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Lo avreste mai detto che andare a un concerto allunga la vita?
Che andare ai concerti fosse una bellissima esperienza non era certo un mistero, ma ora c’è uno studio scientifico secondo il quale partecipare a eventi aumenterebbe il nostro benessere. Così almeno sostiene Patrick Fagan, docente associato della Goldsmith’s University, specializzato in scienza comportamentale. In base ai dati raccolti, assistere a un concerto per venti minuti aumenta il benessere del 21%. Ai partecipanti sono stati forniti test psicometrici personalizzati e test di frequenza cardiaca, registrando un aumento dei sentimenti di autostima (25%), vicinanza agli altri (25%) e stimolazione mentale (75%) mentre assistevano a un concerto. Lo studio ha inoltre dimostrato che chi va ai concerti almeno una volta ogni due settimane, avrà più probabilmente felicità, appagamento, produttività e autostima ai massimi livelli.
E se arrivassimo a considerare la musica e gli altri eventi dal vivo, dai festival alle stagioni sinfoniche e liriche, di prosa e di danza, come un complesso di produzioni culturali, parte di un più ampio sistema di welfare per fare dei territori e delle città ambienti accoglienti, socialmente coesi e sicuri?

In Italia si stanno attivando numerose iniziative volte allo sviluppo, alla facilitazione e al sostegno dell’industria della musica dal vivo per il riconoscimento del suo valore sociale, culturale, economico in termini di indotto e di occupazione. È necessario affrontare il mondo della musica e dello spettacolo dal vivo, e dei professionisti che vi lavorano con passione e impegno, trasformando in lavoro un modo di essere – l’essere artista – con una visione d’insieme, proponendo una ridefinizione dei diritti e dei doveri in un’ottica di sistema e mettendo al centro la legalità e il valore sociale, culturale ed economico del settore.
È quello che cerca di fare Doc Servizi, nata nel 1990 a Verona, una cooperativa di professionisti dello spettacolo dal vivo, che si sta aprendo anche alle altre professioni dell’arte, della creatività, della cultura e che dal 2016 è presente anche a Ferrara.
Doc Servizi è diventata ormai una rete di diverse realtà, in grado di offrire diversi tipi di servizi e di agire su vari fronti. Dopo Federico Rasetti, ferrarese, direttore di KeepOn LIVE – il circuito nazionale che promuove e sostiene la cultura della musica italiana originale dal vivo – Ferraraitalia ha intervistato Andrea Ponzoni, da aprile 2017 product manager in Doc Live, altro nodo della rete Doc Servizi per la musica dal vivo, che in realtà si occupa di management di eventi live a tutto tondo.
Solo per fare un esempio Doc Live è media partner di 1 M Next, il contest per il concertone del 1 maggio ormai alle porte. 1 M Next è organizzato da iCompany ed è dedicato a proposte artistiche inedite ed emergenti. Il voto del pubblico si è sommato a quello di una giuria di qualità: sono usciti i 12 finalisti che si sono esibiti sul palco del FELT Music & School. La giuria composta dal presidente Massimo Cotto (autore, scrittore, giornalista, speaker Virgin Radio), Massimo Bonelli (organizzatore Concerto Primo Maggio), Max Bucci (direttore artistico Rock in Roma), Mattia Marzi (giornalista per Rockol), Diletta Parlangeli (giornalista per Il Fatto Quotidiano, La Stampa.it e Wired Italia), Marta Venturini (autrice, compositrice, arrangiatrice e produttrice artistica), ha decretato i 3 finalisti, Erio, La Municipàl, Zuin, che si esibiranno sul palco del concertone, quando verrà decretato il finalista.

Qual è la situazione degli eventi live in Italia e in Europa?
La musica live in Italia e in Europa gode di ottima salute. Dai dati forniti da Assomusica nel 2017, l’Italia è al sesto posto per fatturato mondiale con un profitto di circa “721 milioni di euro e una previsione di crescita per il 2021 pari a 832 milioni”.
La cosa più interessante e rischiosa allo stesso tempo è vedere come l’interesse per i gruppi considerati ‘emergenti’ sia sempre più grande. Basti pensare a band come i Canova – o Coez, Carl Brave x Franco 126 – che nel giro di un anno sono passati dai piccoli club ai sold-out nelle grosse venues. L’opportunità è generare sempre più interesse e favorire il ricambio generazionale, il rischio è che si brucino le tappe andando alla ricerca forsennata del nuovo, senza dar tempo ai ‘giovani’ di crescere, facendo una giusta gavetta.
E’ evidente, tuttavia, che si sia davanti a una nuova onda musicale, lo si può notare anche nel cambio di line-up di festival e manifestazioni più istituzionali: ce lo dicono Mirkoeilcane e Lo stato Sociale a Sanremo e la programmazione del Concertone del 1 Maggio. Ora la prossima sfida è lavorare per esportare sempre più musica italiana, con strutture e realtà atte a dare consulenza, promozione e con l’opportunità di creare reti internazionali.

Come fa oggi un’artista a crearsi un proprio spazio nel mercato e di cosa parliamo precisamente quando usiamo il termine ‘mercato’ nel settore delle professioni artistiche?
Il mercato è cambiato, l’abbiamo detto più volte. Proprio in questi giorni, per esempio, ci si interroga sull’utilità per un artista di produrre ancora musica su formato fisico (cd). Quando parliamo di ‘mercato’ parliamo di diffusione in streaming, merchandising, sincronizzazioni, diffusione nelle radio instore, endorsement e live. Per gli artisti diventa sempre più necessario considerare tutti questi aspetti ed essere autonomi, dalla gestione dei social al rapporto con la fan base, dal merchandising alla realizzazione dell’evento.

Difficile essere artista. Facile farlo. Questa frase sintetizza la mission di Doc Live?
Certamente, l’obiettivo è proprio facilitare i processi burocratici e studiare percorsi manageriali che possano snellire le attività dell’artista, accompagnandolo in ogni fase.

Quando è nata Doc Live e perché?
Doc Live è nata nei primi mesi del 2017 per venire incontro all’esigenza di creare opportunità lavorative, fornire consulenze artistiche e occuparsi di management in generale. In particolare ci sta a cuore lo studio di nuovi prodotti, dalla gestione centralizzata del ticketing alla pianificazione del merchandising nelle piccole-medie produzioni. Come disse un grande editore, Toni Verona, la parte difficile non è far entrare i cd nei negozi, ma capire come farli uscire! Noi ci proviamo, attuando tutta una serie di attività mirate.

DocLive quindi non si occupa solo di musica, ma di management artistico e di eventi live a tutto tondo? Quali servizi? Quale rete?
Ci siamo occupati di vari eventi: dalla direzione artistica della Festa della Musica di Milano alla produzione di Arezzo Wave Love Festival; abbiamo prodotto la finale di Sziget & Home Festival del 2017 e coordinato le stagioni musicali di molte città, da Pavia a Desenzano del Garda. Inoltre collaboriamo con molti locali italiani, sempre come consulenti. In sostanza non siamo un’agenzia, ma lavoriamo con tutte le agenzie. Questa è la nostra rete: gli artisti del circuito Doc Servizi e non, più di 2000, le più importanti agenzie italiane, i promoter europei, le aziende che collaborano con noi. Inoltre gestiamo il management di alcuni artisti emergenti: Veronica Marchi, Barriga, Alessandro Sipolo, finalista di Musiccultura 2017. Da quest’anno abbiamo anche iniziato a produrre qualche format originale, tra i quali ‘Lady Day’, al quale teniamo particolarmente, spettacolo sulla sensibilizzazione contro la violenza sulle donne nato in collaborazione con Lilium Produzioni.

Uno degli elementi su cui puntate è la capacità di proporre soluzioni innovative in un settore in continuo cambiamento, qual è il vostro segreto?
Mi verrebbe da dire che la nostra forza sono le persone che decidono di sposare la filosofia della cooperazione e della rete. La condivisione di esperienze e contatti fa si che ci siano persone – anagraficamente più giovani – che portano freschezza e idee che, messe in relazione con l’esperienza di persone più mature, riescono a creare un giusto mix tra autorevolezza e innovazione.

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Redazione di Periscopio


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

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