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Giorno: 17 Aprile 2017

Chiedi chi erano gli… Stadio

Se vuoi toccare sulla fronte il tempo che passa volando
in un marzo di polvere e di fuoco
e come il nonno di oggi sia stato il ragazzo di ieri,
se vuoi ascoltare non solo per gioco il passo di mille pensieri,
chiedi chi erano i Beatles
chiedi chi erano i Beatles

Gran gruppo gli Stadio, scoperti da Lucio Dalla agli albori degli anni ’80 sono stati forse i primi a dare una venatura rock alla canzone d’autore italiana. E se la loro straordinaria carriera conta tante generazioni di fans quante sono le diverse epoche con stili ed influenze musicali attraverso cui sono passati, è curioso che uno dei loro primi singoli, “Chiedi chi Erano i Beatles”, abbia ad oggetto proprio il passaggio di testimone fra generazioni.

Se vuoi sentire sul braccio il giorno che corre lontano
e come una corda di canapa è stata tirata,
o come la nebbia è inchiodata alla mano fra giorni sempre più brevi…
Se vuoi toccare col dito il cuore delle ultime nevi,
chiedi chi erano i Beatles
chiedi chi erano i Beatles.

I Beatles sono il pretesto per raccontare il passato, metafora della generazione che ha scatenato, vissuto ed in qualche modo “subito” la rivoluzione sociale degli anni ’60. La “Generazione di Fenomeni”, giusto per citare un’altra canzone degli Stadio, quella dei grandi sogni e delle grandi illusioni, della Vespa e della 500, della rinascita e del boom economico dopo decenni di guerre e povertà.

Chiedilo a una ragazza di quindici anni di età,
chiedile chi erano i Beatles e lei ti risponderà […]
“I Beatles non li conosco
e neanche il mondo conosco.
Sì sì conosco Hiroshima,
ma del resto ne so molto poco,
ne so proprio poco…
Ha detto mio padre: -L’Europa bruciava nel fuoco…-
Dobbiamo ancora imparare, siamo nati ieri, siamo nati ieri”.

Chi erano i Beatles? Che significato avrebbero avuto per le nuove generazioni? Coloro che avevano vissuto gli anni del fuoco e gli anni della rinascita sarebbero stati in grado di trasmettere qualcosa di più delle semplici parole, o anche le loro esperienze così recenti e così lontane si sarebbero trasformate in aride pagine di libri di storia?

Voi che li avete girati nei giradischi e gridati,
voi che li avete aspettati e ascoltati, bruciati e poi scordati
voi dovete insegnarci con tutte le cose non solo a parole,
chi erano mai questi Beatles?
Ma chi erano mai questi Beatles?

Curioso che un brano di così grande spessore sia passato un po’ in sordina al momento della pubblicazione, nel 1984: il meritato successo per la canzone arrivò quando fu ripreso da Gianni Morandi e Lucio Dalla per il loro doppio album e tour del 1988. D’altronde gli Stadio sono così: un gruppo di altissimo livello che pur non essendo mai arrivato ai picchi di popolarità di Vasco Rossi o di Ligabue, ha scritto una pagina fondamentale della musica italiana, ottenendo un enorme numero di riconoscimenti, ultimo dei quali la meritatissima vittoria di Sanremo 2016.
La differenza fra la Musica-Arte e la Musica-Prodotto è che la Musica-Arte non invecchia. Oggi molti ragazzi, abituati alla musica di gomma offertaci dai talent show, quella che nel giro di un anno poi è viene dimenticata, dovrebbero chiedersi “Chi Erano gli Stadio?”.

Chiedi chi erano i Beatles (Stadio, 1984):

Il bambino dei trucchi

di Federica Mammina

Ciao. Io sono un bambino indiano, e invece che studiare lavoro, dalla mattina alla sera. Insieme ad altre migliaia di bambini vengo sfruttato in una cava, senza protezioni, senza strumenti adeguati e per questo rischio ogni giorno morsi di serpenti o di scorpioni, tagli, ferite, abrasioni, e malattie respiratorie anche molto gravi. E spesso le cave crollano. E poi non capisco perché mi diano solo 5 rupie (5 centesimi di euro) se loro ogni chilo lo possono vendere anche a 1000 dollari.
Pensavo che il minerale che estraiamo fosse molto importante vista la quantità che siamo costretti a cercare. Si chiama mica, e serve per rendere più luminosi i cosmetici. Sì, proprio i cosmetici: rossetti, ombretti, smalti, e persino i trucchi minerali, quelli meno dannosi per la vostra pelle, ma che per me sinceramente sono uguali a tutti gli altri.
Io quando lavoro penso spesso alle persone che nel mondo grazie a me saranno più belle; magari anche tu quando ti truccherai o acquisterai un cosmetico penserai a me.
Tu puoi scegliere, io no.

A scuola di solitudine

di Federica Mammina

La solitudine è per definizione esclusione da ogni rapporto di presenza o vicinanza altrui, che può essere desiderato o ricercato come motivo di pace o di raccolta intimità, oppure sofferto in conseguenza di una totale mancanza d’affetti, di sostegno e di conforto. In inglese due parole diverse (solitude e loneliness) a sottolineare i due aspetti, in italiano una sola. E chissà come, nel tempo, si è persa la doppia valenza del termine.
Aspetto fondamentale della vita che le dinamiche della società attuale ci vogliono far credere debba essere radicalmente estirpato come un’erba infestante per l’uomo-animale sociale.
Eppure a ben guardare è il momento creativo per eccellenza, quello nel quale l’uomo genera, riflette, rinasce, scopre le proprie risorse nonché il piacere di bastare a sé stesso. È quell’esperienza imprescindibile dell’uomo che vuole dare senso alla relazione con l’altro.
Nella complessità umana non c’è spazio per assolutismi, e la ricchezza è data sempre dalla diversità, così l’uomo ricco sarà colui che sa fare esperienza di solitudine e di relazione in maniera equilibrata, perché sa che entrambe hanno egualmente molto da rivelargli.

“Poco per volta comincio a vedere chiaro sul più universale difetto del nostro genere di formazione e di educazione: nessuno impara, nessuno tende, nessuno insegna − a sopportare la solitudine.”
Friedrich Nietzsche

Una quotidiana pillola di saggezza o una perla di ironia per iniziare bene la settimana…