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Giorno: 20 Febbraio 2017

Bau bau link: Fumo, Argo & C.
E adesso abbaiano i 96 del canile municipale

Ciao Argo, siamo i 96 cani oggi ospiti del canile comunale (9 in più del mese scorso: come sai, questa è una “casa” dove si entra e si esce tutti i giorni), e non ci stiamo a leggere cose inesatte dette dal tuo propietario, o da chi per lui.
Credici: lo stanziamento del Comune non è mai, mai, stato sufficiente a coprire le spese per la gestione del canile, e lo dimostrano i bilanci che ogni anno gli inviamo da ben 28 anni. Chi ci gestisce ha sempre raccolto fondi e integrato ogni anno per più di 20mila euro. Non solo: negli ultimi anni, ad ogni scadenza della convenzione, i fondi sono sempre stati ridotti. E se quest’anno non sono stati diminuiti, è perché non c’è più niente da tagliare… Siamo all’osso, e sotto non c’è più niente.
Credevamo che l’aiuto dell’Afm venisse da quell’Azienda, non dal Comune… Ecco perché è diminuito anche quello! Lo scorso anno è stato quasi dimezzato rispetto al 2009. Ma per fortuna, caro Argo, abbiamo molti cittadini che ci aiutano, perché la vita che viviamo è pur sempre la vita in un canile! La “buona qualità del servizio” che qualcuno da tempo vorrebbe vedere ridotta non è altro che l’applicazione delle poche ma importanti normative che regolano il funzionamento di queste strutture, nulla di più. La differenza è che viene svolta da un’associazione e da persone che ci rispettano, ci amano, ci aiutano, ci curano, ci “recuperano”, danno un senso a questa nostra vita e, soprattutto, cercano per noi famiglie disposte ad adottarci.

Una cosa urgente che dovresti chiarire col tuo proprietario è quella dell’altro canile: quale altro canile mantiene il Comune di Ferrara? Sarebbe corretto dirne anche il nome e a quanto ammontano le spese di mantenimento!
La verità è che il canile comunale è uno solo. L’altro, privato, è quello convenzionato con altri Comuni – quelli che non hanno una propria struttura – da cui riceve le doverose sovvenzioni. Perchè il Comune di Ferrara dovrebbe mantenere i cani di quel canile, cosa che sappiamo non avviene? E’ sempre bene informarsi prima… altrimenti chi ci legge può farsi idee sbagliate. Ma i lettori sapranno giudicare.

Concludiamo, caro Argo, ricordandoti che oggi scade il termine per la presentazione delle domande al bando di gara. Conosceremo se ci sarà qualcuno che, al contrario di noi, riesce a fare ‘i miracoli’ e mantenere ai tuoi amici, con quel finanziamento, le stesse condizioni di vita.
Un abbraccio affettuoso da tutti noi, anche al nostro Amico Fumo

(mittente:. Paola Cardinali, presidente Avedev – associazione che 28 anni gestisce il canile comunale)

Una vita dedicata alle arti, The art life, al Cinema Boldini

Da ufficio stampa

I molti volti di David Lynch nel documentario di Jon Nguyen e Olivia Neergaard-Holm
Sono i suoi collaboratori più stretti a tratteggiare un ritratto multiforme di David Lynch, regista, scrittore, pittore, artista a 360 gradi, nel documentario in programma mercoledì 22 alle 21 al Cinema Boldini. Alcuni dei suoi film sono considerati pietre miliari nella storia del cinema, così come la sua serie TV, Twin Peaks, si è rivelato un mito della cinematografia destinato a durare nel tempo, tanto da essere ripresa con una nuova stagione proprio nel 2017, a 25 anni di distanza dall’ultima puntata della seconda stagione. Il progetto di “The art life” è stato reso possibile dai fondi raccolti tramite crowdfunding, che sono stati utilizzati per la produzione del documentario. In 90 minuti si ripercorrono le fasi fondamentali della vita privata e professionale di David Lynch, a cominciare dall’infanzia nel Montana e il trasferimento a Philadelphia, seguendo poi i primi passi del regista nel mondo della cinematografia a Los Angeles. In The art life l’immagine che viene presentata di David Lynch è quella dell’uomo dietro il professionista, rivelando una passione per tutti i generi di arte, nei quali riversa la sua personale e surreale visione del mondo.

Tra estratti dai suoi primi film, musiche, immagini, il documentario, che si propone come un ritratto umano e imperfetto, compone un personaggio variegato e propone una visione intima di uno dei più enigmatici e controversi registi del cinema contemporaneo. Un diario privato che l’autore di Mullholland Drive ha dedicato a Lula Boginia Lynch, l’ultima figlia avuta dalla quarta moglie.

L’ingresso ridotto (per soci Arci e altre categorie) è di 5 €, il biglietto intero costa invece 7, 50 €. Per ulteriori informazioni o per la programmazione completa consultare il sito www.cinemaboldini.it oppure contattare Arci Ferrara al numero 0532 241419 o all’indirizzo mail ferrara@arci.it

Cesare Moisè Finzi il 21 e 22 febbraio all’Alda Costa e alla Boiardo

Da Istituto comprensivo 2

Tra le numerose iniziative programmate dell’ICS Alda Costa di Ferrara per la giornata della memoria 2017, si inseriscono i due incontri con il cardiologo Cesare Moisè Finzi che Martedì 21 febbraio incontrerà gli studenti delle classi IV B e V B della Scuola Primaria Alda Costa e Mercoledì 22 quelli delle classi I e II della Boiardo, per raccontare la sua esperienza di bambino e ragazzo escluso dalla scuola pubblica a causa dell’applicazione delle leggi razziali del 1938 e costretto alla fuga con falso nome per sfuggire alla deportazione nei campi di concentramento e di sterminio.

In occasione dell’appuntamento del 21 febbraio, il testimone ferrarese avrà modo di varcare la soglia della scuola Alda Costa, che all’epoca era intitolata al re Umberto I, dove tutti gli anni lui e il fratello Manlio sostenevano gli esami di ammissione alla classe successiva.

Si tratterà quindi di un tuffo nel passato sia da parte degli studenti, che avranno modo di conoscere ed approfondire uno dei periodi più bui della storia, riscattato dal coraggio dei giusti, sia da parte del dott. Finzi che potrà visionare i Giornali di Classe degli anni Trenta e Quaranta e sfogliare le pagine di un album fotografico con riproduzioni di alcune scene di vita scolastica all’interno della scuola Umberto I negli anni Trenta, e di quella israelitica di Via Vignatagliata, risalente allo stesso periodo storico.

I preziosi documenti sono conservati nell’archivio storico dell’ICS Alda Costa di Ferrara.

Nella foto in evidenza:
Cesare Moisè Finzi insieme ad Alberta Levi Temin, una delle sue maestre della scuola israelitica di Via Vignatagliata 79, definita dal testimone come il suo “primo amore”.

Giovedì 23 febbraio, presso la biblioteca Ariostea, incontro del ciclo “I colori della conoscenza”

Da Istituto Gramsci Ferrara

UN UNIVERSO DI RELAZIONI A SCUOLA
Mauro Presini
Introduce Davide Pizzotti

Il gruppo è un territorio dinamico, area di scontro e di composizione di forze con spinte costruttive e creative ma anche distruttive e competitive. Può essere motivo di crescita e formazione di conoscenza e identità ma può anche creare timori, paure e quindi chiusura, rivalità, aggressività. Nella scuola le componenti sono molte e diversificate fra loro, con interessi diversi e finalità non sempre comuni. Ci sono gli studenti e gli insegnanti, coloro che dovrebbero essere i veri protagonisti del processo di apprendimento-insegnamento e che devono convivere con le loro molteplici diversità e similitudini; ci sono le famiglie, la dirigenza, il personale ausiliario e tecnico e le componenti varie del territorio di rappresentanza e di servizio.

Sarebbe necessario che i vari ‘ingredienti’ di questo universo avessero obiettivi condivisi e che potessero rispettosamente ‘amalgamarsi’ per condividere i numerosi sentieri di un processo formativo tanto importante per la formazione dei cittadini del domani.

Per il ciclo “I colori della conoscenza”, a cura di Istituto Gramsci di Ferrara e Istituto di Storia Contemporanea di Ferrara

Teatro ragazzi: una storia di bullismo

Da ufficio comunicazione

Per la rassegna Teatro Ragazzi, martedì 21 e mercoledì 22 febbraio, alle ore 10, Unoteatro/Nonsoloteatro presenta “Branco di scuola”, di e con Guido Pastiglia, con luci e fonica di Franco Rasulo.
Lo spettacolo, riservato ai ragazzi della scuola media, pur nella sua tematica seria e di drammatica attualità, è un racconto, “una semplice storia di bullismo”, come indica il sottotitolo, ma non riconduce a fatti clamorosi di spettacolari vandalismi, né di violenze degne di stuntman cinematografici. La storia narra, con un linguaggio contemporaneo ironico e, a tratti comico, di un tradimento intimo e di un disagio crescente, perpetrato, in modo costante e latente, tra i ragazzi di un liceo.
È la storia di un fratello e una sorella che, in maniera diversa, sono stretti nella morsa del bullismo reale e discriminante, che vede nel più debole una preda da aggredire, un bullismo costante e latente e, a volte, apparentemente innocuo ma psicologicamente devastante. Fatti che, lontani dai clamori del richiamo mediatico, minano, in primis, la dignità umana.

Ciaspolata a Muntejela de Sennes

Da Club Alpino Italiano – Sezione di Ferrara

Domani sera, martedì 21 febbraio, presso la sede CAI in Viale Cavour 116, i direttori di gita Beatrice Bonilauri, Davide Tonioli e David Zappaterra apriranno le iscrizioni alla ciaspolata a Muntejela de Sennes, prevista per il 18 e 19 marzo.
Il Parco Naturale di Fanes-Sennes- Braies e’ il posto migliore per fare due giorni di ciaspolate. Incantevole scenario invernale, e’ circondato da alcune delle cime più belle delle dolomiti: Croda rossa, Cristallo, Sorapis. Il punto saliente dell’escursione e’ la valle de San Berto, verso la Muntejela de Sennes: si procedera’ sul soffice manto nevoso, immersi nel silenzio, sfiorando le baite caratteristiche dell’altopiano; l’ambiente e’ unico per il suo isolamento e la sua bellezza.
Pernottando al rifugio Sennes sarà possible scegliere il percorso migliore in base alle condizioni meteo e al manto nevoso, ma è importante un buon allenamento.
La partenza in pullman e’ prevista sabato 18 alle 7 dal piazzale Dante Alighieri e il rientro attorno alle 20.30 di domenica.

Hera in viaggio con 2.600 studenti di Ferrara lungo “I percorsi della Scienza”

Da ufficio stampa

Prende il via da Ferrara l’undicesima edizione di “Un Pozzo di Scienza”, il programma didattico ideato, promosso e sostenuto dal Gruppo Hera, che fino ad aprile farà tappa nelle scuole secondarie di 2° grado di ogni indirizzo delle principali città del territorio gestito da Hera, con una previsione, alle fine della rassegna, di circa 20.000 studenti

La filiera del riciclo è sempre un vantaggio? Perché funzionano i computer? Cosa c’è dietro le lampadine? Queste sono soltanto alcune delle tante domande alle quali Hera risponderà in occasione dell’undicesima edizione di “Un pozzo di Scienza”, che ha per tema: “Let’s Go! I percorsi della Scienza”: veri e propri itinerari proposti agli studenti per illustrare la filiera di oggetti, materiali, ricerche e idee che quotidianamente incontriamo nella nostra vita, portandoli ad esplorare i luoghi che producono e processano ciò che costituisce il nostro quotidiano.

Una settimana di attività didattiche a Ferrara: 44 laboratori, 15 incontri e 7 proiezioni
Si inizia oggi, lunedì 20 febbraio, nei licei “Roiti” e “Carducci”, “Opera Don Calabria”, “IIS Aleotti” e “IIS Copernico Carpeggiani”, e per tutta la settimana, fino a sabato 25 febbraio incluso, si susseguiranno una media di 11 attività al giorno tra laboratori, incontri e proiezioni.
Oltre 2.600 alunni distribuiti su 110 classi di 9 Istituti scolastici diversi saranno coinvolti nelle attività didattiche.
In termini di iscrizioni, ha suscitato forte interesse sia l’incontro “Il processo della bioremediation”, uno dei processi di bonifica più sostenibile in cui i microrganismi riescono a biodegradare gli inquinanti, che il laboratorio “Vecchi atomi per nuove tecnologie”, di cui sono in programma ben 24 repliche, ideato per ripercorrere la storia e la scienza che hanno permesso di capire come sono fatti e come funzionano i materiali che utilizziamo quotidianamente.

Un programma fittissimo alla scoperta dei “percorsi della Scienza”
Come ogni anno un programma ricco di iniziative: oltre 30 incontri in cui gli studenti avranno la possibilità di scoprire tutti i passaggi delle “filiere” e assistere a numerose case histories proposte di volta in volta da esperti, docenti universitari, giovani ricercatori e giornalisti; laboratori interattivi hands-on secondo la formula del “fare per capire” ideati per approfondire le nuove frontiere della medicina, la fisica dei nuovi materiali e le modalità della conoscenza con il web e i social media, infine, una selezione di cortometraggi, in collaborazione con CinemAmbiente.tv, per esplorare le questioni ambientali d’attualità più scottanti.

Per capire da dove nascono e come si sviluppano le idee più innovative, gli studenti avranno la possibilità di arrivare al “cuore della ricerca” visitando a porte chiuse i Dipartimenti Scientifici delle Università più all’avanguardia.
In particolare, il Polo Scientifico-tecnologico dell’Università di Ferrara aprirà le sue porte a ragazzi e docenti per mostrare, in esclusiva, la camera anecoica (una camera completamente isolata dal rumore) e il funzionamento dei droni.

Il Click Day e la maratona fotografica DISTURbo
Il “Click Day” sarà la giornata in cui tutte le scuole iscritte torneranno a sfidarsi nella gara di abilità sui contenuti dell’edizione. Pochi minuti per rispondere ad alcune domande e per la classe più abile è in palio una gita al Museo della Scienza interattivo “del Balì” in provincia di Pesaro Urbino.

L’edizione 2017 si concluderà in maggio al Parco della Montagnola di Bologna, con la Maratona Fotografica DISTURbo, il tradizionale urban game che coniuga passione per la fotografia, gioco di squadra e creatività.
Il Premio Hera andrà al team che meglio avrà interpretato gli obiettivi legati all’edizione 2017 di “Un Pozzo di Scienza”.

Anche quest’anno il progetto è ideato, promosso e sostenuto dal Gruppo Hera; ha ottenuto il patrocinio dell’Ufficio Scolastico Regionale dell’Emilia-Romagna e si realizza con la collaborazione di ComunicaMente e la consulenza scientifica di: Università di Bologna, docenti dell’Università di Ferrara, l’Associazione BiodiverCity, IS Immaginario Scientifico Science Center di Trieste e Tecnoscienza.

L’elenco completo delle attività si può consultare su www.gruppohera.it/scuole.

Mercoledì 22 febbraio all’Ibs presentazione del libro “Fucsia”

Da organizzatori

Mercoledì 22 febbraio, ore 17:30, presso la storica sala dell’Oratorio San Crispino, libreria Ibs+Libraccio di Ferrara presentazione del libro “Fucsia” (Clown Bianco Edizioni.

All’incontro saranno presenti gli autori Stefano Bonazzi, Giulia Alberti, Leonarda Morsi, Marco Cacciari, Gianluca Morozzi, Marinella Lombardi, Elena Campanini, Emanuela Nardo, Carla Marino, Silvia Zagolin, Silvia Antolini, Fabrizio Corazza, Tommaso Raffoni, Francesco Palmisano, Maria Silvia Avanzato

Lo scrittore bolognese Gianluca Morozzi cura un’antologia di 14 racconti, scritti da 15 autori tra cui lo stesso Morozzi, in cui il noir, l’horror e il fantasy si fondono tra loro, dando vita a un genere nuovo a cui fa da denominatore comune una connotazione erotica, carnale.

Gli autori, esordienti di talento o pluripubblicati, anche da grandi editori, sondano incubi e perversioni, restituendo al lettore una galleria di racconti perturbanti.

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Roma, 20 2 2009 – 2017 Futurismo 100+8

Da Roby Guerra

Anniversario compleanno 108° per la più importante avanguardia italiana e non solo, ovvero il Futurismo di Marinetti, con il leggendario manifesto fondatore. E continua l’interesse storico culturale per gli inventori dell’estetica scientifica con tacite celebrazioni di carattere soprattutto meramente celebrativo ma anche relativamente innovative, tra il centenario di Boccioni, mostre su Balla, la nuova pubblicazione del Dizionario Aereo di Azari e Marinetti stesso, eccetera, saggi o contributi “revisionisti” vari. Dopo la stagione eroica con capitale Milano, il futurismo continuò nella Capitale e tutt’oggi è Roma il centro propulsivo e aggiornato per l’avanguardia di Marinetti. Se ogni nuovo contributo – diciamo – persino filologico- è il benvenuto e conferma la fine (anche se restano zoccoli duri attardati e ideologici nella sempre attardata cultura italiana) dell’incredibile negazionismo del secondo novecento, continua un negazionismo anche tra gli addetti ai lavori sul presente e il futuro prossimo già certificato dai nuovi futuristi viventi. Ancora recentemente per il 70° anniversario della scomparsa di Marinetti, l’alta pubblicistica editoriale, Armando editore, casa editrice che lanciò Popper e McLuhan in Italia, quando imperversava sopravvalutata certa vulgata gramsciana (al di là di Gramsci che al contrario era a modo suo futurista con anche analisi sorprendenti live sul futurismo italiano) il futurismo contemporaneo è stato certificato. A cura di Antonio Saccoccio, ricercatore ciberculturale di Tor Vergata Università, ancora giovane il primo a metà anni duemila a rilanciare il futurismo su Internet, e del sottoscritto, poeta futurista dagli anni ’80 e tra gli ultimi futuristi ancora del secolo scorso con gli stessi Antonio Fiore Ufagrà e un certo Vitaldo Conte, scrittore e critico d’arte oggi doc proprio sul nuovo futurismo (tutti di Roma tranne Guerra di Ferrara in Emilia), è uscito Marinetti 70. Sintesi della critica futurista che oggi sintetizza la revisione “scientifica” più autorevole per l’avanguardia di Marinetti e la sua in certo senso continuità. Continuità culturale controcorrente e controintuitiva, di grande importanza valoriale quando l’andazzo dei tempi segnala certamente la vittoria solo parziale del futurismo, in ambito soprattutto scientifico, mentre la dimensione estetica altrove e generale appare inquinata da manierismo e mercantilismo eccessivo e quella politico sociale economica – come si sa- testimonia uno sconcertante nuovo medioevo se non neoprimitivismo incombenti. Fu sempre Roma a memorizzare nel secondo novecento buio il futurismo ibernato che continuava aggiornato con la rivista Futurismo Oggi, Enzo Benedetto, Luigi Tallarico e pochi altri. Marinetti 70 ha coinvolto tra gli autori anche i critici d’area stretta più importanti, almeno parecchi. Da G.B. Guerri a G. Agnese, a G. Di Genova, a G. Berghaus e P. Ceccagnoli, allo stesso G. Carpi e diversi altri ben noti, ad esempio R. Campa, ad esempio P. Bruni (del Mibact), si veda elenco completo in fondo link. Fu sempre Roma inoltre nel duemila a rilanciare mediaticamente il futurismo con il celebre blitz della Fontana Rossa (di Trevi) dell’artista futurista vivente Graziano Cecchini, romano doc. Insomma, mentre altrove, l’implosione dei tempi, spesso nega l’avvenire, al massimo copia e incolla soprattutto di un secolo d’avanguardia, il futurismo contemporaneo, erede “diversamente minimale e “elettronico” del futurismo storico, canta digita ancora la memoria del futuro perduto da riformattare e downloadare in nome della rivoluzione informatica e scientifica contemporanea. Nel panorama attuale segnaliamo in Italia alcune eccezioni non a caso affini al futurismo, ovvero e sempre anche a Roma (oltre ad altre città italiane) oltre proprio al gruppo ormai microstorico degli stessi Saccoccio (fondatore) e Guerra e lo stesso Conte, ovvero Netfuturismo (con contaminazioni neosituazioniste e neodada e neopop)…. il Movimento Arte Vaporizzata di S. Balice e altri, la fantascienza connettivista di S. Battisti ed altri. Evidenziamo anche a altrove e a Milano, tra un bordo teorico radicale sociale, il cosiddetto transumanesimo futuribile dei vari R. Campa e S. Vaj (anche qua un romano nell’area, l’architetto E. J. Pilia) e il bordo squisitamente artistico del Metateismo neorinascimentale di D. Foschi.

Qua e là nella penisola certamente altre astronavi dell’avanguardia, tra musica o poesia elettronica, computer o net art, arte postcontemporanea, ma, media o non media, certa arte o certi storici dell’arte sempre distratti o nichilistici autocompiaciuti o peggio esteticamente penosamente corretti, incredibilmente poco aggiornati e preda del solito io minimo liquido dei tempi, se oggi ha un senso ricordare il pluricentenario Manifesto di Marinetti (eufemismo visto che ancora le cronache di regime ci parlano di improbabili resurrezioni di certe aree politiche pseudoprogressiste), ebbene, riassumendo, oltre a ricordare che non tutta Roma è quella miseria politichese che caratterizzano sempre le cronache, ma appunto Capitale del Nuovo Futurismo, la storia attuale dell’avanguardia italiana fondata da Marinetti ha oggi una password oggettiva. Appunto Marinetti 70. Sintesi della Critica Futurista.

INFO

http://www.armando.it/marinetti-70

Martedì 21 febbraio, ore 17, incontro del ciclo “ContemporaneaMente” al Centro Documentazione Donna

Da organizzatori

Elisabetta Roncoli parla di “L’arguzia sprecata e l’ironia sottile – Dawn Powell e Virginia Woolf”.
Sguardi sbilenchi e diretti sui ghirigori della vita

Secondo incontro del Ciclo ContemporaneaMente, in corso da due anni attraverso numerose conferenze con il fine di presentare la vita e le opere di autrici contemporanee a Virginia Woolf per ampliare la conoscenza delle une e dell’altra attraverso relazioni libere e diverse.
La conferenza di Elisabetta Roncoli, curatrice del Ciclo, è una riflessione sulla vicinanza possibile fra due scrittrici diversissime sul terreno comune della scrittura ironica femminile.

Biblioteca del Centro Documentazione Donna
via Terranuova 12/f – Ferrara

martedì 21 febbraio 2017
ore 17
Ciclo ContemporaneaMente

“I Lunedì di Arch’è” al Liceo Ariosto

Da Arch’è – Associazione culturale Nereo Alfieri

Oggi, 20 febbraio 2017, alle ore 17, presso l’aula Barbantini del Liceo Ariosto, via Arianuova 19, avrà luogo il primo dei sei incontri primaverili “I Lunedì di Arch’è” con la proiezione della importante intervista televisiva fatta nel 1971 dal giornalista Enzo Biagi al ferrarese Eugenio Ravenna, l’indimenticabile Geo Josz di “Una Lapide In Via Mazzini” , una delle cinque storie ferraresi con cui Giorgio Bassani è stato premiato nel 1956 con il Premio Strega.

Dice Bassani : “La storia di Geo Josz è realmente accaduta. Io l’ho attribuita a un personaggio di fantasia: Geo Josz, appunto, che non è mai esistito. Senonchè ho avuto un cugino che è stato a Auschwitz, e da Auschwitz è ritornato. E’ morto da poco tempo, si chiamava Eugenio Ravenna, Gegio Ravenna.” (In risposta VI, in Di là dal cuore, 1984 )

Questa intervista, testimonianza eccezionale di uno dei momenti più dolorosi degli anni bui del fascismo ferrarese, era già stata presentata il 27 gennaio agli studenti della classe IV B del Liceo Ariosto, ma Arch’è e la Fondazione Giorgio Bassani hanno voluto farla conoscere oggi anche agli ltri cittadini ferraresi.

Introduce l’intervista. Silvana Onofri, presidente di Arch’è e membro del Comitato Scientifico della Fondazione Giorgio Bassani Letture da “Una lapide in via Mazzini” dell’attrice Gioia Galeotti.

Futuro di ieri, futuro di domani…

di Lorenzo Bissi

Immaginatevi di essere nei primi anni del novecento, di possedere una macchina ed essere un amante della velocità. Aggiungete anche di essere un poeta ed uno scrittore piuttosto affermato, di stampo decadentista e liberty.
State sfrecciando con la vostra macchina a tutta velocità per una strada di campagna, improvvisamente due ciclisti vi tagliano la strada: come lanciati da una catapulta finite dritti dentro ad un fossato.
Siete vivi, vi ripescano, e indovinate un po’? Vi siete finalmente riusciti a liberare degli orpelli della poesia decadentista, non volete più guardare al passato, ma essere proiettati fieramente verso il futuro, vi rendete improvvisamente conto che per affrontare la vita serve audacia, coraggio, arditezza, vitalità.
Siete un uomo nuovo, un uomo futurista.
Così il giorno 20 febbraio del 1909 è nato il manifesto del futurismo di Filippo Tommaso Marinetti; è questo un inno al progresso, all’azione, all’audacia, alla vita.
È rivoluzione pura. L’intenzione è quella di bruciare tutto ciò che è vecchio: al rogo Venezia in primis, e le biblioteche, covi di ragnatele e di scheletri di morti.
Che lo sguardo degli uomini sia sempre rivolto verso il futuro, verso il progresso; si corra in avanti senza meta, l’importante è che lo si faccia con violenza, con forza, con aggressività, con vivacità.
Si faccia la guerra, perché è l’unico modo per ripulire il mondo da chi non è capace di combattere, dalla feccia della società.
E in questo irrazionale grido si legga la passione per la propria nazione, l’attaccamento irrefrenabile alla vita, l’obbligo morale di fare poesia, di fondare una nuova cultura.
Oggi, rivolti ad ammirare il passato, estasiati da questa vitalità, siamo sedati dal Nulla, nemico tremendo perché invisibile, e aspettiamo sempre che un nuovo Manifesto del futurismo lo scriva qualcun altro…

“1. Noi vogliamo cantare l’amor del pericolo, l’abitudine all’energia e alla temerità.
2. Il coraggio, l’audacia, la ribellione, saranno elementi essenziali della nostra poesia.
3. La letteratura esaltò fino ad oggi l’immobilità pensosa, l’estasi ed il sonno. Noi vogliamo esaltare il movimento aggressivo, l’insonnia febbrile, il passo di corsa, il salto mortale, lo schiaffo ed il pugno.
4.Noi affermiamo che la magnificenza del mondo si è arricchita di una bellezza nuova; la bellezza della velocità. Un’automobile da corsa col suo cofano adorno di grossi tubi simili a serpenti dall’alito esplosivo… un’automobile ruggente, che sembra correre sulla mitraglia, è più bello della Vittoria di Samotracia.
5. Noi vogliamo inneggiare all’uomo che tiene il volante, la cui asta ideale attraversa la Terra, lanciata a corsa, essa pure, sul circuito della sua orbita.
6. Bisogna che il poeta si prodighi con ardore, sfarzo e munificenza, per aumentare l’entusiastico fervore degli elementi primordiali.
7. Non v’è più bellezza se non nella lotta. Nessuna opera che non abbia un carattere aggressivo può essere un capolavoro. La poesia deve essere concepita come un violento assalto contro le forze ignote, per ridurle a prostrarsi davanti all’uomo.
8. Noi siamo sul promontorio estremo dei secoli!… Perché dovremmo guardarci alle spalle, se vogliamo sfondare le misteriose porte dell’impossibile? Il Tempo e lo Spazio morirono ieri. Noi viviamo già nell’assoluto, poiché abbiamo già creata l’eterna velocità onnipresente.
9. Noi vogliamo glorificare la guerra – sola igiene del mondo – il militarismo, il patriottismo, il gesto distruttore dei libertari, le belle idee per cui si muore e il disprezzo della donna.
10. Noi vogliamo distruggere i musei, le biblioteche, le accademie d’ogni specie, e combattere contro il moralismo, il femminismo e contro ogni viltà opportunistica e utilitaria.
11. Noi canteremo le grandi folle agitate dal lavoro, dal piacere o dalla sommossa: canteremo le maree multicolori e polifoniche delle rivoluzioni nelle capitali moderne; canteremo il vibrante fervore notturno degli arsenali e dei cantieri, incendiati da violente lune elettriche; le stazioni ingorde, divoratrici di serpi che fumano; le officine appese alle nuvole per i contorti fili dei loro fumi; i ponti simili a ginnasti giganti che scavalcano i fiumi, balenanti al sole con un luccichio di coltelli; i piroscafi avventurosi che fiutano l’orizzonte, e le locomotive dall’ampio petto, che scalpitano sulle rotaie, come enormi cavalli d’acciaio imbrigliati di tubi, e il volo scivolante degli aeroplani, la cui elica garrisce al vento come una bandiera e sembra applaudire come una folla entusiasta.”

Filippo Tommaso Marinetti

Una quotidiana pillola di saggezza o una perla di ironia per iniziare bene la settimana…

Ricordo di un ricordo… nell’anno del gatto

Ennesimo viaggio nello spaziotempo. Rovisto tra i miei tanti cassetti della memoria per cercarne l’esclusivo itinerario. Un confortevole e sicuro viaggio d’andata e ritorno in cui non m’annoio mai. E nemmeno mi stanco, perché gambe e braccia non temono le lunghe distanze della mente.
Il mio carburante è la musica, la mia musica, quella solita che m’accompagna fin da ragazzo, che non m’ha mai tradito addolcendo anche i momenti più amari della vita. La inserisco nel serbatoio dei ricordi e parto.

È l’Anno del Gatto e questa volta avevo dieci anni. Pensavo ancora a quelle domeniche silenziose di appena un anno prima, quando potevamo correre e giocare a pallone sulle strade deserte di periferia, e sfrecciare con le bici negli incroci deserti dei semafori spenti. Io e i miei amici, per un giorno alla settimana, padroni della città senza petrolio.

E ci speravo ancora. Speravo che quelle domeniche potessero tornare di nuovo. Ero ancora troppo piccolo perché i problemi dei grandi potessero interessarmi. Cos’era la crisi petrolifera? Non m’importava. La parola austerity per me era soltanto una buffa parola che sentivo ripetere ovunque, solo questo.
Ma quel sogno, durato il tempo di un film in superotto, non si realizzò. S’era ricominciato a giocare nei cortili, nei campetti recintati, lontani dal traffico e dai suoi pericoli.

È soltanto il ricordo di un ricordo, un prodotto di immagini sfumate. Eppure è rimasto tuttora ben presente, perché quei giorni strani, silenziosi, vissuti da me e dai miei amici come un regalo, non sono più tornati.

E proprio adesso, mentre scrivo queste righe senza troppa importanza, l’Anno del Gatto è ritornato. Strane coincidenze che si sommano, rimuginando nella solitudine notturna della mia stanzetta. Faccio una pausa, in fondo non ho molto da dire. Il disco gira e la musica sottolinea un legame mai interrotto tra questo presente e quel passato.
L’Anno del Gatto, ripete la canzone. I riff di pianoforte e basso, gli assoli di chitarra e sax, poi la voce di Al. La magia è tutta qui. Bastano queste note e quella voglia di viaggiare con la mente che non m’abbandona mai.

Avevo dieci anni e non capivo le parole della canzone, ma che importava? Bastava la musica a liberare le emozioni, e le emozioni non hanno argomenti, ma immagini in ordine sparso, attirate dalle note di una canzone trovata per caso una vita fa e mai più dimenticata.

Un luogo lontano, sconosciuto. L’orologio s’è fermato e non so dove andare, cosa fare. Ma non importa chi io sia o cosa faccia, l’avventura è dietro l’angolo. Ciò che conta per davvero è che verrai da me, nel tuo vestito di seta, pronta a sorridermi, a prendermi le mani e portarmi con te.

Nell’Anno del Gatto, oggi come allora, rivivo il sogno di una storia mai vissuta, e la nostalgia di una felicità forse mai posseduta.

The Year of the Cat (Al Stewart, 1976)

Il sapore acre della verità

di Lorenzo Bissi

È il sommo poeta Dante a dirci che l’evidenza ha il sapor di forte agrume.
Di certo Darwin lo ha scoperto quando, dopo aver elaborato e diffuso la teoria dell’evoluzionismo, si è trovato contro tutto il mondo cattolico, ed è stato preso di mira da moltissimi.
Questa vignetta vuole essere un insulto alle facoltà mentali di Darwin?
Non penso che la prenderà come un insulto. Lui stesso ha detto che “non esiste alcuna differenza fra l’uomo ed il mammifero più elevato per ciò che riguarda le facoltà mentali”…