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Giorno: 1 Aprile 2014

La centrale a biogas di Goro fa paura, si profila una marcia indietro

Non vogliono la centrale biogas ad alghe nella Sacca di Goro, “è troppo pericolosa”, dicono: incerti ambientali, rischi d’incidente e incognite sulla salute pubblica. Troppe ombre sul futuro dei loro figli e dell’economia costiera giocata sull’industria delle vongole e, da qualche tempo, anche sul turismo naturalistico.

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Probabile marcia indietro sulla costruzione della centrale biogas di Goro, evidente la pericolosità per salute e ambiente

Parola del neonato Comitato antibiogas, presieduto da Angelo Morinelli e radunato in assemblea ieri sera per ribadire il “no” all’impianto industriale. Per il Comitato il d-day più importante sarà il 9 aprile, quando i dissidenti raggiungeranno in bus la Provincia di Ferrara per fare una pacifica pressione sulla conferenza dei servizi, perché rinunci all’idea di dare il via libera all’impianto.
La centrale, curata fin dal progetto da alcune società della holding forlivese Cclg spa, il cui business contempla tra gli altri la sfera delle energie rinnovabili, ha perso fascino strada facendo. La valorizzazione energetica delle alghe si è afflosciata, per eliminarle dalla Sacca si cercheranno soluzioni alternative.
Salvo colpi di scena, il Consiglio comunale, a febbraio favorevole all’impianto tanto da piegare un terreno agricolo alle esigenze della sua costruzione, farà marcia indietro revocando la propria delibera. “Sono venuti meno i requisiti di interesse pubblico con cui è stata giustificata la posizione dell’Amministrazione – spiega Cristina Fabbri, vice presidente del Comitato – Il passo indietro del Comune ci fa molto piacere”. Parole diplomatiche, utili alla causa, ma dalle retrovie le voci sono altre: il ripensamento comunale era inevitabile, i presidenti delle cooperative hanno ritirato l’adesione all’accordo raggiunto con la società costruttrice della centrale e, di conseguenza, è decaduta la voce “interesse pubblico” su cui si reggeva il progetto.

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Probabile marcia indietro sulla costruzione della centrale biogas di Goro, evidente la pericolosità per salute e ambiente

L’assenza del sindaco e della maggior parte degli amministratori non smentisce il pensiero che serpeggia in sala ed esprime lo strappo tra la politica, le sue scelte e la società civile. A gettare acqua sul fuoco è il presidente Morinelli, che giudica gli amministratori colpevoli di superficialità per non aver approfondito i pro e i contro della produzione di biogas e compost dalle alghe. “In realtà l’apporto delle alghe è pari al 30 per cento di quanto si dovrebbe bruciare, sono solo un pretesto per creare l’impianto. Sarebbe meglio usarle per fare compostaggio senza le emissioni di tre motori sempre accesi e la presenza di serbatoi con liquidi inquinanti”, precisa il ruralista Michele Corti, docente universitario di zootecnia di montagna all’Università di Milano e ospite della serata organizzata dal Comitato. “Gli impianti sono forzature spinte dagli incentivi – dice – Si parla di usare scarti di legno, ma chi garantisce non siano trattati con sostanze nocive?”. Cosa si manda in fumo? Liquami zootecnici, fanghi industriali, cascami di animali macellati? Quali rifiuti? E, soprattutto, quali sostanze gassose si mescolano all’aria? Gli interrogativi di Corti sono quelli di tutti i presenti, tanto più che la visura camerale relativa alla ditta di costruzione della centrale, riferisce della presenza nella cordata di un’azienda di smaltimento di rifiuti industriali, urbani e tossici. Il che è motivo di grande preoccupazione per i goresi. “Se siamo qui non è certo per la politica, ma per il nostro futuro e quello dei nostri figli”, ribadisce Cristina Fabbri.

“La ditta dice che sosterrà i costi di costruzione dell’impianto, in realtà li paghiamo in bolletta, sono soldi che rientrano nei generosi incentivi dell’Italia – continua il professore – C’è poi molto da dire sulla posizione della centrale, in una zona confinante con il Parco del Delta del Po, nella Sacca, dove la profondità dell’acqua non supera i 60 centimetri. Basta un incidente, anche il più piccolo, per compromettere un ambiente tanto fragile”. La lista delle controindicazioni è senza fine: dal rischio di esondazione, che vedrebbe sommerso l’impianto e versati gli inquinanti in un mare stagnante, a quello di una perdita che potrebbe infilarsi nell’idrovora di Bonello con un conseguente disastro per gli allevamenti di vongole. “E’ una centrale complessa, l’unica in riva al mare, dove la salsedine con la sua potenza corrosiva, potrebbe favorire il deteriorarsi prematuro dell’impianto e dare vita a problemi seri per la salute e l’ambiente – continua – Faccio un esempio, se si versa per sbaglio il compost prima che sia stabilizzato ci si può trovare a fronteggiare batteri pericolosi”. Salmonella, eutero cocchi coliformi e molti altri bacilli pericolosi per l’uomo e anche per l’habitat marino. Lo sanno bene in Germania, dove le biogas sono responsabili della metà delle emergenze ambientali da incidente. L’Italia è sulla buona strada. Un esempio per tutti: il divieto di balneazione sul Garda tra Padenghe e Lonato durante la passata stagione estiva. C’è poco da scherzare.

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Probabile marcia indietro sulla costruzione della centrale biogas di Goro, evidente la pericolosità per salute e ambiente

Arrivato al capitolo economia, Marchi ricorda come sia impensabile sposare la ciclabile panoramica, pensata per il turismo naturalista, con la presenza di un impianto industriale circondato dal filo spinato, con silos alti 10 metri mimetizzati da una siepe di cipressi dalla quale emergono quattro metri di serbatoi d’acciaio verde sulla cui cima, di tanto in tanto, brilla una torcia alta sette metri. Cose da Blade Runner. Ce n’è quanto basta per smorzare l’entusiasmo turistico che si cerca di accendere intorno al Parco del Delta del Po in ogni fiera internazionale dedicata alle vacanze verdi. Insomma, bisogna decidere cosa si vuole essere. Parco o ricettacolo di strutture industriali? Qual è la scelta politica definitiva di fronte a convivenze impossibili? La tutela dell’ambiente non può conciliarsi con la sua industrializzazione, che nulla c’entra con lo sviluppo. “Il Parco del Delta del Po ha consegnato le proprie osservazioni alla Provincia durante la Conferenza di Servizi del 27 febbraio, contenevano diversi interrogativi e richiami alle prescrizioni previste dall’ente di tutela. E’ stupefacente come il Comune non abbia tenuto conto degli strumenti sovraordinati prima di esprimersi positivamente sulla realizzazione della centrale – spiega Marino Rizzati presidente del circolo Delta Po Legambiente – Sono stati ignorati vincoli che impediscono la costruzione di questo tipo di impianti. E’ noto come nelle zone pre-parco i rifiuti, perché di questo si tratta, non possano essere lavorati. Speriamo che il passo indietro dell’Amministrazione sia di buon auspicio, in caso contrario il Comitato dovrà denunciare le violazioni di legge”.

L’augurio, insiste Rizzati, è quello di una soluzione dettata dal buonsenso e dalla legalità. Una soluzione ispirata dalla consapevolezza di dover arginare i rischi elencati da Luigi Gasparini di Medici per l’Ambiente. “Le emissioni delle biogas sono considerate falsamente frutto di energia rinnovabile – dice – le quantità di biossido di azoto per le biogas sono dalle 5 alle 10 volte superiori a quelle consentite per le centrali turbogas”. Anche sull’aria non ci siamo. Troppi inquinanti e parametri, dice Gasparini, tarati sugli adulti piuttosto che sui bambini. Va da sé l’aumento dei rischi per la salute.
“I sindaci possono fare molto per impedire la costruzione di una biogas purché intervengano per tempo”, spiega in una video intervista l’avvocato Maria Calzoni. “In sede di Conferenza di Servizi il soggetto più importante è il primo cittadino, che ben conosce il suo territorio e quindi dovrà verificare se è idoneo ad accogliere una centrale”. E ancora: “Il Comune di Goro per difendere la salute e la sicurezza può insistere sul fatto che l’impianto stravolge la programmazione del territorio. Nella provincia di Padova un sindaco ha bloccato sette centrali e quando un primo cittadino si unisce a un comitato le cose cambiano”, conclude.

Non è il caso di Lendinara da dove proviene Antonella Marzara di Intercom Ambiente, un impegno per l’habitat nato dalla malattia, la leucemia, che l’ha colpita. “Vivo circondata da centrali biogas e spero che qui non si faccia – esordisce – Intorno a casa ce ne sono quattro, bruciano di tutto. Ogni 12 minuti passano 30 camion, di notte e di giorno, sono carichi di scarti puzzolenti tanto da non stendere nemmeno più i panni all’aperto, sto con le finestre chiuse per il cattivo odore”. Da sentinella dell’ambiente ha controllato l’attività degli impianti, fotografato, catturato immagini proibite di una poltiglia scura, il digestato, sparpagliato sui campi alla chetichella. Ha denunciato ed è stata minacciata. “Ho ricevuto dei proiettili, a quel punto è intervenuta la magistratura – racconta – Il problema è che di fronte agli incidenti, le domande su effetti e responsabilità restano senza risposta. E’ il modo di operare di finti agricoltori a caccia di incentivi statali facili”. E ancora: “La Bagnolo Power è a 300 metri dall’ospedale di Trecenta, lavora come un inceneritore, brucia 5 mila chili di legno l’anno – spiega – E’ come se 22 mila camini urbani fossero sempre accesi. Vogliamo parlare di chi brucia rifiuti ospedalieri e poi si regala il compost. Il 25 aprile alla Bio Power c’è stata un’implosione, i gas sono comunque fuoriusciti, quanti e quali non è dato sapere. Mancava persino la centralina prevista dalla legge per fare i rilevamenti. Tutto questo per dire che il fenomeno non può essere ignorato”. Non si può sopportare, come le è successo, di sentirsi dire che la malattia è un danno collaterale accettabile a fronte dei vantaggi offerti dal progresso. Molto meglio un passo indietro.

Ecco il nuovo numero de “L’Aratro”, il notiziario Coldiretti di Ferrara

da: ufficio stampa Coldiretti

Già disponibile sul sito della federazione il numero di marzo-aprile del notiziario Coldiretti dellanostra provincia, con molti temi di riflessione.

In attesa dell’invio postale è già possibile leggere il nuovo numero dell’Aratro, il notiziario periodico di Coldiretti Ferrara scaricandolo dal sito www.ferrara.coldiretti.it
Anche sul numero di marzo-aprile una ricca panoramica di temi di attualità organizzativa, tecnica, fiscale eprevidenziale, con alcuni approfondimenti e riflessioni.
A partire dall’editoriale del presidente Gulinelli, all’intervento del direttore Zepponi che ci riportano alla progettualità Coldiretti ed agli impegni che coinvolgono tutta la struttura in modo sinergico con le direttive nazionali e regionali, che troveranno anche occasione di confronto con una serie di incontri assembleari interregionali (a fine maggio a Firenze per quanto riguarda la nostra provincia).
E ancora la querelle sul Parmigiano Reggiano e più in generale sul diverso posizionamento di Coldiretti in certi ambiti, in particolare sulla cooperazione, da restituire alla sua primigenia vocazione di servizio e di reddito per le imprese e non per se stessa.
Le attesa per il lavoro del Governo Renzi sul fronte agricolo e agroalimentare con il ministro Martina, il resoconto dell’assemblea nazionale di UECOOP, e le attività dei Giovani rendono il senso di un lavoro quotidiano di rappresentanza nei confronti delle imprese e dei nuovi imprenditori che Coldiretti pratica da sempre.
Completano il quadro le attività di Donne Impresa, che in queste settimane è particolarmente impegnata con il progetto Scuola, sia nelle scuole primarie che con un progetto specifico all’Istituto Navarra, dei pensionati, di Campagna Amica con la collaborazione con LILT Ferrara, dell’Università di Ferrara che da questo numero pubblica i risultati del progetto ZEOLIFE, di CreditAgri Italia con le linee di credito per le anticipazioni PAC, con le notizie del Patronato EPACA, dell’Ufficio Paghe, dell’Ufficio Servizi Innovativi, del servizio fiscale tributario riguardo le novità su IMU e TASI.
Spazio infine alle pagine tecniche del CAA sulla nuova PAC e sulle novità del Piano per l’utilizzo sostenibile dei fitosanitari in agricoltura (PAN), al consueto mercatino a disposizione dei soci e con la pagina di informazione medico sanitaria.
Sul fronte sindacale la sottolineatura della istituzione della Fondazione contro i crimini nel settore agroalimentare, il cui osservatorio sarà diretto da Giancarlo Caselli con l’impressionante report su mafia e agroalimentare, sulla discutibile denominazione di molti prodotti con appellativi che si richiamano alla malavita ed a personaggi malavitosi, in una equazione che mette sullo stesso piano l’Italia ed i suoi prodotti con la mafia, e che gli italiani condannano e rifiutano.

movimento5stelle

Dopo un mese ancora nessuna risposta dall’Ausl sulla legionella all’Hospice di Codigoro

da: Andrea Castagnoli, Consigliere Comunale MoVimento 5 Stelle Codigoro

Al Consiglio Comunale del 26 febbraio scorso, abbiamo presentato un’interrogazione (allegata), dove ponevamo diversi quesiti all’Ausl in merito alla presenza di legionella presso l’Hospice di Codigoro. Dopo un mese il Sindaco ci ha comunicato che è ancora in attesa della risposta del Direttore Generale Ausl e del Direttore del Distretto Sud-Est. Auspichiamo che i due Direttori inviino la documentazione richiesta quanto prima, considerato che non solo sono scaduti i 30 giorni di tempo previsti dal Regolamento Comunale, ma con questo ritardo disconoscono, di fatto, l’autorità del Sindaco in materia sanitaria, visto che in questo modo non è in grado di conoscere e diffondere le informazioni richieste in merito ad un tema così delicato. In particolare, avevamo depositato una prima interrogazione il 28 novembre, non appena il caso era emerso sulla stampa, e dopo aver ricevuto la documentazione abbiamo formulato i seguenti quesiti, che sintetizziamo: richiesta di una copia dei campioni effettuati all’Hospice dopo il 28 novembre, in particolare quelli del 18 dicembre scorso, annunciati dall’ex Direttore Sanitario del Distretto Sud-Est Dott. Guerra per capire se i valori si erano abbassati, rispetto a quelli descritti nella relazione prodotta dall’Ausl. Inoltre, abbiamo formulato questa semplice domanda: perché quando ci fu il caso di legionella presso la Casa Protetta a novembre 2011, si stabilì che 50 ufc/l (unità formanti colonia per litro) era il valore accettabile per quella struttura, come mostrano i documenti che ci fornì la stessa Casa Alma all’epoca, mentre all’Hospice, dove sono ricoverati pazienti con problematiche specifiche, si dichiara che la soglia di 10.000 ufc/l di legionella sia un valore accettabile? In cosa si differenziano le due strutture? Questi i quesiti che attendono risposta, speriamo celere da parte dei due Direttori Ausl Saltari e Serra, visto che i tempi per ottenere gli esiti dei campionamenti e per il resto delle domande è stato più che sufficiente.

Cordiali saluti,
Andrea Castagnoli
Consigliere Comunale – MoVimento 5 Stelle Codigoro

Gualtiero Calanca riconfermato alla presidenza di 50&PIU’

da: ufficio stampa Ascom Ferrara

50&PIU’ (associazione sindacale aderente al sistema Confcommercio e che si occupa degli over 50) ha riconfermato il suo presidente: si tratta di Gualtiero Calanca che rimarrà in carica fino al 2019. La rielezione di Calanca è frutto di un percorso che ha visto l’assemblea elettiva convocata a fine marzo.
Nel suo compito sarà affiancato da dieci componenti di consiglio anch’essi in carica per il prossimo quinquennio: Schiavi Carlo (vicepresidente vicario), Peruzzi Pietro, Zaccarini Rino, Lodi Enzo, Bonora Riccardo, Coletta Gianni, Cavallari Gaetano, Sturla Avogadri Paolo (vicepresidente), Cavallini Tullio e Succi Alberto.

“Il nostro è un impegno a lavorare fianco a fianco di tutti i consiglieri – commenta il presidente Calanca – nella realizzazione di un programma aperto sempre più attento alle esigenze del sociale”.
“Intendo complimentarmi – ha esordito il presidente di Ascom Confcommercio Ferrara Giulio Felloni – con Gualtiero Calanca per la sua riconferma alla guida di 50&PIU’. Sono certo che i rapporti di collaborazione tra Ascom e 50&PIU’ si rafforzeranno con nuove iniziative sempre più attente al tessuto sociale in un momento complesso in cui è necessario fronte comune alle esigenze delle categorie”.
L’associazione sindacale 50&PIU'(che ha sede in via Baruffaldi, a Ferrara, presso la storica sede di Ascom) si muove su tre livelli: il patronato 50& PIU’Enasco, la promozione delle attività turistiche e culturali per la terza età ed il centro 50& PIU’Caaf (gestione fiscale e dichiarazioni dei redditi).

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Sos mal di testa: cefalee tensive addio con l’osteopatia

Mal di testa, cefalea, emicrania sono problemi comuni: chi non ha mai avuto un mal di testa nella vita? Manager, filosofo, impiegati, una casalinghe, tutti hanno fatto esperienza del mal di testa.
mestruale che, sviluppandosi durante la pubertà, aumenta col passare degli anni e che si risolve solo con la menopausa. I contraccettivi, è risaputo, in alcune donne sono causa di cefalea, in altre la cura. La cefalea è meno frequente durante la gravidanza.

La varietà degli aspetti patologici ha spinto alla classificazione, nel tentativo di codificare i vari tipi di cefalea.

Quelle maggiormente diffuse (secondo la Classificazione Ihs) e di tipo primario, sono tre:
1. emicrania: caratterizzata da dolore pulsante che colpisce un lato della testa;
2. cefalea tensiva: caratterizzata dalla presenza di dolore acuto sui muscoli del capo, del collo e delle spalle;
3. cefalea a grappolo: nella quale il dolore è molto intenso e può insorgere anche di notte o ad orari fissi durante il giorno.

Le cefalee secondarie, invece, dipendono da altre patologie, quali glaucomi, ipertensione endocranica, ematomi. Il meccanismo scatenante la patologia consiste in una fase di vasocostrizione (il lume del vaso venoso si riduce rallentando così il passaggio del sangue), seguita da una vasodilatazione (il suddetto vaso recupera il diametro ottimale), che si esprime con dolore e stimolazione neuronale.

Il fattore scatenante l’emicrania è, quindi, l’eccessiva stimolazione del nervo trigemino, responsabile dell’innervazione dei vasi sanguigni intracranici, a cui consegue il cambiamento interno del sistema vascolare.

Nel caso delle cefalee tensive, a ciò si aggiunge anche l’interessamento della muscolatura cervicale. La sua insorgenza è in questo caso associata alla stimolazione delle terminazioni nervose dolorifiche del cranio situate in corrispondenza dei tessuti molli extracranici (cute, muscoli, arterie, occhio, orecchio e cavità nasali e bocca) ed in strutture intracraniche (seni venosi e loro vene tributarie, osso, arterie cerebrali, nervi trigemino, vago e glossofaringeo). Il tessuto cerebrale, invece, essendone sprovvisto è insensibile al dolore. La cefalea è quindi un sintomo, tuttavia gli attacchi sono così intensi che, a causa della grande pressione, i nervi nel cranio incominciano a pulsare ed il paziente viene inabilitato persino ad un impegno normale di vita.

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Cefalea e osteopatia

Nonostante la ricerca si sia adoperata al fine di scoprire le cause della cefalea, gli interrogativi sono ancora molti: da cosa dipende la cefalea? E’ una risposta allergica a qualcosa che mangiamo o respiriamo? Ha una qualche relazione con la postura che teniamo al lavoro, o stando seduti o in posizione eretta? E’ un prodotto della tensione della vita di oggi giorno, un modo per alleviare la frustrazione? Oppure è dovuta a problemi biomeccanici del collo o della testa stessa? L’osteopata può dare una risposta? Certi cambiamenti meccanici, a livello cervicale, possono essere il motivo di continue od intermittenti cefalee. E’ stato riscontrato che questi cambiamenti rispondono bene alla manipolazione osteopatica perché in grado di ridurre buona parte degli stimoli irritativi, responsabili della sensazione di dolore.

Questi tipi di cefalea possono insorgere al mattino al risveglio, possono essere accusati a livello occipitale o a livello frontale, e possono migliorare da soli durante la giornata, e liberare il paziente dal dolore fino al risveglio del mattino seguente. Ma man mano che passano gli anni si fanno sempre più persistenti, ma il trattamento osteopatico può alleviare il dolore anche in pazienti anziani.

Dr. Nuccio Onofrio Russo D.O.
Osteopata albo ROI

“Le donne nella storia contemporanea”, nuova conferenza per il ciclo di iniziative promosse dall’A.N.P.I.

da: ufficio stampa Comune di Comacchio

Con la conferenza “Le donne nella storia contemporanea” prende il via sabato 5 aprile il ciclo di iniziative promosse dall’A.N.P.I. di Comacchio, con il patrocinio dell’Amministrazione Comunale, dell’Amministrazione Provinciale di Ferrara e dell’Ente di gestione per i parchi e le biodiversità – Delta del Po, in occasione della Festa di Liberazione. La conferenza, con inizio alle ore 9.30 nella sala polivalente “San Pietro” di Palazzo Bellini (ad ingresso gratuito), metterà in luce tanti aspetti del ruolo pubblico della donna nel corso del Novecento, a partire dalla conquista del diritto al voto nell’immediato dopo-guerra (Referendum istituzionale del 2 giugno 1946). La conferenza-dibattito è sostenuta anche da SPI-CGIL, Udi-Spazio Donna di Comacchio e dal Centro italiano Femminile – sezione di Comacchio. Dopo i saluti delle Autorità, interverranno tra gli altri, Renata Talassi e Paola Castagnotto dell’ANPI provinciale di Ferrara. Coordinerà l’iniziativa Vincenzino Folegatti, presidente locale dell’A.N.P.I.

Si conclude il “Bando imprese innovative” del progetto iCON, premiate tre imprese in Provincia di Ferrara e Trieste

da: S.I.PRO. Agenzia Provinciale per lo Sviluppo SpA

Si è conclusa con l’individuazione di tre giovani imprese italiane operanti nelle Province di Ferrara e di Trieste, l’iniziativa avviata con il “Bando imprese innovative, in riferimento al progetto iCON, finanziato nell’ambito del Programma per la Cooperazione Transfrontaliera Italia – Slovenia 2007–2013”.
L’iniziativa, promossa da SIPRO, in collaborazione con il Consorzio Ferrara Ricerche ed avvalendosi di competenze universitarie, ha inteso incentivare la competitività tra le PMI e la cooperazione transfrontaliera in tutta l’Area programma offrendo alle società partecipanti l’opportunità di supportare lo sviluppo della propria impresa.
Le candidature pervenute sono state valutate attribuendo punteggi con particolare riguardo alla innovatività del prodotto della tecnologia o dei servizio proposti, al valore del contenuto tecnologico e di conoscenza, nonché all’innovatività dell’idea di impresa, alla disponibilità di brevetti, alla differenziazione rispetto ai principali competitor, ma anche a indicatori della adeguatezza organizzativa e strutturale delle imprese, vale a dire la capacità di restare sul mercato e le potenzialità di sviluppo del business intrapreso.
Alle tre imprese portatrici delle migliori proposte, valutate da una commissione italo-slovena di esperti operanti nel settore dell’innovazione, sono destinati premi per complessivi Euro 6.500,00.
Le imprese vincitrici sono:
– Stea s.r.l. di Trieste, società che offre servizi di progettazione di ingegneria integrata in particolare, ma non solo, per il settore navale;
– NuvoVec s.r.l. di Ferrara, spin-off dell’Università degli Studi di Ferrara operante nel campo della ricerca e sviluppo sperimentale nel settore delle biotecnologie;
– Barcheyacht s.r.l. di Trieste, impresa che utilizza nuove tecnologie informatiche per ampliare il mercato turistico della nautica.

Il Bando, gli avvisi di selezione e la graduatoria finale, corredata di schede descrittive delle imprese vincitrici, sono consultabili sul sito di SIPRO: http://www.siproferrara.com

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Danni da maltempo, proroga di un mese del termine per la sottoscrizione delle polizze assicurative. Rabboni soddisfatto

da: ufficio stampa giunta regionale Emilia-Romagna

Bologna – L’assessore regionale all’Agricoltura Tiberio Rabboni esprime soddisfazione per la decisione del ministero delle Politiche agricole di prorogare di un mese – dal 31 marzo al 30 aprile 2014 – i termini per la sottoscrizione delle polizze assicurative singole e collettive contro i danni da avversità atmosferiche per le colture a ciclo autunno-primaverile e permanenti. “E’ una decisione corretta – spiega Rabboni – che accoglie almeno in parte le richieste avanzate da questa Regione a fronte dei ritardi da parte delle compagnie assicuratrici nella comunicazione delle condizioni da applicare, con proposte di parametri in alcuni casi del tutto inadeguati rispetto alle esigenze degli agricoltori. Un comportamento immotivato e dalle conseguenze tanto più gravi visto il notevole anticipo del ciclo vegetativo delle colture frutticole a causa delle temperature particolarmente elevate”. Nella lettera inviata al ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina Rabboni aveva auspicato un intervento nell’immediato, ma anche l’apertura di una sede di confronto tra amministrazioni pubbliche, sistema assicurativo privato, associazioni agricole e mondo cooperativo per giungere alla definizione di un quadro regolamentare e organizzativo in grado di evitare in futuro il ripetersi di simili problematiche.

L’impresa spiegata ai giovani, prima giornata del Meeting provinciale dell’Innovazione promosso da Cna

da: ufficio stampa Cna Ferrara

Imprenditori dei diversi settori raccontano a 170 giovani la realtà quotidiana del loro lavoro
e le opportunità per chi vuole intraprendere: “Ragazzi, vi spieghiamo cosa significa fare impresa”.

L’impresa spiegata ai ragazzi, quella che tutti i giorni si cimenta con il mercato, la concorrenza e le infinite grane quotidiane: burocrazia, tasse, rapporto con le banche. Ma impresa sono anche le idee, la passione e le competenze, la capacità di visione. E’ un po’ tutto questo ciò che imprenditori dei più diversi settori produttivi: dall’automazione industriale all’artigianato artistico, dalla comunicazione al turismo, dalla moda all’alimentazione, dall’acconciatura agli impianti, hanno provato a spiegare ieri a 170 giovani ferraresi , che non hanno voluto mancare all’appuntamento con la prima giornata del Meeting provinciale dell’Innovazione Cna.
L’intensa giornata di ieri era dedicata, infatti, al tema “Diventare imprenditori: passione, idee e competenze” e si è sviluppata attraverso una serie workshop, tenuti da titolari di imprese dei diversi comparti produttivi e dei servizi, insieme a consulenti, esperti in gestione aziendale e management Cna, destinati a studenti di scuole medie superiori ferraresi e a giovani interessati a capire meglio come sia possibile oggi creare un’attività imprenditoriale, in grado di competere sul mercato.
Perché non può essere l’impresa a svolgere, in prima persona, una iniziativa di orientamento dedicata ai giovani?, si è infatti chiesta la Cna che, quest’anno, ha voluto focalizzare la propria attenzione sul rapporto tra giovani e impresa. “Vogliamo offrire un ventaglio di opportunità”, ha infatti affermato il direttore provinciale dell’Associazione, Corradino Merli, rivolgendosi ai giovani intervenuti, prima di dare il via ai sette workshop tematici. “Ma soprattutto – ha proseguito – cercheremo di aiutarvi a comprendere quali scenari si aprono oggi alla intrapresa, in modo che voi possiate scegliere in modo più consapevole il vostro futuro”.
Le immense potenzialità del mondo giovanile nel nostro Paese, sono state poi ricordate da Mauro Gianattasio, segretario generale della Camera di commercio, che ha sottolineato come questi costituiscano uno straordinario veicolo di innovazione. Anche nella nostra provincia, le 3292 attività imprenditoriali gestite da giovani sotto i 35 anni, pur rappresentando il 9,2% sul totale, mostrano grande vitalità e capacità di guardare avanti. Agli workshop con le imprese hanno preso parte quarte e quinte classi dell’Istituto d’arte Dosso Dossi, dell’Itc Einaudi e dell’Ipsia di Ferrara.
Intanto, i lavori del Meeting proseguono oggi, mercoledì 2 aprile, alle ore 17, presso la sala convegni della Sede Cna di via Caldirolo, “Scambio di esperienze e buone prassi per crescere nel mercato” Parleranno: Emanuele Borasio, presidente dell’Area Cna di Ferrara, Stefano Grechi, presidente Ecipar, l’imprenditrice Denise Baracotti e Diego Benatti, responsabile del progetto Cna Iniziativa Impresa.
Venerdì 4 aprile, infine, si terrà l’iniziativa “Imprese aperte”: diverse centinaia di studenti degli Istituti medi superiori che, a partire dalle 9, si recheranno in visita a imprese eccellenti della nostra provincia dei più diversi settori: dalla meccanica alla organizzazione di eventi, dal centro sportivo alla produzione di gruppi elettrogeni o impianti industriali, e ancora un agriturismo e aziende di cablaggi, di confezioni moda, delle costruzioni edili, ecc.

Nuova seduta dell’Accademia delle Scienze di Ferrara, Gianluigi Magoni interviene sul tema “Ritorno a Schifanoia”

da: ufficio Comunicazione ed Eventi Unife

Giovedì 3 aprile alle ore 16,30 nella Sala Agnelli della Biblioteca Comunale Ariostea, (via Scienze, 17), si terrà una nuova seduta dell’Accademia delle Scienze di Ferrara.
Relatore di questo appuntamento sarà l’Ing. Gianluigi Magoni che interverrà sul tema “Ritorno a Schifanoia”.

Mercoledì 2 aprile l’Ateneo invita la città allo IUSS Day

da: ufficio Comunicazione ed Eventi Unife

Domani, mercoledi’ 2 aprile, alle ore 11 nell’Auditorium del Complesso di Santa Lucia, (via Ariosto, 35), si terrà lo IUSS Day, inaugurazione dell’Anno Accademico dell’Istituto Universitario di Studi Superiori IUSS-Ferrara 1391. La cerimonia si aprirà con il saluto del Rettore Prof. Pasquale Nappi, a cui seguirà la relazione del Direttore dello IUSS Prof. Roberto Bin. Di particolare attualità il tema scelto quest’anno per la prolusione: il Prof. Ferruccio Trifiro, Professore Emerito dell’Università degli Studi di Bologna parlerà su “La dualità della chimica e la distruzione delle armi chimiche”. Al termine verrà consegnata una benemerenza al Prof. Reinhold Stockbrugger e verranno premiate le migliori Tesi di Dottorato. Davvero doveroso citare i nomi di tutti i premiati: Blendi Ura, Martina Giovanardi, Chiara Scotton, Daniela Mole’, Francesco Zamberlan, Salvatore Pacifico, Stefania Mangiola, Greta Guidoboni, Giulia Giantesio, Lisa Volpe, Alessandro Strano, Marta Calzolari, Giulia Gabassi, Ika Riswanti Putranti, Lucilla Conte, Laura Girella, Giacomo Cesaretti, Parviz Holakooei, Pierpaola Pierucci.

Maturità e immaturità. Una scelta tra giovani e vecchi

La consueta e ormai consolidata riflessione sul concetto di maturità viene di nuovo stimolata dalla presentazione dell’autore alla ristampa ampliata del suo importante saggio: Francesco M. Cataluccio, Immaturità. La malattia del nostro tempo, Einaudi, 2014, apparso sul Domenicale del Sole 24 ore del 30 marzo. Chi abbia letto in precedenza il libro di Cataluccio sa che tra due figure di riferimento tratte da due libri che hanno aperto e concluso il Novecento si snoda il percorso della scelta simbolica di entrare o meno nel mondo degli adulti e nella assunzione di responsabilità. Nel 1904 Peter Pan e nel decennio 1997-2007 la saga di Harry Potter. Due figure, commenta Cataluccio, che esprimono con la verità propria alle invenzioni poetiche i due atteggiamenti controversi del venire al mondo nella società adulta. Peter Pan rifiuta quella responsabilità, Harry Potter l’accetta. “Harry Potter diventa adulto e rinuncia alla spensieratezza, che è ebrezza del presente, oblio del passato e disinteresse nei confronti del futuro.”

Riferita alla contemporaneità socio-politica, ma prima di tutto soggettiva, sembra evidente che la spinta a rovesciare le posizioni e attraverso il più noto ma non unico principio della “rottamazione” i giovani intendano e vogliano pervicacemente sostituirsi ai “maturi”, ai vecchi. Da qui l’analisi del concetto di vecchiaia, una lotta per la vecchiaia, commenta Cataluccio, a cui tende tutto il nostro percorso di vita. Ma ciò che qui interessa sottolineare è l’atteggiamento che in Italia si ha del problema giovani/vecchi. Cataluccio dimostra come l’Italia sia uno dei Paesi dove la vecchiaia è trattata peggio e, appoggiandosi alle tesi del presidente della Società di Psichiatria, Claudio Mencacci, afferma che l’Italia è il luogo dove la convivenza sociale è contagiata da “una venatura paranoica” per cui, “pur essendo convinto della giustezza e della necessità di “rottamare” quella parte della vecchia classe politica che ha commesso gravi errori e talvolta poco onesti […] mi pare che ogni battaglia mascherata da problema generazionale (vecchio contro nuovo, giovani contro anziani) sia molto limitante e possa essere persino pericolosa.” Così se lo scontro generazionale nella politica può essere ammesso e addirittura sollecitato non lo è né lo deve essere per altre professioni o scelte artistiche. L’esperienza giovanilistica sperimentata nel secolo da cui proveniamo “ci ha mostrato però chiaramente che questa cultura giovanilistica e immatura e la pratica su di essa basata, è in realtà assai reazionaria e foriera di disastri: la più grande esaltazione del mito della gioventù è stata fatta dai regimi totalitari.”

Al di là della estremizzazione di una tesi ampiamente condivisibile (almeno per chi scrive al di là della sua appartenenza alla generazione vecchia) mi pare che il discorso di Cataluccio sia degno di una riflessione né superficiale né banale proprio per le implicazioni culturali che essa solleva. Prima di tutto l’antagonismo vecchi/giovani non è mai foriero di una vivere civile né le due generazioni hanno in sé il rimedio assoluto. Non è che essere giovani sia meglio che essere vecchi né che essere uomini sia meglio che essere donne. La storia ha dimostrato che solo l’interazione tra queste due forme opposte ha prodotto uno scatto positivo nel tormentato percorso della democrazia o della società. Ma l’accentuazione del problema generazionale viene spinto dal sentire generalizzato e da ciò che è forse il principio primo della società moderna: l’opinione dell’uomo comune che, se non viene adeguatamente e riflessivamente tenuto in considerazione, sfocia nel populismo e nel plebiscitarismo più sconsiderato.

Andrei oltre le tesi di Cataluccio e mi appellerei al fatto che anche la rottamazione politica al di là delle innegabili colpe di chi ha scelto questa strada e ha dantescamente percorso non la “diritta via ma la “selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinnova la paura” non può essere lineare o a-critica. Lo si vede oggi nella tormentata vicenda del cambiamento proposto e impugnato dal “giovane” Renzi e anche dalle risposte che suscita. Di questo abbiamo discusso con Fiorenzo Baratelli che esporrà il suo punto di vista su questo giornale; ma quello che mi pare assolutamente condivisibile nei nostri punti di vista è che l’intellettuale di sinistra (una figura che molto significa o, al contrario, nulla significa) ha avuto il torto di non occuparsi o di poco occuparsi dell’ uomo comune, delle sue reazioni e dei suoi convincimenti. Tuttavia se questo è innegabile; innegabile cioè come il concetto di “popolo” inteso in modo astratto (o inteso nella vecchia identità di “compagno”) non sia stato sostituito da quello più realistico dell’uomo comune, lasciato quindi in balia dei populismi che ovviamente tendono a livellare le capacità attraverso la scelta del nuovo e del giovane contro quel vecchio che non ha saputo realizzare le speranze e le idee del common sense.

Resta un punto dove però una pericolosa deriva non può varcare un limite che forse il ventennio berlusconiano ha promosso come adesione o promozione all’immaturità di tanti italiani e nello specifico una sollecitazione a fare dei giovani, dei ragazzi, dei bambini dei piccoli uomini o piccole donne. Ho visto con sdegno e incredulità una trasmissione di grande successo: “Ti lascio una canzone” dove autorevoli personaggi di teatro ( compreso un mio mito, la celebre cantante lirica Cecilia Gasdia) promuovevano o bocciavano in una gara canora le voci di piccoli e giovani cantanti. Nulla di male se questo fosse avvenuto nei limiti di una gara che come tale premia la qualità dell’interpretazione. Ciò che invece rendeva mostruosa la performance erano le mosse, i costumi, le inflessioni di quei giovani che mimavano pose, atteggiamenti, maniere del mondo adulto. Compreso i balletti di bambine che a mio parere sembravano avere appreso le mosse da qualche burlesque. E ancor più impressionante il viso incantato, le lacrime, il delirio di applausi che scuotevano i genitori e i fans come se quei piccoli diventati mostri (nel significato latino di monstrum, degno di essere esibito e seguito) potessero soddisfare le loro esigenza di uomini e donne comuni. Su questa violazione del diritto e dovere ad una infanzia cioè alla decisione di saltare le tappe della crescita per approdare alla maturità mi sembra stia il pericolo vero di chi, giovane, brama e desidera giungere alla ripeness senza mai arrivarci. Proprio perché rifiuta la necessità e il dovere di misurarsi con un’altra generazione.

Manifestazione No Tav, Anselmi: “Intollerabile concedere autorizzazioni a frange violente”

da: ufficio stampa Comitato per Vittorio Anselmi, Candidato Sindaco di Ferrara

Vittorio Anselmi, candidato sindaco del centrodestra, interviene duramente in merito alla manifestazione No Tav di domenica scorsa davanti al carcere di Ferrara. Nell’occasione gli attivisti si sono resi protagonisti di un blocco del traffico su via Arginone, a cui sono seguiti momenti di tensione con le forze dell’ordine costrette ad alcune cariche di alleggerimento.
“È impensabile che manifestazioni del genere continuino a ripetersi nei pressi del carcere – ha stigmatizzato Vittorio Anselmi – dato che già i mesi scorsi esponenti delle medesime organizzazioni avevano superato il limite della protesta pacifica attraverso il lancio di petardi e bombe carta, mettendo a rischio l’incolumità degli agenti e dei normali cittadini. Domenica scorsa, con il blocco della circolazione e l’interruzione di pubblico servizio, si è passato ulteriormente il segno. Faccio appello alla Prefettura e alla Questura di Ferrara perché in futuro non venga più concessa alcuna autorizzazione a questo tipo di manifestazioni. Inoltre, considerato il delicato contesto della zona, è auspicabile l’installazione di videocamere fisse lungo via Arginone, come richiesto dagli stessi sindacati degli agenti di polizia penitenziaria ben prima dello svolgersi degli ultimi eventi. Un punto su cui mi sento di assicurare l’impegno nel caso, come coalizione, fossimo chiamati ad amministrare la città”.

“Echi del tempo”: domenica 6 aprile, al Museo Archeologico, gli uomini del passato si risvegliano

da: ufficio stampa SBArcheo Emilia-Romagna

“Il passato vive nella mani di chi lo eredita”. Con questo slogan gli antichi uomini che hanno abitato la nostra terra si risveglieranno domenica 6 aprile dalle ore 16 nella cornice del Museo Archeologico Nazionale di Ferrara.
Dieci epoche diverse, quindici gruppi storici, cento rievocatori e un archeologo raccontano un’unica storia che attraversa il tempo nell’arco di circa 7000 anni.
Proprio “Echi del Tempo” è il titolo della manifestazione che per la prima volta a Ferrara mette in fila le varie civiltà che si sono succedute sul nostro territorio, dal Neolitico al Rinascimento, dando voce alla genti dell’Età del Bronzo e della prima età del Ferro, agli Etruschi, ai Veneti, ai Celti, ai Romani e ai Longobardi, per poi concludersi nel momento di massimo splendore delle corte estense, quando fu costruito lo stesso Palazzo Costabili che ospita l’evento.
Con la regia e direzione artistica di moroventi.com, gli spettatori verranno accompagnati in questo viaggio da chi ogni giorno contribuisce alla scoperta e alla ricostruzione della nostra storia. Sarà infatti la voce dell’archeologo della Soprintendenza Valentino Nizzo, ideatore della manifestazione, ad aprire le porte del tempo evocando i nostri antenati e svelando in che modo un semplice oggetto può esprimere un’eredità che non conosce età.
Il racconto avrà inizio nel cortile centrale di Palazzo Costabili, un edificio che con la sua architettura e i suoi preziosi contenuti incarna perfettamente le molteplici dimensioni storiche del nostro territorio. Qui i vari gruppi storici si succederanno in un serrato continuum narrativo, per poi disporsi negli spazi interni ed esterni del Museo dando vita a suggestivi quadri di living history, realizzati con la ricostruzione scientifica e il museum theatre e dislocati in modo tale da creare una relazione diretta tra la rievocazione e il luogo in cui si svolge.
In questo modo il pubblico potrà scoprire, grazie ai circa 100 rievocatori coinvolti, più di 7mila anni di storia in poche ore.
Un viaggio nel tempo, per molti versi inedito, fatto rivivere direttamente da quelle donne e quegli uomini che hanno contribuito nei millenni a donarci la realtà e la ‘grande bellezza’ che ci circonda ogni giorno e che deve, sempre di più, renderci fieri di ciò che siamo e custodiamo.
Tutte le informazioni sull’evento sono sul sito www.archeoferrara.beniculturali.it e sulla pagina Facebook – Echi del Tempo.
L’iniziativa è promossa dalla Soprintendenza per i beni archeologici dell’Emilia-Romagna, Museo Archeologico Nazionale di Ferrara, in collaborazione con moroeventi.com e il Gruppo Archeologico Ferrarese
Per l’occasione l’ingresso al Museo è gratuito.

DOMENICA 6 APRILE 2014, dalle ore 16 alle 19.30

ECHI DEL TEMPO
Al Museo Archeologico Nazionale di Ferrara risuonano i passi degli antichi uomini in 7mila anni di storia

Museo Archeologico Nazionale di Ferrara
Via XX Settembre n. 122
info 0532 66299
ingresso gratuito

“Ti racconto la luna”, un’iniziativa per capire l’autismo con il cinema. Domani, alla Sala Boldini il film “Pulce non c’è”

da: Arci Ferrara

“Pulce non c’è”, di Giuseppe Bonito, verrà proiettato mercoledì 2 aprile alle ore 21:00. alla Sala Boldini
in occasione della Giornata Mondiale della consapevolezza dell’Autismo.
Il film, presentato ad innumerevoli festival internazionali, ha vinto il premio Speciale della Giuria, sezione “Alice nella città”, alla Festa del Cinema di Roma 2012.

Pulce ha nove anni, è autistica, beve solo tamarindo e ascolta solo il tango; comunica continuamente, anche se non parla. La famiglia ha fatto di tutto per farla sentire normale e garantirle un’esistenza tranquilla, costruendo un universo in cui comunicare per immagini è più facile che farlo con le parole. Un giorno la serenità della casa è sconvolta dal mancato ritorno di Pulce, prelevata a scuola dalle autorità e condotta in una comunità perché papà Gualtiero è sospettato di aver abusato di lei e la giustizia deve a tutti i costi fare il suo percorso…

L’esordio dietro la macchina da presa di Giuseppe Bonito, ispirato all’omonimo libro di Gaia Rayneri, è un piccolo grande film. Una storia dolorosa, purtroppo autentica, che gli autori, con felice intuizione, fanno vivere soprattutto attraverso la sorella maggiore, costretta a barattare le incertezze tipiche dell’adolescenza con l’urgenza di crescere subito. Di “Pulce non c’è”, però, sorprende prima di tutto il cast. Da tempo un film italiano drammatico non riusciva a creare un tale equilibrio di caratteri; Pippo Delbono è un dimesso “padre-orco-o-forse-no” che recita di sottrazione per lasciare il giusto spazio alla decisa Marina Massironi, la nonna è interpretata magistralmente da Piera Degli Esposti e sono bravissime le esordienti Francesca Di Benedetto (la sorella Giovanna) e la piccola Ludovica Falda (Pulce). Un’opera preziosa.

La proiezione è parte dell’iniziativa “Ti racconto la luna”, per conoscere e capire l’autismo attraverso il cinema, organizzata dall’Associazione “Dalla terra alla luna”, Arci Ferrara e Plastic Jumper, con il Patrocininio del Comune e della Provincia di Ferrara e del Servizio Sanitario Regionale dell’Emilia-Romagna.

Per ulteriori informazioni e il programma completo dell’iniziativa:

PROSSIMAMENTE

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Per un rilancio del Ferrarese crollino le mura difensive della città!

Proviamo ora, a distanza di moltissimo tempo e cioè dai primi anni Ottanta, a rileggere cosa ha detto di noi il Censis e come viene descritta la “regione” ferrarese nella Storia illustrata di Ferrara; questo potrebbe aiutarci, forse, a riflettere e a capire perché siamo ancora un lembo lontano della via Emilia, e perché sia così difficile per noi svegliarci e uscire da una complicata storia di secoli.

Sulla base dei racconti di 424 imprenditori intervistati, il Censis evidenziò in particolare che:

– il tessuto imprenditoriale ferrarese pare incapace di esprimere strategie ed ha accumulato ritardi, risulta ancora debole, si chiude dentro il locale, ha una evoluzione lenta; non maturo ad una cultura del fare impresa, è privo di relazioni industriali, da segnali di inerzia e emerge una sorta di sviluppo bloccato, le cooperative sono un mercato protetto e questo non è positivo, manca il salto per guardare altrove più che guardare oltre;

– la classe politica debole è di ostacolo all’innovazione e porta ad un sistema associativo poco evoluto, si sente il bisogno di immaginazione politica a ipotesi forti, scarso è il contributo della politica locale ad affrontare le criticità sociali e si tende a caricare elementi di tensione;

– interessanti risultano alcuni comportamenti imprenditoriali di modernizzazione dei processi, tra il ’75 e l’85 il 35% è nuova imprenditoria; si richiede una sorta di evoluzione di onda lunga, serve un artigianato più evoluto ed un innesto di imprese dall’esterno per fare struttura di tessuto; per evitare l’impoverimento del vissuto, serve allargarsi ad aree contigue per puntare su piste lunghe, si manifesta una volontà di fuga.

E ora riprendiamo alcuni passaggi tratti dalla Storia illustrata di Ferrara (a cura di Francesca Bocchi, Sellerio, 1987):

– il ferrarese muta con il mutare del tempo (estensi, medioevo, rinascimento) in un processo storico che ha sedimentato nel territorio taluni caratteri, formando l’immagine di una identità;

– sentirsi ferrarese significa parlare di “regione” ferrarese; Ferrara è la biforcazione tra il Primaro e il Volano, un crocevia idroviario, terre nuove;

è “una regione” che ha visto svilupparsi la propria storia in una altalena di situazioni spesso estreme, che ha dovuto modellare la propria identità su contrapposizioni sempre nette;

– nel quadro della geografia economica italiana, il Ferrarese sconta, anche, gli effetti negativi della posizione. Secoli di dominio papale, una situazione di accentuata concentrazione fondiaria, la presenza di un esercito di braccianti sottoccupati, l’assenza di investimenti locali, sono tutti elementi che storicamente hanno favorito la situazione di marginalità;

– il Ferrarese è uscito dal secondo conflitto mondiale lacerato nella sua economia e nella sua identità. Un fardello pesante per quelle generazioni, si è spezzato il rapporto con il passato, persa la continuità anche del ventennio, di un tessuto di solidarietà sociale. Ricostruire fu arduo, ci fu un’emarginazione politica.

Cosa dire di quel tempo, se non che molto è dipeso e dipende da noi; siamo ancora immersi in quelle storie, restiamo nel ducato anche se nel suo perimetro debordano gli sguardi delle terre del comacchiese, dell’argentano e del centese, più come fuga e come distacco di diversità.
La città, poi, l’altro ieri, ieri e ancora oggi, pensa più alla sua lettura città-centrica che non ad una visione d’area, e la più lunga e ampia possibile. E non ci meraviglia che nella ‘città della non contiguità con altre terre’, non ci sia la volontà di farsi in una ritrovata geopolitica, non solo per poter crescere e svilupparsi economicamente, ma anche per far propri caratteri d’ambiente, per farsi incrocio fra culture e costruttore di nuovi orizzonti di comunità.
Se, infine, chi ci legge è per una diversa seppure approfondita lettura, è sicuramente un bene, perché quello che si chiede è come uscire da queste secche e farsi veramente storia di un piccolo popolo, ogni proposta risulta utile e preziosa.
E se fossimo assaliti, e le nostre mura estensi, difesa oggigiorno inutile e dannosa, espugnate? Verrebbe quasi da augurarsi, fuor di metafora, un evento che ci costringa a guardare oltre le mura, lontano, noi pensiamo a est e verso la costa.
Finalmente diventeremmo una regione ferrarese, dentro ed insieme ad altri con un sogno, una speranza che affidiamo a coloro che possono lasciare un solco del ‘cambiare verso’. Forse è possibile, e perché non andare verso una grande Romagna?

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Il ricatto di Renzi e la resa di cittadini e lavoratori: i diritti sono un lusso

Renzi procede brandendo l’arma del ricatto: “O si fa come dico io, o è la catastrofe!” Ogni giorno attacca tutto ciò che è corpo intermedio (Parlamento, partiti, sindacati, intellettuali…) parlando direttamente al ‘popolo’ e in nome del popolo. La linea è tecnicamente, politicamente e culturalmente populistico-plebiscitaria. Ed è una linea forte. Perché? Perché sfrutta il fallimento delle classi dirigenti degli ultimi decenni (comprese quelle dei movimenti e del Pd da cui proviene il medesimo Renzi e tanti che oggi lo seguono…) e della sinistra politica e sindacale. Chi ha idee diverse viene marchiato con il titolo di disfattista, o ‘parrucone’, o ‘professorone’ parolaio.

Con gli attacchi agli uomini e donne di cultura Renzi continua una miserabile tradizione di sprezzante giudizio del potere politico verso la cultura: dal ‘culturame’ di Scelba, all’anatema di Craxi ‘contro gli intellettuali dei miei stivali’, ai ‘sapientoni’ di Bossi quando ruppe con Gianfranco Miglio…Renzi non entra nel merito di obiezioni o proposte (sia nel campo elettorale-istituzionale, che in quello del lavoro…), ma a tutti risponde che è da trent’anni che si discute e ora bisogna decidere. E’ vero. Ma sarebbe onesto aggiungere che lui non dice niente di nuovo, ma sta solo scegliendo una linea che è stata nettamente sostenuta dalla destra berlusconiana per ciò che riguarda un’ispirazione generale: svuotamento della Costituzione e abolizione dei diritti. La tragedia è che questa linea sta passando nel mare magnum dello scetticismo e dell’impotenza di una parte di cittadini e di lavoratori. Il cittadino crede sempre meno che la Costituzione si possa applicare nelle sue parti migliori e correggere in quelle superate. Il lavoratore si è ormai persuaso che i diritti sono un lusso che non possiamo permetterci. Alla fine di questo percorso non si capisce che cosa resterà in piedi della democrazia costituzionale rappresentativa, e che cosa ci stanno a fare i sindacati…

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Nana su spalle da giganti

Regolarmente accade che prese di posizione come quella assunta nei giorni scorsi dal cardinale Bagnasco e dal presidente dell’Age (Associazione italiana genitori) contro le iniziative del Miur per contrastare, a partire dalle scuole, ogni forma di discriminazione dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere, riaprano un’annosa questione, che per di più ha contribuito a mantenere nell’ambiguità il ruolo del sistema formativo del nostro paese, quando non a frenarne la crescita in qualità.
Mi riferisco al peccato originale del sistema scolastico pubblico italiano, quello per cui nel 1894 il ministro dell’Istruzione all’epoca, Guido Baccelli, esordiva in parlamento, a proposito dei nuovi programmi per la scuola elementare, con la frase: «Istruire quanto basta, educare più che si può».
Da allora ai giorni nostri sulla scuola è piovuta ogni sorta di educazione, dal virile e patriottico indottrinamento del regime fascista alle educazioni più gentili alla salute, all’ambiente, stradale, alimentare, digitale, multimediale, alla legalità, alla cittadinanza attiva e l’elenco sarebbe ancora molto lungo se solo lo volessimo completare, tutto sempre comprimendo questo ampio spettro di compiti, attribuiti alla scuola e ai suoi insegnanti, nel modesto orario settimanale delle discipline.
Non è mia intenzione aprire una querelle, tipo l’uovo e la gallina, riproponendo una sterile quanto inutile contrapposizione tra educazione e istruzione. La connessione delle due funzioni è di una tale reciprocità che salta agli occhi anche dei più sprovveduti.
Ma non siamo inglesi. Gli inglesi tale problema non potrebbero mai porselo, perché l’hanno risolto a monte avendo un’unica parola da poter usare: education, che, al di là delle apparenze, significa istruzione.
Dal 1948 l’articolo 26 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, proclama: «Tutti hanno diritto all’istruzione». Ma se si vanno a rileggere gli atti del dibattito della commissione che giunse, attraverso non pochi compromessi, a questa formulazione, si vedrà che si confrontarono due modi diametralmente opposti di concepire l’istruzione. Quello dei paesi con sistemi scolastici autoritari per ragioni ideologiche o religiose, e quello dei paesi con sistemi scolastici che autoritari non sono.
Può il diritto all’istruzione essere garantito in tutto il mondo a prescindere dalle differenze culturali, religiose, politiche e sociali? Purtroppo sappiamo che non è così, perché la volontà di condizionare i comportamenti delle persone, soprattutto quelli delle giovani generazioni, porta a una prevaricazione dell’educazione sull’istruzione come fonte di sapere e di conoscenza, uccidendo la possibilità per ognuno di scegliere e quindi di essere uomini e donne liberi.
Forse è anche per questo che i nostri padri costituenti, con un’intelligenza e lucidità che ancora a distanza di tempo lasciano stupefatti, la parola educare la usano una volta sola e nel testo dell’art. 30 a proposito della famiglia che deve “istruire ed educare i figli…”. Mentre lo Stato riserva per sé il solo compito di istruire: “La Repubblica detta le norme generali sull’istruzione…” (art.33), “L’istruzione […] è obbligatoria e gratuita” (art. 34).
Non è un caso che dal dopoguerra in poi nel nostro Paese ci sia il ministero dell’Istruzione e non più il Ministero dell’educazione nazionale dei Gentile e dei Bottai.
Lo Stato non ha una sua visione educativa, non ha una sua pedagogia. Se così fosse sarebbe uno Stato confessionale, uno Stato di sudditi anziché di cittadini. La nostra scuola è pubblica e laica, laica nel significato che appartiene al popolo, non al cardinale Bagnasco e neppure a nessun presidente dell’Age o di qualunque altra consorteria politica o religiosa.
La visione educativa deve averla la società nelle persone che la compongono, nelle sue organizzazioni e associazioni, visioni che non possono che essere le più varie, specie in un mondo globalizzato, sempre più a grana multiculturale e multietnica.
La scuola statale istruisce attraverso la ricerca, l’esercizio della critica e l’apprendimento del sapere, perché ognuno costruisca la conoscenza necessaria alla propria crescita, a creare se stesso, come è nell’etimologia della parola crescere, consapevoli che l’esperienza scolastica, fortunatamente, non è esaustiva della formazione delle persone.
È proprio dalla tutela, dalla difesa e dalla qualificazione del ruolo della scuola pubblica come luogo dell’istruzione che discende la garanzia che ogni insegnamento in essa impartito non è mai una forma di indottrinamento, salvo quello, ma da ciascuno liberamente scelto, della religione cattolica.
E d’altra parte come potrebbe essere di fronte a quella dirompente modernissima forza prescrittiva che è il primo comma dell’articolo 33 della Carta costituzionale: “L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento”.
Ciò che indigna, ciò che nessuno cittadino, a partire da chi esercita professione di cultura nelle nostre scuole, dovrebbe tollerare, non è già la presa di posizione di questo o quel gruppo, di questa o quella gerarchia ecclesiastica, ma che il governo del paese si inchini al loro volere, ritirando i propri provvedimenti per combattere l’omofobia, umiliando la scuola, chi vi lavora, i suoi studenti, tradendo i principi dettati dalla Costituzione su cui ha giurato.
C’è da chiedersi che Paese è quello che continua a tollerare simili sfregi, che educazione costruita sull’argilla darà mai ai suoi figli? Sono questi i sepolcri imbiancati di cui parla papa Francesco? E allora cosa aspetta la Chiesa a dare una mano a sbiancarli a partire dalla scuola?
O dovremo assistere all’espandersi anche tra le aule scolastiche della scandalosa obiezione di coscienza che, umiliando le donne, la loro dignità e la nostra, si consuma ogni giorno negli ospedali del sistema sanitario pubblico?
Pare che in Francia lo stiano già facendo e in Italia gli epigoni siano sul piede di guerra, quello di tenere a casa dalle lezioni scolastiche i propri figli un giorno al mese per protesta contro una scuola che, poiché fa il suo mestiere di istruire, insegnare, informare, mina i valori della famiglia e dell’educazione cattolica. Liberi di farlo, sottostando alle regole sulle assenze da scuola, ovviamente. Nel caso, presumo, assenze ingiustificate.
Non libero il nostro ministro dell’Istruzione, appunto, di subirne il ricatto, svilendo ancora una volta di più la scuola della nostra Costituzione, ridotta ad essere nana su spalle da giganti.

baricco

GERMOGLI
l’aforisma
di oggi…

Una quotidiana pillola di saggezza o una perla di ironia per iniziare bene la giornata…
 
“Accadono cose che sono come domande. Passa un minuto, oppure anni, e poi la vita risponde” (Alessandro Baricco)

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IMMAGINARIO
la foto
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Ogni giorno immagini rappresentative di Ferrara in tutti i suoi molteplici aspetti, in tutte le sue varie sfaccettature. Foto o video di vita quotidiana, di ordinaria e straordinaria umanità, che raccontano la città e i suoi abitanti.

Bici park (foto di Aldo Gessi) – clicca sull’immagine per ingrandirla

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Bici park (foto di Aldo Gessi)