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Giorno: 20 Novembre 2015

Domenica 22 novembre Libreria Ibs+Libraccio di Ferrara ospita Paolo Maurensig per presentare il suo libro “Teoria delle ombre”

da: responsabile eventi Ibs Ferrara

Presso la storica sala dell’Oratorio San Crispino, Libreria Ibs+Libraccio di Ferrara presenta, per la rassegna “Se una domenica d’inverno uno scrittore”, l’ultimo libro di Paolo Maurensig edito da Adelphi, dialoga con l’autore Fabrizio Fiocchi. L’incontro è previsto alle ore 17:00 di domenica 22 novembre. L’evento è sponsorizzato da Lions Club Ferrara Host

La mattina del 24 marzo 1946 Alexandre Alekhine, detentore del titolo di campione del mondo di scacchi, venne trovato privo di vita nella sua stanza d’albergo, a Estoril. L’esame autoptico certificò che il decesso era avvenuto per asfissia, e che questa era stata provocata da un pezzo di carne conficcatosi nella laringe – escludendo qualsiasi altra ipotesi. La stampa portoghese pubblicò la versione ufficiale, e il caso fu rapidamente archiviato. Da allora, pe rò, sulle cause di quella morte si sono moltiplicati sospetti e illazioni. Qualcuno ha insinuato che le foto del cadavere facevano pensare a una messinscena; qualcun altro si è chiesto come mai Alekhine stesse cenando nella sua stanza indossando un pesante cappotto – senza contare che il defunto aveva un passato di collaborazionista, e che i sovietici lo giudicavano un traditore della patria… Con il fiuto e il passo del narratore di razza, e con la sua profonda conoscenza del mondo degli scacchi («lo sport più violento che esista», ha detto uno che se ne intendeva, Garri Kasparov), Paolo Maurensig indaga sulla morte di Alekhine cercando di scoprire, come dice Kundera citando Hermann Broch, «ciò che solo il romanzo può scoprire».
Paolo Maurensig, scrittore italiano, approdato alla scrittura dopo aver fatto l’agente di commercio. Il successo letterario è arrivato nel 1993 con “La variante di Lüneburg”, che narra di una partita fra due maestri di scacchi, che si prolunga idealmente attraverso gli eventi storici dell’ultima guerra, con il colpo di scena finale che rivelerà la vera natura dei giocatori.
Il secondo romanzo, “Canone inverso” del 1996, è invece incentrato sulla musica, in una cornice mitteleuropea che è stata la base per la versione cinematografica diretta da Ricky Tognazzi.
Con Mondadori ha pubblicato inoltre: “L’ombra e la meridiana” (1998), “Venere lesa” (1998), “L’Uomo scarlatto” (2001), “Il guardiano dei sogni” (2003), “Vukovlad” (2006), “Gli amanti fiamminghi” (2008), “Il golf e l’arte di orientarsi con il naso” (2012) e “L’arcangelo degli scacchi” (2013).

Venerdì 20 novembre 2015, Anbinforma anno XVII n. 41

da: ufficio stampa A.N.B.I.

ANBI HA PRESENTATO IL LIBRO DI D’ANGELIS “UN PAESE NEL FANGO”

“I consorzi di bonifica sono il braccio operativo dello Stato lungo una Penisola per la larga parte a rischio idrogeologico a causa del fatalismo, che permea la storia del nostro Paese, accompagnato anche da un certo cinismo politico.”
A dirlo è stato Erasmo D’Angelis, Direttore del quotidiano “L’Unità” (in precedenza Capo della Struttura di Missione #italiasicura), che ha presentato a Roma, per iniziativa dell’ANBI (Associazione Nazionale Consorzi Gestione Tutela Territorio ed Acque Irrigue), il suo libro “Un Paese nel fango”, edito da Rizzoli.
“In Italia – ha proseguito D’Angelis – sei milioni di cittadini vivono in aree ad alto rischio di frane ed alluvioni; interi centri abitati sono stati costruiti sopra corsi d’acqua, creando i presupposti per situazioni di grande pericolo in caso di forti piogge. Ora però possiamo scrivere insieme una pagina nuova per il nostro Paese.”
“Questo libro va letto – ha commentato Francesco Vincenzi, Presidente ANBI – non solo per conoscere la preoccupante condizione del territorio italiano, ma per lo stupore dell’impegno civile di chi, entrato nella stanza dei bottoni, trova un’inaspettata situazione di abbandono, contro la quale già da anni noi ci battevamo. Oggi, finalmente, registriamo un’attenzione nuova della politica dopo che il Governo ha posto la sicurezza idrogeologica tra le priorità del Paese, destinando almeno un miliardo di euro all’anno per la manutenzione del territorio. I contenuti del libro hanno avuto anche l’apprezzamento del Presidente di Coldiretti, Roberto Moncalvo, che ha sottolineato il ruolo cent! rale nella difesa della tenuta idrogeologica dei territori delle imprese agricole tutte e quelle zootecniche in particolare.”
“La carenza di finanziamenti, sicuramente ancora insufficienti  – ha chiosato il Ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti – è stata ed è spesso una scusa per giustificare l’immobilismo, che ha caratterizzato per anni la prevenzione idrogeologica, dove i pochi soldi stanziati stazionavano però nei meandri della burocrazia. Oggi abbiamo creato una governance corretta, che finanzierà solo progetti definitivi ed anche il tanto atteso disegno di legge contro il consumo di suolo mi auguro sia entrato nella fase decisiva.”
Alla presentazione del libro sono intervenuti anche Ermete Realacci, Presidente della Commissione Ambiente della Camera dei Deputati; Chiara Braga, Responsabile Ambiente del Partito Democratico; Mauro Grassi, Direttore della Struttura di Missione #italiasicura; Fabrizio Curcio, Capo Dipartimento della Protezione Civile Nazionale.


LA PROVINCIA CINESE DI HENAN ALLA SCOPERTA DEI CONSORZI DI BONIFICA ITALIANI

Una delegazione del Dipartimento Agricoltura della Provincia cinese di Henan, guidata dal capoeconomista, Hu Ruozhe, si è incontrata a Roma con la struttura tecnica dell’ANBI (Associazione Nazionale Consorzi Gestione Tutela Territorio ed Acque Irrigue) per approfondire la conoscenza del sistema di gestione dell’irrigazione in Italia.
Il territorio di Henan, la più grande provincia della Cina centrale con circa cento milioni di abitanti, pur ubicata alla confluenza di 3 grandi fiumi, soffre di siccità per la carenza di piogge, limitate ai mesi di Luglio ed Agosto. Ciò nonostante, annualmente produce, ad esempio, 60 milioni di tonnellate di cereali grazie ad un sistema irriguo pubblico, di cui si sta però cercando di ottimizzare l’efficienza. Per questo, grande interesse è stato dimostrato per il sistema “esperto” Irriframe, voluto dall’ANBI grazie ad un software “made in Italy”, capace di produrre un risparmio fino al 30% nel fabbisogno idrico in agricoltura.
Altrettanto interesse è stato dimostrato dagli ospiti della Repubblica Popolare Cinese per il modello di “governance” della realtà dei consorzi di bonifica italiani, organi democratici di autogoverno del territorio ed esempio di federalismo fiscale applicato nel solco del principio costituzionale della sussidiarietà. Ultimo tema di confronto sono state le opportunità offerte dalle politiche comunitarie e nazionali (P.A.C., P.O.N., P.S.R.).
“La visita di questa delegazione cinese – ha commentato il Presidente ANBI, Francesco Vincenzi – avvalora il ruolo internazionale assunto dai consorzi di bonifica italiani, la cui ricerca applicata è oggetto di studio ed attenzione all’estero, a testimonianza di un modello organizzativo efficiente e di grande modernità.”


LOMBARDIA – ISIL AL GIS DAY

Il GIS Day 2015 (evento mondiale per diffondere le tecnologie GIS  – Geographic Information Systems  tra Istituzioni, enti, aziende, università e scuole)  ha visto, anche in Italia, la presenza di manifestazioni diffuse su tutto il territorio nazionale.
A Milano, la giornata si è tenuta nella sede del “Dipartimento di Scienze Ambiente e Territorio e Scienze della Terra” dell’Ateneo  di Milano – Bicocca, dove è stato organizzato un convegno per presentare i lavori e le ricerche resi possibili grazie agli strumenti di cartografia digitale. Anche ANBI Lombardia utilizza strumenti GIS nell’ambito del Progetto ISIL – Indagine sui Sistemi Irrigui della Lombardia, finanziato dalla Regione; al GIS Day 2015 è stato esposto il lavoro di raccolta e sistematizzazione dei dati sul sistema irriguo della pianura lombarda.
La manifestazione ha registrato una notevole presenza di pubblico variegato, che ha permesso di far conoscere ed apprezzare il Progetto ISIL anche al di fuori del mondo dei consorzi di bonifica ed irrigazione.


EMILIA-ROMAGNA – BILANCIO IRRIGUO: VITALI LE DISTRIBUZIONI CONSORTILI D’ACQUA

Sono esattamente 72,509 i milioni di metri cubi di acqua, che il Consorzio di bonifica di Piacenza (con sede in città) ha erogato con continuità al comparto agricolo del piacentino per contrastare, nel 2015, una delle più intense siccità degli ultimi anni, causata soprattutto dal Luglio ed inizio di Agosto più afosi degli ultimi 150 anni: 45 giorni ininterrotti senza precipitazioni piovose degne di menzione particolare e temperature superiori di 4 gradi rispetto alle medie del periodo. L’ente consortile piacentino, oltre a rendere efficiente la rete distributiva irrigua con una manutenzione capillare dei canali artificiali in pianura e g! razie all’eccellenza  rappresentata dai numerosi acquedotti rurali montani, ha offerto un essenziale rifornimento d’acqua attraverso l’attività delle 2 dighe, che ha in gestione: Mignano e Molato. In Val Tidone i numeri parlano chiaro: l’area irrigata dalla diga del Molato comprende ben 13.000 ettari con un accumulo massimo, possibile nell’invaso, pari a 9 milioni di metri cubi d’acqua; in Val d’Arda, l’estensione territoriale interessata è addirittura superiore ed arriva a 14.000 ettari con oltre undici milioni di metri cubi invasati. Da ora, inoltre, l’agricoltore piacentino ha uno strumento pratico in più: la possibilità reale di calcolare, attraverso la app gratuita e scaricabile IRRIVOICE voluta da ANBI, l’esatto volume d’acqua, necessario per il proprio terreno. Questi sistemi innovativi, integrati con il nuovo sistema WEBGIS ideato dall’ente consorziale piacentino, dimostrano come la Bonifica  riesca  a fornire importanti rilevazioni statistiche e strumenti concreti per migliorare la vita degli agricoltori e dell’intera comunità.


TOSCANA – PIU’ACQUA, PIU’ EFFICIENZA D’USO

“Il valore dell’acqua di qualità come elemento di valorizzazione di un prodotto agricolo probabilmente non è ancora compreso”: è la conclusione di un lavoro di analisi sui dati dell’irrigazione, condotto dall’Università di Firenze e presentato nell’incontro “L’invaso di Montedoglio per un sviluppo ecocompatibile della Valdichiana” organizzato dal Consorzio di bonifica 2 Alto Valdarno (con sede ad Arezzo).
L’obbiettivo del convegno era quello di sviluppare un progetto volto ad incrementare l’irrigazione per qualificare le produzioni agrozooteniche della Valdichiana, utilizzando la grande disponibilità di risorsa idrica dell’invaso di Montedoglio e valorizzandole tramite certificazione WF-ISO 14046 (water footprint).
Prima dell’arrivo dell’acqua di Montedoglio, l’approvvigionamento dell’acqua, sempre autonomo, avveniVA in gran parte da piccoli invasi aziendali (68%), pozzi (22%) e corsi d’acqua (10%), ricorrendo a pompe per la messa in pressione. Ora invece i prelievi vengono misurati. Usare l’acqua di Montedoglio è un vantaggio non soltanto per la qualità (è quasi del tutto esente da nitrati e altri inquinanti come le atrazine), ma anche perché evita il depauperamento ambientale visto che in Valdichiana sono presenti circa quarantamila pozzi. L’importante è che gli agricoltori operino una rivoluzione colturale e culturale e venga dato loro il supporto tecnico e scientifico necessario: l’ente consorziale è pronto ad accettare la sfida.


GARGANO: “L’IRRIGAZIONE E’ AL SERVIZIO DEL TERRITORIO, NON SOLO DELL’AGRICOLTURA”

“Questo e’ un bel giorno per ANBI”: con queste parole,  il Direttore Generale dell’Associazione Nazionale Consorzi Gestione Tutela territorio ed Acque Irrigue, Massimo Gargano, ha espresso soddisfazione  per gli esiti del convegno organizzato da ANBI Piemonte a Mondovi’  sul tema “Gestione delle acque e tutela del territorio”.
Una sala gremita ha fatto da cornice alle  sue parole, che hanno sottolineato il particolare ruolo svolto dai consorzi irrigui piemontesi, che ogni giorno offrono un fondamentale contributo alle comunita’ locali nella  valorizzazione del territorio e nella difesa del suolo.
“Il modello di sviluppo vincente –  ha proseguito Gargano- è quello che punta sull’agroalimentare, valorizzando l’irrigazione ed il risparmio della risorsa idrica . Come evidenziato anche da EXPO , il cibo è irriguo, permettendo di aumentare la competitivita’ non solo in agricoltura, ma anche nei settori del turismo  e delle infrastrutture. In  questa direzione, il progetto dell’Invaso di Serra degli Ulivi permettera’ non solo di valorizzare il settore agroalimentare, ma  potrà diventare elemento strategico per preservare la risorsa idrica per tutto il territorio cuneese, incentivando la produzione idroelettrica e le attivita’ legate al tempo libero.”


TOSCANA – SI LAVORA PER RIPARARE

Il Consorzio di bonifica  5 Toscana Costa (con sede a Venturina, in provincia di Livorno) ha fatto il punto sui lavori in corso a qualche settimana dall’evento alluvionale, che si è abbattuto sui comuni di Piombino, Campiglia Marittima e San Vincenzo: si sono completati gli interventi di somma urgenza per la funzionalità dell’impianto idrovoro in località Pianacce ed il prosciugamento delle aree agricole allagate nei comprensori piombinesi di acque basse di Torraccia e Rinsacca; ultimati i lavori di riparazione di una rotta arginale sul canale Orientale, in località Mulinaccio di San Vincenzo.
L’ente consortile, grazie ad un finanziamento dell’Amministrazione Provinciale di Livorno ha  inoltre attivato 3 interventi relativi a rotte e cedimenti arginali: nel comune di Bibbona, sui fossi Tane e Sorbizzi; nel comune di Piombino, sul fosso Cagliana e Rocchio; sui corsi d’acqua Corniaccia Nord,  Fossa Calda e Rocchio in comune di Campiglia Marittima. Si stanno eseguendo interventi anche sul corso d’acqua Rio Salivoli (in comune di Piombino),  che ha riportato gravi danni all’indomani dell’evento meteorico di fine Ottobre monitoran! do, congiuntamente al Comune di Piombino, le opere idrauliche presenti  ed avanzando contestualmente, alla Regione Toscana,  richieste di finanziamento per redigere uno studio sugli interventi di sistemazione necessari a scala di bacino idrografico.


EMILIA-ROMAGNA – PREVENZIONE IN VISTA DELLE PIOGGE

E’ ormai in dirittura d’arrivo l’impegnativa opera di prevenzione del rischio idraulico che il Consorzio di  bonifica Renana (con sede a Bologna) ha messo in campo a tutela degli abitati confinanti col torrente Martignone. Si tratta di lavori straordinari per la messa in sicurezza di un rio con andamento tipicamente torrentizio che, appena un anno fa, diede molte preoccupazioni a causa di un serio rischio esondazione; è uno dei principali affluenti del torrente Samoggia, in carico al Servizio Tecnico di Bacino Reno, ma gestito dall’ente consortile, che esegue le manutenzioni ordinarie e straordinarie in virtù di una convenzione.
Nel dettaglio si sta eseguendo un intervento di risezionamento e di sistemazione delle frane lungo gli argini del Martignone.; lo scopo è quello di ripristinare integralmente la sua capacità idraulica per ottenere la massima funzionalità in caso di alluvione. Da sottolineare  che i sedimenti, che si sono accumulati nei più recenti 40 anni, hanno ridotto l’alveo del corso d’acqua e sono in via di rimozione per una lunghezza di quasi otto chilometri.
L’ente consorziale ha investito in quest’opera circa centotrentamila euro.


CALABRIA – L’ALLARME ACQUA RIPROPONE L’URGENZA DELLA DIGA DEL MELITO

L’allarme del Sindaco della città capoluogo della  Calabria, Sergio Abramo, sulla situazione critica della condotta Alli-Santa Domenica, che assicura l’acqua potabile a Catanzaro, ripropone la grande attualità del rifinanziamento e del completamento della diga di Gimigliano sul fiume Melito. Di questo ne è sempre più convinto il Consorzio di bonifica Ionio Catanzarese.  La realizzazione del bacino consentirebbe di superare tutti i problemi di approvvigionamento idrico non solo della città di Catanzaro, ma influirebbe in modo determinante sull’approvvigionamento idropotabile della Calabria Centrale, che oggi si basa su un articolato ! sistema acquedottistico alimentato da pozzi, invasi artificiali, sorgenti e derivazioni fluviali, che complessivamente ammontano a oltre millesettecento litri al secondo medi annui, corrispondenti a circa cinquantacinque milioni di metri cubi all’anno. Basti pensare che la Diga Melito può da sola invasare 80 milioni di metri cubi di acqua annui! Il completamento di tale manufatto dovrebbe essere una priorità all’interno del piano per un efficiente sistema idrico in una zona importante della regione, che  invece presenta forte criticità nell’approvvigionamento dell’acqua. Va infine  ricordato  che la dismissione dei campi-pozzi ubicati in prossimità della costa, non esenti da problemi gestionali, da cospicui oneri legati al consumo di energia elettrica e da vulnerabilità correlata all’antropizzazione dei bacini idrologici di riferimento, potrebbe determinare un deficit idrico di ben 22 milioni di metri cu! bi di acqua. L’ente consortile (con sede a Catanzaro) , attraverso il proprio Ufficio Tecnico, ha predisposto gli atti progettuali di revisione dell’opera e quindi è nelle condizioni di riappaltare l’opera.


EMILIA-ROMAGNA – UN PONTE CHE UNISCE

“La buona notizia è che oggi la nostra comunità ha un nuovo ponte largo ben 12 metri e frutto della collaborazione tra il Consorzio di bonifica Emilia Centrale ed il nostro Comune”: parole del Sindaco di Novellara nell’annunciare la conclusione dei lavori per la ristrutturazione del manufatto, in località Sculazzo, oltrepassante il Collettore Acque Basse. La collaborazione tra Amministrazione Comunale ed ente consortile (con sede a Reggio Emilia) è stata formalizzata in un’apposita convenzione dopo che  nel 2012  si erano ulteriormente aggravate le condizioni del ponte. La realizzazione della nuova opera e degli interventi di consolidamento, sotto il vincolo architettonico della Soprintendenza ai Beni Culturali d Bologna, ha comportato una spesa di 2! 00.000 euro, finanziati dal Comune di Novellara.


PUGLIA – ASSESSORI REGIONALI AL CdA DEL CONSORZIO

“Il Consorzio di bonifica Capitanata è centrale per lo sviluppo socio-economico della provincia di Foggia; è uno dei presidi di maggiore importanza per il territorio, non solo per l’agricoltura ma anche per la difesa idrogeologica”: di questo è convinto l’Assessore alle Risorse Agroalimentari della Regione Puglia,  Leonardo di Gioia intervenuto, a Foggia, al Consiglio di Amministrazione dell’ente consortile unitamente all’Assessore Regionale al Bilancio, Raffaele Piemontese.
“La valorizzazione e la messa in efficienza del sistema delle Bonifiche in Puglia sono obiettivi prioritari  dell’Amministrazione Regionale e in questo ambito saranno responsabilizzate le Organizzazioni Professionali  Agricole  per ridurre  l’asimmetria che esiste tra i consorzi di bonifica del Nord e del Sud della Puglia.  ” ha  sostenuto l’assessore Di Gioia.
E’ stato anche annunciato che l’Amministrazione Regionale ha intenzione di inserire, nel Masterplan per il Sud, la manutenzione straordinaria di tutta la  rete irrigua consortile.


LOMBARDIA – FOLLI RICONFERMATO PRESIDENTE ANBI LOMBARDIA

Durante l’assemblea regionale, riunitasi a Cremona, Alessandro Folli è stato riconfermato, per acclamazione, alla Presidenza di ANBI Lombardia, che raggruppa 12 consorzi di bonifica, 5 consorzi di 2°grado e di regolazione dei laghi, nonchè  altri enti operanti nella salvaguardia del territorio.
Elide Stancari, già componente del Comitato Direttivo, è stata invece nominata alla Vicepresidenza.
“ANBI Lombardia è cresciuta molto nell’ultimo periodo e la recente esperienza di Expo 2015 ha messo in luce l’impegno della struttura – ha affermato Folli, che è anche Presidente del Consorzio di bonifica Est Ticino Villoresi, con sede a Milano -Questa riconferma ci permetterà di lavorare in continuità e di proseguire in modo spedito quanto già avviato, tra cui anche il progetto La Civiltà dell’Acqua in Lombardia relativo alla candidatura per l’inserimento dei principali impianti idraulici lombardi nel patrimonio mondiale UNESCO.”


VINCENZI E GARGANO IN SARDEGNA

Il Presidente, Vincenzi ed il Direttore Generale ANBI, Gargano, interverranno nella mattinata di giovedì 26 Novembre p.v. al convegno “MASTERPLAN PER IL SUD. Opportunità per l’isola, il moderno ruolo dei Consorzi di Bonifica sardi in un modello di sviluppo sostenibile”, che si terrà nella Sala Congressi del Banco di Sardegna a Cagliari. L’organizzazione è a cura dell’ANBI isolana.

Il 24 e 25 novembre un film evento all’Apollo: il Teatro alla Scala si racconta

da: ufficio stampa Apollo Cinepark

Martedì 24 e mercoledì 25 alle 21.00 arriva sul grande schermo dell’Apollo “Teatro alla Scala. Il Tempio delle Meraviglie”, il film evento dedicato a uno dei templi più esclusivi della musica e dello spettacolo mondiale, un luogo dove l’arte si costruisce, si rappresenta, si vive.
Il film racconta la storia del Teatro che più di ogni altro ha catturato e legato a sé indissolubilmente i più grandi nomi della scena musicale di tutti i tempi: Giuseppe Verdi, Giacomo Puccini, Arturo Toscanini, Maria Callas, Luchino Visconti. Questi hanno fondato il mito di un luogo, animato in anni più recenti da artisti come Claudio Abbado e Riccardo Muti e che ancora oggi suscita un senso di sacralità. Grazie alle interviste ai direttori d’orchestra Daniel Barenboim e Riccardo Chailly, i cantanti Mirella Freni e Plácido Domingo, i ballerini Carla Fracci e Roberto Bolle oltre ai Sovrintendenti Pereira, Lissner e Fontana, gli autori Luca Lucini e Silvia Corbetta sono riusciti a raccontare il luogo mitico dove è nata la tradizione della grande opera italiana.
“Teatro alla Scala. Il Tempio delle Meraviglie” è distribuito da Nexo Digital, prodotto da Skira Classica, Arte France, RAI Com e Camera Lucida e realizzato in associazione con Intesa Sanpaolo S.p.A, con la grande e impagabile collaborazione del Teatro alla Scala.

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Nel 2016 raffica di controlli per prodotti più sicuri

da: ufficio stampa Camera di Commercio di Ferrara

Govoni: “Un impegno, a tutto vantaggio della tutela dei consumatori, delle imprese oneste e della regolazione del mercato”. Giocattoli, prodotti elettrici ed abbigliamento per bambini quelli più a rischio.

Giocattoli, gioielli, materiale elettrico e imballaggi più sicuri grazie al potenziamento dei controlli in programma, nel 2016, dalla Camera di commercio sui beni di largo uso. Un impegno, a tutto vantaggio della tutela dei consumatori, delle imprese oneste e della regolazione del mercato, che porterà ad oltre 1.500 controlli su prodotti e strumenti metrici e 500 verifiche documentali. E’ questo il Piano approvato dalla Giunta camerale diretto ad accrescere la vigilanza dell’Ente di Largo Castello, accrescere la qualità dei controlli in un’ottica di prevenzione dei rischi, rendere omogenee le procedure su tutto il territorio provinciale, alimentare la collaborazione con le diverse autorità, a cominciare dalla Guardia di Finanza.
L’industria del “falso”, peraltro, sembra non conoscere crisi, con enormi danni per le eccellenze produttive autenticamente italiane. Solo nell’agroalimentare si calcola che il ‘supermarket del tarocco’ – tra Italian sounding, agropirateria e imitazioni – si traduca in una perdita d’affari di 60miliardi di euro l’anno, ovvero 7 milioni di euro l’ora. Un valore che, in assenza di ulteriori e più efficaci deterrenti, è destinato a crescere. Basti pensare che nel nostro Paese si realizza più del 21% dei prodotti a denominazione d’origine registrati a livello comunitario. A questi vanno aggiunti gli oltre 400 vini Doc, Docg e Igt e gli oltre 4.000 prodotti tradizionali censiti dalle Regioni e inseriti nell’Albo nazionale. “La vocazione della Camere di commercio a presidiare il mercato – ha sottolineato il presidente Govoni – assicurando il rispetto delle regole, si esprime su molti fronti: dal monitoraggio dei prezzi alla garanzia della sicurezza dei prodotti, dalla sorveglianza sulle clausole inique alla lotta alla contraffazione, dalla promozione degli strumenti di giustizia alternativa alla metrologia legale. Anche per questo, nel 2016, rafforzeremo il programma dei controlli su tutto il territorio. Ma servono più garanzie del rispetto della legalità e meno tolleranza per chi sta fuori dalle regole”.
La nostra Camera di commercio, dunque, intensificherà le sue attività di verifica non solo su dispositivi di protezione individuale, prodotti a compatibilità elettromagnetica, metalli preziosi, strumenti di misura, tachigrafi digitali e laboratori autorizzati ad effettuare le prove di metrologia legale. Ma anche sulle operazioni e i concorsi a premio, e le attività di rilevazione dei prezzi di beni e servizi a sostegno del Garante per la sorveglianza dei prezzi.
L’Ente di Largo Castello invita i consumatori e le imprese ferraresi a comunicare eventuali segnalazioni all’indirizzo di posta elettronica (metrico@fe.camcom.it).

Domenica 22 novembre al Teatro Comunale di Copparo l’appuntamento per bambini e adulti “In famiglia al De Micheli”

da: Ufficio Comunicazione Comune di Copparo

Appuntamento al Teatro Comunale De Micheli con il secondo incontro domenicale per bambini e adulti di “In Famiglia al De Micheli”.
Domenica 22 novembre, nei vari spazi del teatro, proposte di spettacolo, laboratori, degustazioni e altro: si inizia alle 16 in sala grande con “Il mago di Oz”, a cura di Teatrino dell’Erba Matta, spettacolo per bambini dai tre anni in su, di e con Daniele De Bernardi. I protagonisti della storia di Frank Baum sono tutti alla ricerca di qualcosa di cui hanno bisogno, e solamente Oz li può accontentare: Dorothy vuole tornare a casa, l’omino di paglia ha bisogno di un cervello, l’uomo di latta desidera un cuore ..
A partire dalle ore 17: presso il bar del teatro “Oltre l’arcobaleno, storie e merende di sette colori”, narrazioni di Marcello Brondi e Teresa Fregola, merenda a cura di Lara Tamoni (per tutti); nel ridotto il laboratorio a cura di Laura Ori e Linda Bianconi “Un coraggio da leoni” (dai 4 anni); in seconda galleria “Un ponte di libri: La città dei lupi blu”, visita guidata a cura della Biblioteca Comunale (per tutti).
Info e biglietteria: 0532 864580, www.teatrodemicheli.it

A Unife un convegno nazionale per parlare di Diploma Supplement digitale e della spendibilità dei titoli universitari

da: Ufficio Comunicazione ed Eventi Unife

“Digital DS e spendibilità dei titoli universitari”. E’ questo il titolo del convegno nazionale che si terrà lunedì 23 novembre a partire dalle ore 14 e martedì 24 nell’Aula Magna del Dipartimento di Economia e Management, (via Voltapaletto, 11), promosso dall’Università di Ferrara e dedicato al Diploma Supplement, supplemento al diploma, certificazione integrativa del titolo conseguito al termine di un corso di studi universitario che fornisce la descrizione della natura, del livello, del contesto, del contenuto e dello status degli studi effettuati e completati da ciascuno studente.
“Il Diploma Supplement – ci spiega il Prof. Paolo Tanganelli, Delegato del Rettore alla didattica e referente accademico per il DS – rappresenta uno strumento indispensabile di accompagnamento alla pergamena, favorendo la spendibilità dei titoli universitari ed agevolando la comprensione delle competenze acquisite e delle esperienze effettuate dal laureato durante il proprio percorso formativo. La collocazione del Diploma Supplement all’interno del pacchetto Europass, insieme di documenti per far capire chiaramente e facilmente le competenze e qualifiche in Europa, sarà presa in esame da Federico Cinquepalmi del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e da Ismene Tramontano del Centro Nazionale Europass Italia Isfol, mentre Maria Sticchi Damiani, Coordinatrice nazionale Bologna Experts, si occuperà della coerenza tra il supplemento al diploma e gli altri strumenti di trasparenza europei, con particolare riguardo alla tabella dei voti. Interverranno anche rappresentanti di Università che, avendo predisposto eccellenti procedure di rilascio di questo documento, hanno ottenuto il DS Label assegnato dalla Commissione Europea: Filomena Ferrucci dell’Università di Salerno, Gianluca Attolini del Politecnico di Milano e Cristiana Bertini dell’Università di Pisa”.
“Nel corso del convegno – conclude Tanganelli – sarà anche illustrato l’ambizioso progetto di dematerializzazione e conseguente digitalizzazione del Supplement che è stato realizzato in collaborazione dalle Università di Ferrara e di Modena-Reggio Emilia col supporto di Kion (Luca Mingozzi, Michelangela Orlandi e Lavinia Cavallini)”.
Per informazioni: Carlotta Cocchi – 0532/293554 – 338/6195391

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Violenza contro le donne, dati e iniziative in occasione del 25 novembre

da: ufficio stampa giunta regionale Emilia Romagna

Lunedì 23 conferenza stampa in Regione

I dati aggiornati sull’accoglienza delle donne nei Centri antiviolenza dell’Emilia Romagna e sui femicidi, le politiche della Regione contro la violenza alle donne, la campagna informativa e gli appuntamenti in occasione della giornata internazionale del prossimo 25 novembre.
Sono i temi al centro della conferenza stampa in programma lunedì 23 novembre in Regione (ore 12.30, Sala della Giunta regionale, 9° piano, viale Aldo Moro 52, Bologna).
Parteciperanno l’assessore regionale alle Pari opportunità Emma Petitti, la presidente della Commissione regionale per la parità e per i diritti delle Persone Roberta Mori e la presidente del Coordinamento dei centri antiviolenza della Regione Samuela Frigeri. Interverranno la consigliera del presidente del Consiglio dei ministri in materia di Pari opportunità Giovanna Martelli e la presidente della Commissione Anci nazionale Pari opportunità Simona Lembi.

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Spettacolo, il Fus premia l’Emilia-Romagna “ma non mancano le criticità”

da: ufficio stampa giunta regionale Emilia Romagna

Ripartizione dei contributi, rapporto dell’Osservatorio regionale. In termini generali l’assegnazione per il 2015 cresce del 2,9%. Mezzetti: “Ma vi sono dei problemi, per esempio quelli relativi all’Ert e al Teatro comunale di Bologna”

Oltre 17.695.000 euro per il 2015 contro i 17.199.000 euro del 2014, con un incremento del 2,9%. Il rapporto dell’Osservatorio regionale dello spettacolo, escludendo la Fondazione lirica di Bologna di cui non sono ancora noti i dati ufficiali definitivi, traccia un quadro dei contributi Fus allo spettacolo dal vivo in Emilia-Romagna nel 2015, registrando un lieve aumento a fronte di un ammontare nazionale rimasto pressoché invariato rispetto all’anno precedente (406 milioni euro), ma con una diversa ripartizione.
Nel dettaglio, la musica (escludendo la Fondazione Lirica di Bologna), ha visto un’assegnazione pari a 9.101.850 euro, con un incremento del 4,3%; il teatro ha 6.004.100 euro di contributi, con un incremento del 2,6%; la danza si vede assegnare 1.753.430 euro, crescendo del 6,3%. Si aggiungono l’ambito multidisciplinare (dove sono confluiti anche soggetti in precedenza finanziati ad altro titolo) e le residenze che in precedenza non erano finanziati.
“Accogliamo positivamente questa ripartizione del Fus, che conferma e sostanzialmente premia molti aspetti del sistema dello spettacolo in Emilia-Romagna – dichiara l’assessore regionale alla Cultura, Massimo Mezzetti -, ma non possiamo tacere su alcuni elementi di criticità. Tra questi ne segnalo due in particolare: in primo luogo quello che riguarda la Fondazione Ert, pienamente coinvolta dalla riforma del Fus e per cui noi aspettavamo, nel momento del riconoscimento dello status di Teatro nazionale, venisse premiata l’aggregazione tra due stabili e lo sforzo compiuto per salvare e rilanciare l’Arena del Sole”.
“In secondo luogo – continua l’assessore alla Cultura – mi riferisco al teatro Comunale di Bologna che, pur non rientrando nella riforma, sembrerebbe essere stato penalizzato nella ripartizione delle risorse ministeriali. Uso il condizionale perché a fine novembre ormai non abbiamo avuto ancora alcuna comunicazione ufficiale del contributo statale, e trovo inoltre assai discutibile che nel momento in cui le fondazioni lirico-sinfoniche sono impegnate in un difficile piano di rientro dei deficit da ultimare entro il 31 dicembre 2016, sia proprio lo Stato, che esige rigore dalle fondazioni, a tardare nelle comunicazioni e, come sembra confermato, a venire meno ai propri impegni”.
Col Decreto ministeriale approvato lo scorso anno, «Nuovi criteri per l’erogazione e modalità per la liquidazione e l’anticipazione di contributi allo spettacolo dal vivo, a valere sul Fondo unico per lo spettacolo” si introduceva la finalità di favorire i progetti e i processi a carattere innovativo e il ricambio generazionale, di valorizzare creatività e nuovi talenti. Per la prima volta, trattando di musica, teatro e danza, si richiamava la multidisciplinarietà per i Festival, i Circuiti regionali e gli Organismi di programmazione. Tra gli obiettivi strategici, tra l’altro, il riequilibrio territoriale dell’offerta e della domanda, la triennalità nell’assegnazione dei contributi e la differenziazione tra soggetto e progetto.
Il nuovo sistema delle categorie ha portato, tra i principali cambiamenti, oltre al riconoscimento di Emilia Romagna Teatro Fondazione come “Teatro Nazionale”, della Fondazione Teatro Due di Parma come Teatro di Rilevante interesse culturale, di 5 Centri di Produzione teatrale di sperimentazione e teatro per l’infanzia e la gioventù (Ravenna Teatro, Solares Fondazione delle Arti, Accademia Perduta Romagna Teatri, Teatro Gioco Vita, la Baracca e di 13 Imprese di produzione (comprendendo le strutture che operano nella sperimentazione e quelle del teatro per l’infanzia e la gioventù). Ancora il rapporto dell’Osservatorio segnala, nell’ambito multidisciplinare, il riconoscimento di Ater come “Circuito regionale” e del Teatro Duse di Bologna come “organismo di programmazione multidisciplinare”. E ancora c’è il riconoscimento della Fondazione Nazionale della Danza – Aterballetto, come “Centro di produzione”. Tra le innovazioni più rilevanti, il riconoscimento di 10 residenze artistiche, suddivise in sei province dell’Emilia-Romagna.

L’INTERVISTA
Ballando sul mondo, il pluripremiato Collettivo Cinetico della ferrarese Francesca Pennini

Ferrarese, classe 1984, inizia a studiare danza classica a quattro anni, ma diventa poi una ginnasta agonista. Nel frattempo passa senza soluzione di continuità dalla danza moderna e dalla disco dance al butoh giapponese e allo yoga, alla ricerca di un mondo che le assomigli. Dopo l’incontro con Giorgio Rossi e Caterina Tavolini, capisce che forse la strada giusta è quella della danza contemporanea e decide di andarsene prima al Balletto di Toscana e poi a Londra al Laban Centre. Dal 2009 lavora come danzatrice nelle produzioni di Sasha Waltz & Guests. È la danzatrice, performer e coreografa Francesca Pennini e, con un curriculum così eterogeneo e movimentato, la compagnia che ha fondato nel 2007 dopo essere tornata nella sua Ferrara non poteva che chiamarsi Collettivo Cinetico: “una rete flessibile e attraversabile di collaborazioni” che lavora sulla contaminazione fra movimento, musica, video e immagine. Il loro lavoro è volutamente fuori dagli schemi, tanto che a seconda degli spazi in cui si esibiscono e della performance che eseguono “ci inseriscono a volte nel cartellone di danza, a volte in quello di prosa”, scherza Francesca.
In questi anni Collettivo Cinetico ha prodotto 29 creazioni e ricevuto numerosi riconoscimenti, di cui il premio Rete Critica come miglior artista/compagnia 2014 è solo l’ultimo in ordine di tempo. Dal 2013 è una compagnia di produzione danza riconosciuta e sostenuta dal Mibact. È compagnia residente stabile presso il Teatro Comunale Claudio Abbado di Ferrara: insieme portano avanti progetti di educazione e formazione sia con giovani artisti sia con i ragazzi degli istituti scolastici ferraresi.
Proprio sul palcoscenico estense, che è un po’ la “casa dove tornare fra un tour e l’altro” come lo definisce Francesca, il Collettivo porterà le sue ultime creazioni: il 20 e il 21 novembre “10 Miniballetti” e la breve performance “Come il cavallo guarda il falco”, esito finale del laboratorio condotto con un gruppo di studenti dell’Università di Ferrara; il 3 dicembre “Amleto”, spettacolo dal formato aperto in cui ogni volta quattro candidati si propongono per il ruolo di protagonista.
Alla vigilia del primo di questi tre appuntamenti abbiamo intervistato proprio Francesca Pennini, colei che ha messo in movimento il Collettivo Cinetico.

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Francesca Pennini

I lavori del Collettivo Cinetico sono sempre ibridi, all’incrocio fra diversi linguaggi performativi, spesso messi in atto in spazi altri rispetto a quelli consueti della danza. L’unico denominatore comune sono il gesto e la fisicità, o meglio la ricerca su gesto e fisicità.
Il corpo e la sua relazione con gli spazi, non solo quelli dedicati e tradizionali per la danza, diventano il soggetto della ricerca. Spazi diversi o più complessi come quelli urbani offrono stimoli molto interessanti con cui interfacciarsi, inoltre il corpo e il movimento non per forza di danzatori ‘meticciano’ il mondo della danza con quello del quotidiano. Insieme aprono contaminazioni con la vita in generale. L’ultima componente è il lavoro formale sulla struttura e i codici degli spettacoli intesi come eventi: l’obiettivo è scardinare le regole di base che ci si aspettano nel fare o nel vedere uno spettacolo. Ne risulta una contaminazione di linguaggi per cui, oltre agli spazi urbani e al palcoscenico, alcune nostre performance potrebbero essere ospitate anche in gallerie d’arte.

Che rapporto c’è nel vostro lavoro fra l’evento visto dal pubblico e la ricerca che porta a quell’evento?
Io credo che gli eventi che vengono mostrati non debbano coincidere con il processo di ricerca: lo spettacolo è ‘sintetico’, nel senso che è una sintesi della ricerca pensata per la fruizione del pubblico. Il percorso e la ricerca che stanno dietro possono essere stati anche completamente diversi, in un certo senso segreti nella misura in cui sono serviti per creare quell’evento. Però mi piace anche l’idea che gli spettacoli siano comunque mutevoli, quindi quello che si vede è sperimentale e di ricerca perché c’è una dimensione imprevista, siamo in uno spazio di improvvisazione controllata, perciò ogni replica è diversa e il pubblico fa parte a tutti gli effetti di questo sistema.

A proposito di pubblico: esiste per voi lo spettatore contemporaneo? Quanto e perché è importante per voi l’aspetto formativo del pubblico?
Per noi la figura dello spettatore è sempre centrale, non solo durante lo spettacolo, ma durante tutta la ricerca performativa che porta alla sua creazione, perché non può esistere uno spettacolo senza lo spettatore e il modo in cui gli spettatori accedono o accolgono o si scontrano con la visione cambia il lavoro che fai. Non perché si debbano assecondare ma perché c’è una condivisione dello spazio-tempo, perciò c’è una reciproca influenza dei soggetti.
Il problema nel caso della danza contemporanea è la scarsità di pubblico, l’essere considerata un settore di nicchia. Proprio per questo è importante che, da parte degli artisti, ci sia una sensibilità e un’apertura; il che non significa scendere a compromessi di riconoscibilità o creare lavori più accattivanti, ma crescere insieme allo sguardo di chi sta fruendo gli eventi, porsi in una dimensione di generosità nei confronti della relazione con il pubblico, ad esempio accompagnando la visione, come facciamo nei nostri percorsi con gli studenti, e considerando sempre lo spettatore come soggetto in gioco a tutti gli effetti. È brutto, come spettatore, assistere a qualcosa e avere l’impressione che poteva esistere anche senza di te.

State lavorando tanto su questo versante insieme al Teatro Comunale Claudio Abbado, come dimostrano i workshop degli anni scorsi con ragazzi adolescenti per lo spettacolo “age” e quello di quest’anno con gli studenti universitari, il cui risultato è “Come il cavallo guarda il falco”, che vedremo il 20 e il 21 novembre nelle sale del Ridotto. Come è stato lavorare con queste due diverse fasce d’età?
In realtà è difficile paragonarli perché avevano presupposti differenti. Forse con gli universitari è più facile incontrare persone che avevano già in germe un interesse e progredire da quel punto per un approfondimento di alcuni aspetti. Per gli adolescenti, invece, è spesso la scoperta e l’apertura di un mondo. Inoltre il rapporto con la fisicità è in un momento più caldo. Perciò forse con gli adolescenti un lavoro di questo tipo lascia un segno più profondo in un momento particolare, mentre per gli universitari è culturalmente più rilevante, perché arricchisce gli strumenti a disposizione per diventare spettatori più consapevoli.

Passiamo ora a “10 Miniballetti”, che è il tuo primo solo e che vedremo in scena il 20 e il 21 novembre.
A differenza degli ibridi di cui abbiamo parlato prima, questo è un lavoro di danza, anche se uso spesso la parola: il movimento è il soggetto principale perché lavoro sul mio rapporto con la danza. Sono in scena da sola, insieme a un drone con cui mi scambio durante lo spettacolo. Perciò l’altro elemento fondamentale dello spettacolo è l’elemento aereo, il volo, inteso come simbolo del controllo. Per quanto riguarda la drammaturgia, sono andata a ripescare il materiale dei quaderni di coreografie che ho scritto da piccola, con un po’ di pudore devo dire provo a mettere in scena il rapporto con la proiezione di me stessa di molti anni fa

Il 3 dicembre invece andrà in scena “Amleto”, con cui si torna a quell’improvvisazione controllata che ha già caratterizzato “” e altre vostre creazioni
Sì, “Amleto” come “” è un dispositivo coreografico più che uno spettacolo: ogni volta ci sono candidati che si iscrivono mandando una mail alla compagnia, ora è aperta la call per la data di Ferrara. Poi noi scegliamo quattro concorrenti che andranno in scena: senza essere preparati, ma avendo ricevuto solo istruzioni via mail, si presenteranno il giorno stesso dello spettacolo e saliranno sul palco in incognito, a viso coperto per sottoporsi a delle prove. Tutta la drammaturgia è strutturata sul rapporto tra prosa e danza, tra parola e azione, che è poi una delle tematiche dell’“Amleto” di Shakespeare. “Essere o non essere” diventa qui il principio di selezione perché il pubblico applaudendo sceglie chi diventa Amleto: in questo senso è uno spettacolo un po’ cinico e nello stesso tempo è molto ludico. Molto dipende dal pubblico e dai candidati stessi. Come accade per il testo teatrale di Shakespeare, è una sorta di trappola infernale in cui si rimane invischiati.

Collettivo Cinetico: perché questo nome e perché a Ferrara?
Cinetico perché il focus è sul movimento, ma anche perché la struttura stessa della compagnia è costantemente mobile, a parte il nucleo formato da me, Angelo Pedroni e Carmine Parise. Mi piaceva che il nome desse l’idea non di staticità, ma del ridiscutersi continuamente: mobili i ruoli e le figure coinvolti, non c’è un lavoro progressivo con le stesse persone, ma un’esplosione orizzontale di possibilità. All’inizio era quasi una frustrazione non potere avere una struttura con una certa stabilità, ma con il tempo abbiamo compreso che, in un momento come questo, è invece una risorsa: è necessario essere in grado di divincolarsi in un continuo riassestamento.
A Ferrara perché, pur con tutti i suoi difetti, a me piace: rispetto a grandi città che offrono moltissimi stimoli, Ferrara ha ancora una dimensione vivibile. In più qui la danza ha un valore riconosciuto, perciò mi piaceva l’idea di coltivare con altre persone un tessuto che a me è mancato quando ero più giovane e sono stata costretta ad andare a cercare altrove, offrire degli stimoli, lavorare sul territorio.

Progetti futuri? So che, per esempio, sei stata selezionata per il progetto “Prove d’autore XL” che già a dicembre ti porterà a Roma a con 14 danzatori e danzatrici del corso professionale di danza contemporanea del Balletto di Roma…
Sono molto incuriosita, perché il fatto che siano danzatori quasi professionali paradossalmente per me è quasi un ‘esotismo’, li sento più particolari rispetto a degli adolescenti o degli sportivi, quindi per me sarà uno stimolo peculiare. Inizierò con loro dei ragionamenti che poi porteremo avanti con la compagnia nel corso dell’anno successivo. Fra marzo e aprile 2016 ci sarà poi una personale del Collettivo a Bologna curata da Ert, con tantissimi lavori del nostro repertorio e delle produzioni nuove. Inoltre saremo all’estero con “10 Miniballetti” perché siamo stati selezionati per la piattaforma “Aerovawes 2016”, una rete di circuitazione formata da 33 paesi europei. Infine a gennaio inizieremo a lavorare a una nuova produzione che debutterà a settembre 2016: dopo “Amleto” che è un classico della prosa ci cimenteremo nel rifacimento di un classico del balletto, la “Sylphide”.

Immagine di copertina: © Collettivo Cinetico. Foto di Angelo Pedroni

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L’OPINIONE
La rivoluzione delle macchine

Robotica e digitalizzazione stanno cambiando il mondo. La nuova rivoluzione delle macchine sta costruendo un contesto che a molti appare completamente diverso rispetto a quello delle generazioni passate. Gli impatti di questo passaggio repentino sulla società e sulla vita di milioni di persone non cessano di sollevare dubbi, entusiasmi e paure. In particolare il lavoro sembra essere messo in forte discussione in un ambiente che diventa sempre più interconnesso grazie ai miliardi di connessioni tra le cose, popolato da macchine più intelligenti che interagiscono con esso e poco alla volta sostituiscono quei settori di lavoro umano nei quali avevano trovato posto le persone fuggite prima dall’agricoltura e poi dall’industria per effetto della prima e seconda rivoluzione industriale. Rispetto a quegli eventi epocali oggi e nell’immediato futuro bisogna fare anche i conti con l’incremento demografico e, soprattutto, con gli squilibri e le tensioni drammatiche, che esso comporta.
Se in prospettiva di lungo periodo questa appare una tendenza quasi certa che obbliga a riflettere seriamente sul futuro del pianeta e dell’uomo, nel breve periodo restano ampi margini di incertezza e quindi di manovra. Già adesso segni evidenti di questi processi si mostrano con sempre maggiore chiarezza; espulsioni di quote crescenti di lavoratori dai processi produttivi contrattualmente protetti e precarizzazione sistematica del lavoro a causa dell’automazione sempre più spinta che si insedia proprio in quei luoghi (fabbriche e pubblica amministrazione) dove più sicuro era stato il possesso del “posto”.
Diminuzione delle pratiche di delocalizzazione poiché i computer e le macchine automatiche rendono più economica la produzione anche rispetto ai costi già bassi che possono essere strappati nei paesi più poveri e meno tutelati sindacalmente.
I segni di questa sostituzione sono osservabili dappertutto ma stranamente passano sottotraccia: distributori automatici di cibi preconfezionati e biglietti, bancomat che consentono di svolgere molte operazioni, prenotazioni on line, macchine automatiche per fotografie, distributori automatici di benzina, sportelli autostradali intelligenti, sono solo alcuni degli esempi che abbiamo quotidianamente sotto agli occhi ma ai quali non pensiamo in termini di perdita di posti di lavoro e di sostituzione e spiazzamento del lavoro umano con quello delle macchine.
Tutto questo avviene tramite le tecnologie ma non esclusivamente a causa di esse: le regole di funzionamento del capitalismo finanziario imperante entro cui tutto questo si realizza sono state infatti prima motivate culturalmente e quindi imposte politicamente dai governi dominanti che hanno sposato e sostenuto un’ideologia liberista privilegiando specifici soggetti a svantaggio di altri e affermandola ormai come un fatto naturale incontrovertibile, necessario e sufficiente.

Comunque sia sempre più persone sono costrette seriamente a riflettere sul loro futuro in termini di possibilità occupazionale, di possibilità di lavoro. Automazione e digitalizzazione stanno infatti aggredendo il lavoro di quella gigantesca classe media entro la quale sono confluiti nel dopoguerra operai ed impiegati di ogni settore. Paradossalmente sono proprio quei lavori di concetto che nella vecchia società industriale sembravano difficili e per i quali era indispensabile un lungo percorso di apprendimento (quelli del mitico “posto fisso”, i lavori di concetto tipici del terziario, per i quali era indispensabile l’ambitissimo “pezzo di carta”, le occupazioni impiegatizie entro le fabbriche e le Amministrazioni) quelli attualmente più facili da sostituire; sembrano invece ancora poco minacciati i lavori basati sull’interazione umana diretta, sulla artigianalità e la sapienza dei gesti (per lungo tempo poco valorizzati nell’epoca industriale) poiché proprio essi sono per le macchine attuali più difficili da replicare.
E’ vero che tutto ciò che si può descrivere attraverso una procedura può essere industrializzato e tutto ciò che è industrializzato può essere tranquillamente automatizzato e digitalizzato; è anche vero però che il processo si presenta oggi più veloce e virulento in certi settori ed investe in forma differente, differenti lavori e professioni.

Almeno nel breve periodo molte persone dovranno dunque riflettere con non pochi timori su domande che riguardano il lavoro: in quali ambiti digitalizzazione e automazione espelleranno più lavoratori? Quali lavori e professioni saranno più minacciati di sostituzione? Che nuovi lavori si potranno inventare per vivere?

Allo stesso modo politici e decisori dovranno interrogarsi circa l’impatto sociale ed economico delle tecnologie; quale potrà essere il nuovo significato del lavoro in un economia di abbondanza di beni e servizi? Sono accettabili le enormi differenze generate da un sistema che premia enormemente pochissime persone? E’ possibile rinunciare al lavoro come meccanismo retributivo quasi esclusivo senza pregiudicare l’equilibrio sociale e l’identità delle persone? Quali dispositivi sociali dovranno essere pensati per regolare i comportamenti delle persone mantenendo un regime di libertà diffusa? Quali settori privilegiare in termini di priorità e di investimenti?

Quasi 20 anni fece scalpore la notizia che Deep Blue, il supercomputer Ibm, riuscì nell’impresa di sconfiggere Kasparov, il campione del mondo di scacchi; meno scalpore ha fatto invece la notizia più recente che dei giocatori dilettanti di scacchi lavorando insieme ad un normale computer, sono stati capaci di battere sia grandi maestri umani che macchine specializzate nel gioco estremamente potenti, lasciando intravvedere una possibile via per uscire dallo stallo: quella appunto della collaborazione uomo macchina, strategia capace di allontanare i due estremi dello scontro luddista basato sulla paura e della schiavitù tecnologica fondata sull’ignavia.

Questa collaborazione con le macchine intelligenti spinge, lavorativamente parlando, ad abbandonare ogni compito routinario e strutturato per sposare la logica della creatività e dell’innovazione, dell’imprenditorialità e della originalità. Intuire, escogitare, fare domande intelligenti, subodorare, influenzare, pensare fuori dagli schemi, combinare e ricombinare, rimescolare, interpretare dati, imparare ad imparare, flessibilizzare, discernere informazioni, riconoscere pattern, comunicare in modo complesso, comprendere empaticamente, diventano tutte capacità importanti per vivere bene in un ambiente intelligente che favorisce l’auto-rganizzazione e l’auto-aprendimento basato sulla tecnologia.
Più lavoro fuori dalle routine e dalle fabbriche, diversa educazione, differente idea di lavoro, decentralizzazione della produzione e co-produzione, invenzione di nuove forme d’impresa e di nuovi lavori sembrano poter scaturire da uno stato di complementarietà positiva con le macchine intelligenti; forse, la possibilità di creare quel valore che non appare oggi nel Pil attraverso le infinite pratiche di economia condivisa e informale che già oggi danno senso e scopo alla vita di milioni di persone.
In attesa ovviamente di ripensare seriamente l’intera economia e il posto del lavoro nella civiltà del futuro.

STORIE IN PELLICOLA
La calamita del potere

ultimo_re_di_scozia_forest_whitaker_kevin_macdonald_036_jpg_dwrsDue personaggi, due mondi. Uno inventato ma verosimile, l’altro reale ma difficile da accettare che possa essere realmente esistito, quindi quasi inverosimile. Uno disumano, l’altro che lo diventa recuperando l’umanità, nella sua fragilità, solo alla fine. Lo scozzese Nicholas Garrigan (il medico immaginato) e l’ugandese Idi Amin Dada (il dittatore in carne ed ossa, reale come reali sono il terrore, la crudeltà, l’efferatezza, il crimine e la paura).

Siamo nel 1970, quando il giovane Nicholas Garrigan (James McAvoy), appena laureato in medicina, decide di assecondare il suo spirito di avventura e di unirsi a una missione in Uganda. Vuole aiutare l’Africa, come molti ragazzi occidentali dell’epoca, ma ignora molte cose di questo continente non semplice, non conosce la storia interna dell’Uganda, del suo Obote, di quello che bolle in pentola. Ingenuamente e superficialmente, Nicholas si ritrova a essere il medico personale del Generale Idi Amin Dada (un grande Forest Whitaker, al suo primo premio Oscar per questa interpretazione), un mondo complesso, indecifrabile e che si rivelerà violento e crudele. Da medico diventa anche il consigliere personale del dittatore, asceso al potere nel 1971 grazie a un colpo di Stato, un ragazzo che non sa nulla di quel mondo, degli scenari terribili che si profilano e dei disegni distruttivi, paranoici e disumani che si delineano. Nicholas è ingenuo, non si muove con cattiveria, ma non pensa, non riflette, non vede i problemi che lo circondano finché non vi si trova coinvolto in prima persona (e infatti la consapevolezza e la “ribellione” scatterà nel momento in cui gli si toccherà un affetto, la moglie di Amin con cui ha avuto una relazione e che pagherà per questo).

copVi si è voluto anche vedere l’imperialismo coloniale occidentale, cieco alle esigenze di molti popoli africani finché possono dare profitti, contraddittorio, implacabile e severo quando invece si rende conto che il rapporto creatosi non va d’accordo con la propria “vocazione liberale” e il proprio concetto di democrazia. Ci si sporca le mani di sangue (come Nicholas nel container), ma si fa finta di nulla finché conviene. Nulla di più attuale.

Basato sull’omonimo romanzo di Giles Foden “L’ultimo re di Scozia”, il film delinea due uomini attratti dal potere che ai nobili propositi non riescono, o non vogliono dare seguito, due personaggi che si confrontano continuamente, contraddittori. Amin è carismatico, affascina chiunque, è colore, ballo, spensieratezza, gioco, festa (all’inizio), ma tiene i mitra vicino mentre la gente ne acclama il nome. Misterioso, non si sa mai come possa reagire ad un qualsiasi evento. Ambiguo, sempre (ambiguità ben comunicata da tic, sudore, nevrosi, scatti e primi piani), la leggenda lo vuole cannibale. Nicholas è semplice, ingenuo, affascinato da un personaggio che sembra piacere a tutti e voler portare la pace e il benessere a un popolo afflitto da tanta violenza passata.

La storia a ritmo serrato di due vite intrecciate, ma soprattutto di quelle di un despota, di uno spietato tiranno criminale, morto nel 2003, che il mondo deve conoscere. La storia di una realtà nella finzione. Scavando nella natura umana. Misteriosa.

L’ultimo re di Scozia, di Kevin MacDonald, con Forrest Whitaker, James McAvoy, Gillian Anderson, Kerry Washington, Gran Bretagna – 2007, 121 minuti

 

 

Successo per il primo giorno di FuturPera

da: ufficio stampa e comunicazione FuturPera

Già dalle prime ore del mattino grande affluenza nei padiglioni dell’evento. Domani continua Interpera e in programma un ricco calendario di incontri tecnici

Gli oltre 120 espositori che hanno scelto FuturPera come vetrina della pericoltura mondiale hanno vissuto una prima giornata davvero ricca di pubblico e di iniziative. Già dalle prime ore del mattino l’area espositiva ha accolto i visitatori italiani e stranieri interessati a scoprire le novità del settore, a partire dai padiglioni dedicati alla produzione con le due nuove realtà aggregative Opera e Origine Group in primo piano e poi agrofarmaci di ultima generazione per un’agricoltura sostenibile, attrezzature e macchine assolutamente innovative e davvero molta tecnologia legata alla raccolta e lavorazione della frutta, la cosiddetta frutticoltura di precisione. Spazio anche alle nuove tecnologie con un ampio spazio dedicato all’uso dei droni in agricoltura e il progetto di realtà aumentata Expeariance.
Domani, 20 novembre, l’area espositiva sarà nuovamente aperta a partire dalle nove e la giornata si presenterà davvero piena di incontri tecnici e convegni. Ad Interpera si parlerà di Innovazione tecnologica nel corso della tavola rotonda “L’innovazione varietale per migliorare il reddito dei produttori e soddisfare i consumatori” e a seguire “Il ruolo strategico della tecnologia al servizio della valorizzazione del prodotto pera nei mercati Internazionali”. Alle ore 11.30 un’altra tavola rotonda “Il ruolo degli Organismi interprofessionali OI e la evoluzione sul governo della domanda e dell’offerta”. Nel pomeriggio, sempre per Interpera, si parlerà degli effetti del consumo di pere e dei suoi derivati sulla salute dei consumatori con diversi interventi legate alla sana alimentazione e il consumo di frutta per la prevenzione delle patologie.
Partiranno sin dal mattino anche gli incontri tecnici e i convegni organizzati da associazioni e aziende espositrici. Apriranno al mattino due incontri: “Sostenibilità della coltivazione del pero: la concimazione e le sfide future” organizzato da Scam e “Nutrire la salute. Frutta e verdura italiane per una vita sana ed equilibrata” a cura di ANP – Cia Emilia-Romagna. A seguire, sempre al mattino, i convegni: “Il cambio delle strategie nella difesa del pero di Dow Agrosciences Italia; “L’innovazione in pericoltura: investire nella conoscenza” organizzato da HK – Horticultural Knowledge srl; “I consorzi microbici nella difesa delle colture: l’esperienza con Micosat nella lotta al colpo di fuoco del pero” di Demetra. Nel pomeriggio, invece, appuntamento con il convegno “Sostenibilità e innovazione nella coltivazione delle pere – Dal controllo delle principali avversità alle prime esperienze sulla cimice asiatica” di Bayer e l’incontro su “Miridi e Cimice asiatica: avversità emergenti del pero e della frutta” di Sipcam. Spazio anche alle nuove tecnologie con il convegno organizzato da MEDIARKE’ srl in collaborazione con ROMA DRONE EXPO&SHOW dal titolo “Droni per la frutticoltura. Le nuove soluzioni tecnologiche con l’utilizzo degli Aeromobili a Pilotaggio Remoto (APR) per l’agricoltura di precisione.” E alla stampa specializzata con l’incontro del Corriere Ortofrutticolo dedicato all’ortofrutta del Sud.
Ricordiamo che le serate di FuturPera saranno animate da “La Città del Gusto” una ricca serie di appuntamenti enogastronomici che avranno ovviamente come protagonista la pera, una vera e propria Regina della tavola. I ristoranti, i caffè ed i negozi del centro storico di Ferrara proporranno aperitivi, interi menu e degustazioni tutte rigorosamente a base di pera mentre le vetrine ospiteranno questo frutto delizioso e colorato in accattivanti allestimenti tematici.
FuturPera è promosso da Ferrara Fiere e Oi Pera in collaborazione con Regione Emilia – Romagna e Fondazione Navarra e con il contributo di Comune e Provincia di Ferrara, Cia, Coldiretti e Confagricoltura e può contare su tre main sponsor: Cassa di Risparmio di Cento, Camera di Commercio di Ferrara e A&A.
Il programma completo della fiera si può consultare sul sito www.futurpera.com.

La sacralità del riso e i canti delle mondine

Una serata basata tutta sul riso e la sua storia, i piatti poveri ma sostanziosi d’allora e le canzoni tipiche delle risaie con il Coro delle mondine di Porporana.

Questa sera 20 novembre, presso il Ristorante Bondi di Francesco e Milena di via Bologna 453 si terrà una serata particolare dal titolo “Le cante delle mondine di Porporana e la sacralità del riso“: nel corso della serata, in cui tutti i piatti del ricco e tradizionale menu saranno a base di riso, si esibirà il coro delle Mondine di Porporana, colonna sonora dai grandi valori storico-locali, uno dei sempre più rari esempi di conservazione, tutela e diffusione dei canti e delle cante delle nostre meravigliose ed eroiche nonne e bisnonne che per un sacco di riso vivevano lavorando nell’acqua delle risaie di continuo, immerse fino alle coscie per mantenere le proprie disagiate famiglie.

E’ una storia lunga quella delle Mondine e, nello specifico, quelle del coro delle cosiddette Mondariso di Porporana il cui nucleo odierno ha dato vita qualche anno fa ad un’associazione culturale, “Orme – Coro delle mondine di Porporana”, con una propria sede a Ravalle.

Coordinerà la serata Maria Cristina Nascosi Sandri, giornalista e studiosa di culture linguistico – dialettali ed etno-musicologiche, oltreché membro Arga, l’Associazione pluriregionale giornalisti dell’agroalimentare afferente a quella nazionale, l’Unaga.

Info e prenotazioni: 0532.188 04 54 – 333.817 07 19 – 342.580 66 49

Orario: 20.00

ulivo-Van-Gogh

Esperimenti

Vincent van Gogh
Vincent van Gogh

Faccio sempre ciò che non so fare, per imparare come va fatto. (Vincent Van Gogh)

Una quotidiana pillola di saggezza o una perla di ironia per iniziare bene la giornata…

Amaro, macchiato e da oggi anche a testa in giù

impact-solo
Album: “Solo Odio” del 1984

Oggi sono costretto a parlare di caffè.
E, nello specifico, di una cosa successa a Ferrara.
Non prendo praticamente mai il caffè al bar.
Sono vincolato alla moka per un limite mio.
Non riesco a mettere insieme delle frasi di senso compiuto se prima non mi butto giù un’amarissima moka da tre.
Se però, per caso, mi trovassi obbligato a prendere un caffè al bar mi devo assolutamente ricordare di evitare via Alfonso d’Este.
Leggo infatti che in un bar di quella via, sulle bustine di zucchero è raffigurato “lui”.
Quello che sì, tutto-in-orario, ha fatto-anche-delle-cose-buone e bla bla bla.
E purtroppo non è una gag per metterlo a testa in giù versando lo zucchero nella tazzina.
Purtroppo è una cosa seria perché pare che certi clienti abituali, ordinando un espresso chiedano “un Benito”.
A mali estremi estremi rimedi, si dice.
Quindi per oggi un appropriatissimo grande classico.

Ogni giorno un brano intonato alla cronaca selezionato e commentato dalla redazione di Radio Strike.

Selezione e commento di Andrea Pavanello, ex DoAs TheBirds, musicista, dj, pasticcione, capo della Seitan! Records e autore di “Carta Bianca” in onda su Radio Strike a orari reperibili in giorni reperibili SOLO consultando il calendario patafisico. xoxo <3

Radio Strike è un progetto per una radio web libera, aperta ed autogestita che dia voce a chi ne ha meno. La web radio, nel nostro mondo sempre più mediatizzato, diventa uno strumento di grande potenza espressiva, raggiungendo immediatamente chiunque abbia una connessione internet.
Un ulteriore punto di forza, forse meno evidente ma non meno importante, è la capacità di far convergere e partecipare ad un progetto le eterogenee singolarità che compongono il tessuto cittadino di Ferrara: lavoratori e precari, studenti universitari e medi, migranti, potranno trovare nella radio uno spazio vivo dove portare le proprie istanze e farsi contaminare da quelle degli altri. Non un contenitore da riempire, ma uno spazio sociale che prende vita a partire dalle energie che si autorganizzano attorno ad esso.

radio@radiostrike.info
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Presentazione della mostra artistica dei detenuti di Rebibbia “Il figliol prodigio”

da: Ufficio Stampa Nessuno tocchi Caino

Gli artisti dell’avanguardia romana sono entrati in carcere e hanno scelto la parabola del figliol prodigo per farsi accettare dall’istituzione, e farsi capire dai detenuti. Dal 21 novembre al 13 dicembre 2015 al Museo delle Mura Porta San Sebastiano a Roma

Convinti che pittori e prigionieri abbiano in comune una forte difficoltà a farsi accettare “così come sono”, alcuni dei più attenti artisti romani hanno accolto la sfida di tentare di fare qualcosa di “non inutile” all’interno di un luogo dove apparentemente tutto è assolutamente inutile, ossia un carcere italiano. E visto che da troppo tempo la politica non si occupa più del “sociale”, senza rassegnazione e con un pizzico di altera provocazione i neo artisti rebibbiani si uniscono ai pellegrini di questo anno giubilare che sta per iniziare.
Potevano fare diversamente? Davvero si può parlare di emarginazione solo da un punto di vista cattolico?
“Il Figliol ProdigIo” è una variazione sul tema della Misericordia, ossia quella virtù che Papa Francesco ha messo a basamento di questo anno giubilare.
Quale spunto migliore della parabola in cui un figlio lascia la famiglia, e poi è costretto a tornarvi perché è stato respinto dal mondo. Quale riflessione più attuale della necessità che ha ogni essere umano di ripensare continuamente il proprio vissuto.
Quale linguaggio più adatto, meno doloroso, di quello mediato dall’arte?
Undici detenuti di Rebibbia Nuovo Complesso con gli artisti Paolo Bielli, Alessandro Costa, Giuseppe Graziosi, Marina Haas, Vincenzo Mazzarella, Laura Palmieri, Elena Pinzuti, le associazioni Pronto Intervento Disagio e Nessuno Tocchi Caino, hanno dato vita al laboratorio di pittura dove sono state realizzate le opere che saranno esposte presso l’antico, suggestivo complesso del Museo delle Mura.
Grazie alla sovraintendenza dei Beni Culturali e del Comune di Roma, la Mostra “Il Figliol ProdigIo” sarà inaugurata Sabato 21 novembre 2016 alle ore 11 e resterà esposta fino al 13 dicembre 2015, a Porta San Sebastiano 18 Roma.
Dalle opere è nato anche un calendario 2016 con testi e foto del laboratorio il cui ricavato sarà utilizzato per altri laboratori interni al carcere.
http://www.museodellemuraroma.it/mostre_ed_eventi/mostre/(p)/in_programma
Pasquale De Salve: Email: pasqualedesalve@gmail.com cell: 3249239338
Associazione Nessuno Tocchi Caino 06-68979302- info@nessunotocchicaino.it
Cooperativa Sociale PID Onlus 06-67105352 www.pid.coop – pidonlus@gmail.com

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