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Giorno: 17 Aprile 2014

Sabato 19 aprile, nel tempio estense del jazz, va in scena l’inarrestabile creatività di Enrico Rava e del suo New Quartet

da: ufficio stampa Jazz Club Ferrara

Sabato 19 aprile (ore 21.30) per il penultimo appuntamento di Ferrara in Jazz è di scena l’inarrestabile creatività di Enrico Rava in compagnia del suo New Quartet.
Sono trascorsi poco più di due mesi da quando il grande trombettista triestino ha incantato il pubblico del Torrione insieme a Gianluca Petrella e Giovanni Guidi, un trio che ha preso forma per la prima volta proprio sul prestigioso palcoscenico estense.
Anche in questa occasione Rava torna armato della stessa gioiosa freschezza che contraddistingue una sorpresa pasquale. Freschezza creativa, s’intende, che porta con sé nuove idee musicali e una nuovissima formazione, il suo New Quartet, a confermare una volta di più l’insaziabile sete di conoscenza e sperimentazione del leader unita alla strenua volontà di non adagiarsi mai sulla reiterazione di repertori e collaboratori a dispetto di un percorso artistico corollato da innumerevoli successi.
Al suo fianco troviamo i penetranti impasti elettronici della chitarra di Francesco Diodati, il timing inappuntabile di Gabriele Evangelista al contrabbasso ed il caleidoscopico drumming di Enrico Morello. I loro nomi illuminano l’attuale panorama jazzistico nazionale sebbene il più vecchio dei tre abbia da poco superato solamente i trent’anni. Da non perdere.

Sabato 19 aprile – Jazz Club Ferrara, Torrione San Giovanni – Ore 21.30
Enrico Rava New Quartet
Enrico Rava, tromba e flicorno;
Francesco Diodati, chitarra;
Gabriele Evangelista, contrabbasso;
Enrico Morello, batteria

DOVE
Tutti i concerti si svolgono presso il Torrione San Giovanni via Rampari di Belfiore, 167 – 44121 Ferrara. Se si riscontrano difficoltà con dispositivi GPS impostare l’indirizzo Corso Porta Mare, 112 Ferrara.

INFORMAZIONI
Infoline: 339 7886261 (dalle 15:30)
Prenotazione cena: 333 5077059 (dalle 15:30)
www.jazzclubferrara.com
jazzclub@jazzclubferrara.com

Il Jazz Club Ferrara è affiliato Endas, l’ingresso è riservato ai soci.

COSTI E ORARI
Intero: 20 euro
Ridotto: 15 euro (fino ai 30 anni di età, se si accede al solo secondo set, prenotando la cena, per i possessori di MyFe Card)

Intero + Tessera Endas: 25 euro
Ridotto + Tessera Endas: 20 euro

NB Non si accettano pagamenti POS

Apertura biglietteria: 19.30
Cena a partire dalle ore 20.00
Primo set: 21.30
Secondo set: 23.00

Comune di Ferrara, tutti i comunicati del 17 aprile

da: ufficio stampa Comune di Ferrara

La newsletter del 17 aprile 2014

BIBLIOTECA ARIOSTEA – Presentazione libraria venerdì 18 aprile alle 17
‘La passione, il coraggio, le idee’ di Enrico Berlinguer raccontate da Pierpaolo Farina
17-04-2014

E’ dedicato alla figura e al pensiero di Enrico Berlinguer il libro di Pierpaolo Farina dal titolo ‘Casa per casa, strada per strada. La passione, il coraggio, le idee’ che venerdì 18 aprile alle 17 sarà presentato nella sala Agnelli della biblioteca Ariostea. Nel corso dell’incontro, inserito nel ciclo ‘Anniversari’ a cura dell’Istituto Gramsci e dell’Istituto di Storia Contemporanea di Ferrara, dialogheranno con l’autore Fiorenzo Baratelli e Federico Varese.

LA SCHEDA a cura degli organizzatori
Sono passati trent’anni dalla morte di Enrico Berlinguer, eppure il suo esempio e la sua tensione ideale e morale restano. Perché il segretario di un partito che non esiste più, conserva intatto il fascino che sprigionava da vivo?
Pier Paolo Farina ha raccolto in questo libro, interviste, discorsi e scritti di Enrico Berlinguer. Dalla questione morale all’austerità, dal compromesso storico allo strappo con Mosca, dalla questione giovanile a quella femminile: tutti i grandi temi del suo impegno politico sono documentati in questa antologia. In un periodo in cui la politica vive una grave crisi di credibilità e consenso, le idee e lo stile di Enrico Berlinguer conservano vivi il loro valore.

ASSESSORATO ALLO SPORT – Dal 23 al 27 aprile iniziative a cura del Gruppo Aquilonisti Vulandra e Arci Ferrara
Ritorna al parco urbano Bassani il festival internazionale degli aquiloni
17-04-2014

E’ tutto pronto per accogliere la nuova edizione della “Vulandra 2014”, 35° Festival internazionale degli aquiloni organizzato da Arci Ferrara e dal Gruppo Aquilonisti Vulandra dal 23 al 27 aprile al parco urbano G. Bassani. All’incontro di presentazione ai giornalisti, svoltosi giovedì 17 aprile in residenza municipale, sono intervenuti l’assessore comunale allo Sport, il presidente Arci Ferrara Paolo Marcolini, Andrea Vincenzi (Arci Ferrara – Segreteria e Produzione), il presidente e il vicepresidente del Gruppo aquilonisti Vulandra Maurizio Cenci e Roberto Parmesani, e Liana Saiani (La Terra dell’Orso – FE).

(Comunicato a cura degli organizzatori)

35° Festival internazionale degli aquiloni – Vulandra 2014

Parco urbano “G.Bassani” Ferrara, 23-27 aprile 2014

Un lungo ponte di cinque giorni all’insegna degli aquiloni dal 23 al 27 aprile al parco “Bassani” di Ferrara, volo libero ed esibizioni di aquiloni, animazione e laboratori di costruzione per i più piccoli, organizzato da Gruppo Aquilonisti Vulandra e Arci Ferrara con la collaborazione del Centro di Promozione Sociale “Il Quadrifoglio”, con il patrocinio di Comune, Provincia di Ferrara e Regione Emilia Romagna. Un’occasione a portata di tutti, per coniugare lo svago all’aria aperta con le meravigliose opere di ingegneria aerea del gruppo e degli ospiti italiani e stranieri, tutto a misura di bicicletta.

Dal 25 al 27 aprile si svolgerà il festival internazionale degli aquiloni VULANDRA, ma il parco sara’ gia animato dal 23 a cura del gruppo aquilonisti VULANDRA, con laboratori di costruzione di piccoli aquiloni e dimostrazioni di volo, e dai fratelli BISI, con il loro parco giochi gonfiabili. Saranno inoltre già pienamente in funzione un punto ristoro allargato per il pubblico a cura dello staff di Camelot Café e di Camelot Società Cooperativa, espositori specializzati in materiale per l’aquilonismo e giocoleria, così come un piccolo mercatino di oggetti curiosi e rigorosamente autoprodotti.

Il festival degli aquiloni Vulandra, organizzato dal Gruppo Aquilonisti Vulandra e da Arci Ferrara, con il patrocinio del Comune e della Provincia di Ferrara e della Regione Emilia Romagna, con la collaborazione del Centro di Promozione Sociale “il Quadrifoglio” di Pontelagoscuro, è giunto al prestigioso traguardo della 35° edizione.

La straordinaria longevità del festival cittadino sarà celebrata con un’anteprima di due giorni, 23 e 24 aprile, per sfruttare al meglio il lungo ponte pasquale e rappresentare un’importante occasione di svago e divertimento all’aria aperta per i giovani liberi dagli impegni scolastici così come tutti i cittadini e turisti vogliosi di godersi la città e la splendida cornice del Parco Urbano “Bassani”.

Anteprima che è da considerarsi un vero e proprio “regalo” alla città da parte di un festival che si ripresenta nella sua consueta formula, classica ma vincente, come è emerso dai recenti “Oscar della Ferraresità” intitolati “Vota chi siamo noi”, promossi dal quotidiano La Nuova Ferrara, dove, in un sondaggio on-line, Vulandra si è classificato al primo posto nella categoria “eventi cittadini” con il 36% dei voti, i cittadini hanno così ribadito il loro affetto e la loro preferenza per il festival confermando il risultato ottenuto nel 2008 nel sondaggio indetto da estense.com, che è valso al Festival Vulandra il titolo di “Manifestazione più amata dai cittadini ferraresi”.

Dal 25 aprile inizierà il tradizionale festival, aquilonisti italiani e stranieri che metteranno in mostra e faranno volare le loro creazioni, un mix di raffinata ingegneria aerea e fantasia, provenienti dalla maggior parte delle regioni italiane e da paesi esteri quali Francia, Svizzera, Lussemburgo, Austria, Germania, Olanda, Inghilterra, Brasile.

Il festival rinnova quindi una volta di più la tradizione di divertimento all’aria aperta, rigorosamente per tutti e a misura di bicicletta, e si propone come meta principale di svago per i ferraresi e per i turisti che sceglieranno la città estense per la loro “gita fuori porta” in questo lungo ponte.

All’inaugurazione di venerdì 25 aprile faranno quindi seguito tre giorni di volo libero e dimostrativo, dalle 10 alle tramonto, al quale si aggiungono le consuete attività promosse dagli aquilonisti ferraresi, come spettacoli di volo acrobatico, mostre di foto scattate dall’aquilone e non, corsi di livello avanzato per aquiloni acrobatici e laboratori giornalieri di costruzione per i più piccoli, inoltre verranno distribuiti aquiloni donati dagli sponsor.

Per festeggiare i 35 anni, inoltre, il gruppo Vulandra ha realizzato un grande aquilone composto da vele dipinte dai ragazzi delle scuole elementari e medie di Pontelagoscuro, sede storica del gruppo, e ha fornito aquiloni per “vestire” le vetrine dei negozi del paese.

Di certo non verranno meno le attenzioni del festival in materia di impegno sociale, col rinnovamento delle politiche riguardanti l’ambiente e l’abbattimento delle barriere architettoniche (la planimetria che segnala percorsi e facilities dedicate sarà disponibile sul sito internet del gruppo www.vulandra.it e sulla pagina Facebook del Gruppo Aquilonisti Vulandra) il tutto sarà organizzato con il massimo rispetto e attenzione per la salvaguardia di quel gioiello cittadino che è il nostro parco urbano G. Bassani.

Numerose saranno anche le associazioni di volontariato che prenderanno parte alla manifestazione, con banchetti informativi volti ad avvicinare il pubblico alla propria causa e alle proprie attività; tra queste, AIL Ferrara, in cambio di una donazione, inviterà alla degustazione del tipico “pinzino” ferrarese, ormai anch’esso divenuto un classico di queste giornate al parco urbano. E’ da segnalare, inoltre, la presenza del centro interculturale Italo-Cinese nella giornata di domenica 27, per presentare al pubblico di Vulandra esempi di creazioni manuali in carta.

Per favorire l’accesso in tutta liberà al parco, a piedi o in bicicletta, nel pomeriggio di domenica 27, dalle ore 14 alle ore 20, sarà realizzato il blocco della circolazione alle auto in via Bacchelli, dall’intersezione con via Canapa e Porta Catena, all’intersezione con via Pannonius, con l’istituzione di un parcheggio straordinario nel tratto che va dalla rotonda di via Pannonius all’ingresso al parco di via Bacchelli 103. Si ricorda che le piscine della Cooperativa Sportiva resteranno aperte e funzionanti,e uno spazio di parcheggio all’interno sarà pertanto riservato ad uso esclusivo degli utenti del nuoto.

Vulandra 2014 è organizzato dal Gruppo Aquilonisti Vulandra e da Arci Ferrara, con il patrocinio e il sostegno del Comune e della Provincia di Ferrara, della Regione Emilia Romagna, con la collaborazione del Centro di Promozione Sociale “il Quadrifoglio” di Pontelagoscuro e della famiglia Bisi, e con il prezioso contributo di Società Cooperativa Sociale Camelot, Mobyt, RB bevande, Ami, Nuova Sportiva, Yara, Lyondell-Basell, Terra dell’Orso e Natura è, Free Sport.

CENTRO STORICO – Sabato 19, domenica 20 e lunedì 21 aprile
Edizione straordinaria di Pasqua della ‘Fiera di cose d’altri tempi e dell’artigianato artistico’
17-04-2014

E’ in calendario per sabato 19, domenica 20 e lunedì 21 aprile un’edizione straordiinaria di Pasqua della ‘Fiera di cose d’altri tempi e dell’artigianato artistico’. L’iniziativa, che ha cadenza mensile, è dedicata a collezionisti e appassionati di oggetti d’epoca e manufatti. Nelle tre giornate in programma gli espositori attenderanno con le loro proposte i ferraresi e i turisti in piazza Castello e piazza Savonarola.

CONSORZIO WUNDERKAMMER – Modello innovativo di co-working e co-manufacturing per artigiani, maker e creativi
Aperto fino al 20 maggio il bando per il progetto “banCO #1: Coworking @Wunderkammer”
17-04-2014

(Testo a cura dell’associazione di Promozione sociale Basso Profilo))

“banCO #1: Coworking @Wunderkammer” è un bando che ha come obiettivo l’attivazione, presso Palazzo Savonuzzi a Ferrara, di un’esperienza di coworking e incubazione d’impresa, attraverso l’assegnazione gratuita per 6 mesi di 5 postazioni di lavoro (su un totale di 10 disponibili) e di una vasta gamma di servizi di supporto integrati che includono sviluppo del business e opportunità di networking.
Sarà possibile partecipare a “banCO #1” dal 15 aprile al 20 maggio 2014, scaricando il testo del bando e la modulistica sul sito www.consorziowunderkammer.org. Verranno premiate 5 idee progettuali appartenenti ad una delle seguenti categorie: sviluppo e innovazione sociale, smart communities, creative and tech jobs. Possono partecipare al bando “banCO#1” i seguenti soggetti: start up innovative; micro e piccole imprese; singoli freelance, professionisti e creativi; raggruppamenti informali; studenti e ricercatori; organizzazioni no-profit. I risultati del bando saranno online a partire dal 24 maggio 2014.
Il Consorzio Wunderkammer vuole offrire un’alternativa all’ufficio tradizionale, un incubatore di start-up innovative che vogliano condividere strumenti di lavoro, idee, esperienze, know-how, progetti, creando sinergie ed economie di scala. L’innovazione e il cambiamento nascono dalla condivisione, per questo a Wunderkammer l’ambiente lavorativo è flessibile e funzionale: 10 postazioni in open space, una sala riunioni, un’area caffè e relax, un’ufficio-portineria, una sala polivalente di 200mq per meeting ed eventi, un corner incoming, due ampie terrazze e un giardino sul fiume.
Con “banCO #1: Coworking @Wunderkammer” muove i primi passi banCO, un progetto ideato da Ilaria Cesari (APS “Basso Profilo”), Leonardo Delmonte (APS “Basso Profilo”), Andrea Lucivero, Mara Melloncelli (“Altrosguardo”) e Mattia Menegatti (“Altrosguardo”) e Lia Simonatto nell’ambito di LOWaste, un progetto europeo LIFE+ che sta sperimentando a Ferrara un modello di economia circolare basata sulla prevenzione, il riuso e il riciclo dei rifiuti in una logica di partnership pubblico-privato.
Il progetto “banCO”, promosso dal Consorzio Wunderkammer, è un modello innovativo di co-working e co-manufacturing per artigiani, makers e creativi. “banCO” è una community che si propone di condivide on-line e off-line i vecchi e nuovi saperi delle botteghe, uno spazio dove dare nuova vita ai materiali di scarto, riparare e creare. Un po’ ufficio, un po’ officina, “banCO” si pone come snodo e congiunzione tra la filiera dei rifiuti e quella dei makers e intende mettere in rete le aziende che forniscono il materiale di scarto, i soggetti che preparano e certificano le materie prime-seconde, gli artigiani e i creativi che si occupano della progettazione e produzione

Radio libere dal fai-da-te al web, una storia ribelle che continua

di Elisa Gagliardi e Alice Magnani

Antenne di fortuna, bassi costi degli impianti, attrezzature fai-da-te e facilità di comunicazione furono gli ingredienti di base che negli anni Settanta determinarono la proliferazione delle radio libere. In un clima di fervore partecipativo favorirono il coinvolgimento degli ascoltatori con il meccanismo delle dirette, esaltarono il collettivismo e la vocazione libertaria del movimento studentesco.
L’attività di radiodiffusione è stata regolarizzata nel 1976, anno in cui la Corte Costituzionale ha sancito la liberalizzazione di un etere che già da un paio anni era stato in parte colonizzato da pionieri dell’emittenza autogestita che avevano sfidato il monopolio della Rai con trasmissioni radiofoniche pirata.

Tra le città italiane fu il capoluogo emiliano a battezzare, con “Radio Bologna per l’accesso pubblico”, il primo esperimento di radiofonia indipendente, funzionando da laboratorio anche per altre esperienze radiofoniche alternative destinate a lasciare il segno. Come quella dell’iconoclasta radio Alice che, prima di essere sequestrata dalla polizia nel 1977 delle contestazioni studentesche, fece in tempo a sovvertire i canoni della radiofonia ufficiale e a dirottare i propri ascoltatori sulle frequenze di Radio Città, chiamata in causa come fonte di “ulteriori informazioni” nei concitati minuti che precedettero lo sgombero delle forze dell’ordine. Quel numero telefonico comunicato in diretta «è tuttora il nostro recapito», svela con una punta di emozione Alessandro Canella, direttore di quella che, dal 2004, ha mutato il suo nome in “radio Città Fujiko” e, con la sua storia ultratrentennale, si attesta come una delle esperienze più longeve nella storia della radiofonia indipendente italiana.
«Radio Città nacque nel 1976 per iniziativa di una cooperativa di giornalisti della sinistra bolognese come radio libera privata», racconta Canella. Una storia di attivismo radiofonico legata a doppio filo agli ambienti del movimento antagonista bolognese e non immune all’inveterata mania per le scissioni che tanto ha condizionato le sorti dei partiti di sinistra: «Nel 1986 una costola della redazione fuoriuscì dal collettivo per dissensi politici dando vita a radio Città del Capo», ricorda ancora Canella, precisando che la divisione si consumò «tra un’ala più filo Pci e un’altra più vicina a Democrazia proletaria». Mentre Lucia Manassi, direttrice di Città del Capo, individua all’origine della diaspora «una divaricazione tra chi voleva restare ancorato a forze politiche strutturate e chi voleva che la radio continuasse a fare scelte editoriali in autonomia, svincolandosi da qualsiasi linea politica».

Mentre radio Città del Capo muove i primi passi nella prima sede di via Cartolerie, radio Città rinsalda la sua identità aggiungendo al suo nome storico il numero della frequenza occupata. Ed è da “Radio Città 103” che, nel 2004, si fonde con i ragazzi di radio Fujiko, emittente giovane, popolarissima tra gli studenti bolognesi, che l’editore Arci aveva sollevato dalle difficoltà economiche cedendone la frequenza a radio Città del Capo.
Pur connotandosi ancora come strumenti di evasione dal pensiero unico degli organi ufficiali, le emittenti superstiti della rivoluzione radiofonica degli anni ’70 hanno scelto di adottare una configurazione meno “situazionista”: «Al contrario di radio Alice – sottolinea Manassi – sia Città del Capo che l’originaria radio Città hanno sempre posseduto una struttura interna ben definita, con una composizione precisa della redazione e dell’organico». Anche se, come precisa Canella a proposito dell’attuale radio Città Fujiko, un retaggio della prima stagione delle emittenti libere sopravvive nell’assenza di «una struttura piramidale» e in un’organizzazione priva di gerarchie consolidate che «lascia molto spazio all’autonomia delle persone». Più ancorata all’irregolarità libertaria della prima ora appare radio Kairos, piccola emittente comunitaria inglobata nel Tpo di via Casarini, ed erede dell’esperienza di radio K Centrale, che negli anni ’90 aveva propagato nell’etere la protesta degli studenti militanti nella Pantera.

«Alle trasmissioni lavora un collettivo di 30 volontari», spiega Flavia Tommasini, direttrice dell’emittente, ma senza vincoli di palinsesto: «La programmazione risponde alla disponibilità del momento perché non possiamo contare sull’apporto di forze stabili». Così l’emittente ha detto addio agli spazi di informazione continua che gremivano inizialmente il palinsesto: «Abbiamo riflettuto sul tipo di radio che dovevamo essere e ci siamo detti che sarebbe stato meglio scavare nella propria comunità che sforzarsi di dare notizie in anteprima». Ora che Il lavoro di redazione si incardina sull’approfondimento delle questioni ritenute interessanti, l’unica finestra informativa sopravvissuta alla ristrutturazione è “Il caveau”, trasmissione mattutina di lettura dei giornali e interviste in onda dal lunedì al venerdì.

Fin dal nome le radio libere rivendicano la loro specificità: mentre quello di radio Città del Capo è un omaggio alle proteste anti-apartheid che a metà degli anni ’80 si tenevano in una delle capitali del Sudafrica, Città del Capo, appunto, radio Fujiko lo mutua dal personaggio femminile immaginario della serie di manga e anime “Lupin III” creata da Monkey Punch. Fujiko, detta anche Margot, «rappresenta un ideale di donna libera, furba e attiva, che ci sembrava potesse incarnare al meglio l’immagine di una radio indipendente», rivela Federico Minghini, detto Mingo, uno dei fondatori dell’emittente. Quanto al nome di radio Kairos, deriva dalla K di radio K Centrale, cui, al contempo, si aggiunge il concetto filosofico di Kairos, parola che, nell’antica Grecia, significava “tensione, momento giusto o opportuno, attimo in cui far accadere qualcosa”.

Quello che emerge dalla descrizione della pratica redazionale di questi operatori radiofonici è un attento lavoro di cesello che leviga il taglio informativo dei contenuti secondo criteri di correttezza e di rigore: «Battezziamo delle notizie nostre e le seguiamo fino in fondo – illustra Manassi – ma non ci affidiamo mai a voci di corridoio non confermate. Di solito verifichiamo le notizie incrociando due o più fonti, dobbiamo essere solidi in quello che facciamo, non possiamo permetterci querele, ci condurrebbero al fallimento» – conclude la responsabile di radio Città del Capo. «Non abbiamo la presunzione di essere imparziali, abbiamo la nostra linea di pensiero e non la nascondiamo», chiosa Canella, che aggiunge: «L’attenzione viene mantenuta alta sulla correttezza delle notizie. Non ci limitiamo a diffondere un lancio di agenzia, ma andiamo a scavare la problematica che emerge da un fatto, confrontando fonti diverse prima di dare una lettura delle notizie».

Quanto allo spettro dei temi privilegiati e al raggio di copertura dei notiziari, l’azione di questi avamposti dell’informazione alternativa si sprigiona in un’esaltazione del localismo, un saper stare sul territorio che non disdegna incursioni in scenari di interesse nazionale e internazionale: «Siamo radicati nella dimensione bolognese – chiarisce Manassi – ma non ci limitiamo a restare confinati nel recinto del locale, su temi come la musica, la cultura e la tecnologia, il nostro sguardo si fa globale». «Privilegiamo la questione dei diritti e delle diversità – sottolinea la responsabile di radio Kairos – e teniamo gli occhi puntati sui fermenti che animano la scena culturale cittadina». Ma i maggiori sforzi dell’emittente di via Casarini si concentrano sui temi della decostruzione di genere e sulla centralità del linguaggio, «importantissimo strumento di costruzione del pensiero su cui è fondamentale fare attenzione», per evitare che un suo uso tendenzioso continui a fuorviare le nostre costruzioni di senso su argomenti spinosi come l’identità di genere e l’immigrazione.

1.CONTINUA

[© www.lastefani.it]

Poste Italiane: tre pc donati alla Delegazione Provinciale del Comitato Paralimpico di Ferrara

da: Poste Italiane, ufficio Comunicazione Territoriale Emilia-Romagna e Marche

Poste Italiane sostiene le società che si occupano dell’inserimento di ragazzi disabili nel mondo dello sport

Poste Italiane, consapevole del suo ruolo sociale legato alla sua presenza capillare sul territorio, sostiene il Comitato Paralimpico Italiano (CIP) e le realtà provinciali impegnate nelle attività sportive e nell’inserimento di ragazzi disabili nel mondo dello sport: tre computer in precedenza utilizzati dall’Azienda e totalmente “rigenerati” sono stati donati alla Delegazione Provinciale del CIP di Ferrara, al Centro CASP Paralimpico Canoa Club e all’associazione sportiva dilettantistica Format Ferrara.
Gli strumenti informatici sono stati consegnati stamattina (17 aprile) presso l’ufficio postale PosteImpresa di Ferrara ai presidenti regionale e provinciale del CIP Gianni Scotti e Giuseppe Alberti, dalla direttrice della Filiale di Ferrara di Poste Italiane Fulvia Allegretti e dal responsabile Supporto Polo Tecnologico dell’Area Centro Nord Daniele Croci. Alla cerimonia erano presenti Mauro Borghi del Centro CASP Paralimpico Canoa Club e il delegato FISDIR Alessandro Grande della ASD Format Ferrara. I computer, infatti, potranno essere utili alle società sportive per il coordinamento delle attività di promozione e sostegno dei giovani disabili del Ferrarese.
Poste Italiane, da sempre impegnata nell’ambito della Responsabilità Sociale d’Impresa, sostiene iniziative a favore di enti non lucrativi che prestano volontariamente la loro opera in progetti di solidarietà sociale.
Grazie al riconoscimento da parte dello Stato, il CIP ha assunto il ruolo di Confederazione delle Federazioni e Discipline Sportive Paralimpiche, sia a livello centrale che territoriale, alla stregua del CONI per lo sport olimpico, mantenendo il compito di garantire la massima diffusione dell’idea paralimpica e il più proficuo avviamento alla pratica sportiva delle persone disabili, in stretta collaborazione con il CONI stesso.
Il CIP disciplina, regola e gestisce le attività sportive per persone disabili sul territorio nazionale, secondo criteri volti ad assicurare il diritto di partecipazione all’attività sportiva in condizioni di uguaglianza e pari opportunità. Per quanto riguarda l’agonismo di alto livello, il CIP coordina e favorisce la preparazione atletica delle rappresentative paralimpiche delle diverse discipline in vista degli impegni nazionali ed internazionali e soprattutto dei Giochi Paralimpici, estivi e invernali, che si svolgono circa due settimane dopo i Giochi Olimpici, nelle stesse sedi e strutture utilizzate per le Olimpiadi.

Diciotto studentesse Unife nel gruppo delle cinquecento per partecipare a “Nuvola Rosa”, l’evento Microsoft di valorizzazione femminile

da: ufficio Comunicazione ed Eventi Unife

Diciotto studentesse dell’Università di Ferrara nel gruppo delle cinquecento, dai 17 ai 24 anni, a Roma dal 22 al 24 aprile per partecipare alla seconda edizione di Nuvola Rosa, l’iniziativa socio-culturale di valorizzazione del talento femminile organizzata da Microsoft Italia, volta a colmare il divario di genere nel campo della scienza, della tecnologia e della ricerca.

Una vera e propria tre giorni dedicata allo sviluppo delle competenze rosa in ambito tecnico-scientifico, con un ricco programma di incontri e seminari ed un modulo focalizzato sull’ingresso nel mondo del lavoro, in occasione della Giornata Europea per le Ragazze nell’Information Technology (GIRLS in IT), proclamata per il 25 aprile dall’International Telecommunication Union, l’agenzia dell’ONU specializzata nelle tecnologie dell’informazione e comunicazione. Le ragazze potranno così seguire gratuitamente oltre 30 corsi, suddivisi in 6 percorsi tematici, con il contributo di oltre 50 relatori e della collaborazione di 14 partner italiani e internazionali.

La rappresentanza Unife, guidata dalla Delegata del Rettore alle Pari Opportunità Cristiana Fioravanti, sarà composta da studentesse di diversi corsi di studio: informatica, ingegneria, matematica, geologia, economia, giurisprudenza, scienze umanistiche, farmacia, chimica e tecnologia farmaceutica.
Ecco l’elenco delle partecipanti: Virginia Bezzi, Francesca Bonotto, Annamaria D’Ambrosio, Marta Crosato, Valentina Cappi, Valentina Giovanna di Iasio, Alba Rosa Flammia, Maria Silvia Giacalone, Elena Giordano, Alessandra Loberti, Lucia Lunardi, Elena Pacchin, Cecilia Secco, Marta Sedda, Carlotta Soncini, Maria Strafonda, Claudia Taffarello, Silvia Zerbetto.
Come commenta Fioravanti, “siamo particolarmente felici di partecipare all’evento, in qualità di Ateneo aderente, con una nutrita delegazione di studentesse Unife entusiaste, motivate e pronte a cogliere il valore di un importante momento di formazione professionale e culturale”.
Conclude Fioravanti: “Ci auguriamo pertanto che questa importante iniziativa contribuisca alla formazione di future professioniste pienamente consapevoli delle loro potenzialità, in sinergia con i percorsi didattici e formativi del nostro Ateneo”.
L’iniziativa è organizzata da Microsoft Italia in collaborazione con il Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri e l’Università La Sapienza, con il sostegno di organizzazioni internazionali quali ITU, Unesco, UN Women e UNric, in partnership con l’associazione Valore D e con il contributo di Asus, Avanade, Intel e Telecom Italia.

L’obiettivo di Nuvola Rosa è sensibilizzare l’opinione pubblica sulla necessità di colmare il divario di genere nel campo della scienza, della tecnologia e della ricerca. Il progetto nasce nell’ambito del Piano di Sviluppo Nazionale che Microsoft Italia ha intrapreso per promuovere la digitalizzazione a favore della Pubblica Amministrazione, delle Piccole e medie imprese e dei giovani: portare innovazione attraverso il software per contribuire al progresso dell’Italia. La prima edizione di Nuvola Rosa si è svolta a Firenze il 16, 17, 18 maggio 2013 e ha visto la partecipazione di più di 400 ragazze, stampa, influencer, istituzioni, mondo accademico e studentesse universitarie e degli ultimi due anni delle scuole superiori. Secondo quanto riporta Microsoft Italia, oltre il 42 per cento dei ragazzi tra i 15 e i 24 anni non ha lavoro e l’Italia resta fanalino di coda in Europa in particolare per quanto riguarda l’occupazione femminile, con solo il 46,5% delle donne che lavorano. A fronte di ciò in Europa risultano tuttora disponibili 449mila posizioni nel mondo del digitale che si prevede che nel 2020 saranno comprese tra 730 mila e 1,35 milioni: in questo contesto emerge sempre più come la formazione tecnico scientifica possa giocare un ruolo chiave nella ricerca di lavoro, soprattutto per quanto riguarda le donne. E’ qui che si inserisce Nuvola Rosa, giunta quest’anno alla seconda edizione, e che rispetto all’anno passato vede un’attenzione ancora maggiore all’aspetto della formazione.

Registrandosi al portale digitale www.lanuvolarosa.it è possibile scaricare informazioni, ricerche, video e testimonianze di personalità del mondo delle imprese, della scienza e della società civile a sostegno della formazione tecnico-scientifica delle ragazze italiane.

Il 5×1000 Unife a sostegno di progetti innovativi di giovani ricercatori

da: ufficio Comunicazione ed Eventi Unife

Fare ricerca significa rispondere alle esigenze fondamentali della società in tutti i suoi settori, offrendo ai giovani ricercatori non solo una speranza, ma anche un’opportunità che il loro talento si trasformi in occasione di crescita a beneficio di una vita migliore per tutti. La ricerca di base che vive e cresce nell’Università è condizione indispensabile per la vera innovazione e dipende largamente dalle attività di ricerca condotte dai giovani.
La ricerca sviluppata in Università è un sistema che si basa su un solido intreccio di relazioni e di competenze, sostenuta da un continuo adeguamento alle nuove conoscenze e alle nuove esigenze.
Un sistema complesso, che richiede un grande investimento di energie e risorse.
Per questo motivo l’Università di Ferrara ha deciso di destinare il 5×1000 per sostenere progetti innovativi di giovani ricercatori in situazione di precarietà lavorativa, in possesso di titoli qualificati e con esperienze di percorsi altamente professionalizzati.
Nel 2013, con il contributo di 75.916,00 euro raccolto dal 5×1000 nell’anno 2010 e di 30.000,00 euro devoluto da Unicredit, per un totale di 106.000,00 euro, l’Ateneo ha finanziato 23 fra i 55 progetti partecipanti, tutti comunque ritenuti meritevoli, tramite il Bando per Giovani Ricercatori non strutturati, con età non superiore ai 35 anni e afferenti a tutti i Dipartimenti.
Un segnale di speranza che ha permesso ai ricercatori di condurre un periodo di attività di ricerca all’estero.
Ecco i nominati dei vincitori del Bando Giovani Ricercatori 2013: Clara Armaroli, Alessandro Benfenati, Stefania Bartoletti, Paola Boarin, Massimo Bonora, Elena Borin, Daniele Casari, Carmen Corciulo, Eleonora Cremonini, Cristina Draghici, Leonardo Fiorentini, Federico Frattini, Teresa Gagliano, Pier Paolo Giacomoni, Massimiliano Lattanzi, Alessandro Merendino, Brunella Muttillo, Anna Maria Pellegrino, Vittorio Rispoli, Chiara Ruzza, Laura Salvadego, Serena Tucci, Valeria Vadalà.
Non solo. Sono in fase di svolgimento anche le attività di ricerca finanziate dal nuovo Bando Giovani Ricercatori, che con il contributo del 5×1000 del 2011 di 82.428,06 euro e uno stanziamento aggiuntivo dell’Ateneo di 17.571,94 euro, per un totale di 100.0000,00 euro, permetterà nel 2014 ad altri 25 giovani ricercatori di condurre attività di ricerca presso accreditati enti stranieri.
Per destinare il 5×1000 all’Università di Ferrara occorre indicare in dichiarazione dei redditi (CUD, 730 o Modello Unico Persone Fisiche), nella sezione relativa al Finanziamento della Ricerca Scientifica e dell’Università, la propria firma e il codice fiscale di Unife 80007370382.

Per informazioni: Maria Grazia Campantico 3351409739, cmpmgr@unife.it

Al Prof. Arrigo Manfredini conferito il titolo di Professore Emerito

da: ufficio Comunicazione ed Eventi Unife

Importante riconoscimento al Prof. Arrigo Manfredini, già ordinario di Istituzioni di Diritto Romano e Diritto Romano dell’Università di Ferrara. Il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca con decreto del 21 febbraio 2014 gli ha conferito il titolo di Professore Emerito. Un titolo che premia l’intera sua carriera accademica, contraddistinta da un lungo impegno didattico, scientifico, istituzionale.
Come riporta il verbale del Consiglio del Dipartimento di Giurisprudenza che ha proposto il conferimento…“Arrigo Manfredini, ordinario nel 1980, ha tenuto diversi insegnamenti: Storia romana alla Facoltà di Magistero, Storia del diritto romano, Istituzioni di diritto romano e Diritto romano, corso che tuttora svolge per contratto. Molte le esperienze di insegnamento all’estero. Docente apprezzato e amato da generazioni di studenti, membro di associazioni nazionali e internazionali, oltre a profondere grande impegno nella didattica e nella ricerca, Manfredini è stato Direttore di Biblioteca della Facoltà di Magistero, del Dipartimento di Scienze giuridiche, Delegato del Rettore per le relazioni internazionali per dieci anni e Coordinatore di Dottorato di Ricerca.
Il Prof. Manfredini ha inizialmente indirizzato la sua ricerca nell’ambito dell’illecito privato e pubblico, studiando i temi dell’ingiuria e la diffamazione, cui ha dedicato due volumi. Molti gli scritti, vòlti ad analizzare taluni profili penali del naufragio ed aspetti processuali. I suoi interessi nell’ambito del diritto privato hanno riguardato il diritto ereditario, spaziando nell’area della famiglia, del matrimonio e relativi divieti e impedimenti e sono culminati con la pubblicazione del ‘Manuale di Istituzioni di Diritto Romano’, ora alla terza edizione. Ha condotto studi comparatistici, interessandosi alla comparazione diacronica e ai temi di diritto romano vigente, curando diversi volumi e monografie. L’ultima sua opera è “Rimetti a noi i nostri debiti. Forme della remissione del debito dall’antichità all’esperienza europea contemporanea”, edita da Il Mulino lo scorso anno”.

Unife: parte il 16 maggio il corso di perfezionamento in Diritto dell’impresa. Scadenza iscrizioni 30 aprile

da: ufficio Comunicazione ed Eventi Unife

Prenderà il via venerdì 16 maggio il primo corso di perfezionamento in Diritto dell’impresa, organizzato dal Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Ferrara, in collaborazione con la Scuola superiore dell’Economia e delle Finanze (SSEF) ed il Ministero dell’Economia.
Il corso, a cui sarà possibile iscriversi fino a mercoledì 30 aprile, è rivolto a giovani laureati in discipline giuridiche, economiche e sociali, ma anche a professionisti e funzionari di enti pubblici che vogliano approfondire i temi giuridici riguardanti l’attività di impresa.
Caratterizzato da un livello di formazione accademica qualitativamente elevato, il corso ha un taglio pratico ed è volto a facilitare l’immediata trasposizione nell’attività lavorativa di quanto appreso a lezione. Le lezioni si articolano in 120 ore frontali di didattica per 20 Crediti formativi universitari, suddivise in 4 moduli principali: Diritto dell’impresa, Contratti d’impresa, Responsabilità d’impresa e Contabilità e Bilancio. Al termine del corso, valutata la presenza e il lavoro finale, i partecipanti riceveranno un diploma di perfezionamento riconosciuto dal sistema formativo universitario italiano e, previo accordo, dai sistemi stranieri.
Le lezioni si terranno sia presso il Dipartimento di Giurisprudenza di Unife, (c.so Ercole I D’este, 37), sia presso la Sede della SSEF di Bologna, (Piazza Malpighi, 19).
Per iscriversi: http://www.unife.it/cdp/dirittoimpresa

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Regione: contributi alle famiglie per i servizi di trasporto per la scuola. Domande entro il 24 maggio.

da: ufficio stampa giunta regionale Emilia-Romagna

Bologna – La Regione Emilia-Romagna, a seguito della comunicazione da parte del Ministero dell’Istruzione, ha approvato i criteri e le modalità per la concessione nell’anno scolastico 2013/14 dei contributi per i servizi di trasporto per raggiungere la sede scolastica, erogati con l’obiettivo di facilitare l’accesso e la frequenza dei corsi. C’è tempo fino al 24 maggio per presentare la domanda e le risorse a disposizione sono pari a 984 mila euro.

I contributi possono essere richiesti dagli studenti residenti in Emilia-Romagna frequentanti il terzo, quarto e quinto anno delle scuole secondarie di secondo grado statali e paritarie, con un reddito famigliare nel 2012 (o, qualora non disponibile, nel 2013) con un valore ISE inferiore a 21.691 euro corrispondente ad un valore ISEE non superiore a euro 10.632, che non abbiano ricevuto nello stesso anno scolastico analoghi benefici per le stesse finalità.

Si può richiedere il rimborso delle spese dei servizi di trasporto urbano ed extraurbano utilizzati per raggiungere la sede scolastica, anche con riferimento alle peculiari esigenze degli studenti con disabilità certificate e i servizi di assistenza specialistica, realizzati anche attraverso mezzi di trasporto attrezzati con personale specializzato.

La spesa ammessa a beneficio è la spesa sostenuta nell’anno scolastico 2013/2014 a carico delle famiglie e giustificata da titolo di viaggio o da altra documentazione fiscalmente valida.

I moduli per la presentazione delle domande e i relativi bandi saranno a breve resi disponibili sui siti delle Province e presso le segreterie delle scuole secondarie di II grado della regione.

Un’Arena arcobaleno, la liberazione oggi si chiama disarmo

25 aprile 2014: una data significativa per più di un motivo. Il 25 aprile è il giorno in cui si commemorano la Resistenza e la Liberazione dal nazifascismo. Se si aggiunge il 2014, anno del centenario della Grande Guerra, la giornata racchiude entrambe le catastrofi del Secolo Breve europeo. Non è dunque scelto a caso l’appuntamento dell’Arena di Pace a Verona, organizzato da un comitato promotore che riunisce cinque organizzazioni: Sbilanciamoci, Rete disarmo, Movimento Nonviolento, Cnesc e Forum servizio civile. Il mondo della pace torna dunque all’Arena, che più volte negli anni ’80 e ’90 è stata il luogo per i suoi raduni: il primo è stato nell’ottobre del 1986, poi il 1989, l’anno dello storico monito “In piedi, costruttori di pace!” di don Tonino Bello, e gli appuntamenti del 1991 in opposizione alla guerra del Golfo, infine l’ultima nel 2003, quando padre Zanotelli ha chiesto di esporre le bandiere arcobaleno come segno di contrarietà alla guerra in Iraq.

Ed è ancora il missionario comboniano a lanciare questa nuova grande celebrazione laica della pace, con un appello su arenapacedisarmo.org, “non solo ai politici ma innanzitutto a noi stessi”, chiedendo a chi vi parteciperà di assumersi la responsabilità “di essere parte del cambiamento che vogliamo vedere nel mondo”. Hanno già aderito: don Luigi Ciotti di Libera, Susanna Camusso e Maurizio Landini della Cgil, Carlo Pedrini di Slow Food, Paolo Beni, presidente Arci, Gianni Bottalico, presidente Acli, Cecilia Strada, presidente di Emergency, Ugo Biggeri, presidente di Banca Popolare Etica. Tanti anche gli artisti: Moni Ovadia, Lella Costa, Marco Paolini, Ascanio Celestini, Natalino Balasso, Fiorella Mannoia.
Ne abbiamo parlato con Daniele Lugli, presidente emerito del Movimento Nonviolento – in cui milita fin dalla sua fondazione – ed ex Difensore Civico della Regione Emilia Romagna.

Le parole d’ordine per questa ‘giornata nonviolenta’ sono “La Resistenza oggi si chiama nonviolenza, la Liberazione oggi si chiama disarmo”, il collegamento con i valori resistenziali quindi è ben lontano dall’essere puramente formale.
La Resistenza indica il momento nel quale ci si oppone a una realtà inadeguata che ti costringe, che ti chiude e Capitini – fondatore del movimento nonviolento ndr – ci diceva che la nonviolenza è il punto di tensione più profonda per il sovvertimento di una realtà inadeguata, cioè la nonviolenza cerca di andare alle radici della chiusura e della violenza che ci costringe. Questo è il primo elemento che collega nonviolenza e resistenza. Di qui anche la necessità che la resistenza si approfondisca, perché anche in assenza di una guerra guerreggiata si avverte la sensazione di un mondo che si chiude su se stesso, questa assenza di futuro, questa incapacità di progetti individuali e collettivi, a tutto questo bisogna resistere e farlo usando gli strumenti della nonviolenza. Per questo il nesso fra liberazione e disarmo, per sottolineare la componente della scelta di non opporre violenza a violenza, non solo come scelta etica, ma soprattutto come esperienza storica: abbiamo visto e vediamo infatti che la violenza e la forza, anche quando usate con le migliori intenzioni, hanno degli effetti che nel tempo si rivelano deleteri. C’è una frase secondo cui «Un fine che per essere raggiunto richiede l’uso di mezzi ingiusti, non può essere un fine giusto», a dirlo non è Gandhi ma Carl Marx. Da tutto ciò discende la necessità del disarmo, prima ancora che nelle armi nelle nostre teste, come ha affermato il presidente del movimento nonviolento Mao Valpiana concludendo la marcia della Pace del 2011.
Comincia a diventare più chiara ora un’espressione che si legge nell’appello con cui avete convocato l’Arena di Pace e che mi ha colpito: si parla di “uno stile di vita disarmante”. Cosa intendete?
Perché di questo disarmo fanno parte anche scelte di vita che si contrappongono a questa pretesa di una crescita senza confini. Ne misuriamo ormai tutti quanti gli effetti: un’economia finanziaria che ha ormai ingoiato l’economia reale, una propensione che viene instillata a consumare il più possibile beni, territori, persone. Diventa sempre più difficile perpetuare l’ingiustizia, che ha funzionato per molto tempo, di spostare le conseguenze dannose delle nostre scelte di vita e di consumi in altri luoghi e in altri tempi lontani da noi. Questo malcostume ora sta chiedendo il conto: nella disperazione dell’emigrazione e nell’assenza di prospettive di larga parte della gioventù, anche quella più attenta e decisa a impegnarsi. Da qui la necessità di scelte di vita disarmante e disarmata che non offenda gli altri, anche solo per una forma di egoismo illuminato che sa che un’offesa data all’altro ricade immediatamente su chi l’ha fatta, proprio per il legame profondo e sempre più forte creato dai processi di globalizzazione. Capitini diceva «Quando butti un sasso nell’acqua è difficile che tu misuri fin dove arriveranno le onde», questo vale però anche per le azioni positive, ben orientate, che hanno effetti che vanno lontano, molto al di là della nostra immaginazione: ecco perché vale la pena di agire.
L’appuntamento dell’Arena sarà anche l’occasione per una ‘rivoluzione pacifica’ del concetto di difesa, che l’articolo 52 della nostra Costituzione descrive come un “sacro dovere del cittadino”. Se i nemici oggi sono la povertà, la disoccupazione, la mancanza dei servizi sociali, per difenderci non servono gli F35, ma più fondi per i servizi primari della società: è questo il vostro messaggio?
Il dibattito costituzionale è stato molto ricco, molto si era già detto in quei momenti, per esempio sul fatto di porre un limite alle spese per la difesa, che non avrebbero mai dovuto superare quelle per l’istruzione. Si era posto anche il problema di una scelta costituzionale di neutralità dell’Italia, il tema dell’obiezione di coscienza e dell’esercito professionale. A questo proposito il dibattito è stato influenzato dalla posizione espressa da Ernesto Rossi mentre era al confino sull’isola di Ventotene: oltre a scrivere con Spinelli il Manifesto per l’Europa, ha steso anche il testo Abolire la miseria, nel quale ha posto il tema di un esercito del lavoro, della durata di due anni, obbligatorio per ragazze e ragazzi, sostitutivo della leva, il cui compito era produrre beni e servizi di base. Quindi uno strumento per la creazione di un welfare di base, attuato attraverso la gratuità dei beni e dei servizi essenziali e non delle forme di aiuto economico. È interessante che quest’accento forte sulla lotta alla miseria fosse posto da Rossi, liberista molto apprezzato da Einaudi, che per di più pensava che questo tema potesse accomunare il pensiero economico liberista e socialista. Ho accennato a questi fatti per far capire come allora il tema della sicurezza venisse declinato in modo del tutto differente. Sicurezza viene dal latino sine cura, senza preoccupazione: quando non si hanno preoccupazioni? Quando sono eliminati i motivi di preoccupazione. Noi non sottovalutiamo la richiesta di sicurezza delle persone, ma è bene comprendere da dove viene effettivamente questa insicurezza. Per questo pensiamo sia fondamentale che accanto alla difesa tradizionale, fondata sulle armi e su sistemi di armamenti sempre più sofisticati e sempre meno controllabili, ci sia anche quella che affronta le contraddizioni che portano alle guerre e abbiamo visto che, anche con pochissimi mezzi e in scenari complessi, azioni non armate hanno dato risultati straordinari. Penso all’esempio del comune di Ferrara, che attraverso il servizio civile nazionale è intervenuto a Cipro con un’azione di riconciliazione tra la comunità greca e quella turca. Cose di questo genere sono ancora troppo poche e possono essere moltiplicate. Per questo pensiamo che sia necessario cominciare a potenziare le iniziative direttamente volte alla pace, perché per avere la pace bisogna preparare la pace, come dice un vecchio detto.
Da qui nasce anche la campagna sull’opzione fiscale che lancerete all’Arena di Pace, vero?
Sì, ritorna qui la possibilità di scelta: vogliamo che le persone possano dare una possibilità alla pace, riprendendo le parole di John Lennon. Chiediamo che le persone possano indicare nella propria dichiarazione dei redditi se vogliono destinare a consapevoli azioni di costruzione della pace, attraverso forme organizzate di intervento, una quota pari a quella che in termini generali viene destinata per la difesa. Lo scopo è far crescere la consapevolezza che esiste un’alternativa concreta alla sicurezza affidata al raffinamento delle armi. Inoltre, far sì che si possa cominciare a valutare l’utilità dei fondi che vengono destinati ad azioni di pace e per la prevenzione dei conflitti, credo che le cose che abbiamo progressivamente appreso sulla vicenda degli F35 ci abbiano fatto comprendere come siano altri gli interessi che guidano queste scelte rispetto alla sicurezza delle persone. Si tratta anche di cominciare a dare attuazione a ciò che è scritto nella nostra Costituzione che all’articolo 11 recita: l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali.
Sono passati alcuni anni dall’ultimo incontro a Verona, avvenuto nel 2003 per lanciare la campagna delle bandiere arcobaleno da esporre ai balconi contro la guerra in Iraq. L’appuntamento del 25 aprile sarà anche l’occasione per rilanciare una piattaforma comune per tutto il movimento per la pace?
Ci sono state diverse occasioni d’incontro in questi anni, però un’assemblea dove sia possibile guardarci negli occhi e non solamente fra noi pacifisti doc, spesso anche divisi, incapaci di costruire un’unità al nostro interno, è un evento importante. Speriamo sia il primo passo di un percorso da costruire insieme ad altre associazioni che rappresentano il meglio di una società che cerca di meritarsi l’aggettivo di civile. L’appello è stato firmato da Alex Zanotelli, da don Ciotti, da Cecilia Strada di Emergency, hanno aderito associazioni di giovani come Agesci e Arci, ma anche i sindacati come Cgil e le Acli, anche se i lavoratori spesso si trovano in difficoltà di fronte alla riconversione di apparati industriali che producono armi, pur comprendendo la necessità di un modello di sviluppo fondato sulla costruzione della pace. Ora, che i movimenti pacifisti abbiano ottenuto una così forte adesione mi fa sperare che sia possibile andare verso un’unità molto più ampia, perché si corre sempre il rischio di chiudersi sottolineando le differenze invece degli aspetti e degli impegni che accomunano. L’Arena di Pace è proprio questo: un impegno concreto, anche attraverso la campagna dell’opzione fiscale, intorno al quale si possono riunire varie istanze.
Per concludere Daniele ti chiederei di darci alcune informazioni sul programma e su come partecipare.
L’inaugurazione della giornata sarà alle 12 in piazza Brà, mentre i cancelli dell’Arena saranno aperti alle 13. Dalle 14 in poi prenderà il via la manifestazione, con vari interventi, come ad esempio quello di Susanna Camusso, testimonianze e interviste, condotte da Gad Lerner. Ma ci sarà anche tanta musica, grazie alla collaborazione del Club Tenco. Alle 18 poi presenteremo la campagna ‘Disarmo e difesa civile non armata e non violenta’. Da Ferrara, precisamente dal piazzale ex-Mof di via Darsena, alle 11.30 partirà un pullman, messo a disposizione dalla Cgil. Per prenotare un posto basta mandare una mail a francesco.barigozzi@mail.cgilfe.it oppure telefonare al numero 3482687880.

“Al Kleb l’eccellenza degli sport ‘minori’ con l’impegno di sempre”

da: Marco Nardi – Kleb Ferrara

In qualità di gestore dell’attività sportiva e fitness del centro polisportivo Kleb, in relazione a notizie riportate in questi giorni dalla stampa, desidero ribadire e rinnovare l’impegno nei confronti degli associati per garantire come sempre il buon proseguimento delle attività ospitate al Kleb.

Dal dopo terremoto l’Ads Friends Kleb si è ancor più impegnata a dare spazio a tutte quelle attività sportive minori ma di eccellenza che faticano a trovare spazi sia fisici che di immagine! Stiamo infatti dando ospitalità a delle realtà che grazie anche ai nostri spazi sono arrivate ai vertici delle attività nazionali:
– vedi la squadra di ritmica che, ospitata da noi dopo il terremoto, è riuscita a scalare la vetta passando dalla B2 alla serie A1 e a produrre un atleta per la nazionale italiana e altre atlete tenute sotto osservazione dalla nazionale;
– vedi uguale ed opposto, realtà nazionale partita da noi e sviluppata in tutto il territorio italiano (il Kleb come tutti gli anni ospiterà in data 18/5/14 il campionato italiano);
– vedi Pilates garuda, attività presente solo a Ferrara e Milano, con l’ unica istruttrice italiana certificata (Laura Trevisani) presente da noi;
– vedi l’attività di arti marziali con campioni nazionali e mondiali che organizzano nel nostro centro gare che riescono ad ospitare fino a 600 persone (gara nazionale di kick boxe 25/5/14)
– vedi tornei sbandieratori di tutte le città italiane dove è presente il palio (1000 persone circa!);
– vedi ospitalità agli istituti Ipsia e liceo Carducci dopo terremoto;
– vedi ospitalità alle forze del’ ordine (Polizia di Stato) per allenamenti di difesa.

Siamo altresì presenti con attività benefiche avendo ospitato per 3 anni la raccolta fondi per suor Laura la quale sta costruendo un ospedale per bambini ad Adwua in Etiopia – ospitiamo inoltre banchetti Ant e campi estivi per bambini.

Marco Nardi
Gestore attività Kleb Ferrara

L’AERRS a Roma al convegno ISTAT sul non profit

da: ufficio stampa Ente Palio città di Ferrara

La scorsa settimana si è tenuta a Ferrara l’assemblea dei soci dell’AERRS, Associazione Emilia Romagna Rievocazioni Storiche, alla quale hanno partecipato anche i rappresentanti dell’Ente Palio città di Ferrara e l’Associazione Rione Santo Spirito.
“L’Associazione ha l’ambizione essere promotrice di eventi e scambi sia culturali che turistici, oltre che sostegno dell’economia locale – ha spiegato il Presidente dell’AERRS, Giannantonio Braghiroli – attraverso la creazione di sinergie tra le molteplici Associazioni ed Enti che realizzano rievocazioni, e considera in questo partner privilegiati la Regione e la APT regionale. Inoltre il marchio AERRS è diventato un bollino di garanzia della rispondenza storica e rievocativa delle manifestazioni, in pratica è questo che ci riconosce la Regione.”
Nel settembre 2013 l’AERRS ha acquisito lo status di Associazione di Promozione Sociale, che diventa un ulteriore strumento per valorizzare l’arte e la cultura emiliano romagnola, quale indubbio patrimonio locale.
Nel corso dell’assemblea si sono analizzati i dati della partecipazione e dei flussi turistici ed economici che caratterizzano in questo particolare momento socio-culturale il comparto rievocativo. Le 14 associazioni che fanno capo all’AERRS hanno organizzato nel 2013 più di 100 eventi, per un totale di 280 le giornate di iniziative (che diventano 500 – per monte ore – considerando l’intero periodi di impegno per gli operatori e gli organizzatori che vi hanno partecipato). Gli iscritti a Contrade, Borghi o Rioni popolerebbe insieme una cittadina di 10.000 abitanti, 6.000 sono i collaboratori attivi e altrettanti i fornitori, i collaboratori saltuari, volontari, artigiani e commercianti. Nelle manifestazioni organizzate dai soci AERRS la somma delle presenze nella giornata principale delle manifestazioni supera quota 100.000, per una cifra complessiva di presenze di mezzo milione di persone.
“I numeri riportati sono indicativi ed arrotondati, ma servono per dare un quadro oltremodo significativo del valore sociale, culturale, aggregativo ed economico che le nostre manifestazioni riescono a promuovere.” ha commentato Braghiroli.
Inoltre, le attività AERRS sono riuscite nell’intento di promuovere la ripresa di antiche attività artigianali: sartorie specializzate, calzolai, ceramisti, fabbri, falegnami, decoratori ed altri ancora. Ne è esempio la stessa città di Ferrara: negli anni ’70 non vi erano botteghe artigiane, ad oggi sono 13.
L’associazione negli scorsi anno ha inoltre avuto il merito di diventare interlocutore attivo della Regione Emilia Romagna ed è iscritta nella 2° e 5° commissione in Regione, cosa che permette di partecipare ai lavori delle commissioni preposte a trattare argomenti legati alla Rievocazione, ed i conseguenti aspetti turistici, sociali, economici.

Per tutte queste caratteristiche l’AERRS è stata invitata a partecipare al convegno dell’ISTAT “Il non profit in Italia, quali sfide e quali opportunità per il Paese” che si è tenuto a Roma il 16 aprile, presso il Centro Congressi Roma Eventi.
Qui sono stati sviscerati e commentati i dati del Censimento ISTAT delle istituzioni non profit, nel quale con AERRS il mondo della rievocazione rientra a pieno titolo. In particolare i rappresentanti di associazioni e istituzioni si sono confrontati sulle opportunità che genera il settore, soprattutto riguardo alla misurazione dell’economia sociale e al valore aggiunto che il Non Profit garantisce al sistema-Italia.
“E’ un riconoscimento importante per noi – ha commentato ancora Braghiroli – perché significa che il mondo della rievocazione ha guadagnato un suo peso sociale ed economico. Da oggi avremo la possibilità di trovare nuovi interlocutori istituzionali e non, con i quali costruire una sempre più fitta rete di contatti, collaborazioni e opportunità. ”.

Michael McDermott e Heather Horton in concerto

da: Associazione Roots Music Club

“Michael McDermott mi ha ridato lo stesso entusiasmo verso la musica che avevo quando ascoltavo Springsteen o Van Morrison”
“Michael McDermott è uno dei pochi che mi ha davvero reso felice di avere due fottute orecchie”

Queste due frasi non le ha dette un uomo qualunque, ma quello che forse è lo scrittore americano più famoso degli ultimi 40 anni, cioè Stephen King.

Dal suo folgorante debutto, “620 W Surf” del 1991 che lo consacrò come “the next big thing” (e il cui singolo estratto “Wall I Must Climb” scalò prepotentemente le classifiche di Billboard), McDermott ha continuato a macinare dischi e concerti, tra cadute e risalite, ma sempre godendo di grande stima e considerazione presso il pubblico e la critica.
Con il cuore al folk del Village e l’anima al rock’n’soul che da Springsteen attraversa tre decadi di grande musica, McDermott ha nel tempo assestato altri ottimi capitoli discografici e ha lentamente trovato una propria dimensione artistica lontano dai clamori degli esordi ma più consona alla sua odierna natura di maturo storyteller.
McDermott, nato e cresciuto a Chicago, torna in Italia dopo 3 anni anni e dopo aver lasciato uno zoccolo duro di fan che chiedevano a gran voce il suo ritorno sui palchi di casa nostra.
Il concerto di domenica 4 maggio, nella città di Ferrara, è denso di significato per Michael McDermott e Heather Horton, poiché proprio Ferrara è stata la città da loro scelta per la celebrazione del loro matrimonio, il 3 maggio 2009.

ROOTS MUSIC CLUB
in collaborazione con POMODORI MUSIC e ASSOCIAZIONE MUSICISTI di FERRARA AMF
PRESENTA:

MICHAEL McDERMOTT & HEATHER HORTON in concerto

DOMENICA 4 MAGGIO 2014 – ORE 18.30
AULA MAGNA “STEFANO TASSINARI”
SCUOLA DI MUSICA MODERNA AMF, via Darsena 57 (Palazzo Savonuzzi) – FERRARA
Ingresso 10,00 €
Apertura ore 18.00
Dopo il concerto sarà possibile cenare con gli artisti presso una nota pizzeria nelle vicinanze.
Informazioni e prenotazioni: enrica@rootsmusicclub.com – Cell: 340 0036841

Per chi volesse entrare nella magia delle sue canzoni:
WALL I MUST CLIMB
CARRY YOUR CROSS
GREAT AMERICAN NOVEL
WOUNDED
LEAVE IT UP TO THE ANGELS

Il sito ufficiale: www.michael-mcdermott.com

Fornaro: “Trivellazioni: chiediamo chiarezza alla regione”

da: Giuseppe Fornaro, candidato sindaco Valori di sinistra

“Non è possibile escludere, ma nemmeno provare”. E’ qui che deve intervenire la politica bloccando subito ogni ulteriore autorizzazione a nuove prospettazioni del sottosuolo in Emilia Romagna, o peggio estrazioni di idrocarburi. La giunta regionale non può far finta che nel rapporto Ichese quel dubbio (“Non è possibile escludere”) non ci sia. Responsabilità degli amministratori è sempre quella di adottare il principio di precauzione non autorizzando attività che possano ledere diritti fondamentali dei cittadini come la salute, l’incolumità personale e la salvaguardia delle proprietà minacciate da attività che fanno solo gli interessi di grosse lobbies petrolifere le quali devastano il territorio e una volta esaurita la loro attività lasciano tracce indelebili con cui i cittadini sono costretti a convivere per il resto della loro vita.
Gli interessi di pochi non possono continuare determinare le scelte di politica economica di questo paese e di questa regione. Pertanto, chiediamo alla Giunta Regionale di esprimersi in modo chiaro su quali siano le sue reali intenzioni sulle nuove e sulle vecchie autorizzazioni, senza troppi giri di parole. Non basta dire che sulle vecchie autorizzazioni la competenza è del ministero scaricando il barile a Roma. Cominci Errani a prendere una posizione netta.

Foto di Emanuele Romanelli.

Ferrara posa per i fotografi. Si moltiplicano gli obiettivi puntati sulla città, dagli scatti artistici a quelli amatoriali

Le gonne di un gruppo di suore, l’acqua di una fontana che si abbatte sul selciato, le tigri impagliate del Museo Naturalistico, un tarassaco spuntato fra le strade del centro, la mano di un bimbo che cerca di catturare le bolle di sapone. Sono le immagini che Alessio ha immortalato durante la maratona fotografica organizzata dall’associazione Feedback Video lo scorso sabato.
Vengono assegnati 12 temi e viene dato un tempo, 12 ore, per rappresentarli fotograficamente.
Lo spazio è quello della città e dei suoi dintorni.

Maratona Fotografica di Feedback. Foto di Emanuele Romanelli

Per Alessio non è stata solo una gara. Lui ha 24 anni e gli ultimi quattro li ha passati in un ufficio, ora vuole cambiare vita e ha deciso di emigrare in Canada, per cercare migliore fortuna. I suoi scatti sono l’ultimo sguardo alla sua città, i ricordi che porterà con sé dall’altra parte del mondo, un commiato dalla bellezza che c’è in ogni angolo di Ferrara.
“Ho iniziato a fare foto appena la scorsa estate – si schernisce – e lo scatto più bello che ho fatto oggi non c’entra col concorso, l’ho fatto per me: un operaio al lavoro sul Listone”.
Quando si inizia a guardarsi attorno con occhi attenti, si dischiude un mondo fatto di persone, gesti, dettagli che negli altri momenti della vita, in cui i luoghi sono meri attraversamenti e le persone casuali comparse, non c’è tempo di cogliere.

Maratona Fotografica di Feedback. Foto di Emanuele Romanelli.

La fotografia è un antidoto all’assuefazione, impone di rinnovare lo stupore per ciò a cui siamo abituati. E Ferrara è il soggetto ideale: un’anziana signora scavata dai segni della vita passata, ma rimasta vanitosa e civettuola. Tra le sue antiche mura accade sempre qualcosa di straniante e sorprendente, una luce, un momento di vita laddove non si immaginava.

Maratona Fotografica di Feedback. Foto di Emanuele Romanelli.

Sarà per questo che ultimamente l’attenzione di tanti fotografi si sta concentrando in città.
La maratona di Feedback ne ha portati 180, professionisti e amatori, che l’hanno immortalata in ogni angolo. Il filo conduttore di quest’anno era l’ambiente, che si collegava alla Maratona Fotografica Naturalistica che c’è stata il giorno successivo a Comacchio, all’interno di “Primavera Slow 2014”.
“E’ la prima volta che vengo – dice Elena di Bologna – grazie a questa iniziativa sto scoprendo una città che, sebbene vicina, non avevo mai visto. Che meraviglia gli orti nel cuore della città!”.
“Mi hanno portato degli amici, io sono argentino – racconta Augustin – sono rimasto incantato dalla quantità di biciclette”.
“Siamo venuti per passare una giornata in compagnia – spiega Matteo – siamo di Chioggia dove anche noi organizziamo una maratona, siete tutti invitati!”.

Il gruppo degli Igers Ferrara. Foto di @martinajrt.

Tanti anche i ferraresi, circa la metà dei partecipanti.
“Per noi che viviamo qui è paradossalmente più difficile trovare le cose originali perché le abbiamo sempre sotto gli occhi e non ci facciamo caso”, ammette Silvia. Ha partecipato assieme all’amica Lucia che dice “uno degli argomenti assegnati era “mangia a chilometro zero”, e dopo averci tanto pensato, mi è bastato guardarmi attorno e ho visto un’ape su un fiore: ecco la mia foto!”.
“Un altro argomento – aggiunge Ilaria – era “più fiori, meno cemento” ed ho fotografato il campo di colza che digrada verso i nuovi piloni di cemento della circonvallazione”.
I fotografi vedono quello che vediamo noi, ma si soffermano un attimo in più, prima che l’immagine si depositi da qualche parte nella memoria, la colgono e ce la restituiscono in modo che non si perda e ci faccia pensare: “ci passavo davanti tutti i giorni e non l’avevo notato, ma guarda che bello”.

Il Castello di Ferrara. Foto di @macluna429.

E’ quello che fanno quotidianamente anche gli Igers, gli Instagramers di Ferrara, ovvero coloro che usano l’applicazione per cellulare chiamata Instagram per condividere on line i loro scatti fatti con cellulare o tablet.
Sono un gruppo variabile ed eterogeneo di amatori e professionisti, che si riunisce attorno ad alcune iniziative virtuali, inviando per esempio foto su Facebook, oppure reali come la doppia mostra in corso al Punto Frau e all’Hotel Annunziata. Fino al 4 maggio si potranno vedere i loro cento sguardi sulla città, momenti pubblici come il Palio di cui sono media partner, ma anche occasioni uniche come la visita alle stanze normalmente chiuse del Castello. E’ una selezione delle migliori foto pubblicate da quando si sono costituiti nell’ottobre 2013.
“Stiamo anche programmando un’invasione digitale di Palazzo Schifanoia e del lapidario – annuncia Franco Colla, local manager degli Igers – luoghi in cui abitualmente non si possono fare fotografie, che noi restituiremo alla città attraverso i nostri scatti. Poi li pubblicheremo on line sulla pagina Facebook degli Instagramers Ferrara”.

La fotografa Serena Groppelli. Foto di Stefania Andreotti.

A Ferrara non ci sono solo i grandi progetti fotografici collettivi come la maratona o le mostre degli Igers. Quello di Serena Groppelli, fotografa piacentina, è infatti un progetto individuale, che l’ha portata a puntare il suo obiettivo su un altro luogo nel cuore della città di fronte al quale spesso si passa senza guardare, o peggio non volendo guardare perché fa male: il Teatro Verdi, nel suo stato di eterno abbandono o eterna ricostruzione, secondo come lo si vuole vedere.

Il teatro di Pontenure. Foto di Serena Groppelli.

Serena come nasce l’idea di fotografare teatri chiusi, tra cui anche il nostro Verdi?
“Faccio una premessa: “bazzico” il teatro da quando sono piccola e proprio in teatro ho iniziato a fotografare. Da un gioco è nata quindi una professione e adesso collaboro con Kairòs Magazine, una rivista web di fotografia di scena che ho contribuito a fondare.
Proprio in redazione abbiamo “scoperto” un censimento sui teatri chiusi d’Italia pubblicato on line (http://censimento.teatriaperti.it/it/censimento/) e poi diventato un libro, Teatri Negati, edito da Franco Angeli Editore.

Serena Groppelli e la performer Elisa Mucchi nel Teatro Verdi di Ferrara. Foto di Stefania Andreotti.

Il tema mi ha incuriosita parecchio ed è nata l’idea, non tanto di un semplice reportage sui luoghi, ma di qualcosa che i luoghi li faccia, anche se per poco, rivivere. Sono convinta che gli “spiriti” delle storie narrate nei teatri rimangano ad abitarli anche dopo la loro chiusura: perché non ritrarli insieme agli spazi teatrali?”.
Nei tuoi scatti all’interno dei teatri abbandonati, compaiono anche delle persone, chi sono?
“Solitamente si tratta di una o due figure per immagine. La “costante” è Gabriella Carrozza, un’attrice piacentina che mi seguirà in tutto il progetto e che rappresenta lo spirito del teatro.
Per ogni realtà locale invece cerco attori, performer, musicisti che abbiano voglia di affiancarla: qui a Ferrara ho avuto la fortuna di incontrare la performer Elisa Mucchi che molto gentilmente si è “prestata” al progetto”.
Qual è l’area geografica del tuo progetto?
“Il sogno è quello di coprire tutto il territorio nazionale. Ma, non trovando sovvenzioni, ho dovuto scegliere una zona limitata e ho deciso di partire dall’Emilia-Romagna, la mia regione.
Proprio con la Regione ho iniziato: a loro ho chiesto i primi contatti, l’elenco delle realtà coinvolte e un patrocinio non finanziato. Ai teatri già chiusi, inoltre, si sono aggiunti quelli danneggiati dal terremoto che sto cercando comunque di far rientrare nel percorso”.
Quanti teatri fotograferai?
“In Emilia-Romagna sono circa una trentina, fra teatri chiusi e terremotati
Attualmente ne ho scattati solo due: Pontenure (Pc) e Ferrara, ma ad aprile dovrebbero aggiungersi Correggio e Cento”.
Raccontaci della tua esperienza a Ferrara.
Ferrara è una delle città che conosco meno in Emilia-Romagna, quindi aveva per me il fascino dell’ignoto. Inoltre è stato il primo Comune a rispondere alle mie mail, con un entusiasmo e una disponibilità che non mi sarei aspettata e dei quali li ringrazio profondamente. Ho incontrato Natascia Frasson del Comune, il Direttore del Teatro e un gruppo di architetti che ha collaborato alla messa in sicurezza della struttura.
Il teatro è davvero splendido, anche nella versione “semi sventrata”, sarebbe bellissimo vederlo rivivere. Mi sembra inoltre che i ferraresi tengano molto a quello spazio e questo è stato ulteriormente motivante per me: è quasi commovente vedere come in molte realtà spazi dimenticati rimangano vivi nella memoria collettiva.
Come dicevo prima, ho davvero trovato un grande spirito di collaborazione e la trasferta si è trasformata in una serie di piacevolissimi incontri: peccato non potermi fermare di più e conoscere meglio le realtà e le persone incontrate!”.

Lusso con Burka. Foto di Mustafa Sabbagh.

Non ritrae la città, ma dialoga con lei la mostra di Mustafa Sabbagh “Burka moderni. Un dialogo inventato con Matisse”, fino al 4 maggio presso la Maria Livia Brunelli Home Gallery, al numero 3 di Corso Ercole I d’Este.
Come si legge nell’introduzione all’esposizione, l’artista italo-giordano, molto conosciuto in città e con un lungo e prestigioso passato come fotografo di moda, intende creare una connessione con la mostra di Matisse presso Palazzo dei Diamanti.

“Sono una ventina le opere realizzate appositamente per questa esposizione – spiega Maria Livia Brunelli, direttrice della galleria – una serie di fotografie di grande raffinatezza cui si accompagnano due video. Un dialogo che è anche lo specchio delle diverse epoche in cui vivono i due artisti: mentre Matisse, come reazione a un periodo carico di tensioni e guerre, cerca di distillare la bellezza dal reale, creando sinuose figure femminili, esaltandone colori e sensualità, Mustafa, dopo anni di lavoro nel patinato mondo della moda, mette maschere nere come la pece, plumbee come pneumatici, a uomini e donne”.
“Viviamo in un’epoca – spiega l’artista – in cui la società ci impone in continuazione delle maschere: ci si maschera per essere accettati, per la paura di scoprirsi. Quando uso la maschere non è altro che come protezione, quasi un espediente per riempire il retaggio cristiano della vergogna: e la maschera è come una dichiarazione, un ennesimo atto anti-moda, dall’immediato effetto gender-bender e liberatorio.
Bello, intelligente, ricco, accettato: nella società di oggi si impone la maschera ad ogni individuo, non gli si dà la libertà di essere se stesso fino in fondo. È una maschera falsificante, subdola, vigliacca. Il ruolo che conferisco alle mie maschere, invece, e l’uso che ne faccio, è assolutamente principale: è un atto di rifiuto per le maschere imposte, invisibili e mistificanti. Scelgo di immortalare delle opere d’arte per farci sentire più liberi. Scelgo di ritrarre maschere, per farci sentire ancora più individui”.

La fotografia ci salverà? Probabilmente no, ma ci cura. Fissa l’attenzione sulle persone, sui loro attimi di vita altrimenti perduti. “Ci fa sentire ancora più individui”. Lenisce lo strazio di un luogo della cultura abbandonato. Mantiene la memoria delle nostre radici. Ci restituisce la bellezza dimenticata della nostra città, aiuta a promuoverla e richiama tanti visitatori. Ferrara è bella dal vivo ed è anche fotogenica. Basta saperla guardare.

Link per approfondire i temi dell’articolo.

Feedback Video: http://feedbackvideo.it
Maratona fotografica di Chioggia: www.progettossigeno.it

Il sito di Serena Groppelli: www.serenagroppelli.com
La rivista web di fotografia Kairòs Magazine: www.kairosmagazine.it
Il sito di Maria Livia Brunelli Home Gallery: www.marialiviabrunelli.com
Il sito del fotografo Mustafa Sabbagh: www.mustafasabbagh.com

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IMMAGINARIO
la foto
del giorno

Un suggestivo gioco di colori sprigionati dal cuore di un tulipano. Un’esplosione di rossi, di arancio, di gialli, con i neri pistilli a protendersi invitanti. Un gioco di cromatismi evocativo e pregno di allusioni.

Cuore di tulipano (foto di Aldo Gessi) – clicca sull’immagine per ingrandirla

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Cuore di tulipano (foto di Aldo Gessi)