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Giorno: 11 Marzo 2019

Aldo Modonesi a Bologna per chiedere lo sblocco delle infrastrutture: “Il Governo Lega-5Stelle continua a dire NO a Ferrara”

Da: Aldo Modonesi, candidato Sindaco di Ferrara

Aldo Modonesi, candidato Sindaco di Ferrara, sabato mattina era a Bologna alla manifestazione contro il blocco delle infrastrutture indetta da Regione, Città Metropolitana e Comune felsineo insieme ai rappresentanti degli enti locali, dei sindacati e delle associazioni di categoria. Tema della mobilitazione: le reti strategiche per lo sviluppo regionale, attualmente bloccate dal Governo nazionale.

“Ero a Bologna per dire sì allo sviluppo delle reti stradali e ferroviarie essenziali per l’economia ferrarese. Ho manifestato contro Lega e Cinque Stelle che da Roma continuano a dire dei no a Ferrara. Lo fanno quando rimettono in discussione ogni progetto già approvato e finanziato. Sia un’autostrada, sia il nuovo Padiglione dei Diamanti, sia il MEIS” spiega Modonesi.

“Senza nuovi collegamenti e la riprogettazione di alcuni di quelli già esistenti tra Ferrara e gli altri poli commerciali e produttivi del nord-est, dell’Emilia e della Romagna, lo sviluppo economico del territorio sarà solo un miraggio. Voglio la Cispadana, voglio la terza corsia della A13, voglio che raggiungere il porto di Ravenna con la SS16 sia semplice e diretto, voglio un collegamento Ferrara-Mare sicuro per pendolari e turisti, voglio una linea treno veloce per raggiungere Bologna – sottolinea il candidato, che aggiunge – Voglio tutto questo e sono disposto ad andare dove serve, al Ministero, in Regione, da ANAS o TPER ogni settimana a ribadirlo fino a quando non vedo risultati. Lo voglio perché è questo che il Sindaco di Ferrara deve volere nell’interesse dei suoi cittadini, dei lavoratori e delle aziende”.

Jazz dal Sud Africa al Monday Night Raw con il trio della cantante e pianista Amanda Tiffin

Da: Ufficio Stampa Jazz Club Ferrara

Jazz dal Sud Africa al Monday Night Raw di lunedì 11 marzo (a partire dalle ore 20) con il trio della cantante e pianista Amanda Tiffin. Al suo fianco Stefano Dallaporta (contrabbasso) e Nelide Bandello (batteria). Anticipa il concerto il consueto aperitivo a buffet accompagnato dalla selezione musicale di Willygroove Dj.
Amanda Tiffin è nata nello Zimbabwe, ma è sudafricana di adozione. Di Città del Capo ha fatto la sua base dove ha studiato composizione e performance jazz laureandosi con il massimo dei voti. Tra le più amate interpreti vocali della scena di Cape Town, la Tiffin è anche compositrice, arrangiatrice, direttrice d’orchestra e raffinata pianista. La sua fama, grazie a sei apprezzati album solisti, ha varcato i confini del Sud Africa, consentendole di esibirsi in prestigiosi contesti anche in Europa e in Asia. La potremo ascoltare sia in solo al pianoforte e alla voce, che in trio coadiuvata da un’eccellente sezione ritmica formata in occasione di questa tournée italiana.
Dopo il concerto il pubblico potrà godere del secondo Tip of The Day di stagione, ovvero dell’apertura della jam session a cura degli allievi e dei docenti del Dipartimento Jazz del Conservatorio “G. Frescobaldi” di Ferrara. La formazione che scenderà in campo, dal titolo ‘Eu Vim Da Bahia’, è formata da Danilo Lico alla voce, Matteo Balcone al basso elettrico e Claudio Francica alla chitarra. Ingresso a offerta libera riservato ai soci Endas.

INFORMAZIONI
www.jazzclubferrara.com
jazzclub@jazzclubferrara.com

Infoline 331 4323840 (dalle 12.00 alle 22.00)

Il Jazz Club Ferrara è affiliato Endas, l’ingresso è riservato ai soci.

DOVE
Torrione San Giovanni via Rampari di Belfiore, 167 – 44121 Ferrara. Se si riscontrano difficoltà con dispositivi GPS impostare l’indirizzo Corso Porta Mare, 112 Ferrara.

COSTI E ORARI
Ingresso a offerta libera riservato ai soci Endas.
Tessera Endas € 15

Non si accettano pagamenti POS

Apertura biglietteria 19.30
Aperitivo a buffet con dj set a partire dalle ore 20.00
Concerto 21.30
Jam Session 23.00

Cna Premia le imprese di Valore

Da: Ufficio Stampa

32 imprese innovative, flessibili, capaci di competere sui mercati in continua evoluzione: sono state premiate oggi nel corso della cerimonia delle imprese di valore organizzata dalla CNA di Ferrara

“Sono bellissime occasioni – ha detto Sergio Silvestrini, segretario generale di CNA Nazionale – in cui si tocca con mano l’entusiasmo di questi imprenditori, che rappresentano quella parte d’Italia che rende grande e importante il nostro Paese”

Silvestrini si riferiva alla premiazione delle Imprese di valore, edizione 2019 organizzata come ogni anno dalla CNA di Ferrara e da Ecipar, l’ente di formazione di CNA.

Silvestrini, presente alla ceriomonia, ha messo in rilievo le esigenze e i problemi che oggi sono proprie delle piccole e medie imprese italiane: “C’è bisogno prima di tutto di un ambiente favorevole. Il gap patito dalle imprese italiane rispetto alla concorrenza europea nella infrastrutturazione, materiale e immateriale, è senz’altro una causa della perdita di terreno. In più, le nostre imprese soffrono ogni giorno che passa un fisco vorace e una burocrazia opprimente”.

La giornata – coordinata dal direttore provinciale di CNA Ferrara Diego Benatti – si è aperta con i saluti del Prefetto di Ferrara Michele Campanaro, che ha rappresentato la vicinanza e l’attenzione delle istituzioni nei confronti del mondo produttivo.

Marino Mingozzi, Presidente di Ecipar, ha spiegato il tema che quest’anno caratterizzava la premiazione: l’impresa liquida. “L’impresa è liquida se è flessibile, adattabile, capace di cambiare seguendo le esigenze del mercato. Ci sono due pilastri sui quali si basa l’impresa liquida: la tecnologia che rende il nostro lavoro più efficiente e le persone con forte attitudine ad apprendere nuove competenze”.

E proprio l’investimento su nuove competenze e sulla formazione è stato indicato da Laura Ramaciotti, docente e Direttrice del dipartimento di economia e management dell’Università di Ferrara – come l’elemento fondante di una politica a favore delle imprese.

Paolo Govoni, Presidente della Camera di Commercio di Ferrara (ma anche, come lui stesso ha ricordato, imprenditore iscritto alla CNA , ha richiamato l’importanza del legame con il territorio: “Proprio questo è il carattere principale delle aziende che oggi premiamo: fanno ricerca, innovano, sono capaci di competere sui mercati, ma sono anche profondamente legate al proprio territorio da un sistema di relazioni positive”.

Davide Bellotti, Presidente della CNA di Ferrara, ha indicato la strada per affrontare i problemi del territorio: “E’ necessario puntare sulla connessione tra i diversi sistemi. Le istituzioni, l’Università, il mondo imprenditoriale devono collaborare per accrescere il livello di competitività del territorio”.

E il territorio era rappresentato oggi in sala proprio dalle tante imprese che questa mattina si sono rinite nella sala convegni CNA: “E’ un piacere vedere tanta passione imprenditoriale” – ha detto il Responsabile della direzione di BPER Banca Antonio Rosignoli, presente alla cerimonia.

Alan Fabbri (Lega): “Carife è una battaglia della città e siamo vicini a tutti i risparmiatori”

Da: Ufficio Stampa

“Quella sulla Carife non è una battaglia politica ma della città”. Alan Fabbri, candidato per il centrodestra a sindaco di Ferrara, questa mattina ha partecipato alla manifestazione organizzata dalle associazioni ‘Risparmiatori Azzerati di Carife’ e ‘Movimento Risparmiatori Traditi’ in piazzetta Colomba.
“Ringrazio innanzitutto chi mi ha dato la possibilità di parlare – ha precisato Fabbri –. Capisco la preoccupazione e la perdita di pazienza dopo troppi anni da un decreto salvabanche di Renzi e Marattin che ha gettato sul lastrico intere famiglie. Nel silenzio assordante del Pd ferrarese siamo stati gli unici a difendere i diritti dei risparmiatori”.
“Stiamo aspettando insieme il decreto attuativo che ha destinato 1,6 miliardi di euro per restituire il maltolto dal governo Pd di Renzi – ha proseguito Alan Fabbri –, ma nel frattempo continuiamo a dialogare anche con tutte le altre associazioni di risparmiatori non presenti alla manifestazione”. Lo stesso Fabbri ha, infine, lanciato un appello ai tutti i candidati sindaci: “Restiamo tutti uniti su un problema che non ha colori e che deve restare fuori da personalismi”.

Il critico d’arte Vitaldo Conte segnala il transfuturismo del ferrarese Roberto Guerra

Da: Asino Rosso Giornale blog Ferrara

Non è la prima volta da parte di Vitaldo Conte, noto critico d’arte (Accademia delle Belle Arti di Roma) e tra i principali promotori del futurismo contemporaneo: Ha nuovamente segnalato il futurista ferrarese Roby Guerra (o transfuturista nello specifico delle avanguardie estreme di cui Conte è tra i principali teorici -libri collettanei e personali, scrive su Il Borghese ecc.).
In uscita ora per Solfanelli, co-autore con Dalmazio Frau, de I Misteri di Dioniso. Antico e Futuro come Immaginario… ennesimo aggiornamento della sua ricerca culturale: Così Conte scrive di Guerra: ” Roberto Guerra, visionario autore trans-futurista,
intravede una traslazione erotico-virtuale tra la Valentine futurista e Moana (Pozzi), vedendo quest’ultima come una possibile erede”. Conte segnala una intervista di Guerra proprio a Mauro Biuzzi, (referente dell’archivio dell’attrice)… “che può arrivare… alla mia “visione” di donna multipla – Valentine/Valentina –, tracciando una creazione che “ipotizza” un possibile Fantastico
Porno-Futurismo. Lo stesso Guerra, che auspica una rete «scientifica, dionisiaca ed essenzialmente libertaria, sempre pronta a sfidare le Stelle», è curatore (con l’ass. cult. Hyperion) dell’ebook Futurologia della vita quotidiana. Transhumanist Age (2017) con testi di futuribili italiani (tra cui il mio e dell’americano transumanista Zoltan Istvan)”.

https://www.lafeltrinelli.it/libri/vitaldo-conte/i-misteri-dioniso-antico-futuro/9788833051246

“Idee per superare il sovranismo”? Forse c’è un equivoco…

Critica ai principi neoliberisti della sinistra attraverso la critica al PD di Occhetto

Uno degli errori fondamentali della sinistra italiana ed europea è stato quello di essere subalterna alle politiche neoliberiste. Perciò assistiamo al paradosso che la risposta al neoliberismo non arriva da sinistra ma da destra, una rivolta nazionalista. I populisti, in realtà, dicono anche cose vere, sono le loro risposte a essere sbagliate, questo è il punto. La sinistra deve scrollarsi di dosso le concezioni di stampo neoliberista che portano a un’austerità senza senso, deve stare vicino agli ultimi, riallacciare i propri legami con le fasce più deboli della popolazione. Ma capire nello stesso tempo le esigenze della produzione, dell’impresa. E’ questa la scommessa che la sinistra deve giocare e con la quale può vincere, mettendo insieme le due cose, la solidarietà e lo sviluppo dell’impresa e dell’economia”.
Sono parole di Achille Occhetto, usate nel suo tour che ha toccato anche Ferrara per la presentazione del suo ultimo libro, e sulle quali bisognerebbe costruire una piattaforma facendo però qualche passettino indietro, per essere sicuri di partire tutti dallo stesso punto. Quindi occorrerebbe definire esattamente cosa voglia dire neoliberismo e quali siano gli effetti di tale dottrina economica sulla società ma anche verificare quale trasformazione ha sofferto la società per adattarsi a tale dottrina. Inoltre, comprendere se i trattati europei che inglobano proprio i principi neoliberisti siano riformabili, in direzione del sociale, come sembra che Occhetto auspichi quando parla di “austerità senza senso”, per poter poi permettere alla sinistra italiana di “riallacciare i propri legami con le fasce più deboli della popolazione”.
In altre parole, e qui la contraddizione, per poter permettere alla sinistra di tornare a fare politiche orientate alla solidarietà, alla cooperazione, all’aiuto delle fasce più deboli della società bisogna operare politiche orientate da teorie economiche diverse da quelle attuali che contemplano invece i principi neoliberisti, ovvero concorrenza, competitività, stretta fiscale per contenere la domanda interna, consolidamento di bilancio, bassi salari, poche pensioni e disoccupazione abbastanza alta per tenere l’inflazione bassa e salvaguardare i grandi capitali.
Delle due l’una. O si è contro il neoliberismo oppure si fanno politiche sociali e attualmente queste ultime non si possono fare senza andare contro le fondamenta dell’Unione europea. Se si pretende di stare nel mezzo si sta ingannando o si sta ignorando e creando confusione.

Occhetto comprende che il popolo ha acquisito la capacità di riconoscere il pericolo neoliberista meglio dei politici, infatti dice: “Il renzismo è finito non per colpa di Renzi, ma perché è stata rigettata la subalternità al neoliberismo”. Ma non fa passi avanti rispetto a Renzi quando continua: “Bisogna mettere in campo idee in grado di superare il sovranismo. Quando la signora Marine Le Pen sostiene che non c’è più sovranità nazionale ha perfettamente ragione, ha torto quando pensa di ricondurre questa sovranità nei vecchi schemi nazionali. Bisogna portare la sovranità oltre il livello nazionale. Perciò alle europee la scelta dev’essere tra il perdente e inconcludente ritorno ai nazionalismi oppure a favore di un’Europa in grado di affrontare i problemi dell’ambiente, della democratizzazione del cyberspazio, delle disuguaglianze, che non si risolvono a livello di nazione. Proprio sull’Europa la sinistra potrebbe avere un ruolo importante da giocare, ma deve chiedersi dov’è finita la sovranità e provare a riportarla al livello sovranazionale. Se alle prossime elezioni si difenderà la vecchia, fallimentare idea di questa Europa la partita è persa e vincono i populisti. La forze di sinistra devono attaccare l’Europa per prospettarne una diversa, più democratica. Le vecchie ideologie di patria e nazione non c’entrano niente, il tema concreto sono le grandi emergenze che ci stanno di fronte e che non possono essere affrontate in chiave localistica. Purtroppo stiamo ritornando a visioni tribali, da stupidi ignoranti: il popolo segue queste posizioni e va contro se stesso”.

Al netto del giudizio politico sulla signora Le Pen, Occhetto immagina di cambiare l’Europa da dentro come dice di voler fare persino l’ultimo arrivato Zingaretti. Insomma è come voler mettere una forma quadrata dentro un una figura sferica pretendendo che questa si adegui. Addirittura rilancia i temi cari all’ultimo modello di sinistra, quella nata dagli anni Ottanta, per cui la sovranità vista attraverso i confini è un male assoluto e concetti quali Patria e Nazione sarebbero un residuato bellico.
La sovranità non si può decidere di collocarla da una parte piuttosto che dall’altra, spostarla da un piano nazionale a un piano astrale perché comincia a venir meno il suo impianto costituzionale. La sovranità statale esiste per poter attuare la sovranità popolare e i concetti di Patria e Nazione non sono altro che l’identificazione dell’uomo con il territorio e le radici, il contesto in cui un essere umano si forma e si educa perché nella storia, più che il sano desiderio di conoscere, ciò che ha portato gli uomini a spostarsi è stata la necessità.
Nei concetti di Patria e Nazione non c’è assolutamente niente di sbagliato se non l’ideologia che si è costruita intorno ad essi e probabilmente solo in Italia in maniera così esasperata. È lo sradicarsi dal territorio e dalla comunità di appartenenza per creare popoli di apolidi un reale tuffo nel primordiale, nell’antico, nel superato dalla storia e dall’evoluzione, che ha visto l’uomo progredire proprio quando ha smesso di girovagare.
Oggi facciamo a gara per dimostrare quanto spostarsi sia bello salvo poi scoprire che i grandi ricercatori italiani sparsi per il mondo sono stati costretti a emigrare per la poca attenzione nei loro confronti da parte del territorio di appartenenza o a causa della poca lungimiranza dei rappresentanti di quel territorio. Abbiamo esempi di cervelli in fuga, ai quali in Italia è stato rifiutato un posto da ‘collaboratore scolastico’, che poi sono state gratificati da posti di primo piano nelle università americane, il che ci dovrebbe portare non a denigrare e allontanarci dalla Patria e dalla Nazione, ma a farci impegnare perché cose di questo genere non accadano più.

Ora, la sinistra ha una carenza di buone dotazioni organiche oramai da decenni, ma ha ancora vivo un patrimonio genetico che potrebbe sfruttare e che oggi sembra in disuso, soprattutto a causa del nuovo che avanza rappresentato dal Movimento 5 Stelle. Ha quella meraviglia che sono le sezioni di partito e il partito, per volontà costituzionale, è il luogo reale dove si pratica la democrazia, si sviluppano le idee e si impostano le azioni. In una democrazia moderna la democrazia partecipativa si manifesta con il voto, ovvero scegliendo dei rappresentanti che trasformano in leggi la volontà popolare. In tal senso il governo è colui che trasforma in azione la volontà parlamentare e quindi popolare.
È con un flusso del genere che si costruisce consapevolezza, partecipazione e condivisione, elaborazione e applicazione delle decisioni.
La politica deve nascere e farsi sul territorio perché è il territorio che vuole tornare a vivere ed è il fatto di non cogliere questo bisogno che mette sullo stesso piano Occhetto con la sua idea di sinistra e il Pd renziano, che nonostante il suo patrimonio genetico non comprende le richieste della base pensante, che pur di farsi ascoltare si sta rivolgendo altrove.

Tutti dovrebbero fare pace con questi concetti se tutti si dicono contrari alla dottrina neoliberista che vive della supremazia dell’economia sulla politica, obiettivo che si ottiene spersonalizzando i territori, passando dalla comunità all’individualismo consumistico, dall’abbattimento dei confini per permettere ai capitali e alle aziende di lasciare in mutande i lavoratori fingendo di farlo per gli interessi degli stessi lavoratori.
Il superamento dello Stato nazionale è il prerequisito per ottenere tutto il resto, lo smantellamento di valore delle parole Patria e Nazione prelude alla mortificazione delle Costituzioni e di tutto quanto lì dentro è previsto a tutela dei cittadini.
Tanti oramai sembrano comprendere che i problemi delle nostre società siano legati alle ricette neoliberiste, ma tutti altrettanto sodali nel non comprenderne le basi, che sono proprio il ripudio di concetti quali patria, nazione e anche costituzione a favore del mondialismo, globalizzazione e costruzione di fantomatiche patrie sovranazionali per difendersi economicamente, in un crescendo di nuovo idealismo votato alla guerra commerciale piuttosto che alla condivisione e alla cooperazione.

Viaggiare nel tempo? Magari no!

Se esistesse una macchina del tempo, vi fareste portare nel passato o nel futuro? Vivreste un’epoca a voi sconosciuta oppure provereste a rivivere un determinato momento, per vedere cosa cambierebbe?
I viaggi nel tempo che ci vengono presentati nei film o nei romanzi, procurano evidenti effetti sul presente. Forse, se ciò fosse possibile concretamente, si creerebbe un caos notevole: un intreccio incontrollato di eventi, in continuo mutamento e che ognuno vorrebbe manipolare, dettando proprie regole.
Ogni particolare risulterebbe determinante, come se si trattasse di un gigantesco “effetto farfalla”.

“Il viaggio nel tempo è la cosa più assurda del mondo, manda completamente per aria ogni ragionevole concatenazione di causa ed effetto!”
Bruce Sterling

Una quotidiana pillola di saggezza o una perla di ironia per iniziare bene la settimana…

Il parco di Villa Reale come Versailles? No, più grande!

Dietro la bellissima Villa Reale, residenza sabauda situata a Monza, troviamo un imponente parco, che supera in grandezza quello della celebre Reggia di Versailles.
Un polmone verde che gli abitanti della città, e non solo, si godono appieno.
Lo stesso edificio, di stile neoclassico, è imponente. Nel corso della storia è divenuto palazzo reale con Napoleone e residenza estiva per volere dei Savoia.
Dal 1934 è di proprietà del Comune di Monza e Milano e non riversa più nello stato di abbandono in cui era stato lasciato a inizio ‘900; inoltre, i restauri terminati nel 2014, hanno permesso di eliminare gli strascichi di svariate occupazioni avvenute durante il conflitto.
Troviamo così, vicino alla capitale lombarda, un grande esempio di architettura che affascina e conquista, come le altre regge italiane ed europee.

Mille storie nella testa

Daylight (Coldplay, 2002)

Una storia. Dieci, cento, mille storie.
Come sempre faccio i conti con l’ennesimo foglio bianco. Un bianco candido da riempire, da sporcare con dolci, innocue e veritiere menzogne. Un foglio da segnare, da ornare coi miei infiniti segreti, sacrificabili all’altrui sguardo.
Faticoso momento e irrinunciabile tormento. Lo scrivere di me e d’altro, dal dentro al fuori, e strappare un senso da condividere, da mangiare col pensiero.
Raccontare l’invisibile esistente, che aleggia e riempie d’essenze la memoria.
La sfida è ardua, magari impossibile seppur seducente. Spiegare la vita, darle sapore e colore con un semplice ricorso ai segni.
Nero su bianco, insieme, in sequenza. Linee curve, ordinate, alternate, punteggiate e intrecciate come alamari. Codici creatori di magie.
Nero su bianco, solo questo, per legger poi l’arcobaleno…

La musica, come sempre, cullava la mia notte insonne nella discrezione dei miei auricolari, mi teneva compagnia girandomi attorno e  facendomi intuire cose sempre nuove.
Così, piano piano, iniziai a pensare cosa scrivere. E mentre aspettavo in silenzio la mia ispirazione, una storia venne all’improvviso a farmi visita.

Bussò alla porta. “Avanti” dissi.
La porta, nella semioscurità della mia cameretta, s’aprì lentamente dietro di me. Non mi voltai, sapevo chi stava entrando. In fondo era stata colpa mia, l’avevo voluto io.
Così entrarono tutti, o almeno i più importanti, i protagonisti, quelli che ne avevano tutte le ragioni.
L’ora in cui ciò avvenne era sempre la stessa: le tre del mattino.
O forse sarebbe meglio dire le tre della notte. L’ora del diavolo, dell’angelo incantatore. L’ora in cui tutto può accadere, in cui il desiderio vince sulla disillusione, in cui la fantasia portata dai sogni si prende la sua rivincita su una realtà sottomessa al buio più profondo.

Il primo a parlare fu Seth: “Padre, siamo tutti figli tuoi, a ognuno di noi hai donato un mondo fantastico, vasto, incredibile… Ma hai interrotto le nostre storie intrappolandoci nell’incompiuto. Ora siamo qui a dirti che ci sentiamo abbandonati, traditi…”
“Ci hai fatto credere d’essere importanti,” disse a quel punto Sewell, “che saremmo stati conosciuti e che le nostre storie avrebbero interessato tanta gente. Invece siamo sempre qui, confinati dentro le tue promesse che nessuno ascolta più!”
Mi limitai ad annuire, poiché entrambi avevano perfettamente ragione.
“Padre, ti ricordi di me? Sono stato il primo e sono trent’anni che aspetto…” disse Newt.
Era vero, Newt era stato il primo. Mi voltai verso di lui. Era imponente e metteva soggezione anche a me che lo avevo creato con amore e devozione tanti anni prima.
C’erano anche gli altri, purtroppo troppi, ma si limitavano a fissarmi in silenzio, anche se i loro sguardi dicevano tutto.
“Avete ragione,” risposi, “siete tutti figli miei e vi ho trascurato per tanto tempo. Ma da quando vi ho creato non avete mai smesso di vivere dentro i miei pensieri, credetemi. Voi esistete, anche se per me soltanto…”

Quella volta non venne a farmi visita una nuova storia, vennero a farmi visita tutte le altre. Quelle vecchie che avevo interrotto e messo da parte in attesa di tempi migliori.
Erano venute a rinfacciarmi la mia inconcludenza, la mia poca convinzione.
Alla fine, per l’ennesima volta, le ho rassicurate. Sono certo che un giorno queste mie vecchie storie avranno la soddisfazione di concludersi. E quando questo avverrà sarà comunque una scommessa vinta, a prescindere dal fatto se saranno gradite o meno.
W le storie dunque.

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