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Mese: Novembre 2018

Autonomia regionale. Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto chiedono al Governo di accelerare.

Da: Regione Emilia Romagna

Lettera congiunta al premier Conte dei presidenti Bonaccini, Fontana e Zaia: “Tempi rapidi e certi che portino il Consiglio dei ministri a chiudere il negoziato. Ci sono le condizioni per firmare le rispettive intese”

I tre governatori scrivono a Palazzo Chigi: “Positivo il lavoro svolto. Chiudere il confronto e subito dopo i conseguenti Disegni di legge sui quali si pronuncerà il Parlamento”. Il regionalismo differenziato “una opportunità importantissima non solo per i nostri territori e le nostre comunità, ma per l’intero Paese, a beneficio di cittadini e imprese”

Bologna – “Tempi rapidi e certi” che portino il Consiglio dei ministri a chiudere il negoziato aperto con il Governo per l’ottenimento di una maggiore autonomia regionale, per arrivare poi “alla redazione dei conseguenti Disegni di legge sui quali sarà chiamato a esprimersi il Parlamento”. È la richiesta che i presidenti di Regione Stefano Bonaccini (Emilia-Romagna), Attilio Fontana (Lombardia) e Luca Zaia (Veneto) rivolgono al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, in una lettera congiunta inviata questa mattina a Palazzo Chigi dai tre governatori. Detto del “giudizio positivo” espresso sul lavoro svolto sinora, si dicono certi del fatto che “siano mature le condizioni perché si possa addivenire finalmente alla sottoscrizione delle corrispettive Intese”.

Un’occasione, quella del regionalismo differenziato, da non perdere. Nella missiva, i presidenti sottolineano come “il percorso intrapreso dalle nostre Regioni per l’acquisizione di ‘ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia’, ai sensi dell’articolo 116, comma III, della Costituzione, rappresenta un’opportunità importantissima non solo per i nostri territori e le nostre comunità, ma per l’intero Paese”. Ritengono, infatti, “che, per questa via, si possa compiere un passo estremamente importante nel processo di riforma istituzionale e amministrativa della Repubblica, in grado di riordinare e semplificare il funzionamento delle istituzioni, di ammodernare il rapporto tra cittadini e pubblica amministrazione, di ridurre i tempi di risposta alle esigenze delle imprese, di contenere gli oneri di funzionamento macchina pubblica”.

“Ciascuna delle nostre Regioni, nei limiti fissati dalla Costituzione- proseguono Bonaccini, Fontana e Zaia- ha ricercato quelle peculiari forme di autonomia ritenute le più e confacenti ai bisogni e alle caratteristiche specifiche del proprio territorio, del proprio tessuto sociale, degli obiettivi condivisi dalle rispettive comunità”.

L’articolo 116 della Costituzione, al terzo comma prevede l’attribuzione alle Regioni a statuto ordinario di ulteriori “forme e condizioni particolari di autonomia” attraverso una legge dello Stato approvata a maggioranza assoluta, sulla base di un’intesa fra il Governo e la Regione interessata. Nell’ottobre 2017, la Regione Emilia-Romagna, dopo aver definito il proprio progetto di maggiore autonomia insieme a tutte le parti sociali riunite nel Patto per il Lavoro e averlo sottoposto all’Assemblea legislativa regionale, che votò il mandato al presidente Bonaccini, fu la prima Regione a firmare con l’Esecutivo nazionale la Dichiarazione d’intenti per l’avvio del confronto, cui seguì dopo poche settimane l’avvio del Tavolo paritetico col Governo insieme anche a Lombardia e Veneto. Percorso che prima, lo scorso 28 febbraio, ha portato le tre Regioni a siglare uno storico Accordo preliminare con il Governo precedente, poi ad avviare il negoziato con l’attuale.

“A seguito delle Intese preliminari sottoscritte con il precedente Esecutivo- proseguono infatti i tre governatori nella lettera al presidente Conte-, in questa Legislatura si è aperto un positivo negoziato con il Suo Governo, attraverso il positivo lavoro del Dipartimento per gli affari regionali che, in coerenza con il Programma di governo da Lei presentato alle Camere, ha attivato le opportune sedi di confronto e approfondimento tecnico-politico anche con i diversi Ministeri interessati. Esprimiamo un giudizio positivo su questo lavoro e riteniamo siano mature le condizioni perché si possa addivenire finalmente alla sottoscrizione delle corrispettive Intese”.

“Ci rivolgiamo oggi direttamente a Lei- chiudono quindi Bonaccini, Fontana e Zaia- affinché, come previsto, questa ulteriore fase possa essere conclusa dal Consiglio dei Ministri in tempi rapidi e certi, per portare poi alla redazione dei conseguenti Disegni di legge sui quali sarà chiamato ad esprimersi il Parlamento”.

340.000 Organizzazioni del terzo settore in Italia a rischio. La riforma del terzo settore in una pericolosa fase di stallo

Da: Forum del Terzo Settore Ferrara

Il 27 Novembre alle ore 16.00 il Forum del Terzo Settore di Ferrara si riunirà al Consorzio Factory Grisù per riflettere sui destini delle organizzazioni del terzo settore.

La ricchezza associativa che distingue il nostro territorio è messa in discussione dallo stallo dei decreti correttivi proposti a livello nazionale e non recepiti nell’ultima legge di bilancio.

“Nello specifico- spiega la portavoce del Forum di Ferrara Chiara Bertolasi- le richieste di adeguamento della normativa fiscale non sono state ad oggi recepite. I correttivi proposti dal Forum del Terzo Settore Nazionale toccano soprattutto il volontariato e le associazioni di promozione sociale e la vitale possibilità di auto finanziarsi”

“L’attuale mancanza di chiarezza e di interessamento –continua Bertolasi– potrebbe avere gravi conseguenze per la vita di moltissime organizzazioni. L’esercito di oltre trentamila volontari e lavoratori impegnati nel territorio ferrarese nel contrasto al disagio sociale e nelle emergenze rischiano di vedere minate le basi del loro lavoro quotidiano”.

L’assemblea annuale sarà occasione per riflettere su questi temi e sul tema dell’impatto sociale grazie all’aiuto di Serena Miccolis- ricercatrice di AICCON- che illustrerà le principali metodiche di misurazione del beneficio e dei vantaggi portati alla comunità dalle azioni delle organizzazioni del terzo settore.

Sono previsti anche gli interventi della Presidente della Provincia Barbara Paron, dell’Assessore Chiara Sapigni e del portavoce del Forum del Terzo Settore regionale Federico Amico.

Continuano le attività del rinato Cineclub Fedic Ferrara

Da: Cineclub Fedic Ferrara

Giovedì 29 novembre 2018 ore 17,00 presso Circolo Negozianti di Palazzo Roverella in Corso Giovecca 47 Ferrara sarà ospite, per una personale dal titolo PENSIERI & IMMAGINI, Giorgio Sabbatini presidente del Cineclub Fedic Piemonte.

Giorgio Sabbatini, nato a Roma nel 1942, si dedica al “cinema alternativo” da parecchi anni. Ha realizzato numerosi cortometraggi e lungometraggi in Super 8 e in 16mm.
Dal 1986, ha adottato il mezzo elettronico come strumento di ricerca espressiva dell’im­magine, nell’ambito della narrazione classica e della sperimentazione.
Da alcuni anni l’interesse per l’elaborazione elettronica dell’immagine e la sperimentazio­ne del racconto, attraverso l’utilizzo di filmati già esistenti, hanno reso possibile il tentativo di una ricerca più approfondita sul linguaggio filmico, con il preciso intento di sviluppare il senso comunicativo che l’immagine possiede, quando riesce a catturare l’attenzione dello spettatore, provocando il suo totale coinvolgimento emotivo.
La ricerca sperimentale può integrarsi con l’utilizzo della fotografia digitale, e della sua ela­borazione grafica, come strumento di narrazione che possa arricchire lo sviluppo della sceneggiatura, portando nuove dinamiche nel linguaggio filmico.

Durante il pomeriggio, a ingresso gratuito, saranno proiettate le opere:

LA SEDIA (1993) 10’

Nella confusione di una stanza, la presenza di un oggetto semplice e comodo ci trasporta, attraverso immagini oniriche, in una dimensione irreale. Lentamente, un elemento di disturbo si insinua nell’astrattezza del racconto, riportandoci ad una realtà drammatica nella quale l’oggetto, confortevole ed accogliente, diventa simbolo di tortura e violenza.
Non c’è speranza se, nel tempo, gli orrori umani continueranno ad essere affrontati con spietata determinazione. Un profondo odio incapace di accogliere una possibile forma di “perdono” è causa di altri “orrori”!
Talvolta, l’uomo si distingue dalla “bestia” unicamente per la sua ragionata malvagità.

LA FINESTRA (2001) 5’30”

Una finestra come pretesto per cercare di vedere oltre, per imparare a ”guardare” e capire. Una finestra attraverso la quale passano le immagini del mondo come il fluire dei propri pensieri, senza interruzione, senza una logica apparente.
Le immagini, tuttavia, sono frutto di un pensiero ed il loro alternarsi porta inevitabilmente a dare corpo ad un continuo confronto tra situazioni di ricco benessere e vita povera, fatta di duro lavoro e ai margini di un mondo civile.
La finestra si affaccia su realtà diverse e in contrasto tra loro, difficili da modificare senza la buona volontà di tutti. Occorre, però, cercare di vedere le cose non solo da una situazione di privilegio e sforzarsi di comprendere che tutte le finestre si possono aprire, basta un gesto.

LA BRIOCHE (2002) 11’

Il qualunquismo e lo scarso interesse per le tragiche vicissitudini sociali del nostro pianeta, sono gli elementi sui quali si costruisce il piano-sequenza, ambientato all’interno di un normale alloggio.
L’azione, dell’unico personaggio, si svolge attraverso un continuo confronto del piano reale con quello irreale, in un’atmosfera vagamente onirica.
Il vagare della “camera” all’interno degli spazi circoscritti mette in evidenza il continuo mutare del tempo, attraverso l’abbigliamento del personaggio che sempre si modifica, collegando idealmente l’inizio dell’azione con la parte conclusiva, nella quale vengono indossati abiti identici.
A nulla valgono gli “appelli”, di un ipotetico commentatore televisivo, per svegliare una coscienza assopita, adagiata su un benessere fragile e facilmente scalfibile da qualsiasi evento che possa infrangere la “normalità” della vita quotidiana, se non cresce in noi un senso di giustizia sociale legato alla ragione umana e non alla logica della violenza.

TRASPARENZE (2008) 10’21”

In un mondo nel quale violenza ed intolleranza trovano sempre ampio spazio per dimostrare quanto sia grande la crudeltà umana e inefficiente la giustizia, talvolta, è bene ritrovare il contatto con la natura, insieme ad amici, per ridimensionare l’affannosa corsa della vita e abbandonarsi ai tempi della “riflessione”, per non dimenticare le ingiustizie e le sofferenze inflitte a popoli oppressi da menti dissennate in cerca del potere assoluto.
Il pensiero vaga senza soste e le immagini riaffiorano nella memoria con il terrore che tutto possa, un giorno, ripetersi per una strana alchimia di menti rabbiose e animalesche, capaci solo di creare odio, lontane dalla possibilità di amare ed apprezzare il valore della vita.
La memoria ed il ricordo assumono un ruolo importante per rinnovare in ognuno la possibilità di comprendere quale sia la sponda giusta sulla quale erigere il proprio mondo, per continuare a lottare contro le ingiustizie e i soprusi che uomini e nazioni compiono giornalmente in nome d’ingannevoli parole come democrazia e libertà che molte volte celano i reali contenuti della dittatura e dell’oppressione.

TRE FOGLI (2011) 13’

Capita, nella vita, di cercare qualcosa che pare sia introvabile e che il tempo ne abbia fatto perdere le tracce. Capita anche di trascorrere alcuni decenni, restando tranquilli e sereni, dimenticando completamente l’esistenza di questo ”oggetto” che, improvvisamente, vogliamo trovare.
La ricerca affannosa di alcuni fogli relativi ad un vecchio manoscritto, provoca, nel “personaggio” che vive questa esperienza, un inevitabile aumento del desiderio di poter leggere nuovamente quelle parole che, un tempo, gli avevano suggerito immagini e situazioni. Il desiderio maggiore è quello di rivivere, per qualche istante, il “perché” erano state scritte e, soprattutto, sentire “… nuovamente il gusto dell’”attesa” di ciò che ancora non è avvenuto… e la “speranza” che avvenga…!”. Un manoscritto, con alcune riflessioni e desideri, destinato a tutti ma, quando venne scritto, rivolto, in particolare, ad una sola persona.

Copparo – Teatro ragazzi

Da: Comune di Copparo

Appuntamento martedì 27 e mercoledì 28 novembre, alle ore 10, con la rassegna di Teatro Ragazzi al De Micheli. Lo spettacolo in programma, riservato ai più piccoli della scuola dell’infanzia, è “Di qua e di là – Storia di un piccolo muro”, a cura di Unoteatro Stilema, di Silvano Antonelli, con Roberta Maraini, con la collaborazione drammaturgica di Antonelli Giulia, Maraini Roberta e Seimandi Enrico.

Entra in scena una ragazza. Potrebbe anche essere una bambina. O una donna. … Ha gli occhi spalancati. Si guarda intorno. “Che bello il sole!”, “Che belli i fiori!”, “Guardaaa…la luna!”, “Guardaaa…il mare!”. Tutto sembra una meraviglia. Abbassa lo sguardo. Tutto si ferma…Al centro della scena c’è un piccolo muro. Piccolo, non piccolissimo. Perché è lì? Chi l’ha costruito? Forse c’è sempre stato.

E se c’è un muro, anche se è un piccolo muro, si finisce per essere di qua dal muro. O di là dal muro… Nella sua testa si fa un mucchio di domande. Come saranno quelli di là dal muro? Saranno pericolosi? .. Qui comincia il gioco divertente e leggero dello spettacolo. L’attrice di qua. E il pubblico di là. In sala. Una sequenza di domande. Una sequenza di scene. Come l’eco degli stereotipi e delle legittime paure che ci assalgono ogni volta che ci troviamo di fronte a qualcosa o qualcuno che non conosciamo. E le paure e le domande alimentano il muro… Se i muri diventano proprio tanti, troppi, diventano un labirinto. Come fare?

Lo spettacolo, naturalmente, una soluzione la dà. Una soluzione e un augurio. Senza retorica e senza voler insegnare nulla. Mettendo al centro la materia di cui è fatto il teatro: le emozioni. L’emozione di essere “Di qua e di là” e l’emozione di cercare di trovare un modo per incontrarsi, per capirsi, per riconoscersi gli uni negli altri. Magari sapendo che è difficile smontare le paure e gli stereotipi che abbiamo e che in qualche mattone, ogni tanto, finiremo per inciamparci… Sia che siamo bambini di tre anni, ragazzi di sette, genitori, insegnanti, teatranti. Sia che li chiamiamo “noi”. Sia che li chiamiamo “altri”. Le emozioni non hanno un’età. Appartengono a tutti. E il teatro è lì. A cercare il modo per viverle insieme.

La Compagnia Teatrale Stilema, formazione artistica della cooperativa Unoteatro, si costituisce nel 1983 ed è formata da professionisti presenti da anni sulla scena del Teatro Ragazzi. Da sempre il centro del suo interesse drammaturgico è l’infanzia, organismo sociale vivo, capace di suggerire temi e visioni fondanti un teatro popolare, che sappia cantare ad un pubblico indistinto, di adulti e di ragazzi, le storie che nascono dall’incontro tra il popolo bambino e il mondo contemporaneo. La Compagnia incontra ogni giorno i bambini nei molti laboratori teatrali promossi e ne deriva una drammaturgia originale, un suo linguaggio della scena, fatto da un teatro d’attore arricchito dall’utilizzo di oggetti e dall’uso della musica dal vivo.

Ecco perché il debito pubblico italiano continua a crescere

Il fatto che il debito pubblico italiano continui a crescere è dovuto esclusivamente all’impossibilità di controllare gli interessi. Nel sistema attuale, del resto, l’unica entità che potrebbe farlo è la Banca Centrale Europea acquistando i Titoli in ultima istanza, ovvero autorizzando le banche centrali dei 19 Paesi dell’eurozona a farlo.

Operazione del resto effettivamente autorizzata per quasi tre anni attraverso il programma denominato Quantitative Easing (alleggerimento quantitativo), un programma lanciato in Europa dopo che anni prima anche altri Stati come gli U.S.A. e il Giappone avevano fatto altrettanto. In eurozona siamo partiti tardi e questo ha prodotto effetti incerti soprattutto sulla disoccupazione che mentre negli altri Paesi è scesa anche sotto il 5% in Italia si è tenuta ben al di sopra del 10%.

Quando una banca centrale fa da “pompiere”, raffredda le tensioni sui mercati intervenendo per comprare Titoli del debito pubblico, toglie alla speculazione parte del ricatto nei confronti degli Stati, tiene gli interessi bassi ed evita ai telegiornali di dover aprire tutte le loro edizioni gridando all’innalzamento dello spread e al prossimo e sicuro default.

Nel 2011, in pieno governo Berlusconi, lo spread arrivò a 552 e, nonostante l’arrivo di Monti, lo stesso altalenò fino a quando Draghi, Governatore della Banca Centrale Europea, pronunciò la famosa frase “Watever it takes…”. Disse, in pratica, che la BCE avrebbe difeso l’euro, cioè avrebbe acquistato Titoli di Stato. Non lo fece, ma la sola “minaccia” fece calare definitivamente lo spread, cioè i tassi di interesse che si pagano sul debito pubblico. Da notare, infatti, che il programma di acquisto iniziò solo nel marzo del 2015, ben due anni dopo, ma la sola frase bastò ai mercati perché smettessero le loro azioni speculative e a riportare la pace nei telegiornali.

Durante i governi successivi e quindi di Monti, Letta, Renzi e Gentiloni però al debito pubblico successe questo

Grafico dal def 2017 fonte MEF

Una crescita esponenziale, un regalo per le “generazioni future”, volendo imitare Cottarelli, nonostante l’aiutino di Draghi.

In ogni caso, e grazie alle operazioni di acquisto della BCE, lo spread si è tenuto basso fino ad oggi che siamo in zona tapering, ovvero in dirittura d’arrivo. E’ stato infatti stabilito che tali acquisti si dovranno interrompere alla data del 31 dicembre 2018 e che in questi ultimi tre mesi le banche centrali potranno acquistare solamente 15 miliardi di titoli di stato al mese.

Bisogna, insomma, far riabituare il mercato ai suoi ritmi normali e, considerando che si era arrivati a comprare Titoli fino a 80 miliardi al mese, si comprenderà che siamo prossimi alla riapertura delle autostrade della speculazione. Già lo spread comincia a lanciare i suoi segnali di ripresa, nascosto però nelle sue ragione dalle urla di Salvini e Moscovici.

Purtroppo i Governi che si sono succeduti nonostante l’ombrello di protezione offerto dalla BCE non hanno saputo approfittarne per “manifesta incapacità gestionale”, né sul piano dello sviluppo, né per la riduzione della disoccupazione, né tantomeno per la riduzione del tanto temuto debito pubblico. La cattiva gestione della cosa pubblica degli ultimi anni, nonostante le ottimi condizioni generali relative ai tassi di interesse e al credito a buon mercato, lascia oggi una situazione difficile.

Alto debito, visto come la peste nera dagli euro burocrati, e in crescita per il rialzo degli spread, alta disoccupazione con poca capacità strutturale di poterla assorbire, condizioni internazionali sempre più critiche sul piano delle esportazioni per le crescenti tensioni tra USA, Germania e Cina (cioè tra chi compra – USA – e chi vende – Germania e Cina) che potrebbero portare a guerre commerciali e veti incrociati, non fanno ben sperare per il futuro. Soprattutto in virtù del fatto che dall’ultimo Marzo in Italia stiamo ancora attendendo operazioni politiche degne di questo nome.

DIARIO IN PUBBLICO
Notizie dalla città murata

“Sous le ciel de Ferrare… L’espoir fleurit au ciel de Ferrare” per imitare la celebre canzone “Sous le ciel de Paris”.

Basta sostituire Paris con Ferrare e… les jeux sont faits. Poi se invece di cantarla Yves Montand la canta Roberta Fusari allora veramente ci siamo. Che la sua candidatura sia un fatto a mio parere positivo è indubitabile nonostante le riserve Dem; che la sua lista civica abbia un rapporto con i radicali a cui guardo non tanto per i rappresentanti cittadini quanto per la grande Emma che continuo a considerare tra le persone più oneste della nostra politica allora qualche speranza si apre per una ripresa della sinistra sprofondata nell’umiliazione di un baratro da cui spero voglia sollevarsi come appare anche dalla determinazione della pugnace Ilaria Baraldi. Spero solo che altri nomi, altri rappresentanti di un rinnovamento (e il pensiero corre a Fulvio Bernabei) sentano il richiamo di un dovere che la politica impone come primario.

Frattanto son trascinato in avventure culturali sempre più complesse e affascinanti che in ordine alfabetico suonano A B C e che risultano Ariosto, Bassani, Canova.

Si sta preparando la serata conclusiva del centenario ariostesco che coinvolge poesia musica e filmati di spessore davvero straordinario. Il 10 dicembre dalle 20.30 al Teatro comunale Abbado si celebrerà “l’evento”( e con le lacrime agli occhi uso la tremenda parola che impazza sia quando è usata per mangiare un panino innaffiato da vino scadente o per partecipare a questo spettacolo davvero imponente) che ovviamente sarà gratuito.

Il nome, la voce, la scrittura di Bassani richiamano nella sua città poeti e traduttori, attori e intellettuali. Il primo dicembre in Castello gli eredi Ravenna doneranno al Comune di Ferrara documenti e lettere. E anche questo è un segno che ormai Ferrara, la città dello scrittore, si è impegnata a custodirne le memorie .

Frattanto in équipe si lavora per comporre uno straordinario libro visivo dove le fotografie commenteranno la vita e le opere di Giorgio Bassani.

Continuo con l’autore il tour per presentare lo straordinario libro di Andrea Emiliani “Opere d’arte prese in Italia” che racconta attraverso documenti originali la missione di Canova di riportare in Italia i capolavori strappati da Napoleone alle città italiane. Questa volta è toccato a Faenza dove nella cornice unica del neoclassico Palazzo Milzetti diretto con garbo, intelligenza e passione dalla nostra concittadina Enrica Domenicali si è parlato anche dell’amicizia Cicognara-Canova. Il libro sarà presentato a Ferrara in Marzo alla Pinacoteca di Palazzo dei Diamanti all’interno dei cicli di conferenze organizzati da Francesca Cappelletti.

Direte: “Ma allora perché ti lamenti?”
Perché il troppo stroppia, perché la volontà di non fare l’“umarel” che commenta in piazza i fatti del giorno alla fine poi ti atterra per troppo lavoro.

Guardo e spero che i giovani o i maturi (lontani dal ‘de senectute’ che sto vivendo) accolgano un’eredità culturale senza la quale Ferrara diventando ‘Ferara’ rischia di perdere le sue qualità che l’hanno fatta unica. Quella Ferrara che nella indimenticabile mostra di Bruxelles sotto l’egida della comunità europea organizzò una mostra esemplare il cui titolo era “ Ferrare. Une Renaissance singulière” che si potrebbe tradurre anche come “Ferrara. Un Rinascimento speciale”.

Altro che i “me ne frego” che qualcuno potrebbe pronunciare! La cultura deve essere gestita con la consapevolezza di quel che si vuol fare e si deve fare. Anni tristi ci aspettano causa i danni del terremoto che hanno lesionato tanti palazzi e chiese così che la depisissiana “citta delle 100 meraviglie” si trova in fase di restauro. Non so se riuscirò a vedere lo splendore dei suoi monumenti rimessi in sesto. Ma lavoro per quello, per una speranza che va trasmessa ai più giovani a cui ci si si affida per trasmettere il testimone.

Ci riusciremo? Chissà! Comunque è la Speranza l’ultima dea.

Maghi, veggenti… e creduloni!

“Io quando ho bisogno di un consiglio o non so con chi parlare chiamo una maga”.
A confidarlo alle amiche è una giovane ragazza seduta accanto a me al ristorante. E in un attimo il prototipo della persona che si rivolge a questi ciarlatani si frantuma davanti ai miei occhi. No, non è una persona di una certa età, poco istruita, un po’ credulona, ma è una giovane ragazza, istruita e pare anche di buona famiglia. E mi ritrovo incredula a pensare quanto sia assurdo che qualcuno possa davvero credere alla buona fede di chi, dietro lauto compenso, affermi di poter prevedere il futuro, rendendo queste persone schiave, psicologicamente dipendenti dalle loro menzogne.
Mi pento poco dopo della mia riflessione che, senza ombra di dubbio si basa su stereotipi e pregiudizi, e faccio mie le parole di Picasso: “non giudicare sbagliato ciò che non conosci, prendi l’occasione per comprendere”. E quindi provo a comprendere se sia poi così difficile cadere nella trappola di maghi, cartomanti o chiromanti.
A ben riflettere non lo è affatto, perché indipendentemente dall’estrazione sociale, dalla cultura, dalla storia personale o da quanto evoluto possa essere il mondo che ci circonda, di fronte alle prove, alle incertezze e agli ostacoli della vita siamo tutti indifesi allo stesso modo.
In questo caso la soluzione è nella premessa: se nessuno può prevedere il futuro, nessuno può prevedere cosa potrebbe arrivare a fare in futuro.

A prova di lontananza

Quante volte ho ripetuto che non credo ai rapporti a distanza. Che si tratti di amore o di amicizia ho sempre sostenuto che sia raro poter mantenere un rapporto di questo tipo. Manca la condivisione della quotidianità, manca a volte la possibilità di esserci nei momenti importanti, manca il guardarsi negli occhi che ci può far comprendere meglio l’altro. Insomma in questi rapporti sono più i vuoti dei pieni, più i senza che i con, più i vorrei ma non posso dei ci sarò. Amicizie perse per questa ragione e relazioni di persone intorno a me che ho visto cedere sotto il peso della lontananza mi hanno convinto della bontà della mia opinione.
Ma se oggi penso alle persone a me più care, mi accorgo che molte di loro sono lontane da me.
E allora sorge spontanea la domanda: è la lontananza a distruggere i rapporti, o a volte sfonda solo una porta aperta?
Forse sto sperimentando che davvero la lontananza fa dimenticare solo chi non s’ama.

“Eppure nonostante tutto, solo noi, sappiamo essere così lontanamente insieme.”
Julio Cortázar

Una quotidiana pillola di saggezza o una perla di ironia per iniziare bene la settimana…

La Lega a Fiscaglia e Ostellano per dire no alla fusione

Da: Gruppo Lega Nord Emilia e Romagna

“Lunedì 26 novembre sarò a Ostellato e a Fiscaglia per dire no alla fusione: il futuro di questi due Comuni non può passare attraverso artificiose forzature del Pd. che vuole fondere due Comuni diversi per appartenenza e tradizione, uno dei quali addirittura deve ancora completare liter di fusione con altri Comuni”. Alan Fabbri, capogruppo Lega Nord in Regione annuncia così l’incontro pubblico per dire no alla fusione Per questo in vista della consultazione referendaria indetta per il prossimo 2 dicembre 2018 la Lega incontra i cittadini per un confronto aperto a tutti.

Saremo ad Ostellato alle 18,30 presso il bar Mattino in via XX Settembre , 2 alle ore 1830. Poi alle 21 saremo a Massa Fiscaglia presso il bar La Loggia, via Riviera Canani, 1.

In un cinema d’estate

racconto di Maurizio Olivari
foto di Giordano Tunioli

Si erano incontrati casualmente una sera d’estate nel cinema all’aperto del parco Pareschi di Corso della Giovecca. Il film ‘Assassinio sull’Orient Express’ era iniziato da non più di mezz’ora quando all’improvviso, preceduto da lampi e tuoni, si scatenò un forte temporale che provocò un fuggi fuggi generale. Molta gente trovò un riparo provvisorio in attesa che si placasse la furia della pioggia e del vento.

All’interno del parco, tutt’attorno allo spazio allestito per le proiezioni, si stagliavano alcuni grossi alberi frondosi presso i quali ci si poteva comodamente riparare. Paolo decise di mettersi proprio sotto uno di questi. S’era messo sulla testa il maglioncino di cotone che portava sempre con sé per non patire l’umidità della sera, e questo gli conferiva un aspetto alquanto buffo.
L’albero si trovava in fondo verso l’uscita, distante dallo schermo. Le immagini del film continuavano a scorrere, ma la visibilità era scarsa e l’audio era coperto dal rumore della pioggia. Tutto questo stava convincendo Paolo ad andarsene quando una ragazza accanto, anche lei col capo coperto da un giubbino, gli disse che di solito i temporali sono di breve durata e forse conveniva attendere qualche altro minuto prima d’arrendersi.
Paolo, un distinto sessantenne che si vantava di dimostrare meno anni di quelli che aveva – anche se una volta chiese a una ragazza: “quanti anni mi dai?” e questa gli rispose: “L’ergastolo!” – si voltò e replicò che non era una cosa saggia rimanere sotto gli alberi durante i temporali, dato che i fulmini li prendono spesso di mira.
Poi guardò meglio la ragazza che rimaneva in silenzio senza commentare, quindi decise di presentarsi: “Piacere, Paolo”
“Piacere, Francesca” rispose la ragazza.
Scoppiarono entrambi a ridere, pensando al dramma dei due amanti tragicamente inseriti nell’Inferno Dantesco.
La pioggia invece di calare, aumentava d’intensità e Paolo decise di tornarsene alla macchina posteggiata poco lontano e andare a casa.
“Io debbo per forza aspettare che smetta di piovere perché sono venuta in bicicletta” disse Francesca.
Paolo rispose dicendole di lasciare la bicicletta e permettergli d’accompagnarla a casa in macchina. Il giorno dopo lei sarebbe tornata a riprenderla.
Lei non volle accettare e lui fece per salutarla, non prima di un’ultima battuta: le disse che quella sera avrebbe scritto un racconto e lo avrebbe iniziato con la frase ‘S’erano incontrati casualmente una sera d’estate…’
La ragazza sorrise e gli augurò una buona serata. Paolo s’allontanò sotto la pioggia bagnandosi completamente, ma non ci fece caso: il pensiero di quel breve incontro lo distraeva piacevolmente.

Paolo, scapolone per scelta, aveva trascorso la sua vita lavorativa in giro per l’Italia, era stato ispettore per una compagnia di assicurazioni. Si fermava per qualche periodo in un posto poi ripartiva, finendo per fare come i marinai che si diceva avessero una donna in ogni porto. Così era stato per lui.
Ora, in pensione da pochi mesi, trascorreva le sue giornate dedicandole finalmente ai passatempi che prima, quando lavorava, aveva sempre trascurato: scrivere, fotografare, andare al cinema.

Il remake di ‘Assassinio sull’Orient Express’, a causa del temporale, venne riproposto qualche sera dopo e Paolo, col biglietto già pagato, tornò al parco e si mise a sedere nella solita fila quasi in fondo, impiegando il tempo in attesa dell’inizio del film a scorrere le mail del suo smartphone.
“Questa sera speriamo non arrivi il temporale.”
Una voce femminile arrivava dal posto accanto a lui, occupato con sua sorpresa da Francesca. Con un sorriso luminoso rispose che aveva portato un ombrellino d’emergenza ed era contento di vederla. Al riaccendersi delle luci, durante l’intervallo, si trovarono entrambi rivolti uno di fronte all’altra, a guardarsi, parlandosi solo con lo sguardo.
Francesca non era bellissima ma aveva un viso molto interessante ed espressivo, e a Paolo le tipe come lei piacevano parecchio. La osservava cercando d’indovinare quanti anni avesse. Non più di 30, pensò.

Durante la seconda parte del film giocarono a indovinare chi fosse l’assassino. Paolo, che aveva visto la versione originale, si divertiva a depistare Francesca su quale fosse il finale.
La serata era molto calda, il cielo sereno e una luna piena a schiarire il buio del parco. Paolo pensava che quella sarebbe stata la serata ideale per due innamorati, magari seduti vicini che si tenevano la mano e guardavano il loro film preferito. Non era affatto il suo caso: Francesca la vedeva per la seconda volta e lui poteva benissimo essere suo padre.
“Questa sera sono venuta con l’autobus, se vuoi mi puoi accompagnare a casa con la tua macchina.”
“Certamente Francesca, con molto piacere.”
Arrivati a destinazione, accompagnando alla porta la ragazza, avrebbe voluto fare come nella scena di molti film americani, dove l’attore, guardando negli occhi l’attrice, accennava ad una canzone, le prendeva la mano e finiva per darle un timido bacio. Non lo fece, sarebbe stato ridicolo. Si lasciarono con un arrivederci.
Era molto tempo che non provava quella strana sensazione di serenità. Avere incontrato una persona
che gli piaceva lo rallegrava. Dentro di sé si diceva di non fare i soliti voli pindarici, che molte volte lo avevano portato a forti delusioni; alla fine era soltanto una giovane ragazza educata, spigliata, che aveva accettato la sua momentanea compagnia. Niente di più.
Aveva avuto il numero di telefono di Francesca, segnandolo sul biglietto del cinema. Fortunatamente non lo aveva buttato.
“Posso invitarti a mangiare un gelato? Vuoi che una prossima sera andiamo al cinema? Andiamo a fare un giro in bicicletta?” si ripeteva. Come un ragazzino, era indeciso quale scusa usare telefonando a Francesca. Questa ragazza gli era rimasta nella mente. Desiderava rivederla, per conoscerla meglio, sapere di lei, della sua vita, della sua famiglia.
“Ho ancora tre giorni di ferie – gli rispose – possiamo uscire quando vuoi.”
Andarono un giorno a fare fotografie sul Po, lei con una Canon, lui con la Nikon, lei foto al paesaggio, lui a riprendere il suo viso. Scherzavano, sulla loro bravura di fotografi e si criticavano simpaticamente sulla marca delle loro macchine fotografiche. Si scattarono anche un selfie con il telefono giudicandolo, ridendo, una pessima immagine.
Il giorno successivo, lo trascorsero il mattino alla mostra del Palazzo dei Diamanti e il pomeriggio a passeggiare sulle mura della città.
Paolo notava sempre di più, delle affinità caratteriali e di comportamento, con il suo carattere, le sue preferenze, il suo modo di interagire. Insomma le piaceva moltissimo.
Durante quella passeggiata Francesca parlò della sua vita. Era figlia unica, aveva trentadue anni, non aveva conosciuto il padre perché la madre, appena saputo di essere in stato interessante, era stata obbligata dai suoi genitori ad abbandonare quello che era definito uno scansafatiche, non adatto a lei. Era nata lontano da Ferrara, dove era tornata solo dopo la morte dei nonni materni.
Paolo, mentre sentiva questa storia, si rendeva conto del perché questa giovane donna uscisse volentieri con lui. Ne vedeva una figura paterna. Cercò quindi di frenare un principio di passione che lo aveva coinvolto. Sentiva le famose farfalle nello stomaco
“E tu perché non sei sposato?” gli chiese improvvisamente, mentre si erano fermati vicino alla Casa del Boia.
Era imbarazzato, ma rispose di essere stato innamorato una sola volta più di trent’anni fa. Un amore finito male. Dopo, aveva fatto un po’ il farfallone e quindi ora, da anziano, cupido si era dimenticato di lui.
“Non esiste età per l’amore. Sai ho fatto vedere a mia madre il selfie che abbiamo fatto. Non ha gradito, anzi mi ha invitato a non rivederti più… Non uscire con uno così vecchio che potrebbe essere tuo padre” m’ha detto!
Nel pronunciare queste parole scoppiò in una fragorosa risata.
“Dai, prendila anche tu in ridere, vecchio signore! Adesso portami a casa, domani sera andiamo al cinema. Danno il film di Luciano Ligabue.”

Non riusciva a prendere sonno, le parole di quella ragazza lo avevano turbato. Era stato costretto a ricordare e raccontare di quello che era stato il suo grande amore.
Una ragazza, con la quale condivideva la bellezza della gioventù, spensierati ed allegri. Un amore però contrastato dalla famiglia di lei, tanto che un giorno la giovane non si fece più trovare. Mai una lettera, un contatto che lui aveva cercato invano.
Cercò di togliersi quei ricordi dalla mente, pensando che il giorno dopo avrebbe incontrato Francesca, nella quale aveva trovato la stessa gioventù, spensieratezza e allegria.
“Ho letto la recensione – disse – vedrai questo film ti piacerà.”
Entrarono cercando quelli che erano ormai diventati i posti consueti.
Mentre iniziava il film, gli sussurrò: “Ricordati che dopo debbo dirti una cosa importante.”
“Dimmela ora” rispose Paolo.
“No! Silenzio e guarda il film, pa…” non terminò la parola.

Non si erano fisicamente sfiorati nemmeno con un dito, tranne il casto bacio sulla guancia, quando si lasciavano a fine giornata, trascorsa insieme.
Paolo, mentre sullo schermo passava una scena d’amore, ruppe gli indugi e dolcemente prese la mano della ragazza, che guardandolo negli occhi, non negò l’atto, ma evitò l’incrociarsi delle dita.
Era un bellissimo momento e il cuore di Paolo iniziò a battere sempre più forte.

Erano appena passati dieci minuti, che improvvisamente si alzò un forte vento, in lontananza il rumore del tuono, le prime gocce che cadevano sempre più copiose.
Sorridendo Paolo e Francesca si guardarono negli occhi e ricordando il giorno del loro primo incontro, nello stesso cinema all’aperto, nella stessa situazione, corsero a ripararsi sotto le fronde del grande albero.
“Vado a prendere l’ombrello in macchina” disse Paolo.
“Va bene ti aspetto, ma ricordati che debbo dirti una cosa importante” rispose la ragazza.
A passo svelto uscì dal parco che ospitava il cinema e si diresse alla macchina, riparandosi sotto i cornicioni dei palazzi . Improvvisamente, un bagliore molto forte rischiarò la via, seguito dal boato del tuono, che somigliava allo scoppio di una bomba.
“Questa volta ha colpito vicino” pensò mentre si avvicinava alla macchina. Tornò camminando più lentamente, per riprendersi dalla precedente corsa. Arrivato al parco, si diresse verso il grande albero, dove un piccolo gruppo di persone si era riparato dalla pioggia ma avvicinandosi vide alcune di queste chine sul corpo di una donna. Il pensiero andò subito a Francesca. Infatti era così: la ragazza era distesa a terra con lo sguardo fisso nel vuoto.
“Il fulmine, è stato il fulmine” diceva la gente. “Sta arrivando l’ambulanza” esclamò una signora.
Paolo si mise in ginocchio e prendendole la mano la chiamò con dolcezza: “Francesca, sono qui”
“Non mi lasciare – sussurrò la ragazza – e ricordati che debbo dirti una cosa importante.”
Una sirena annunciava l’arrivo dell’ambulanza. Mentre caricavano la barella, la voce flebile di Francesca arrivò a Paolo.
“Debbo dirti una cosa importante… papà.”

Intanto sullo schermo appariva la parola ‘Fine’

Inverno

Non possono esistere mezze misure per parlare, scrivere, dipingere l’inverno, perché questa stagione è radicale, senza compromessi, così profondamente delineata e riconoscibile nei suoi tratti che si fatica ad attribuirle risvolti diversi da ciò che ci offre. L’inverno gioca la sua partita in una dualità che alterna il calore della casa al gelo circostante, le luci delle ore centrali delle giornate più corte alle lunghe ombre che dominano gran parte della nostra quotidianità, le albe siderali ai tramonti di fuoco, la vita vivace sulle nevi al bisogno di introspezione.
I mesi invernali trovano le loro forme più movimentate e festose nei dipinti fiamminghi e olandesi di Hendrich Avercamp, Jan Griffer, Isaack van Ostade, popolati di pattinatori sui canali, bambini su rudimentali slitte, barche a vela trascinate sulla superficie cristallina cariche di legna, carbone e altra mercanzia, carri incagliati nel ghiaccio e ruote di mulini coperte di ghiaccioli, ricchi signori impellicciati che passeggiano sulla lastra sdrucciolevole e improvvisati giocatori di curling che colpiscono i sassi con bastoni. E ancora, quei cacciatori circondati da una muta chiassosa, che al ritorno a casa osservano dall’alto la folla vivace sul ghiaccio, come li ha voluti dipingere Pieter Bruegel il Vecchio.
Inverno aspro, invece, quello con cui i romantici tedeschi e inglesi identificavano lo spirito nordico. Nel dipinto dell’inglese William Turner ‘Bufera di neve: Annibale e il suo esercito attraversano le Alpi’ (1812), viene rappresentata la potenza distruttiva della natura invernale che domina la scena, eclissando gli uomini. Un inverno a volte desolante e straniante, altre impetuoso e aggressivo, compare nei dipinti del tedesco Caspar Friedrich. ‘Il mare di ghiaccio’, conosciuto anche come ‘Il naufragio della speranza’ (1811), infonde un immediato senso di sopraffazione davanti a un ammasso irregolare, incontenibile e pericoloso di acuminate lastre di ghiaccio in movimento; mentre in altre opere, come ‘Paesaggio invernale con chiesa’ e ‘Paesaggio d’inverno’ (1811), le ombre scure rimangono sullo sfondo e l’atmosfera cupa viene attutita dal candore della neve in primo piano.

Un inverno eccezionale viene magistralmente descritto in letteratura, nell’affascinante romanzo di Virginia Woolf ‘Orlando’ (1928), nelle pagine in cui si parla del Grande Gelo, una piccola era glaciale a tutti gli effetti. Tra il 1608 e il 1695 il Tamigi gelò completamente bel dodici volte e il pack ghiacciato raggiunse i 30 cm di spessore. Era talmente resistente da permettere la creazione di grandi ‘Fiere sul ghiaccio’, con percorsi, luoghi di commercio e divertimento. In quel secolo l’ondata di gelo si fece sentire in tutta Europa e sulle Alpi i ghiacciai raggiunsero il massimo della loro estensione. Molte popolazioni della Savoia e del Tirolo dovettero spostarsi dai loro villaggi. A Londra, l’eccezionalità dell’evento diede vita ad attività di ogni genere sul fiume gelato: si aprirono negozi di barbieri, si crearono barche a slitta, si arrivò ad organizzare le tradizionali caccia alla volpe lanciando sul ghiaccio le prede, ci si dilettava al gioco delle bocce e del pallone, ci si ubriacava con bevande alcoliche calde, oltre che pattinare e passeggiare. Scrive la Woolf: “Il Gran Gelo fu, secondo quello che tramandarono gli storici, il più rigido che mai avesse colpito le nostre isole. Gli uccelli gelavano a mezz’aria e cadevano a terra come sassi. A Norwich, una giovane villana, la quale si era accinta ad attraversare la strada in ottima salute, fu vista dagli astanti andar in polvere e volare in un angolo al di sopra dei tetti, all’urto del vento gelido. Immane era la moria negli ovili e nelle stalle. I cadaveri gelavano e non potevano essere rimossi. Non era raro imbattersi in interi branchi di porci che il freddo aveva colto e solidificato in mezzo alle strade, una specie di pietrificazione”. Le cronache dell’epoca aggiungono ancora che il fiume luccicava alla luce dei falò che non riuscivano a sciogliere il ghiaccio che aveva la durezza dell’acciaio ed era talmente trasparente che si poteva scorgere sul fondo qualche imbarcazione affossata e imprigionata.
Lunghi inverni rigidi, dai contorni tragici, difficili ma familiari sono i protagonisti dei romanzi russi. ‘La tempesta di neve’ (1831) di Alexander Pushkin descrive la tormenta, ambientazione del racconto: “Il vento ululava, le imposte tremavano e sbattevano, tutto pareva minaccia e triste presagio”. E infatti la bufera interviene nei destini dei protagonisti e cambia le loro vite. Mur’ja non riuscirà a sposare il fidanzato perché il giovane, bloccato dalla neve alla vigilia delle nozze, non trova la via della chiesa. E ancora di inverno russo si parla nel romanzo ‘Il dottor Zhivago’ (1957) di Boris Pasternak, dove la tundra coperta di neve scintilla al sole e ci fa sognare. Troike che corrono veloci sulla superficie innevata, l’ululato dei lupi, i colbacchi di folta pelliccia e il silenzio che solo l’inverno sa reggere sono quasi vivi e palpabili, mentre il freddo e il gelo sono in contrasto con il calore delle relazioni umane.

L’inverno è amato da pochi, è una stagione solitaria, senza fronzoli e attrattiva immediata, quasi incolore, zitto e sfuggente da ogni percezione di movimento e vitalità ma il suo fascino discreto e pudico ha dato origine a molte pagine di letteratura, dipinti, brani musicali che ne hanno colto i segreti trasformandoli in emotività pura. Marcela Serrano scriveva: “Mi sono affezionata all’inverno perché sento che è vero, non come l’estate che vola via e sembra così divertente e allegra ma non lo è, perché il sole è sempre di corsa e lascia tutti con l’amaro in bocca. L’inverno non pretende di confortare, ma in fin dei conti sento che è consolante, perché una si raggomitola su se stessa e si protegge e osserva e riflette, e credo che soltanto in questa stagione si possa pensare per davvero”.

PER CERTI VERSI – D’alberi e magia

A partire da oggi, ogni domenica Ferraraitalia ospiterà “Per certi versi”, angolo di poesia curato dal professor Roberto Dall’Olio, all’interno della sezione “Sestante: letture e narrazioni per orientarsi”.

Roberto Dall’Olio

Roberto Dall’Olio insegna Storia e Filosofia al liceo classico “Ariosto” di Ferrara. Nativo di Medicina, è attualmente anche assessore all’Intercultura, valorizzazione dei beni culturali e sport del Comune di Bentivoglio, ove risiede, nel cuore della pianura bolognese.
Poeta e autore dal forte impegno civile, ha vinto il concorso nazionale di poesia va pensiero a Soragna (Parma).Tra le sue pubblicazioni: Entro il limite. La resistenza mite in Alex Langer (La Meridiana, 2000); Per questo sono rinato (Pendragon, 2005, con una nota di Roberto Roversi); La storia insegna (Pendragon, 2007); Il minuto di silenzio (Edizioni del Leone, 2008), La morte vita (Edizioni del Leone, 2010);  La notte sul mondo. Auschwitz dopo Auschwitz (MobyDick, 2011); Viole d’inverno. Canzoniere d’amore (Edizioni Kolibris, 2013, con note di Giampiero Neri e Umberto Piersanti). Sue poesie sono apparse su riviste e in antologie. Ha pubblicato il saggio Entro il limite. La resistenza mite in Alex Langer (La Meridiana, 2000). E’, inoltre, redattore della rivista “Inchiesta” diretta da Vittorio Capecchi e membro del Direttivo bolognese dell’Anpi.

Ecco, dunque, le prime tre composizioni liriche che l’autore ha riservato ai nostri lettori.

 

Alle nostre foreste

Cadono gli alberi
sradicati
dal vento
un crudo barbiere
taglia la gola
ai tronchi
come peli oziosi
dei monti
delle valli
sconvolte
sembra fuoco
che rade
è sangue
di fango
la memoria
atterrita
mai accaduto
non chiediamo
aiuto
cambiamo la vita

 

***

Tutto è magico intorno a noi

Tutto è magico
Intorno a noi
La fumana dalla terra
Avvolge in una pellicola
il cielo
E si srotola il film
della nostra vita
Un abbraccio
Nell’abbraccio
Quel grigio
Sfumato di bianco
Che pittura e sfiamma i mondi
Che abbiamo attraversato
È tenero ricordare coi passeri
Che l’amore è tutto
La sorgente
La foce
La pioggia
Valliva
La saliva che dipinge
Il tuo corpo
Nella mia tela
Tu la sfiori
Io accorro
E trovo
La melagrana aperta
La lingua
Dei baci
Solo noi
Ne siamo capaci

 

***

Mi dai lezioni

Ci amiamo tanto
e da così tanto
che abbraccciarci è
Già fare l’amore
Che baciarci le mani
Accarezzarle
È già fare l’amore
Che parlarci
Rilascia un lieve profumo
di una vita
Di due vite
Avvitate
Come dei filari
Diseguali
Che a te piacciono
Per la geometria
Nodosa
Tu mia Yin
Amorosa
Mi emozioni
sempre
E sempre la nostra pianta
Si disseta
Rimane umida
La terra
Tutte le volte
Che sto con te
Che ti penso

Mi dai lezioni

 

***

#noiuominiperprimi è l’iniziativa lanciata da Cia contro la violenza sulle donne

Da: Ufficio stampa e comunicazione Cia – Agricoltori Italiani Ferrara

La nostra associazione può contribuire ad educare le nuove generazioni sul rispetto assoluto nei
confronti della donna e in un’uguaglianza che sia davvero concreta

FERRARA – Anche Cia – Agricoltori Italiani Ferrara aderisce all’iniziativa #noiuominiperprimi, lanciata a
livello regionale in occasione della Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne da parte degli uomini,
istituita dalle Nazioni Unite nel 1999. E sono proprio gli uomini protagonisti di questa campagna di
sensibilizzazione, perché sono loro per primi che devono contrastare e denunciare un fenomeno gravissimo,
che riguarda milioni di donne che subiscono maltrattamenti e abusi, fino all’estrema violenza del femminicidio.
Le donne, dunque, non vanno lasciate sole ad affrontare un tipo di prevaricazione che, purtroppo, fa parte
della nostra società, come afferma Stefano Calderoni, presidente provinciale di Cia Ferrara.
“Ovviamente bisogna partire da una premessa che ancora oggi sembra non essere affatto scontata, almeno
nella quotidianità: uomini e donne sono uguali e hanno pari diritti. Questo fatto innegabile, sancito sulla carta
e dalle leggi, non trova riscontro in una società che, in certi frangenti, continua a mostrare la donna come
qualcuno che “merita di meno”. Penso, ad esempio il gap salariale, o Gender pay gap, come amano
chiamarlo ora anche in Italia, cioè la differenza, a parità di ruolo, di retribuzione tra uomini e donne. Sta
ancora passando l’idea – continua Calderoni – che la donna “vale meno” e quindi, essendo un soggetto più
debole, uomini che non sono uomini, ma criminali e basta, si permettono di usare la violenza.
Con questa campagna accompagnata dall’hashtag #noiuominiperprimi, la nostra associazione vuole
ribadire il ruolo primario dell’uomo nell’intervenire contro gli abusi, che sono soprattutto domestici, ma sono
anche veicolati dai social media. Per questo abbiamo scelto di utilizzare un linguaggio tipico utilizzato sui
social dai ragazzi e perché pensiamo che il mondo agricolo, capace di veicolare da sempre valori positivi,
possa fare davvero molto per educare i giovani al rispetto assoluto della donna. Ragazzi che devono
superare le questioni di genere e considerare le donne come persone, con incredibili peculiarità e un ruolo
essenziale e comprimario all’interno della società e della famiglia. La prevaricazione – conclude il presidente
di Cia Ferrara – rivolta a qualsiasi essere umano è sempre negativa e noi uomini in una società che,
purtroppo, ha ancora sacche di maschilismo, possiamo fare tanto per combatterla.”
INIZIATIVE REGIONALI CONTRO LA VIOLENZA DI GENERE
Innovativo e rilevante quanto si è messo in campo per attuare l’Art. 20 della Legge quadro per la parità e
contro le discriminazioni di genere (L.R. 27 giugno 2014, n. 6). Sin dal 2011 la Regione Emilia-Romagna ha
sostenuto presso l’Azienda USL di Modena la realizzazione del Centro “Liberiamoci dalla violenza” (LDV), per
il trattamento della violenza di genere e intra-famigliare, con l’obiettivo di accompagnare il cambiamento di
uomini che praticano comportamenti violenti. Un nuovo centro “Liberiamoci dalla violenza” è stato aperto nel
2014 presso l’Azienda USL di Parma. Nel 2017 si sono attivati altri due Centri LDV presso l’Azienda USL di
Via Bologna 592/A – Chiesuol del Fosso – Ferrara FE – tel. 0532-978550 || stampaferrara@cia.it || www.ferrara.cia.it
Bologna e l’Azienda USL della Romagna. I progetti e gli interventi sperimentali rivolti agli uomini autori di
violenza sono finalizzati all’interruzione della violenza, a tutelare la sicurezza delle compagne, ad
accompagnare all’assunzione di consapevolezza e responsabilità dell’azione violenta. I programmi si basano
sull’approccio di genere e sul modello di intervento del centro ATV di Oslo, uno dei primi in Europa a
intervenire sui maltrattanti e prevedono l’identificazione e la valutazione del rischio di recidiva da parte degli
operatori. Anche il Piano regionale contro la violenza di genere al capitolo “Programmi di intervento e
trattamento degli uomini autori di violenza” elenca le caratteristiche e le modalità di lavoro che devono essere
adottate a garanzia della qualità dei programmi d’intervento, da parte sia dei centri pubblici che dei centri
privati; questi ultimi si trovano a Bologna, Piacenza, Reggio Emilia, Ravenna e Forlì.
Dal 2012 al 31 dicembre 2017 hanno contattato il Centro LDV dell’AUSL di Modena in totale n. 821 persone
di cui: 315 uomini per avere informazioni e/o richiedere un appuntamento; 89 partner (che hanno chiesto
informazioni per possibili invii dei compagni/mariti); 417 servizi invianti, giornalisti, avvocati, studenti
universitari, persone interessate, ecc.
Gli uomini complessivamente presi in carico sono stati 249, di cui 44 avevano in corso un percorso di
trattamento. Almeno l’85% delle persone incontrate è padre. Dal 2016 il Centro LDV dell’Azienda USL di
Modena aderisce alla rete europea che riunisce i Centri che lavorano con gli uomini maltrattanti per
promuovere le migliori pratiche orientate alla sicurezza delle donne e dei bambini in una prospettiva di lavoro
integrato con la comunità territoriale.
Dal 2015 al 31 dicembre 2017 hanno contattato il Centro LDV dell’AUSL di Parma in totale n. 262 persone di
cui: 57 uomini per avere informazioni e/o richiedere un appuntamento; 12 partner (che hanno chiesto
informazioni per possibili invii dei compagni/mariti); 193 servizi invianti, giornalisti, avvocati, studenti
universitari, persone interessate, ecc. Gli uomini complessivamente presi in carico sono stati 54. Gli uomini
che al 31 dicembre 2017 avevano in corso un percorso di trattamento sono 14. Almeno l’80% delle persone
incontrate è padre.

Comune di Comacchio – Giornata contro la violenza sulle donne

Da: Comune di Comacchio

A gran voce, tutti uniti contro la violenza, gridando: “BASTA”! Questo il messaggio della giornata di oggi.
Presso la Sala Consiliare del Comune, in Piazza Folegatti, si è svolto l’incontro promosso dall’UDI di Comacchio con la scrittrice Giovanna de Simone, autrice del libro “AVANTI IL PROSSIMO”, un momento di riflessione e di denuncia verso crimini orribili che non accennano a diminuire.

Una giornata di pioggia non è riuscita a smorzare l’entusiasmo e la voglia di sensibilizzare la cittadinanza a proposito di un tema così delicato come la violenza sulle donne, che, ancora oggi, troppo spesso si consuma. L’UDI, in collaborazione con altre realtà del territorio, ha organizzato diverse iniziative durante tutto il mese di novembre.
Sabato mattina, per raggiungere l’entrata principale del Municipio, si è stati accolti da una lunga fila di scarpe rosse, di cui, ciascun paio, rappresenta una vittima di femminicidio che purtroppo non potrà più gridare la sua ingiustizia. Universalmente, nel mondo, queste sono il simbolo della violenza contro le donne e, anche a Comacchio, è stato così lanciato un segnale molto forte.

Ad aprire la giornata Ornella Farinelli dell’UDI di Comacchio, che ha presentato il progetto del laboratorio multiculturale “Cucito artistico” e la creazione della BANDIERA DELL’INCLUSIONE, formata da 45 tessere di stoffa create da altrettante donne migranti: “un ponte tra culture diverse, ma unite tutte insieme”. Farinelli ha affermato come “denunciare gli aggressori e sostenere le vittime, fosse un dovere morale di tutti noi”, quanto fosse rilevante “un’educazione permanente nelle scuole” per formare le future generazioni, ricordando l’efficace strumento degli sportelli antiviolenza che forniscono aiuto e consulenza psicologica.

A seguire gli interventi dell’Amministrazione Comunale: l’Assessore alle Pari Opportunità Alice Carli ha ringraziato tutti coloro che si sono profusi nell’organizzazione della giornata, ricordando l’alto valore civico dell’iniziativa. A seguire, il Sindaco Marco Fabbri, ha sottolineato quanto il messaggio contro la violenza debba essere fatto proprio dalla società nella sua interezza, senza se e senza ma, come nulla possa giustificare il silenzio davanti ad un abuso, di come una comunità non possa restare immobile.

Toccante l’intervento in cui l’autrice del libro “Avanti il prossimo” Giovanna de Simone, ha presentato la storia di “Blessing” ragazza immigrata alla quale è stato dato un nome di fantasia, ma che rivela la cruda realtà della tratta di esseri umani provenienti dall’Africa. Ad introdurre la De Simone, Liviana Zagagnoni dell’UDI di Ferrara, che, ripercorrendo dal dopoguerra ad oggi le diverse tappe che hanno segnato il movimento, ha ricordato come le sfide che l’UDI e le altre associazioni per la tutela dei diritti di genere affrontano, siano in continua evoluzione con il passare del tempo, senza abbassare mai la guardia e mantenendosi sempre in ascolto.

Inaugurata “Panchina rossa”, On.Morrone, sottosegretario alla giustizia: “Al fianco delle vittime, sempre, per dire ‘No’ alla violenza”

Da: Ufficio Stampa Lega Romagna

“Al fianco delle vittime. Sempre. Per dire no a qualunque tipo di violenza e di discriminazione nei confronti delle donne. E’ un impegno che il Governo si assume a tutto campo e che si sta traducendo in atti concreti, come il disegno di legge ‘Codice Rosso’, fortemente voluto dai ministri Giulia Bongiorno, Matteo Salvini e Alfonso Bonafede, con cui si intende assegnare alle vittime corsie di priorità assoluta perché non rimangano bloccate dai tempi della giustizia in caso di seri pericoli per la loro incolumità”.
Lo ha affermato l’on. Jacopo Morrone, sottosegretario alla Giustizia, presenziando questa mattina a Ferrara all’inaugurazione dell’installazione di una ‘Panchina Rossa’ nello spazio antistante alla Casa circondariale.
Morrone ha poi lamentato il fatto che “il fenomeno della violenza nei confronti delle donne, non solo fisica, ma anche psicologica, economica e culturale, sia ancora, purtroppo, in parte sommerso”.
“A molte donne manca il coraggio di parlare e di denunciare, addirittura di chiedere, aiuto. Non possiamo permetterlo. Perché denunciare, parlare, chiedere aiuto alla rete di supporto, formata da Forze dell’Ordine, istituzioni, enti locali, centri antiviolenza, associazioni, sono i primi passi per uscire dalla violenza. Ed è questo obiettivo a cui si punta con le iniziative di sensibilizzazione, le campagne informative, l’educazione a scuola. Molto è stato fatto, ma molto è ancora da fare. Credo, tuttavia, che tutti insieme, riusciremo a far prevalere una cultura del rispetto, della dignità della persona, dell’uguaglianza, contro la sopraffazione, il sopruso e la violenza gratuita”.

San Giuseppe di Comacchio: inaugurato il nuovo show room del Ciicai

Da: Ufficio Stampa Ciicai

E’ stato ufficialmente inaugurato questa mattina alle porte di San Giuseppe di Comacchio, sulla Statale Romea, il nuovo show room del Ciicai, lo storico consorzio che ha sede a Ravenna e associa installatori, idraulici e lattonieri.

Lo show room – che si estende su uno spazio di oltre 400 metri quadrati – integra e arricchisce l’adiacente punto vendita del Consorzio, che era stato inaugurato esattamente un anno fa.

Nei primi dodici mesi di attività, la nuova struttura ha ottenuto ottimi riscontri sia con i residenti del territorio comacchiese che rispetto ai turisti e ai proprietari di seconde case, molto diffuse sui lidi ferraresi.

“Grazie al nuovo show room e alle ulteriori suggestioni e informazioni che può fornire al cliente, auspichiamo che in futuro la sede di San Giuseppe possa ulteriormente stabilizzare la presenza del Consorzio in questo importante territorio”, ha dichiarato il presidente del Ciicai, Marco Rontini. “Un territorio che in passato veniva seguito dagli agenti di zona, ma che ora permette a tutti gli interessati, clienti e soci, di far capo ad una sede grande e fornita per qualsiasi necessità”.

Al taglio del nastro erano presenti, oltre al presidente Rontini, anche il vice presidente Enea Casadei Baldelli, il direttore Claudo Bassi e diverse decine di clienti.

Il nuovo show room irrobustisce ulteriormente la presenza del Ciicai nel ferrarese: nel giro di due anni sono state inaugurate le sedi di San Giuseppe e di Ferrara, e i risultati in questa provincia sono decisamente positivi, in costante crescita.

Scuola Secondaria di I grado T.Tasso – Laicità oggi. Tre percorsi Corso di aggiornamento

Da: Scuola Secondaria di I grado T.Tasso

Il 26 novembre 2018 avrà luogo presso la succursale del Liceo Roiti di Ferrara (Via Azzo Novello, 2) un corso di aggiornamento sul tema della laicità. Il corso intende evidenziare tre possibili percorsi di analisi: dopo uno sguardo di insieme sul pensiero politico occidentale (prof. Alberto Castelli), ci si concentra sull’Assemblea Costituente (prof. Michele Pifferi).
Assemblea Costituente e Costituzione permettono una riflessione che copre l’intero quadro del Novecento repubblicano. Dal piano teorico della prima relazione si passa dunque a un esame della situazione storica italiana.
Il corso è chiuso da un’analisi della situazione attuale della scuola italiana, per quanto concerne il principio della laicità. L’analisi è affidata all’avvocato Natalia Paoletti, il cui studio ha seguito negli ultimi anni in modo particolare questo aspetto.

Il programma del corso:
Alberto Castelli [Università di Ferrara]
Il problema della laicità nel pensiero politico occidentale

Michele Pifferi [Università di Ferrara]
Il dibattito sulla laicità nei lavori dell’Assemblea Costituente

Natalia Paoletti [Studio Paoletti, Roma]
Laicità e scuola

Ci si può iscrivere al seguente link: https://goo.gl/forms/ZGhe2VVlAeOEvCVb2.

I lavori cominceranno alle ore 9.00 e termineranno verso le 13.00 (alle 11.00 è prevista una pausa).

A tutti i partecipanti e a tutte le partecipanti verrà rilasciato un attestato di partecipazione.

Serata culturale: Il Cammino di Sant’Antonio-da Padova a La Verna (passando per Ferrara)

Da: Club Alpino Italiano – Sezione di Ferrara

Lunedì sera, 26 novembre alle ore 21, presso la sede CAI in Viale Cavour 116, si terra’ la serata culturale dal titolo: Il Cammino di Sant’Antonio-da Padova a La Verna.
Il Cammino di Sant’Antonio ripercorre alcuni dei luoghi chiave della vita del Santo di Padova e traccia un itinerario di grande suggestione: da Camposampiero passa da Padova, percorre alcuni tratti dell’argine dell’Adige per giungere a Rovigo, poi superando il Po si dirige verso Ferrara e successivamente Bologna, per inoltrarsi in Romagna dove incontra luoghi di grande pregio storico e naturalistico, come il Parco Naturale del Carne’, Modigliana, Rocca San Casciano, San Benedetto in Alpe, Camaldoli, terminando al santuario de La Verna, all’interno del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi
Un cammino antico che unisce il basso Veneto alla Toscana, il Polesine e le pianure emiliane all’Appennino Tosco Emiliano, da percorrere a piedi o in bicicletta immersi in un paesaggio incontinuo mutamento, dove scenari urbani, campestri e montani si intrecciano dando luogo e senso all’essenza di questo itinerario.
Ce ne parleranno Francesco Morosini e Fabio Mattei dell’associazione che si occupa della manutenzione, aggiornamento e divulgazione del Cammino, e Angela “Selvaggia” Piacente, grande camminatrice che ha percorso più volte il Cammino di Santiago e molte altre vie storiche in Italie e all’estero, autrice di In cammino la vita ha un buon sapore, sulla sua esperienza a piedi da Canterbury a Roma.
La serata e’ a ingresso libero per soci e non soci.

Giornata contro la violenza sulle donne – Premio a laureata Unife per la tesi sulla violenza contro le donne. Raccolti i dati sulle violenze subite dalle donne ferraresi.

Da: Università degli Studi di Ferrara – Ufficio Stampa, Comunicazione Istituzionale e Digitale

Premio a laureata Unife per la tesi sulla violenza contro le donne. Raccolti i dati sulle violenze subite dalle donne ferraresi.E a Unife una sedia rossa per dire NO alla violenza di genere.

Camilla Paganelli, giovane laureata del Corso di Scienze Infermieristiche ed Ostetriche dell’Università di Ferrara, si è aggiudicata uno dei tre premi per la migliore tesi sul tema del contrasto alla violenza contro le donne, istituito dall’Associazione di Volontariato PerLeDonne. Il lavoro, dal titolo “La consapevolezza come strumento di formazione. Studio epidemiologico sulla violenza di genere negli anni 2014/2016” è stato eseguito sotto la guida delle Dottoresse Rosaria Cappadona e Roberta Capucci. La tesi ha realizzato una raccolta dati sistematica analizzando gli accessi per violenze e/o maltrattamenti effettuati presso uno dei Pronto Soccorsi dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria e dell’Azienda USL di Ferrara nel biennio 2014-2016, in continuità con uno studio svolto dal 2008 al 2013, analizzando perciò un arco temporale di 9 anni. Sono state 1359 le donne che tra il 2008 ed il 2013 si sono rivolte all’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Ferrara per violenze e maltrattamenti (226 all’anno), con una reiterazione del 19% delle violenze domestiche. Dal 2014 a 2016 gli accessi all’Ospedale sono stati 596, con una media di 199 casi l’anno. Nel complesso gli accessi del biennio 2014-2016 afferiti presso uno degli Ospedali della Provincia di Ferrara (Cona, Argenta, Cento, Lagosanto e Struttura Sanitaria Territoriale di Comacchio) sono stati 917 (306 all’anno) con una reiterazione del 23%”

“Nel corso di questi anni di studio abbiamo visto importanti miglioramenti, grazie all’introduzione del Protocollo interaziendale “Linee Guida – Accoglienza e trattamento delle donne vittime di violenza” del 2013, che ha portato un miglioramento dell’operato dei Sanitari, in termini di riconoscimento e gestione delle situazioni a rischio e nel rapporto con le Forze dell’Ordine e nella rete territoriale”.

“Secondo obiettivo della tesi – prosegue Camilla Paganelli – riguarda l’integrazione ed il coordinamento del lavoro dei Servizi Sanitari con quello delle Forze dell’Ordine. Il solo dato ospedaliero rappresenta una sottostima del fenomeno. Sono stati confrontati i dati numerici dei casi di violenza gestiti dagli operatori sanitari e dalle forze dell’ordine del secondo semestre del 2016. In questo periodo gli Operatori Sanitari hanno gestito 175 accessi di Pronto Soccorso per violenza e/o maltrattamenti, mentre le Forze dell’Ordine ci hanno comunicato nello stesso semestre, 540 interventi per liti domestiche (all’incirca 90 al mese), quindi ben più alto del numero di persone che si rivolgono al pronto soccorso.”.

La tesi di Camilla ha inoltre preso in esame i casi di violenza in gravidanza. “Spendo solo due parole, da ostetrica, sulla violenza in gravidanza. I maltrattamenti in gravidanza e lo stress cronico che ne deriva aumentano il rischio di aborto, parto prematuro, nascita di neonati di basso peso e depressione post partum. Gli ambulatori della gravidanza diventano quindi un luogo prezioso per far emergere le richieste d’aiuto con operatori qualificati in grado di cogliere segnali d’allarme. Dal 2008 al 2016, 51 donne vittime di violenza che si sono rivolte all’Ospedale di Ferrara aspettavano un bambino”.

“Mi auguro che i dati emersi, assolutamente reali, possano costituire un riferimento per quantificare le risorse necessarie a farvi fronte, sia in termini di supporto della vittima nell’immediato (prima accoglienza, supporto psicologico), sia per definire percorsi di accompagnamento ed uscita dalla violenza. Rendersi conto di come l’agire professionale possa avere un peso fondamentale nell’aiutare la donna ad intraprendere un percorso di uscita dalla violenza è fondamentale per motivare gli Operatori Sanitari e le Forze dell’Ordine a continuare ed aumentare l’impegno nella prevenzione e nel contrasto del fenomeno”.

A Unife sedie rosse vuote per dire NO alla violenza contro le donne

Violenza di genere e violenza contro le donne. L’Università di Ferrara dice NO: in questi giorni in tutte le strutture dell’Ateneo e in Rettorato, si trova una sedia rossa, vuota, collocata nell’atrio principale di ciascun edificio, a simboleggiare il vuoto lasciato da ogni vittima di violenza. Su queste sedie rosse sono state messe a disposizione carta e penna, che sono servite a ciascuno di esprimere un proprio NO alla violenza di genere.

Batsheva Dance Company a Ferrara. Al MEIS, danza e cultura ebraica

Da: Ufficio Stampa – Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah – MEIS

Domani (domenica 25 novembre, ndr), il Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah – MEIS e il Teatro Comunale, nell’ambito della stagione di danza 2018-2019 e in occasione della presenza a Ferrara della Batsheva Dance Company, organizzano l’incontro con Roberto Casarotto sul tema La danza nella cultura ebraica.

Casarotto è stato direttore di progetti di danza per il Centro per la Scena Contemporanea di Bassano del Grappa e Operaestate Festival Veneto. Impegnato in diversi progetti internazionali, sviluppa iniziative volte a sostenere la ricerca artistica, la mobilità e lo sviluppo artistico nel campo della danza. Dal 2015 al 2017 è stato direttore artistico del Balletto di Roma.

A conversare con lui a partire dalle 11.00, nel MEISHOP di Via Piangipane 81, Simonetta Della Seta, Direttore del Museo. Ingresso gratuito.

Il dialogo con Casarotto è propedeutico all’appuntamento delle 18.00, al Teatro Comunale “Claudio Abbado” (Corso Martiri della Libertà 5), dove va in scena Last Work di Batsheva Dance Company. Con questo spettacolo, la compagnia fondata nel 1964 da Martha Graham e dalla Baronessa Batsheva de Rothschild, e oggi considerata una delle più importanti formazioni di danza contemporanea al mondo, debutta a Ferrara.

La creazione di Ohad Naharin, su musiche originali di Grischa Lichtenberger, viene presentata in esclusiva nazionale, con il supporto del MEIS e di “Israele 70. Celebrando l’innovazione”.

La pièce è precisa, delicata, calligrafica. In un crescendo senza interruzioni, esplora il movimento come l’espressione più umana e commovente delle arti dello spettacolo. In lontananza, una donna corre su un tapis roulant e la sua corsa senza sosta traccia la linea del tempo, della storia che si ripete. Le immagini generate dai diciotto danzatori sono potenti e destinate a rimanere impresse per sempre nella memoria del pubblico.

Apollo Cinepark – Lunedì in …lingua

Da: Apollo Cinepark

Lunedì 26 novembre alle ore 21.00 all’Apollo arriva sul grande schermo “Widows” in lingua originale con sottotitoli in italiano.
Il film, diretto da da Steve McQueen, è un heist movie in chiave femminile apprezzato dalla critica grazie all’interpretazione di Viola Davis, Michelle Rodriguez, Elisabeth Debicki, Cynthia Erivo e Colin Farrel.

Coldiretti, contro il cibo anonimo una raccolta di firme per una legge europea

Da: Coldiretti Ferrara

In corso anche a Ferrara la raccolta di firme per la proposta di legge di iniziativa dei cittadini europei per estendere a tutti i cibi ed in tutta Europa l’indicazione obbligatoria dell’origine in etichetta.

“Eat original”, mangia originale, è lo slogan dell’iniziativa dei cittadini europei, promossa da Coldiretti e da altre associazioni di produttori agricoli europei (in primis la FSNEA francese) e dei consumatori per dare un volto a tutto il nostro cibo, con le stesse regole in tutti i Paesi della Comunità Europea.

Una informazione trasparente, che dica chiaramente a tutti i cittadini europei la provenienza di ciò che mettono in tavola ogni giorno.

Infatti da un lato i sondaggi indicano la propensione della maggioranza dei consumatori a pagare anche di più per avere la certezza di un prodotto realmente made in Italy e dall’altro la legislazione comunitaria si caratterizza per incertezza e contraddittorietà, con applicazioni disomogenee delle informazioni a seconda dei Paesi membri e dei prodotti commercializzati e consumati.

“Ad esempio – evidenzia Floriano Tassinari, presidente di Coldiretti Ferrara – è obbligatoria l’origine in etichetta per le uova ma non per gli ovoprodotti, per la carne fresca ma non per i salumi, per la frutta fresca ma non per i succhi e le marmellate, per il miele ma non per lo zucchero e così per altri diversi alimenti”.

L’obiettivo è di raccogliere – spiega Coldiretti Ferrara- in almeno 7 Paesi dell’Unione, un milione di firme dei cittadini per estendere l’indicazione obbligatoria in etichetta per tutti gli alimenti, non solo per alcuni ed in tutti i Paesi membri.

Una scelta che – evidenzia la Coldiretti – rafforza la richiesta dei cittadini alla Commissione Europea perché imponga “dichiarazioni di origine obbligatorie per tutti i prodotti alimentari al fine di prevenire le frodi, proteggere la salute pubblica e garantire il diritto all’informazione dei consumatori”.

La proposta mira anche a migliorare la coerenza delle etichette, inserendo informazioni comuni nell’intera Unione circa la produzione e i metodi di trasformazione, al fine di garantire la trasparenza in tutta la catena alimentare. Un obiettivo condiviso dalla maggioranza dei consumatori europei e dall’82% di quelli italiani che ritiene necessario superare l’atteggiamento incerto e contradditorio dell’Unione Europea sull’origine del cibo per contrastare un fenomeno, quello dei falsi e dei tarocchi, che solo all’Italia costa oltre 100 miliardi di euro all’anno nel mondo.

Si può sottoscrivere la proposta di legge presso gli uffici di Coldiretti e nei mercati di Campagna Amica, presso il Mercato Coperto di Grisù, nella ex caserma dei vigili del fuoco a Ferrara in viale Poledrelli, ogni mercoledì mattina, dalle 8 alle 13.

Coldiretti: Al via gli incontri con i soci per spiegare la fatturazione elettronica

Da: Coldiretti Ferrara

Coldiretti, nel ricordare che dal 1 gennaio 2019 le fatture potranno essere emesse solo in formato digitale, auspica che il sistema sia anche un metodo per avere maggiore trasparenza e rintracciabilità, a beneficio di tutte le imprese ed i cittadini.

Dal 1° gennaio 2019 stop alle fatture cartacee che, se emesse, non avranno più alcun valore: tali documenti dovranno essere obbligatoriamente predisposti in formato elettronico.

Le cosiddette fatture elettroniche sono documenti predisposti con formati disposti dall’Agenzia delle Entrate, che evidenziano ad ogni fine contabile e fiscale, le transazioni a fronte della cessione di beni o servizi.

Devono essere inviate attraverso una piattaforma informatica, definita sistema di interscambio, e sostituiscono ad ogni effetto le classiche fatture cartacee.

Anche le aziende agricole sono soggette alla nuova normativa, che riguarda sia le operazioni tra imprese, che tra imprese e privati, che tra imprese e pubblica amministrazione: tutti i titolari di partita IVA infatti, tranne poche eccezioni, dovranno dotarsi di appositi programma per l’emissione delle fatture e la loro conservazione duratura, che non è la semplice archiviazione nel proprio computer, ma deve rispondere a determinati standard di sicurezza.

È una innovazione che negli intenti della pubblica amministrazione dovrebbe semplificare il sistema fiscale, agevolare i controlli, assicurare maggiore trasparenza e rintracciabilità nelle transazioni, recuperare risorse per parecchi milioni di euro. Oltre che porre l’Italia all’avanguardia per l’uso del digitale e nei rapporti con l’amministrazione finanziaria.

“ E se da un lato come organizzazione abbiamo legittime attese di capire se il processo tecnico ed operativo sia all’altezza delle aspettative e delle funzionalità – commenta Claudio Bressanutti, direttore di Coldiretti Ferrara – non possiamo esimerci dall’essere parte attiva e responsabile di questa innovazione, proprio pensando agli aspetti di trasparenza, di rintracciabilità, di immediatezza della possibile conoscenza di dati ed evidenze che sono parte del nostro progetto e del nostro modo di relazionarci all’esterno con gli altri soggetti economici e sociali e tra le nostre imprese. Non trascurando il fatto che se le risorse già a bilancio dello Stato non dovessero derivare da una complessiva applicazione a tutti i settori economici della fattura elettronica, compreso quello agricolo, è evidente che si porrebbe la questione del dove reperire denaro per coprire le somme ingenti di gettito previste dal Governo”.

L’esonero – ricorda Coldiretti – per i produttori agricoli è limitato ai soggetti in regime Iva di esonero (ovvero che realizzano un volume d’affari annuo non superiore a 7.000 euro), oppure coloro che, svolgendo attività extra agricole d’impresa o lavoro autonomo, rientrano nel cosiddetto “regime di vantaggio” e di quelli compresi nel cosiddetto “regime forfettario”.

Negli altri casi occorre attivarsi per essere pronti sin da subito a rispettare il termine del 1 gennaio 2019 e quindi avere la strumentazione necessaria: computer, tablet o smartphone, dotandosi di un programma informatico idoneo.

Ovviamente le fatture possono essere predisposte e trasmesse anche attraverso un soggetto terzo appositamente delegato, quale può essere Impresa Verde, la società di servizi di Coldiretti Ferrara.

Chi lo ritiene può comunque utilizzare anche il servizio che è già predisposto nel Portale del Socio Coldiretti, una piattaforma multifunzionale che consente l’emissione delle fatture digitali direttamente da parte dell’azienda agricola socia, e che permette di evitare ogni ulteriore passaggio per la consegna delle fatture emesse ai nostri uffici, dato che tutto viene già automaticamente indirizzato e messo a disposizione del servizio fiscale per gli adempimenti successivi di contabilizzazione e quant’altro.

Utilizzando un apposito codice, da comunicare ai propri fornitori, è anche possibile far si che sia Impresa Verde a ricevere le fatture e contabilizzarle, comunicando ai soci la ricezione.

Pensiamo che con la dovuta attenzione – conclude Coldiretti – l’avvento delle fatturazione digitale possa essere un passo avanti e che il risparmio di tempo ed i vari possibili automatismi di inoltro, possa essere apprezzabile anche dalle aziende agricole, generando un effetto positivo.

Saremo comunque a fianco di ogni impresa associata che ci dia delega al trattamento delle fatture elettroniche, per la necessaria assistenze ed anche per sviluppare maggiormente le attività di supporto e consulenza alla gestione che consenta di migliorare i processi aziendali.

Il primo incontro con i soci dell’Organizzazione Agricola è in programma lunedì 26 novembre ad Argenta, per proseguire per tutta la settimana successiva in tutto il territorio provinciale.

IIS Montalcini – Gli studenti di Portomaggiore partecipano alla giornata della colletta alimentare

Da: IIS Montalcini

” Fare del bene agli altri , fa bene soprattutto a se stessi” , questo è stato sicuramente il pensiero che ha attraversato la mente dei ragazzi della 3° A dell’Istituto Tecnico Economico che nella mattinata di sabato 24 Novembre hanno affiancato il gruppo di volontari impegnati nella Giornata Nazionale della Colletta alimentare .
Gli studenti hanno apportato il loro contributo distribuendo le classiche ” sportine”bianche della solidarietà ai clienti impegnati nella spesa del Sabato mattina davanti ai supermercati Lidl e B2.
Con sorprendente disinvoltura , i ragazzi hanno anche aiutato a confezionare i pacchi destinati alle famiglie in difficoltà . E’ ormai noto come , in questi ultimi anni, sia notevolmente aumentato il numero di nuclei famigliari che non riesce ad arrivare ” a fine mese”.
Una giornata all’insegna della collaborazione e della solidarietà che ha arricchito moralmente i giovani partecipanti dando loro la consapevolezza di fare qualcosa di utile per gli altri .
” Abbiamo bisogno di ragazzi sensibili alle iniziative di volontariato ” ha dichiarato il Sig. Sergio Marchetti , uno dei volontari più attivi nella realtà di Portomaggiore .
” E’ necessario per garantire il ricambio tra le vecchie e le nuove generazioni impegnate nelle opere di volontariato per fare sì che l’aiuto a chi è in difficoltà non venga mai meno , per questo non possiamo fare altro che ringraziare la scuola che ci viene incontro in questa direzione “.
Una giornata davvero costruttiva che deve , comunque, faci capire come la solidarietà verso chi è meno fortunato non debba limitarsi ad una sola giornata , ma essere un impegno costante per tutti.

L’Emilia crocevia della droga, anche Ferrara nella rete del narcotraffico

“Rimanendo invariato l’attuale trend ci porterà a mercati nei quali, progressivamente, i beni ed i servizi che acquisteremo ed il lavoro che avremo, ci saranno, in larga parte, forniti dalla emanazione di associazioni criminali. Dunque, il rischio è che la nostra democrazia liberale si trasformi in democrazia criminale, nella quale, le persone oneste che vogliono mettersi sul mercato ed iniziare una qualsiasi attività economica parteciperanno ad una gara truccata”.
Democrazia criminale: dovrebbe essere un ossimoro. Eppure è l’allarme lanciato nell’ultima relazione della Direzione Nazionale Antimafia a inizio 2018. Basta riflettere solo un momento sulla capacità corruttiva che una liquidità “quasi illimitata” può garantire. Una liquidità assicurata dal narcotraffico, come sostiene l’ultima relazione della Commissione parlamentare antimafia (febbraio 2018): “l’economia illecita delle mafie si alimenta in primo luogo dei lucrosi proventi del narcotraffico”. Secondo i dati 2016 di Unodc – United Nations Office on Drugs and Crime – il giro di affari del narcotraffico supera i 560 miliardi di euro a livello globale e in Italia i 30 miliardi di euro, circa il 2% del Pil nazionale.

Ma cosa c’entra la ridente, benestante Emilia Romagna con questi loschi scenari del crimine internazionale? C’entra perché, come ha dimostrato il processo Aemilia conclusosi lo scorso ottobre, i nostri territori ormai sono ‘fortini’ conquistati alle organizzazioni mafiose e Bologna è “crocevia dei traffici di droga”.
‘Bologna crocevia dei traffici di droga’ è il titolo di un dossier, a cura di Libera Bologna e Libera Informazione, uscito nello scorso maggio, che evidenzia alcuni dei maggiori cambiamenti avvenuti negli ultimi anni. Il settore del narcotraffico, insieme a quello dei giochi e delle scommesse illegali, è una delle attività economico-criminali ad alta complessità organizzativa. Inoltre la portata degli interessi in gioco è tale da far prevalere, tra camorra, ‘ndrangheta e cosa nostra, la convenienza di una spartizione concordata dei profitti illeciti piuttosto che puntare a posizioni monopolistiche che potrebbero determinare situazioni di contrasto” (fonte: relazione della Direzione investigativa antimafia al 1° semestre del 2016). Infine si è creata una sinergia tra diverse organizzazioni criminali con ramificazioni internazionali per la gestione delle fasi di approvvigionamento delle droghe che rende ancora più complesse le attività investigative. Per esempio, la ‘ndrangheta vive di rendita, non organizza neanche più i trasporti: è un broker. Le poche volte in cui sono direttamente gli ‘ndranghetisti a comprare, le condizioni sono di assoluto favore: possono pagare dopo oppure non pagare il carico se viene sequestrato, due privilegi enormi per il narcotraffico, perché si azzera il rischio d’impresa. È accertato poi che la ‘ndrangheta, per ridurre i rischi di sequestro della merce nei porti calabresi, sottoposti a pressanti controlli delle forze di polizia giudiziaria, si avvale sempre più di gruppi criminali stranieri che controllano le aree portuali di altre regioni italiane. Quali sono? Per esempio l’Emilia Romagna, dove c’è una nuova rotta marina tracciata dalla criminalità organizzata albanese: tra la fine di ottobre e i primi giorni di novembre 2017, in due distinte operazioni antidroga effettuate dai Carabinieri, sono state sequestrate complessivamente oltre 5 tonnellate di marijuana trasportate su gommoni e scaricate lungo il litorale di Ferrara e di Ravenna. Insomma, la costa adriatica romagnola, dopo quella pugliese e marchigiana, sta diventando di particolare interesse.

Premettendo che i sequestri operati dalle forze di polizia territoriali rappresentano, mediamente, una percentuale di circa il 15-20% del totale delle droghe immesse sul mercato nazionale, questi sono i dati dei sequestri di stupefacenti (sia pure provvisori) effettuati nella prospera Emilia Romagna nel 2017: 15.334,09 kg. Un dato decuplicato rispetto solo all’anno prima. E nel 2018, stando ai primi dati ‘in lavorazione’ alla Direzione Centrale per i servizi antidroga, “la situazione in regione sul narcotraffico è destinata a peggiorare e non si vede, allo stato attuale, nessuna ragionevole iniziativa per arginare un fenomeno criminale così devastante”. A scriverlo, nel dossier di Libera Bologna, è Piero Innocenti, ex dirigente della Polizia di Stato, direttore del Servizio Affari Internazionali e Servizio Operazioni Antidroga della Dcsa.
A Bologna nel 2017 alla data del 1 ottobre sono 1.281,835 i kg sequestrati, di cui circa 30 kg di cocaina, 12 kg di eroina e la parte restante di hashish (oltre 900 kg) e di marijuana. Sul dato del 2017 incidono però notevolmente i sequestri avvenuti sulle coste di Ravenna, di Ferrara e nel territorio di Parma: tre ingenti quantitativi di marijuana in buona parte di provenienza albanese per complessive 12,5 tonnellate circa destinate ai ‘rifornimenti’ di altre piazze.
E, infatti, se il primato 2017 spetta alla provincia di Parma con 8.323,390 kg di merce sequestrata, di cui 8.153 kg di marijuana, intercettati a febbraio, e la seconda posizione va a Ravenna con 2.561,541 kg – in prevalenza di marijuana (2,4 ton) ma anche 5,5 kg di eroina, 4,5 kg di cocaina e 236 piante di cannabis – la ‘nostra’ Ferrara si colloca al terzo posto con 2.243,621 kg di cui circa 1 kg di eroina, poco più di mezzo chilogrammo di cocaina, 912 piante e 147 persone denunciate all’autorità giudiziaria, di cui 71 stranieri (il 48%).

Cosa fare poi di questa enorma quantità di denaro a disposizione? Una volta soddisfatte le esigenze di finanziamento delle attività criminali tout court, le mafie hanno la necessità di ripulire i fondi illeciti per ricollocarli nell’economia legale, e parallelamente, quella di occultarne la provenienza delittuosa. L’ammontare delle segnalazioni di operazioni sospette di riciclaggio trasmesse alla Unità di Informazione Finanziaria (UIF) da parte di intermediari, professionisti ed altri soggetti obbligati nelle sole province dell’Emilia Romagna per l’anno 2017 è stato il seguente: Bologna 1.502; Modena 991; Reggio Emilia 830; Parma 804; Rimini 622; Ravenna 470; Forlì Cesena 482; Piacenza 382. Ferrara, questa volta, è fanalino di coda con 255 segnalazioni.
Le modalità di infiltrazione nell’economia legale sono diversificate. Accanto alle imprese mafiose, sorte ab origine da fondi illeciti, esistono e hanno ormai un ruolo di canale di riciclaggio privilegiato, soprattutto al Centro-nord, le imprese a partecipazione mafiosa, cioè quelle che pur essendo nate nel rispetto della legalità hanno visto in seguito una compartecipazione criminosa oppure hanno acconsentito all’entrata nella compagine sociale di ‘soci occulti’. C’è poi il settore degli appalti pubblici: l’organizzazione non si serve della forza intimidatoria di uomini armati, ma ricorre all’enorme quantità di denaro accumulato per foraggiare funzionari compiacenti e per pagare l’assistenza di soggetti che non appartengono direttamente al sodalizio criminale, ma che rivestono ruoli chiave nelle società, nella finanza e nel commercio. Aemilia docet.
Oggi inoltre la criminalità organizzata può giovarsi di opportunità e tecniche di riciclaggio mai sperimentate nel passato, favorite soprattutto dall’integrazione dei mercati, dalla liberalizzazione della circolazione dei capitali e dalle potenzialità offerte dal web: le valute virtuali, come per esempio bitcoin, forniscono un nuovo strumento di riciclaggio per i criminali, consentendo loro di far circolare e conservare fondi illeciti, nell’assoluto anonimato. Urge una regolamentazione legislativa del settore, possibilmente a livello internazionale, anche e soprattutto penale.

Ecco che dall’economia si passa alla democrazia. Dalla democrazia liberale alla democrazia criminale. E allora la domanda diventa: quanto il narcotraffico incide non solo a livello economico, ma anche a livello di democrazia?
E la risposta la si può leggere ancora nella relazione della Dna: “la partita del contrasto al narcotraffico rimane decisiva. Non solo perché è indispensabile frenare e contenere un fenomeno, quello della diffusione degli stupefacenti, che ha riflessi assai rilevanti su beni di primario rilievo costituzionale quali la salute e l’ordine pubblico”, ma perché “contrastando il narcotraffico, in modo adeguato, si prosciuga la principale risorsa finanziaria delle grandi organizzazioni criminali e, fra queste, di tutte le mafie e di vari sodalizi terroristici […] si diminuisce la forza, l’efficienza, la capacità criminale, la capacità corruttiva, in una parola, la ricchezza, di tali organizzazioni e di tutta la complessa filiera che vi gira intorno”.

Per leggere il dossier ‘Bologna crocevia dei traffici di droga’ clicca QUI

Di narcotraffico in Emilia Romagna si parlerà lunedì 26 novembre alle ore 21 a Factory Grisù nell’incontro “Droghe: tra narcotraffico e spaccio in Emilia-Romagna” organizzato da Libera Ferrara.
Clicca QUI per visualizzare la locandina dell’iniziativa e QUI per la pagina fb dell’evento

Centro Documentazione Donna – Presentazione libro di Michela Poser E se ti amo a te cosa importa? (ed. Gli Elefanti)

Da: Biblioteca del Centro Documentazione Donna

BibliotecadelCentro Documentazione Donna
via Terranuova 12/b – Ferrara – sabato 24 novembre 2018 – ore 16

Cristina Zanella
presenta il nuovo libro di
Michela Poser
E se ti amo a te cosa importa? (ed. Gli Elefanti)

L’amore è una cosa banale. In “E se ti amo a te cosa importa” si parte da questo assunto. In un’epoca che esalta questo sentimento innalzandolo a simulacro immaginario di tutte le gioie umane, l’autrice sposta il punto di osservazione dell’argomento su un piano assolutamente personale. Attraverso la vita affettiva delle due protagoniste, la figlia Sveva e la madre Alice, si snoda la storia di una famiglia raccontata attraverso la descrizione degli eventi intimi e segreti che si muovono al di sotto del visibile a tutti. Due modi di interpretare l’amore, due strade che pur avendo in comune la partenza, porteranno in posti diversi, dove le loro coscienze non troveranno pace, ma dubbi, rimpianti e la consapevolezza inconfessata che l’unica persona che non possiamo imparare ad amare veramente siamo noi stessi e il resto viene di conseguenza.
Michela Poser, Nata in Germania nel 78, veneta d’origine emiliana d’adozione, ha preso una laurea in filosofia quando era ancora giovane. Vive a Ferrara. Tiene un blog “volevo stare zitta”.

Sciopero nazionale medici. Il presidente Bonaccini e l’assessore Venturi hanno incontrato in viale Aldo Moro i manifestanti e ricevuto una delegazione delle rappresentanze sindacali.

Da: Regione Emilia Romagna

Sciopero nazionale medici. Il presidente Bonaccini e l’assessore Venturi hanno incontrato in viale Aldo Moro i manifestanti e ricevuto una delegazione delle rappresentanze sindacali. “Condividiamo le vostre ragioni e la necessità di arrivare in tempi rapidi allo sblocco del contratto, nell’interesse dei lavoratori e della sanità pubblica. Già chiesta una Conferenza straordinaria Stato-Regioni per la prossima settimana, ci attendiamo che il Governo faccia un passo avanti. Noi pronti a fare la nostra parte”

“Ci auguriamo che il Governo accolga le nostre richieste, rinnovate anche ieri in Conferenza delle Regioni, e continuiamo a lavorare per questo. Evidente che nel miliardo di incremento previsto per il Fondo sanitario nazionale non possono starci dentro anche le risorse per il rinnovo del contratto e i farmaci innovatici”

Bologna – Una nova convocazione della Conferenza Stato-Regioni già per la prossima settimana, per poter sbloccare la situazione e arrivare finalmente al rinnovo del contratto nazionale dei medici, nell’interesse dei lavoratori e di tutta la sanità pubblica.

Lo hanno ribadito oggi il presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, e l’assessore alle Politiche per la salute, Sergio Venturi, incontrando nella sede dell’assessorato in Viale Aldo Moro prima i manifestanti, poi una delegazione delle rappresentanze sindacali, a cui è stato confermato il sostegno e l’impegno della Regione per giungere alla conclusione della vertenza.

“Condividiamo le vostre ragioni e la necessità di arrivare in tempi rapidi al rinnovo del contratto, dopo tanti anni di attesa- hanno affermato Bonaccini e Venturi-. Ieri in Conferenza delle Regioni abbiamo tenuto aperto il confronto con il Governo chiedendo di convocare una Conferenza straordinaria Stato-Regioni su questo e sui fondi per i farmaci innovativi. E’ già programmata per la prossima settimana una nuova seduta della Conferenza, in vista della quale abbiamo convenuto col Governo sulla necessità di un tavolo tecnico con Ministero dell’Economia e delle finanze e Ministero della Sanità per ricercare le possibili soluzioni già dalle prossime ore. È evidente però che se le risorse per il rinnovo del contratto e per i farmaci innovativi e vaccinali devono stare tutte dentro l’incremento previsto per il fondo sanitario nazionale, e già programmato peraltro dallo scorso anno, il miliardo non sarebbe sufficiente neppure a coprire quelle voci di spesa. Quindi il problema c’è, il Governo deve prenderne atto e fare un passo avanti”.

“Come Regioni- hanno aggiunto presidente e assessore- siamo pronte a fare la nostra parte: in particolare, come abbiamo già detto, la Regione Emilia-Romagna è disponibile ad anticipare le risorse che dovrebbe stanziare il Governo, ma è necessario che la legge ce lo consenta e che ciascuno si assuma le proprie responsabilità- In ogni caso bisogna stringere i tempi”.

Ora l’accordo con le rappresentanze sindacali, che hanno anche espresso a Bonaccini e Venturi il proprio apprezzamento per l’impegno dimostrato dalla Regione, è quello di incontrarsi nuovamente non appena giungeranno delle novità dal fronte nazionale.

Hera, lavori sulla rete idrica: coinvolti vari comuni del Ferrarese

Da: Gruppo Hera

Dalle ore 21,30 di martedì 27 alle ore 6,30 di mercoledì 28 novembre, Hera effettuerà lavori per la riparazione di una importante condotta idrica nel territorio di Bentivoglio .

A seguito di tale intervento si verificheranno cali di pressione sull’intero territorio comunale di Poggio Renatico ed nelle località San Martino, Montalbano e San Bartolomeo in Bosco nel territorio del comune di Ferrara.

A ultimazione dei lavori sarà opportuno lasciare scorrere l’acqua per alcuni minuti prima dell’utilizzo.