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Giorno: 27 Luglio 2014

Appello al Sindaco di Comacchio

da: organizzatori

Venerdì ottanta cittadine e cittadini di diverso orientamento ideale hanno sottoscritto un appello al Sindaco di Comacchio invitandolo a riconsiderare l’ intenzione di trasferire i suoi uffici a Palazzo Bellini, al posto della biblioteca. Tra i firmatari figurano anche esponenti e militanti di forze politiche impegnate localmente ad allargare il consenso popolare a tale appello e a fare prevalere alla fine il buon senso.

(Alternativa Democratica, Il Faro, L’Onda, Forza Italia, Lega Nord, Partito dei Comunisti Italiani, Partito Democratico, Partito Repubblicano, Rifondazione Comunista, Sinistra Ecologia Libertà, Unione di Centro.)

Di seguito l’intervento:

“Egregio Signor Sindaco,

siamo cittadine e cittadini di Comacchio preoccupati per la sorte della biblioteca civica e più in generale di quella del centro culturale polivalente di Palazzo Bellini. Ci colpisce negativamente la notizia dell’intenzione di spostare la biblioteca altrove e di occuparne gli spazi, così liberati, con uffici municipali, ad incominciare dal Suo. Nel ricordarLe che il recupero di Palazzo Bellini è stato finanziato dalla Regione Emilia-Romagna esclusivamente per finalità culturali, ci preme altresì chiarire che non vogliamo criticare la Sua sbandierata volontà di rendere più funzionali e decorose le sedi degli uffici comunali. Anzi. Incominci allora, Signor Sindaco, da quella storica di Piazza Vincenzino Folegatti ed assegni una funzione più consona a Palazzo Patrignani, da cui il grande patriota Antonio Buonafede promosse la ‘Comacchiese Rigenerazione’.

Cordialità

Comacchio, 25 luglio 2014. ”

I risultati della Tenzone Argentea a Lugo

da: ufficio stampa Ente Palio città di Ferrara

E’ in corso a Lugo, in provincia di Ravenna, l’edizione 2014 della Tenzone Argentea – Campionati Italiani Sbandieratori della FISB.
La manifestazione, organizzata e promossa dall’Associazione Culturale “I Barberi” di Fusignano in collaborazione con Comune di Lugo, Comune di Fusignano e diversi sponsor, a causa del maltempo si svolge al coperto, al Pala Banca di Romagna e non nella bella cornice di piazza Mazzini, cuore della cittadina ravennate ma – nonostante questo – gli sbandieratori di Ferrara stanno difendendo benissimo i colori delle loro contrade.
I gruppi iscritti alla competizione sono circa una ventina, provenienti da diverse regioni d’Italia; da Ferrara ci sono il Borgo di San Giovanni e il Rione di Santa Maria in Vado.
Per la Coppia Tradizionale gradino più alto del podio per Chiodi Nicolo’ – Ramari Simone di Borgo San Giovanni (punti 27.36), decima posizione per Santa Maria in Vado con Alessandro Tortorici – Marcello Vezzelli (punti 24,25).

Nella Grande Squadra Borgo San Giovanni si piazza al 2 posto, Santa Maria in Vado al terzo. Buoni anche i piazzamenti dei Musici, dove il borgo rossoblu si piazza 3° e quello gialloviola al 4°.

Borgo San Giovanni:

Singolo Tradizionale: Chiodi Nicolo’

Coppia Tradizionale:

Piccola Squadra: Chiodi Nicolo’ – Ramari Simone- Finessi Marco – Formaggi Giacomo – Tartarini Mattia – Tartarini Omar

Grande Squadra: Chiodi Nicolo’ – Ramari Simone – Finessi Marco Formaggi Giacomo – Tartarini Omar – Tartarini Mattia – Battaglia Luca – Serafini Manuel – Bonetti Mirco – Bonetti Marco – Brugnatti Renzo – Pavani Lorenzo

Musici: Procentese Cristina – Bertazzoli Valentina -Bosi Valentina – Maini Beatrice – Corazza Davide – Chiodi Matteo -Borghetto Vittoria – Rossato Giulia – Bonati Eleonora – Ramari Martina – Bottazzi Andrea – Cabitta Eugenio – Biondi Marcello -Biondi Andrea – Marsili Valentina – Pirelli Lorenzo – Franclin Martina – Ramari Daniele – Righetti Sofia – Lunghi Francesco.

Gonfaloniere: Sergio Pareschi

Rione Santa Maria in Vado:

Singolo Tradizionale: Marcello Vezzelli

Coppia Tradizionale: Alessandro Tortorici – Marcello Vezzelli

Piccola Squadra: Alessandro Tortorici – Riccardo Baratto – Andy Sango Lengue – Alessandro Pelati – Giulia Scanavacca – Enrico Grilli

Grande Squadra: Alessandro Tortorici – Riccardo Baratto – Andy Sango Lengue – Alessandro Pelati – Giulia Scanavacca – Enrico Grilli – Marcello Vezzelli – Giorgio Gardenghi

Musici: Marco Artosi – Filippo Perelli – Sebastiano Pavani – Andrea Palliggiano – Davide Nanni – Fabio Schiavina – Alessandra Tortorici –
Marta De Fazio – Valentina Di Pierno – Francesca Di Pierno Filippo Bighi

Gonfaloniere: Alessandro Tumiati

Ferrara: Disoccupazione primato? Ecco ricette 3.0

da: Roberto Guerra*

Il Sole 24 ore ha smascherato l’impotenza produttiva e di sviluppo per Ferrara, ovvero della gestione specifica Tagliani Marattin PD surrogato renziano (vista la storia locale…), piaccia o meno. Anche se riduttivo (noi siamo oggettivi) rei solo quest’ultimi, il primato disoccupazione esige riflessioni sistemiche e non alla ferrarese localistiche, ma non nel senso colpa dello spread planetario o della malvagia natura sismica, riguarda centralmente anche la gestione stessa ben più negativa dell’era Sateriale, la scarsa capacità critica e futuribile della cultura e dell’informazione ferrarese, non ultimi la stessa classe imprenditoriale locale e l’evanescenza delle associazioni di categorie varie, sindacati inclusi.
Ma come per questioni epocali planetarie, secondo molti scienziati, ad esempio per l’emergenza ambientale leggi agricoltura (si veda La seconda rivoluzione Verde, ultimo inserto libro de Le Scienze) , esistono eccome soluzioni possibilie, OGM inclusi ecc., anche per Ferrara le ricette possibili 3,0 sono varie. Dipende sempre, come ad esempio denuncia da tempo qua a Ferrara lo stesso G. Fioravanti, se la filosofia mentale dominante punta alla società, comunità in questo caso- della conoscenza o al semplice clone della casta politica, in ogni caso, in quanto macchina poi operativa e pragmatica, prima diagnosi e terapia da eseguire.
Nello specifico se il buon Tagliani ha limiti suoi di formazione locale e democristiana, spiace l’arrocamento ragionieristico di un giovane Marattin, figura anche accademica e scienziato sociale, autore anche per Il Mulino, nonchè renziano prima ora, evidentemente mosso da obbiettivi arrivistici ad personam o sottovalutazione del suo potenziale talento, vista la sua azione costante appunto solo minimalistica da ragioniere senza alcuna necessaria visione futuribile anche ardita, ma pur ben richiesta ovunque per invertire l’era dello spread, anche in periferia.
Siccome siamo si futuristi ma critici e non modello pensiero unico, registriamo intanto positivamente la neonata sinergia emiliana, Ferrara-Bologna-Modena-Reggio, già un file 3.0 non banale, la fine del mito regressivo, Ferrara isola felice capace di sventolare la propria bandiera in splendida (una volta) solitudine a dispetto dei bachi storici oggi flagranti e solari.
Va da sè, come accennato, alcune azioni anche politicamente scorrette sono ben fattibili per attaccare il virus disoccupazione a Ferrara:
(PRIMA L’HARDWARE)
1. Drastica ulteriore riduzione degli stipendi dei vertici politici locali, magari distinguendo tra chi campa solo dell’attività consigliare e chi invece parallelamente lavora privatamente (ad esempio il sindaco stesso come avvocato). Stop a azioni da clan diversamente DEM come il caso Paramucchi, se necessarie figure operative si scommetta a costi umani con qualche laureato ex novo, la gioventù anche un investimento per la futura classe dirigente.
2. Telelavoro dove possibile massiccio (e certamente lo è almeno parzialmente) per la pubblica amministrazione … risparmi logistici, energetici, circolazione umani e macchine, inquinamento ridotto, ritorno anche almeno per uno dei coniugi o partners alla famiglia.
3. Stop per questioni in questo caso ragionieristiche non secondarie per gli effetti anche psicosociali (l’unica partita doppia stranamente ignorata dal Marattin) al reddito di delinquenza attualmente privilegio degli stranieri a Ferrara, oltre a privilegi ufficiali o taciti di esenzione per la sanità, traporti ecc.
4. Stop all’utilizzo lavorativo di volontari in strutture del circuito culturale e museale locale, volontari bravissimi ma in origine destinati a forme diverse di volontariato, leggi alcune associazioni nate per l’assistenza agli anziani. E parecchi di loro in età ben lavorativa!
5. Pianificazione edilizia mirata a medio lungo termine per la messa in sicurezza antisismica della città di Ferrara e delle aree ex provinciali attinenti, mediante opportune sinergie pubbliche-private, volano – se fosse fatto – per indubbio sviluppo economico locale e nuovi posti di lavoro, come dall’indomani del sisma emiliano propongono inascoltati geologi e i massimi esperti italiani delle scienza della terra (Case private non a norma, non solo chiese e edifici pubblici!).
6. Museo permanente Italo Balbo, magari nell’ex Palazzo dell’Aeronautica, come polo di attrazione turistica facilmente prevedibile di interesse mondiale.

(IL SOFTWARE)
Direttamente o lateralmente i 6 punti di cui sopra, produrrebbero certamente, tagliando spese superflue o non sostenibili, nuove non banali risorse destinate ai ferraresi, ai disoccupati ferraresi in primis, migliaia e migliaia di posti di lavoro e-o redditi minimi di emergenza di cittadinanza, una svolta, piaccia o meno, propulsiva.
Brainstorming e basta e politicamente non sostenibile, soprattutto il punto stop a Ferrara città dell’accoglienza? Concediamo soltanto proposte certamente discutibili e magari rettificabili, ma la via è questa. Ignorare ancora tali dinamiche solari, significa soltanto esasperare da un lato la disocuppazione a Ferrara e innestare, come già in corso, germi di tensione locale prossimo ventura imprevedibili e almeno parzialmente inquietanti.

*curatore Laboratorio Letteratura Futurista per Associazione Italiana Transumanisti (Milano), curatore rubrica Scienza e Futuro per Luuk Magazine Milano; membro Scuola romana di filosofia politica. Info Wikipedia

Il dibattito: per la ripresa lo shock monetario serve ma non basta

Capita a volte di andare al cinema con qualcuno e dai commenti all’uscita essere portati a credere che l’altra persona abbia visto un film diverso. Questa è esattamente l’impressione che ho avuto leggendo l’intervento su questo giornale di Giuseppe Fornaro a commento del dibattito di giovedì scorso alla “Sala della musica” fra l’assessore Marattin ed il duo Cattaneo-Zibordi.
Dibattito acceso, né poteva essere diversamente stante le diverse impostazioni teoriche dei partecipanti, ed anche interessante, finché nel finale – Marattin doveva rispondere alle ultime tre domande del pubblico, Zibordi, come invasato da furore mistico, ha preso ad interrompere reiteratamente l’assessore impedendogli di fatto di parlare ed usando nei suoi confronti espressioni al limite dell’insulto (più o meno: “ho vent’anni più di te ed ho studiato più di te, quindi ne so più di te”). Tanto per fare un paragone, per chi non c’era, sembrava di assistere ad un remake del mitico “incontro” in streaming fra Renzi e Grillo, con l’unica differenza che Marattin, vista la totale inutilità di provare a rispondere, assieme a parte dei presenti, ha deciso di andarsene. Quali siano state le cause scatenanti di tanta aggressività non è dato sapere, sia pur tenendo conto dell’asprezza che a volte caratterizza le discussioni fra accademici, categoria rispetto alla quale Zibordi ha comunque dichiarato essere per lui un punto d’onore non appartenere.
Poiché il dibattito era pubblico ed è stato registrato, sarebbe utile metterne in rete anche solo gli ultimi 5 minuti per dare modo a chi non c’era di capire cosa sia veramente successo. Per quelli che invece c’erano ed hanno capito altro temo non ci sia nulla da fare; d’altronde le opinioni sono sacre: su questo la penso come Voltaire.
L’articolo di Fornaro si dilunga poi in una lunga serie di considerazioni polemiche sull’operato passato e futuro dell’amministrazione comunale in carica, eredità evidente quanto incongrua della campagna elettorale appena terminata, ma del tutto fuori contesto rispetto ai temi discussi giovedì scorso.
Chiusa questa per me doverosa precisazione, veniamo al merito delle questioni su cui si è incentrata la maggior parte della discussione. Va subito osservato che i tre relatori si sono detti fin dall’inizio d’accordo sul fatto che per alimentare una reale ripresa economica sia necessario immettere in circolo una sostanziale massa monetaria, essendo questo l’unico modo per risollevare una domanda che langue ormai da troppo tempo. Anche sull’entità di tale intervento, almeno in ordini di grandezza, vale a dire qualche centinaio di miliardi di euro, i pareri erano tutto sommato convergenti. Il dissenso è invece nato sulle modalità con cui realizzarlo.

moneta-dibattito
I numerosi partecipanti all’iniziativa ospitata alla Sala della Musica e, di spalle, i relatori

Mentre Cattaneo e Zibordi hanno illustrato la proposta contenuta nel libro che hanno pubblicato congiuntamente e che consiste sostanzialmente nella distribuzione a titolo gratuito a cittadini ed imprese di particolari titoli finanziari di scopo, emessi dallo Stato ed utilizzabili dopo due anni esclusivamente per pagare le tasse, Marattin sosteneva che un risultato analogo lo si potrebbe raggiungere semplicemente riducendo le tasse per un importo corrispondente.
Le maggiori distanze fra le diverse posizioni sono però emerse quando si è passati ad analizzare le cause della crisi attuale; lì, inevitabilmente, sono apparse in tutta la loro forza le diverse impostazioni dei relatori, che comunque, sia pur con accenti abbastanza diversi, hanno convenuto su alcuni punti fermi, in particolare sul troppo potere detenuto dagli istituti bancari e sulla loro scarsissima propensione a mettere in circolo le pur notevoli risorse di cui sono state dotate dalla Bce. A questo punto Zibordi si è lanciato in una presentazione, vero nucleo “teorico” della proposta sostenuta assieme al collega, dalle cui numerose slide avrebbe dovuto emergere come del tutto evidente il concetto che le ragioni della crisi sono esclusivamente il frutto della perdita della capacità di stampare moneta da parte degli stati europei, a seguito dell’introduzione della moneta unica (cambi rigidi, prima; euro, poi). A suo giudizio, se non ci fosse l’euro, per fare ripartire l’economia sarebbe sufficiente che lo Stato, tramite la banca d’Italia, stampasse una quantità di moneta sufficiente a far ripartire l’economia; l’inflazione che inevitabilmente ne conseguirebbe potrebbe essere, sempre a suo parere, controllata dosando opportunamente tale immissione di liquidità.
Rispetto a tale impostazione, della cui fondatezza teorica non mi pare il caso di discutere in questo contesto, sia Marattin sia alcuni interventi dalla sala contrapponevano alcune considerazioni di natura strutturale, dal lato dell’offerta per dirla nel gergo degli economisti, sulle condizioni in cui opera il nostro tessuto industriale, con riferimento all’efficienza della pubblica amministrazione, alla pressione fiscale ed alle infrastrutture, rispetto ad esempio a tematiche come quella della delocalizzazione. L’ipotesi di Zibordi, che ha liquidato quelle osservazioni come rumore fuorviante, da questo punto di vista è del tutto consolatoria, perché sembrerebbe che stampare moneta sia tutto quello che serve per ritrovare la crescita e la competitività, senza necessità di cambiare null’altro. Di eliminare le storture e l’arretratezza del nostro sistema industriale, ridisegnare un moderno sistema di infrastrutture, dai trasporti alla larga banda, riformare una delle pubbliche amministrazioni meno efficienti e più permeabili alla corruzione del pianeta.
Anche qui, sia pure in modo diverso rispetto alla teoria liberista, emerge uno strano concetto di “mano invisibile”, secondo il quale la prosperità economica di un Paese, indipendentemente dal contesto competitivo internazionale e da tutto il resto, parrebbe essere il semplice frutto dell’attività delle rotative della zecca dello Stato.

Nell’esistenza quieta il bagliore della notte

Linda ha paura della notte e il giorno non le procura nessun entusiasmo. Una vita specchiata, un matrimonio solido e un lavoro invidiabile non fanno la felicità di questa donna poco più che trentenne, abituata alla tristezza, alla routine dei gesti sicuri, ormai insapore.
Per Linda, protagonista di “Adulterio” (Bompiani, 2014), l’ultimo romanzo di Paulo Coelho, non c’è un problema evidente né un fatto a cui dare la colpa di questo male di vivere così preciso nella sua fenomenologia, ma anche così vago nelle sue cause. “Allora, è così?”, è stato sufficiente per Linda chiederselo, un mattino di primavera, quando è pronta la colazione per la sua famiglia felice.
È tutto perfettamente stabile in questa vita prevedibile, in questo stile di aspettative corrisposte, nessun sussulto, nessun gemito.
Linda si avvita su se stessa, (“sono una donna divisa tra la paura che tutto cambi e il terrore che ogni cosa rimanga immutata sino alla fine dei miei giorni”), teme la depressione, si guarda vivere mettendosi dalla parte dello spettatore, impietosa verso la propria immagine di donna illusa di avere avuto sempre tutto sotto controllo all’ombra di una falsa sicurezza, accanto a un marito amorevole e comprensivo.
Un giorno, per lavoro, Linda incontra Jacob che diventerà il suo amante, occuperà le sue notti insonni e diventerà il motivo vero della menzogna. La trasgressione dell’adulterio la rende ebbra e incosciente, la vita ora scorre, nell’incertezza, verso un obiettivo tra singhiozzi ed entusiasmi. È amore? Chi può dirlo. Jacob è di sicuro uno strumento che ha catapultato Linda da un sonno lungo anni oltre la soglia del limite fino a quel momento concepito, “sì, è possibile che non lo ami davvero. Ma amo ciò che ha risvegliato in me”, passione, paura, odio per un’altra donna, piacere, spasmo. Linda affronta il proprio mistero vivendo una vita parallela e fruga dentro di sé alla ricerca di risposte.
Uno sciamano cubano la invita ad abbandonarsi alla notte, a lasciarsi inebriare dalla sensazione di infinito, “la notte è anche un cammino verso l’illuminazione. Proprio come un pozzo scuro sul fondo del quale c’è l’acqua che vince la sete”.
E allora solo sfiorando il buio e il pericolo e andando avanti in questa avventura, Linda può arrivare a vedere e a capire che non si trattava di grande amore, ma solo di passione carnale, “mi sono concessa un meritato regalo, dopo tanti anni di comportamenti integerrimi”. Non serve rinunciare a tutto per Jacob, non occorre svelare al marito l’abisso in cui stava per smarrirsi.
D’un tratto il fardello si fa più leggero, Linda può recuperare il rispetto verso se stessa grazie a quel marito che non la condanna scegliendola ancora una volta.
Per liberarsi di tutto e rinascere, compiranno insieme un volo in deltaplano, una catarsi individuale e di coppia, un tuffo in avanti e un salto nel vuoto dove i confini non si scorgono più.