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Scrivendo un poema sul Palio, in dialetto ferrarese e in ottave, Luigi Vincenzi racconta la storia di Ferrara.
Illustrando i significati degli stemmi delle contrade cittadine l’autore espone vicende e personaggi storici in 10 canti (una invocazione, 4 rioni, 4 borghi, un epilogo).
Il piglio narrativo, la scrupolosità documentaria, la ricchezza del lessico, il garbo poetico, ne fanno una gradevole lettura e rilettura.
Di seguito si riportano le prime ottave del poema.
(Ciarìn)

Iηvucazión

I
Oh zirudlàr BUIÀRD, ARIÒST e TASS
ch’avì cantà dil dònn, di cavaliér,
di viaź iη ziél e iη mar e ad tuti i pass
fat veramént o fat sól col peηsiér,
gnim in aiut che ag’ho ‘l zarvèl ‘ch va in fas
par vlér rivìvr adès, cóm s’al fus iér,
al cmaηzipiàr dal Palio e d’ogni imprésa
dal Pòpul fata e dala Córt fraréśa.

II
Ag’ho ad bisógn dla vostra ispirazióη
parché trop grand l’impégn, a mi l’am par,
par il mié sóli fòrz! La presunzión
ad vléram, come tanti, zimentàr
iη chi òt “vèrs” che, iη Vu, i s’è fat caηzóη,
la tiéη beη cónt che forse am putì dar
i scart, il briś dla vostra rima rara
parché aηca mi a canta la mié Frara.

III
Oh, Frara! Frara! Che zità d’incànt!
E nò sól pr al tò Dòm, al tò castèl,
Marfisa e Schifanòia, ch’i è impurtant
coη Ca’ Romèi e Saη Fraηzésch tant bel,
Saη Dmenagh, Saη Cristòfar, i Giamànt,
Saη Paul, Saη Giuliàn e Rigobèl…  (1)
mo chil stradìη zó ‘d maη, chi cantuηzìη,
chil fnèstr iη còt, purtài e balcuηzìη;

IV
cl’architetùra seηza tant pretéś
ch’as véd int ill strad vèci dla zità;
chi cvèi fat con amór, seηza tant spéś
e fórse con uη póch ad vanità,
che ogni tant it làsa uη póch surpréś
e che iη nisùna guida viéη zità.
Al fàsin tò l’è chì, Frara, e al tò cuór!
Chi ‘riva a tgnósrat béη, vibra d’amór!…

V
L’amór par Frara e pr ill sò tradizióη
l’è viv e fòrt in tut i vér frarìś:
pastìz, salama e pan li è creazión,
iηsiém al pampapàt, da paradìś!…
E ogni ann as fa n’evucazión,
iη maģ a Frara, a źura chi av al diś:
a sfila persunaģ tut paludà
con i più bèi custùm di témp andà!

VI
A sfila al PALIO!! – Al PALIO! Mo cus èl? –
-L’è un di più bèi cvèi! ‘Na canunà!
S’t’avdìs par Zvèca che stupénd zapèl
d’òman e dònn ad vlud imburdunà
e ad raś e ad séda! E dòp déntr int l’anèl
dla piaza ad clu d’Ariòst, pin cucunà,
a du par du a cór i òt cavài
a pél muntà e seηza tant źavài! –

VII
Al PALIO ad Frara opur, diś Muradór,  (2)
quél ad Saη Źorź, l’è nat da sètzént’ann
col Śgónd di Ubìzz Esténs, ad Frara Sgnór  (3)
e ad Modna e Reź. D’alóra con dl’afàn
par via di sècul briśa tuti d’òr,
tra silenziosi paś e stus ad cann,
l’è arturnà a sfilàr pr il nòstri strad
mitènd iη sgaźuvìglia il j’òt cuntràd…

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Palio di Ferrara ,1970 corsa dei somari

(1)”Rigobel”, torre crollata nel 1550. Ricostruita nel 1928, oggi è denominata Torre della Vittoria.
(2)“Muradór”: Ludovico Antonio Muratori (1672-1750), storico.
(3) “Obizzo II d’Este” fu il vero primo Signore di Ferrara (1264), Modena (1289) e di Reggio (1290).

Invocazione
I
Oh cantastorie Boiardo, Ariosto e Tasso / che avete cantato delle donne, dei cavalieri, / di viaggi in cielo e in mare e di tutti I passi / fatti veramente o fatti solo col pensiero, / venitemi in aiuto che ho il cervello che va in fascio / per voler rivivere adesso, come se fosse ieri, / il cominciare del Palio e di ogni impresa / fatta dal popolo e dalla Corte ferrarese.

II
Ho bisogno della vostra ispirazione / perchè troppo grande l’impegno, a me pare, / alle sole mie forze! La presunzione / di volermi, come tanti, cimentare / in quelle “ottave” che, in Voi, si son fatte canzoni, / tiene ben conto che forse potete darmi / gli scarti, le briciole della vostra rima rara / perché anch’io canti la mia Ferrara.

III
Oh, Ferrara! Ferrara! Che città d’incanto! / E non solo per il tuo Duomo, il tuo castello, / Marfisa e Schifanoia, che sono importanti / con Casa Romei e San Francesco tanto bello, / San Domenico, San Cristoforo, I Diamanti, / San Paolo, San Giuliano e Rigobello… / ma quelle stradine giù di mano, quegli angolini, / quelle finestre in cotto, portali e balconcini;

IV
quell’architettura senza tante pretese / che si vede nelle vecchie strade della città; / quelle cose fatte conamore. Senza tante spese / e forse con un po’ di vanità, / che ogni tanto ti lasciano un po’ sorpreso / eche in nessuna guida vengono citate. / Il fascino tuo è qui, Ferrara, e il tuo cuore! / Chi arriva a conoscerti bene, vibra d’amore!…

V
L’amore per Ferrara e per le sue tradizioni / è vivo e forte in tutti I veri ferraresi: / pasticcio, salama e pane sono creazioni, / insieme al pampapato, da paradiso!… / E ogni anno si fa una rievocazione, / in maggio a Ferrara, giura chi ve lo dice: / sfilano personaggi tutti paludati / con i più bei costumi dei tempi andati!

VI
Sfila il PALIO!! – Il PALIO! Ma cos’è? – / -È una delle più belle cose! Una cannonata! / Se vedessi per Giovecca che stupenda confusione / di uomini e donne abbigliati di velluto / e di raso e di seta! E dopo dentro l’anello / della piazza d’Ariosto, piena zeppa, / a due per due corrono gli otto cavalli / montati a pelo e senza tanti orpelli.

VII
Il PALIO di Ferrara oppure, dice Muratori, / quello di San Giorgio, è nato da 700 anni / con Obizzo II d’Este, signore di Ferrara / di Modena e Reggio. Da allora con affanno / per via di secoli non tutti d’oro, / tra silenziose paci e cannonate, / è ritornato a sfilare èer le nostre strade /mettendo in gozzoviglia le otto contrade.

Tratto da: Luigi Vincenzi (Tamba), Al palio ad Frara : Uη póch ad storia fraréśa iηmasćiada con uη póch ad fantasia e con uη spizgòt ad ciàcar tramandàdi da padr’ iη fiòl, vista atravèrs il bandiér e il stem dil cuntràd dal nòstar Palio, e cuntàda int una lónga zirudlàza semiseria in utàvi, int al dialèt ad Frara, Ferrara, La Voce di Ferrara, 1987

Luigi Vincenzi (Bondeno 1926 – Ferrara 2011)
Maestro elementare, poeta e studioso del vernacolo, fine dicitore, segretario storico del Tréb dal Tridèl. Aveva due scutmài: Gigi per gli amici, Tamba in ambito dialettale. Altre pubblicazioni: A filò sóta al pónt ad San Źvann (1978), Grépul (2003), Vocabolario italiano – ferrarese (2007), Noz d’arźént col nòstar bel dialèt (2007).

Al cantóη fraréś: testi di ieri e di oggi in dialetto ferrarese, la rubrica curata da Ciarin per Ferraraitalia, esce regolarmente ogni venerdì.
Per leggere le puntate precedenti clicca [Qui]

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Ciarin


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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