Museo della Cattedrale e la Pinacoteca, sinergie si sono istituite tra il Museo Boldini e la mostra Boldini nella Parigi degli impressionisti, durante la quale, non a caso, si è registrato un forte incremento dei visitatori del Museo. Centrata sul patrimonio e sulla stretta collaborazione tra istituzioni della città è anche l’iniziativa presentata alla stampa mercoledì scorso che, oltre a rendere fruibili opere delle collezioni del Massari chiuso per restauro, promuove e valorizza un monumento assolutamente centrale per Ferrara.
In conclusione, credo che la discussione sul ruolo di Ferrara Arte nel sistema museale ferrarese e rispetto al patrimonio della città non possa ignorare ciò che in questo ambito è stato fatto, o dare per scontato che sia stato fatto poco e male, senza argomentazioni puntuali o una seria disamina critica. Inoltre, fermo restando che si può e si deve sempre provare a fare meglio, ritengo che in un periodo – ormai molto lungo – in cui le risorse disponibili per la cultura sono sempre più scarse in questo paese, e quelle destinate agli enti locali in costante e vertiginosa diminuzione, questa città abbia fatto molto per promuovere la cultura in generale e il proprio patrimonio in particolare, e questo anche grazie a uno strumento come Ferrara Arte.

Oggi l’inaugurazione dell’esposizione al Mum

da: organizzatori

Inaugurazione in musica stamattina, alle 10, al MUM (Museo Ugo Marano) di via Benvenuto Tisi da Garofalo. Da oggi fino 20 dicembre sarà accessibile uno spazio espositivo e di vendita di prodotti realizzati da Cooperativa Ottantuno e dal Centro Perez, realtà impegnate nell’inserimento sociale e occupazionale di persone disabili adulte. Si tratta, in particolare, di prodotti di cartotecnica e corniceria, eseguiti in maniera artigianale dagli utenti. L’inaugurazione prevede l’esibizione del coro Noi Come Voi del Centro Perez. Il ‘mercato’ sarà aperto il giovedì dalle 15 alle 17 e il sabato dalle 9 alle 12.30. info, 0532/747955-741128. Nel frattempo, il Mum, nell’ambito della collaborazione tra Asp, Città del Ragazzo e Associazione Dna Maratea Contemporanea, continua ad ospitare la mostra Noi e Ugo. Racconto per immagini di arte, luoghi e persone, a cura di Stefano Farina. Ad accompagnare il visitatore, nella visita alla struttura, sono una trentina di fotografie, scattate tra il 2001 e il 2012, per rivelare il percorso fatto da Marano sul territorio grazie all’amicizia che lo legava all’economista Pasquale Persico.

LA RICORRENZA
Arte, percorsi tematici e App per non dimenticare la lunga notte del ’43

“E i segni dei proiettili, lievi, sì, ma però chiaramente visibili, che nonostante un recente restauro si vedono ancor oggi butterare qua e là l’antica spalletta contro la quale furono allineati i condannati a morte? L’epoca dei massacri, di quelli veri, è ormai così lontana, che non c’è da meravigliarsi se un occhio distratto, sfiorando appena questi segni, ne riconosca tanto poco la natura da attribuirli facilmente all’esclusiva opera del tempo, […]”

Il 15 novembre del 1943 non è una data importante solo per la memoria ferrarese, è un passaggio fondamentale per la storia nazionale: storici del calibro di Claudio Pavone ritengono che la strage del Castello Estense sia il primo eccidio di guerra civile in Italia. Sono passati appena due mesi dall’armistizio dell’8 settembre e a Verona si sta tenendo il primo Congresso della Repubblica Sociale Italiana: proprio qui viene data la notizia che Igino Ghisellini, il federale di Ferrara, è stato assassinato nei pressi di Bologna. Immediatamente dall’assemblea si levano le grida di vendetta: “A Ferrara! Tutti a Ferrara!”. Le squadre da Verona arrivano in città verso le 20.
“Chi potrà mai dimenticare le lentissime ore di quella notte? Fu una veglia interminabile per tutti; con gli occhi che bruciavano fissi a scrutare attraverso le fessure delle persiane le vie immerse nel buoi dell’oscuramento; col cuore che sobbalzava ogni minuto al crepitio delle mitragliatrici, o al passaggio repentino, anche più fragoroso, dei camion di uomini armati”.
Nella notte vengono prelevate dalle loro case e portate alla Caserma della milizia, in piazza Beretta, 72 persone: antifascisti, molti ebrei, alcuni cittadini considerati traditori per non essersi iscritti alla Repubblica Sociale, oppositori del regime in genere. Fra loro e i 34 antifascisti, ebrei, oppositori del regime che erano già nelle carceri di via Piangipane dal 7 ottobre si selezionano i dieci cittadini da passare per le armi per punire la morte del Federale Ghisellini. All’alba del 15 novembre davanti a Castello Estense vengono fucilati Emilio Arlotti, Pasquale Colagrande, Mario e Vittore Hanau, Giulio Piazzi, Ugo Teglio, Alberto Vita Finzi, Mario Zanatta; sulle mura presso i Rampari di San Giorgio Gerolamo Savonuzzi e Arturo Torboli; infine il giovane ferroviere Cinzio Belletti, che tornando dal lavoro ha assistito alla strage, viene inseguito per non essersi fermato all’alt e assassinato in via Boldini. I cadaveri verranno lasciati davanti al muretto del Castello per tutta la mattina, come monito per i ferraresi. Solo l’Arcivescovo Ruggero Bovelli, con un duro intervento presso le autorità fasciste, riuscirà a far spostare i corpi.
“Erano undici: riversi, in tre mucchi lungo la spalletta della Fossa del Castello, lungo il tratto di marciapiede esattamente opposto al caffè della Borsa e alla farmacia Barilari: e per contarli e identificarli, da parte dei primi che avevano osato accostarsi (di lontano, non parevano nemmeno corpi umani: stracci, bensì, poveri stracci o fagotti, buttati là, al sole, nella neve fradicia), era stato necessario rivoltare sulla schiena coloro che giacevano bocconi, nonché separare l’uno dall’altro quelli che, caduti abbracciandosi, facevano tuttora uno stretto viluppo di membra irrigidite”.

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Sagome e biografie delle 11 vittime della strage

Da giovedì davanti alla “antica spalletta” del fossato, sul marciapiede davanti alle lapidi, ci sono le sagome e le biografie di quelle 11 persone, non solo vittime, per impedire che i segni dei proiettili possano essere equivocati. Inoltre quelle lapidi, insieme ad altri luoghi della memoria in città, sono diventate una delle tappe del percorso urbano “ResistenzamAPPe – Guerra e Resistenza in Emilia-Romagna settant’anni dopo”, applicazioni informatiche multimediali scaricabili su differenti supporti (smartphone, tablet, pc), contenenti 29 percorsi dei nove capoluoghi di provincia regionali sui temi della Seconda guerra mondiale e della Resistenza. La responsabilità della trasmissione della memoria di quelle vite e di quegli eventi torna a essere di ogni ferrarese, perché non accada nuovamente ciò che è avvenuto all’indomani del 15 novembre: “la voce che subito circolò – una diceria messa in giro ad arte, era chiaro -, secondo la quale nessuno di Ferrara aveva partecipato al massacro, nessuno di Ferrara si era macchiato di quel sangue, […] Ebbene nessuno che non fosse di Ferrara, e molto pratico, per giunta, della città, avrebbe potuto rintracciare a colpo sicuro il Consigliere Nazionale Abbove non già nel suo palazzo di corso Giovecca, ma nello studio-garçonière […] E i due Cases, padre e figlio […] chi altri, se non qualcuno che ne conoscesse perfettamente il rifugio – qualcuno di Ferrara, dunque! – sarebbe stato in grado di indirizzare proprio lassù, in cima a quel polveroso labirinto di scale semicrollanti, i cinque scherani mandati a prelevarli?”.

Tutti i virgolettati sono estratti da “Una notte del ’43” di Giorgio Bassani

Foto di Federica Pezzoli

Luigi Dal Cin, fiabe sulla scia della psicanalisi

Pur ancora giovane in ottica letteraria, Luigi Dal Cin è tra gli scrittori neo-estensi più convincenti e di successo, con traduzioni anche estere, in Giappone ad esempio.
Dal Cin scrive fiabe, “Storia di un ciliegio” (Castalia, 2006), una delle sue numerose pubblicazioni ma, contrariamente a certi stereotipi, l’autore recupera la fiaba nel suo archetipo atemporale, anzi trans temporale, il desiderio come centro di gravità del suo talento fabulatorio, la tradizione come futuro anteriore…
Insomma, sulla scia della miglior psicoanalisi, da Bruno Bettelheim a M.L. Von Franz, Dal Cin, narra la fiaba come narrazione diversamente postmoderna, in un tourbillon immaginario dove (licenza poetica) il Gatto con gli stivali gioca con Goldrake o lo stesso Harry Potter, Biancaneve con la principessa Leila di Guerre Stellari, verso un inedito moderno antico.
Va da sé, certa cifra psicomagica, modulata con ‘sconcertante’ e rara parola-comunicazione, non a caso di intensa valenza empatica: il Piccolo Principe… o Piccolo Hans in piena salute, piroette senza gravità riaffiorano alla luce del sole o del cielo azzurro, lanciando l’autore – Dal Cin – da tempo ai vertici della letteratura italiana per ragazzi, senza tecnicismi…
Come nella miglior fiaba o fabula, Dal Cin dribbla le parole, le trasmuta in immagini automatiche, evoca semplicemente il bambino ritrovato – e spesso celato – nell’adulto corazzato, indicibile motore incantato della fantasia atemporale. Sullo sfondo naturalmente romantico degli stessi Andersen, Grimm e Perrault.
Fino ad oggi circa 90 (!) pubblicazioni per la vena felice e intensissima del nuovo Rodari italiano, tra le quali: “E il lupo non passa!”, “Insieme si fa festa!”, “La casa del vento”, “Un mare di amici” (con cd musicale). Non ultimo, Dal Cin ammirabilmente in costante tour, incontri d’autore vari, con ragazzi e bambini platea privilegiata, come promotore della letteratura per ragazzi, preziosa azione neo-didattica per i figli del web, cibo mentale e tecnomagico fondamentale per l’uomo cibernetico di oggi.
Inoltre, più recentemente, per il sempre produttivo scrittore, da segnalare le news (anche con ulteriore amplificazione tradizionale e global), “Il grande albero delle rinascite”, “Nel bosco della Baba Jaga. Fiabe dalla Russia” (Panini ed.), Premio Andersen 2013, “I sogni del serpente piumato. Fiabe e leggende dal Messico” (Panini ed.) “Ciak, il cinema! Lo sguardo di Michelangelo” (Ferrara Arte), e cronaca live “Il canto delle scogliere. Fiabe dalla Scozia” (Panini ed.), presentato per il ventennale della Libreria Feltrinelli, a cura del Gruppo del Tasso e di Matteo Bianchi.

*da Roby Guerra, “Dizionario della letteratura ferrarese contemporanea”, Este Edition-La Carmeliana, 2012

IMMAGINARIO
Poesia di strada.
La foto di oggi…

Poesia e musica per riportare nelle strade del centro di Ferrara l’arte degli antichi Cantari insieme ai classici Boiardo, Ariosto e Tasso. In collaborazione con una ventina di poeti ferraresi e figuranti della Contrada di Santa Maria in Vado, l’iniziativa porta antichi versi e declamazioni di poesie originali in via Mazzini, piazza Trento e Trieste e via Canonica. E’ l’idea diretta da Paolo Raddusa con l’assessorato al Commercio del Comune per valorizzare le attività commerciali cittadine oggi e domani poi il 20 o 21 dicembre, dalle 16 alle 19.

OGGI – IMMAGINARIO EVENTI

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Figuranti della Contrada di Santa Maria in Vado di Ferrara (foto dal portale www.unicorno.fe.it)

Ogni giorno immagini rappresentative di Ferrara in tutti i suoi molteplici aspetti, in tutte le sue varie sfaccettature. Foto o video di vita quotidiana, di ordinaria e straordinaria umanità, che raccontano la città, i suoi abitanti, le sue vicende, il paesaggio, la natura…

[clic sulla foto per ingrandirla]

GERMOGLI
Retorica violenza.
L’aforisma di oggi

Esasperazione, fanatismo, ingiustizie: vari moventi per l’ennesima prova di forza. Una sconfitta della ragione.

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Jose Ortega y Gasset

La violenza è la retorica della nostra epoca (José Ortega y Gasset)

Una quotidiana pillola di saggezza o una perla di ironia per iniziare bene la giornata…