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La notizia è di quelle che fanno rumore nel mondo dell`architettura, di quello industriale collegato e dei grandi record contemporanei: il principe Al-Waleed bin Talal, ricco uomo d`affari da oltre 20 miliardi di dollari e membro della famiglia reale Saudita, procederà da ora senza sosta con i lavori per la costruzione della sua futura torre in acciaio e cristallo, la Kingdom Tower, prevista a Gedda per il 2019. Una freccia scoccata nel punto più alto del mondo, pare oltre i 1000 metri, si mormora 1008 metri, ma ancora non è precisato il dettaglio finale.

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Il rendering della Kingdom Tower.

Prosegue di slancio nel terzo millennio ciò che dalla notte dei tempi è il sogno coltivato nella mente di uomini potenti, re e imperatori: ostentare attraverso il simbolo di una costruzione verticale che raggiunga e superi il cielo, oltre le nuvole, il potere inaccessibile ai più, il raggiungimento di una congiunzione tangibile fra il tempo terreno e il sovrannaturale, sospeso fra l`inquietudine, il tormento, la fama e l`insonnia degli architetti incaricati.
Gli esempi non mancano: dalla torre di Babele prepotente icona non ancora svelata appieno alta pare 90 metri, le piramidi egiziane alte oltre 140 metri o delle civiltà precolombiane nel Nuovo mondo, alle torri medievali cresciute nel tessuto urbano all`interno della competizione fra le varie famiglie nobiliari e i comitati d`affari, (a titolo di esempio fra le 100 stimate costruite in quel tempo a Bologna, la Torre degli Asinelli misura in altezza 98 metri) e, solo come modello dei tempi che stavano cambiando, la parigina Tour Eiffel alta 301 metri e simbolo dell`Esposizione Universale del 1889.
Dal XX secolo, con la costruzione delle prime torri americane, la Chrisler tower, la Trump tower, l`Empire State Building, se il successo commerciale e l`immagine rimangono la motivazione determinante, è la speculazione immobiliare che diviene trainante. Grazie al contributo delle nuove tecnologie progettuali e costruttive combinate all`innovazione dei materiali di rivestimento utilizzati nelle nuove torri, si introduce l`epopea dell`acciaio e del vetro quale abito conveniente e d`impatto, e diversi decenni dopo anche virtuoso e sostenibile.
Dagli anni Trenta del `900 le architetture verticali rappresentano i luoghi, sono i landmark per eccellenza. Archistar di tutto il mondo si sono confrontate, per la verità non sempre in modo originale, per far sì che il loro committente potesse toccare il cielo con un cristallo. Una grande emozione conquistarle queste vette e ve lo racconteremo.

Per vedere un breve video sulla costruzione delle Kigdom Tower clicca qui.

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Marco Bonora

Nato sul confine fra le province di Bologna e Ferrara, dove ancora vive e risiede . Si occupa di marketing e di progettazione nel settore Architettura per una industria vetraria, lavora in una multinazionale euroamericana. E’ laureato in Tecnologie dei beni culturali e in Scienze e tecnologie della comunicazione presso l`Università di Ferrara. Scrive articoli su riviste del settore e ha pubblicato due volumi tematici sul vetro contemporaneo innovativo e sul vetro artistico delle vetrate istoriate del `900 presenti nelle chiese del nostro territorio. Grande passione da sempre per i viaggi a corto e lungo raggio e il mare.

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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