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Giorno: 2 Ottobre 2017

Il giardino segreto di Schifanoia

di Francesca Ambrosecchia

Attraversando l’androne che fa da ingresso al Museo del Palazzo Schifanoia, si piomba in una realtà verde e incantata. È uno dei tanti giardini che i palazzi della nostra città tengono nascosti alle loro spalle.
In queste belle giornate di fine settembre, viene voglia di sedersi all’ombra a leggere un buon libro. I turisti sono ormai pochi, il sole regala un caldo non afoso ma piacevole e quello che regna è il silenzio. Il giardino è un luogo di pace e relax a cui si può accedere anche senza effettuare la visita del museo: si sviluppa in larghezza e sulla sinistra si trova una caffetteria-ristorante che sembra far parte della stessa vegetazione. Struttura piccola e in muratura, regala una piacevole sosta ai turisti dopo la visita del museo ma anche agli stessi ferraresi.
La sensazione che ho ogni volta è quella di essere fuori dal mondo, in una realtà che è distante dalla frenesia e dai rumori cittadini pur essendovi praticamente al centro.

(Per Quello che ho da Fare) Faccio il Militare

A vederlo oggi sembra impossibile che pure lui, l’uomo delle duecentoventimila persone al Modena Park e dei tour ultramilionari abbia avuto una fase di sperimentalismo, di abbozzo artistico e, qua e là, perfino qualche insuccesso. Così come sembra impossibile che forse sia stato proprio quello il periodo di massima creatività di Vasco Rossi: “Albachiara”, assieme a “La Canzone del Sole”, è l’unica canzone che gli italiani conoscono al pari del proprio inno e, ancora una volta, sembra impossibile che, nello stesso album della famigerata canzone con cui il Blasco conclude ogni suo concerto, si trovi un pezzo come “(Per Quello che ho da Fare) Faccio il Militare…”, non in un ruolo irrilevante, bensì come title track del disco. Ribattezzato “Albachiara” solo in un secondo momento, visto l’enorme successo della canzone, il suo secondo album del 1979 si chiamava in origine “Non Siamo Mica gli Americani”.
Frutto della sua breve esperienza di vita militare, più che di una canzone si tratta di un’ironica critica sociale e politica tanto coraggiosa (visto il periodo in cui è stata pubblicata) quanto velata, al punto che molti pensarono, e pensano tuttora, che “(Per Quello che ho da Fare) Faccio il Militare”, sia semplicemente un nonsense demenziale.

Domani c’è esercitazione di tiro col cannone!
Spariamo colpi che possono arrivare fino in Giappone!… Buuuum!
Ma non si può provare… Non si può stare a sparare in giro…
Non siamo mica gli americani! Che loro possono sparare agli indiani, vacca gli Indiani!

Riformato con sua grande gioia per inadeguatezza alla vita militare alla quale era costretto per via della leva obbligatoria, Vasco si diletta a ridicolizzare la noia e la routine quotidiana del soldato, le dimostrazioni di forza e i turni di guardia in attesa di un nemico che non c’è e di una guerra che non esiste.

Domani sera sono di guardia alla polveriera
Mi scoccia un poco a dir la verità… Perché è la domanica sera
Ma non ci si può rilassare
I russi possono arrivare
Ogni ora!

E se ci portano via le armi? Come facciamo la guerra, dimmi… Coi bastoni?
…Io non lo so, io piango e basta

Nonostante l’arrangiamento minimale basato su un giro di blues in Re, il pezzo riesce a risultare d’effetto e il Vasco di allora dimostra sin da subito un’ottima creatività duettando con se stesso e impersonando due militari: uno deciso a perseverare fino in fondo nel suo nobile compito, l’altro disilluso, distaccato e sottomesso, fino al famoso ritornello in cui, fra l’altro, vengono imitati con la voce e ridicolizzati i rumori dei bombardamenti e le urla degli indiani. Un Vasco Rossi autoprodotto ancora lontano dai grandi palchi e dalle vette delle classifiche con al seguito una band di musicisti di fama internazionale, ma un Vasco semplice e genuino, sperimentale come arrangiamenti e tematiche. Il Vasco Rossi che vale sempre la pena di riscoprire.

(Per Quello che ho da Fare) Faccio il Militare (Vasco Rossi, 1979)

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