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Giorno: 10 Luglio 2019

Festivalfilosofia 2019: divenire persone

Da: Ufficio stampa MediaMente

Nelle piazze e nei cortili del festival si discuterà di autonomia e diritti delle persone, di maschere e peculiarità del volto, di costituzione del Sé in tutte le fasi della vita e dei generi d’identità, sempre oscillanti tra io e noi

L’edizione 2019 sarà imperniata sulla parola chiave persona. In oltre 50 lezioni magistrali saranno affrontate le varie declinazioni di questo tema, una categoria di lunga durata della cultura europea, fondamento dell’autonomia individuale e dei diritti umani. Sempre immersa in una rete di reciprocità, alla persona si riconduce il principio di dignità, sia nel campo sociale e politico, sia nelle questioni della vita individuale. Si indagherà anche il modo in cui l’essere persone – richiamandosi al suo significato originario di maschera – passi attraverso il riconoscimento e la messa in scena del sé in cui si esprime la soggettività di ciascuno.

Strutturato per gruppi di questioni, il programma filosofico porterà pertanto in primo piano un lessico concettuale a più voci dove si confronteranno prospettive filosofiche plurali e anche divergenti.

1 – Genealogie della persona
La prima pista affronta alcuni degli assi concettuali e storici ancora operativi nell’uso contemporaneo di questa categoria. Tra le tracce di lunga durata significativa è quella religiosa, che risale fino alla questione della natura umana e divina, come mostrerà Enzo Bianchi. Una seconda traccia, di cui parlerà Emanuele Stolfi, rinvia al diritto romano, nel quale la summa divisio tra persone (liberi e servi) e cose costituisce uno dei perimetri originari in cui si è svolto il discorso istituzionale e morale intorno alla persona.Questo dispositivo è stato successivamente recuperato su un piano filosofico e morale, ma sempre ispirato al primato del classico, nella visione umanistica di un antropocentrismo fondato sulla «dignità dell’uomo», su cui interverrà Massimo Cacciari in una lezione dedicata alla memoria di Tullio Gregory. Più a ridosso della contemporaneità, ulteriori svolte hanno segnato la riflessione sulla persona. In ambito fenomenologico, come mostrerà Roberta de Monticelli, è emersa la questione del rapporto tra l’evidenza della soggettività, che è corporea e relazionale, e l’«individualità essenziale» in cui è racchiuso il segreto dell’irripetibile unicità di ogni persona, capace di portare la propria novità nel mondo. Sul terreno della biopolitica, per converso, la critica alla persona ha mostrato la necessità di pensarla sempre in relazione all’impersonale, ovvero al collettivo, o in altro senso all’organico, per mostrare come la consistenza del vivente (umano, ma non solo) sfugga all’astrazione giuridica e istituzionale che pare inevitabile, data la struttura della persona: ne discuterà Roberto Esposito.

Un’ulteriore soglia problematizza la questione chiamandoci a discutere lo statuto delle persone non-umane e la soggettività animale: Leonardo Caffo farà il punto sulle sfide poste alla filosofia dalla questione delle specie, mentre Luisella Battaglia indicherà come il riconoscimento dei diritti degli animali implichi una vera e propria estensione della nostra comunità. Emanuele Coccia spingerà la riflessione fino a domandarsi se non esista un “io vegetale” che accomuna i viventi.

2 – Maschere e volti
Il secondo terreno di analisi riguarda il significato etimologico e, come si vedrà, iconologico, della persona, che in latino indica la maschera (in greco la parola si affermerà in epoca bizantina per indicare la persona morale del sapere giuridico e verrà tradotta con prosopon, ossia con un termine che anch’esso rinvia al significato arcaico avente a che fare col volto e l’immagine). Marc Augé, membro del Comitato scientifico del festival, ne ricostruirà la dimensione antropologica e rituale, mentre Remo Bodei, Presidente del Comitato, si soffermerà sul rapporto tra maschera e volto che emerge anche nella disciplina del ritratto. Uno speciale tipo di maschera, con le sue implicazioni culturali ed etiche, è il tema della lezione di Maria Bettetini, che discuterà il significato iconologico del velo in varie pratiche culturali e religiose.

Carlo Sini, discutendo lo statuto del corpo tra soggettività e automatismo, mostrerà come il corpo che siamo possa essere la nostra prima maschera. Jean-Luc Nancy farà vedere come siano la pelle e la sua fragilità, esponendo il corpo al mondo, a costituire il nostro primo legame con esso.

3 – Lessico dell’individuo
Nella terza pista tematica si farà il punto sui diversi lessici dell’individualità, della soggettività e della singolarità, per cogliere i contesti e le caratteristiche peculiari dell’idea filosofica di persona. Mentre la questione dell’individuo si pone sul piano ontologico in relazione alla totalità, facendo emergere anche il carattere illusorio delle parti rispetto al tutto dell’Essere (è la proposta di Emanuele Severino), è possibile anche rintracciare ampia evidenza di una trasformazione che l’individualità ha subito in epoca contemporanea. Come indicherà Danilo Martuccelli, gli individui contemporanei ambiscono a essere uguali solo a se stessi e incomparabili con chiunque altro. In questo processo di singolarizzazione, il cui esito paradossale è spesso il conformismo assoluto, Mauro Magatti intravede l’opportunità di ripensare un individuo che, dalla propria crisi, riscopra il valore fondante e generativo della reciprocità. La soggettività, del resto, non è un dato ma una costruzione, un complesso processo di edificazione di sé e del proprio carattere, come mostrerà Salvatore Natoli.

Ogni esistenza è d’altronde essenziale e intangibile. Ai gesti di violenza biblica che attaccano la singolarità della vita, facendone per contrasto brillare il valore, è dedicata la lezione di Massimo Recalcati.

In un contesto completamente differente, la singolarità è una caratteristica cosmologica, come nel caso dei buchi neri, dove i sistemi fisici perdono la capacità predittiva. Questo affascinante tema, che ha a che fare con le più avanzate teorie sull’origine dell’universo, verrà discusso da Mariafelicia De Laurentis e Massimo Pietroni (in collaborazione con l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, dibattito condotto da Marco Cattaneo).

A come sopravvivere nel mondo conservando la scintilla dell’umanità e con l’ausilio del racconto sarà dedicato l’intervento di Stefano Massini (Lectio Coop Alleanza 3.0).

4 – Io e noi
Il tema dell’identità, che non si sovrappone a quello dell’individuo, indica una questione che dal piano individuale (non solo cognitivo, e nella nostra epoca neanche esclusivamente corporeo, ma anche digitale), si carica tuttavia anche di valenze politiche. Funzionale e costruttiva, l’identità rinvia sempre all’appartenenza, a una cultura o alla comune umanità: tutti concetti porosi e non essenzialistici, di cui provare a sondare limiti e potenzialità. Nathalie Heinich indicherà il contesto individuale di formazione dell’identità, decostruendo tutto quello che nel discorso pubblico passa per “identitario”, senza a rigore esserlo, mentre Donatella Di Cesare farà vedere come, in un mondo che non sa più pensare il fuori, l’identità valga soprattutto come cancellazione dell’alterità. Su un diverso piano, Silvia Vegetti Finzi mostrerà viceversa che essere se stessi è un’arte che si impara nel lungo passaggio tra infanzia e vita adulta.

Il transito dell’identità e della personalità dal piano individuale a quello collettivo comincia con Carlo Galli, il quale discuterà le istituzioni pubbliche per evidenziare come la politica si fondi su figure che implicano una soggettività generale, mentre Colin Crouch (nella Lectio Gruppo Hera) affronterà il tema dell’appartenenza e dell’identità collettiva tra globalizzazione e rinascita delle nazioni. Al tema dell’identità culturale – e in particolare alla questione dei valori europei nel loro rapporto con le radici religiose del cristianesimo – sarà invece dedicata la lezione di Olivier Roy.

C’è un campo tutto nuovo nel quale il crinale tra privato e pubblico, identità individuale e immersione nella “community”, viene articolato in forme spesso senza precedenti: è quello del web e dell’identità digitale cui non sfugge ormai gran parte delle persone. Paolo Ercolani ne misurerà limiti e potenzialità – tra soggettività social e perdita di realtà – mentre Davide Sisto mapperà un fenomeno di grande portata antropologica, ossia quello della sopravvivenza digitale (negli account social delle persone decedute e nelle tracce dei propri dati), per cui si profila un vero e proprio nuovo rapporto tra i vivi e i morti.

5 – Sé come altro
La quinta pista ruota attorno alla costituzione psichica del Sé e alle prove cui è sottoposto. Umberto Galimberti si chiederà se ciascuno, preso come persona, sia uno o molti, mentre Alain Ehrenberg farà il punto sull’individuo contemporaneo interrogandosi sul rapporto tra la meccanica delle passioni oggetto delle neuroscienze e le patologie da cui è affetto il soggetto in una società ad elevato livello di prestazione. Focalizzandosi sul caso dell’autismo, Marco Francesconi ne prenderà spunto per segnalare che la “mente pieghevole” è caratteristica di ogni persona, mentre Massimo De Carolis, indicando come ogni identità riposi sull’imperfezione, mostrerà come la personalità sia sempre una costruzione politica.

L’essere se stessi si dipana tra la vita e la morte, ponendo questioni “bioetiche” che si possono filosoficamente racchiudere nella formula della “memoria del Sé”, come quando si pone la domanda su cosa resti di noi di fronte a malattie che sembrano cancellare memorie e personalità (ne parlerà Michela Marzano nella Lectio Rotary Club Gruppo Ghirlandina): è in gioco, lo sosterrà Michael Quante, l’idea fondamentale dell’autonomia personale. Delicato e dilemmatico è il momento del fine vita, in cui traspaiono le esigenze di restare sovrani della propria vita (ne parlerà Paolo Flores D’Arcais) e di salvaguardare la vita con la cura fino all’estremo (su cui interverrà Vincenzo Paglia).

6 – Diritti delle persone
Si giunge infine nella sesta pista all’idea della persona come fondamento di autonomia morale e dei diritti. Mediatrice tra uomo/donna e cittadino/cittadina, la categoria di persona è il perno dell’idea contemporanea dei diritti umani, ossia del set di tutele giuridiche che spetta a chiunque, indipendentemente dalla sovranità degli Stati e dall’idea di cittadinanza. Frutto, come si è visto, di una lunga genealogia, questo tema ha anch’esso una premessa classica: mentre Ivano Dionigi mostrerà le politiche di inclusione romane e la loro attualità, Maurizio Bettini ricostruirà il significato classico dell’idea di “ius humanum”, con le analogie e le differenze rispetto al concetto di diritti umani.

Una delle virtù essenziali che si attribuiscono alla persona è quella della dignità, sul cui principio interverrà Michael Rosen nella Lectio BPER Banca. Gustavo Zagrebelsky, in prospettiva analoga, indicherà che la prima forma di riconoscimento, nonché la prima tutela giuridica, sta nel “diritto di avere diritti”.

Uguaglianza di fronte alla legge e differenza delle culture saranno il tema della lezione di Michel Agier, che ci ricorderà come tutti siamo sottoposti all’essere stranieri, mentre Roberto Mancini si soffermerà sull’importanza di riconoscere dignità e solidarietà alle persone nei processi economici. Sempre in chiave economica e sociale, Enrico Giovannini si interrogherà sul ruolo delle persone e sul destino dei posti di lavoro nella quarta rivoluzione industriale (Lectio Confindustria Emilia Area Centro), mentre Chiara Saraceno affronterà la doppia e intrecciata disuguaglianza che riguarda disparità di genere e mercato del lavoro, con i costi umani e sociali che essa comporta. Sempre muovendosi entro una questione di genere, Elena Pulcini indicherà come la vulnerabilità, presa come condizione esemplare dell’epoca contemporanea, possa divenire una risorsa per chi voglia praticare la responsabilità e la cura del mondo.

7 – La lezione dei Classici
Completerà come di consueto il programma filosofico la sezione “Lezione dei classici”: grandi interpreti del pensiero filosofico presentano le opere che hanno maggiormente segnato la riflessione sul tema “persona”.

Giuseppe Cambiano presenterà la “Politica” di Aristotele per risalire, nella discussione della polis e del ruolo degli schiavi, a una delle prime dicotomie tra persone e cose. Fabrizio Amerini si dedicherà alla “Summa teologica” di Tommaso d’Aquino per commentare un’influente teoria della persona, tra teologia trinitaria e antropologia.

Venendo alla prima età moderna, Nicola Panichi commenterà i “Saggi” di Montaigne, vero e proprio spartiacque nella visione della soggettività e dell’autobiografia. Discutendo “Per la pace perpetua” di Kant, Massimo Mori mostrerà i dilemmi del diritto cosmopolitico tra diritto di migrazione e politiche di ospitalità, mentre Angelo Panebianco, con una lezione su “La democrazia in America” di Tocqueville, analizzerà la prima compiuta versione dell’individualismo.

Più a ridosso del contemporaneo, Remo Bodei si focalizzerà sull’idea multipla di persona che emerge in “Uno, nessuno e centomila” e più in generale nell’intera opera di Pirandello.

Con una lezione su “Totalità e infinito” di Lévinas, Silvano Petrosino ricostruirà una delle proposte filosofiche più cruciali nell’attuale dibattito su empatia, riconoscimento, centralità del volto per la morale e il rapporto all’altro, mentre Laura Boella guiderà il pubblico alla scoperta di “La persona e il sacro” di Simone Weil, un testo nel quale cura per gli altri e aspirazione alla trascendenza si gemellano.

Con una lezione su “Sé come altro” di Paul Ricoeur, infine, Francesca Brezzi ripercorrerà alcuni concetti chiave di uno dei più significativi autori della filosofia dopo il personalismo.

Infoline: Consorzio per il festivalfilosofia, tel. 059/2033382 e www.festivalfilosofia.it

Oltre 2 milioni e mezzo di presenze in 18 anni: il festivalfilosofia dà i numeri

Da: Ufficio stampa MediaMente

Due milioni e 625 mila presenze dal 2001 al 2018, 2.948 eventi in tutto. Diciotto anni con risultati da record per una grande iniziativa di pedagogia pubblica e di comunicazione moderna dei saperi, che porta la filosofia nelle piazze delle tre città emiliane, con importanti ricadute culturali e sociali, ma anche economiche

Dalle 34 mila presenze del 2001 alle oltre 185 mila del 2018: un pubblico sempre più numeroso per assistere a un programma sempre più ricco. I numeri lo confermano: la prima edizione del festivalfilosofia proponeva 98 iniziative, lo scorso anno – diciottesima edizione – gli eventi sono stati complessivamente 221 per una manifestazione che ha importanti ricadute non solo culturali e sociali, ma anche economiche, con un impatto diretto di oltre 3 milioni di euro.

Era il settembre 2001 quando debuttava il festivalfilosofia, il primo caso europeo di festival filosofico in senso proprio. Avviata per iniziativa di un Comitato di Enti locali, poi costituitisi in Consorzio, la manifestazione propone una formula, sostanzialmente inalterata nelle diciassette edizioni realizzate, imperniata su un tema che muta ogni anno e ispira tutte le iniziative in programma. Le parole scelte per ciascuna edizione hanno sempre individuato concetti chiave della tradizione filosofica e al tempo stesso questioni calde dell’esperienza contemporanea, come felicità e vita, bellezza e umanità, fantasia e comunità, cose e amare, fino alle ultime due edizioni, dedicate rispettivamente alla gloria e all’ereditare.

Dalla prima edizione sono stati realizzati oltre 2.900 eventi: tra questi ben 796 lezioni magistrali, che hanno visti protagonisti 370 filosofi,di cui 81 stranieri. Sono proprio le lezioni magistrali il cuore del programma, con i maggiori pensatori contemporanei, italiani e stranieri, che presentano la propria tesi e rispondono a domande del pubblico. Nella sezione delle lezioni dei classici, invece, eminenti studiosi commentano le opere che hanno costituito modelli o svolte concettuali rilevanti nella storia del pensiero occidentale.

Un vasto programma di iniziative declina poi il tema nei diversi ambiti della creazione, per sottolineare la stretta connessione tra forme dell’esperienza, dell’arte e del pensiero. Fino ad ora sono stati 2.403 gli eventi del programma creativo:spiccano le 559 mostre e installazioni e gli oltre 379 tra concerti e spettacoli dal vivo, cui si devono aggiungere oltre 100 letture e conversazioni (121) e più di 200 film (229). Le attività per bambini e ragazzi sono state finora complessivamente 632.

Il festival si presenta anche come occasione per condividere i piaceri della buona tavola. Tullio Gregory firma la sezione “cucina filosofica” fin dalla prima edizione: dal 2001 il filosofo e gourmet ha ideato ben 134 menù filosofici a tema.

Quanto ai dati di pubblico, si è giunti a un totale di oltre 2.600.000 presenze complessive nelle prime 18 edizioni. Nel 2018, se si sommano i partecipanti alle iniziative del programma con i dati delle aperture straordinarie che saldano agli appuntamenti del festival alcune sedi di particolare rilevanza artistica, le presenze complessive sono state oltre 185 mila,a conferma della fortunata complementarietà tra evento e patrimonio.

I dati qualitativi, poi, desumibili anche dalla tesi di dottorato discussa da Maria Giovanna Manni presso la Fondazione Marco Biagi di Modena nel 2015, confermano il carattere nazionale e internazionale del festivalfilosofia: oltre la metà dei partecipanti arriva ogni anno da fuori provincia, soprattutto dal centro nord, ma con presenze significative anche dal sud e dalle isole e un numero crescente di presenze dall’estero. In sensibile aumento soprattutto i giovani, che costituiscono ormai quasi il 25% del pubblico. L’età media dei partecipanti è di 44 anni e il livello di scolarizzazione del pubblico risulta molto alto. Quasi il 60% ha una laurea, benché non si tratti di un pubblico di settore: più di una persona su sei non ha mai studiato filosofia, mentre il 30% di chi l’ha studiata lo ha fatto solo a scuola e non all’università.

La permanenza media si attesta intorno ai 2,54 giorni, dunque sono pochi i visitatori che si fermano un giorno soltanto: un partecipante su tre si ferma anche a dormire generando un impatto economico diretto sul territorio di oltre 3 milioni di euro.

Infoline: Consorzio per il festivalfilosofia, tel. 059/2033382 e www.festivalfilosofia.it

Da Temistocle a Mitsotakis… La storia non si ripete

Ora è sicuro: i greci non bloccheranno di nuovo l’impero.
Kyriakos Mitsotakis è il nuovo Primo Ministro della Grecia, esponente di un partito di destra ed europeista, la Nuova Democrazia. Armato di un programma liberista con l’obiettivo di cambiare la struttura economica del paese attraverso la bandiera delle riforme strutturali.
Più o meno l’idea è di mettere ordine a quanto già fatto da Tsipras che da rivoluzionario di sinistra insieme al Bruce Willis dei poveri, Yanis Varoufakis, si era poi trasformato nel più “utile idiota” della Commissione europea, subendone e costringendo un intero popolo a sottomettersi ai suoi dictat nella maniera più rigorosa possibile. Addirittura arrivando ad ignorarne la volontà maturata alle urne nel 2015, quando si espresse contro le misure di austerità volute dall’Europa attraverso un referendum che vide prevalere il no all’accordo con il 61,31% dei voti.
Tsipras e Varoufakis, una delle coppie più dannose della storia recente, dopo quel voto decisero di separarsi. E mentre l’uno si confermò solido burattino nelle mani dei poteri sovranazionali contro il volere del suo stesso popolo e rimase alla guida della Grecia in modo da assicurare che liberalizzazioni, privatizzazioni, cessioni di sovranità e schiavizzazione di un popolo andassero avanti, l’altro, la copia dell’attore bello e truce, se ne andò ramingo in Europa a curare i suoi affari e a predicare a quei pochi che incredibilmente ancora credono che lui impersoni il sogno socialista ed il mito di Achille.
Gli elettori hanno voluto punire Tsipras, che oltre a distruggere il presente dei greci gli ha ipotecato il futuro impegnandosi a realizzare avanzi di bilancio fino al 2060, indossando la cravatta in segno di vittoria. Ma nonostante questo, porta in Parlamento oltre il 30% di consensi, sintomo di perenne confusione da parte delle masse.
Ma ecco il nuovo. Arriva il momento di Mitsotakis che rappresenta più o meno la novità come potrebbe rappresentarla in Italia un altro governo Berlusconi, tanto per tentare un parallelismo.
Promette grandi cose, come solo una destra illuminata può fare. Mettere ordine e fare con maggiore scientificità ciò che i comunisti di Tsipras non avevano nel dna e quindi non potevano fare fino in fondo. Nuova Democrazia vuole fare quello che va fatto senza costrizioni, prendere coscienza della propria subalternità al capitale e alla finanza, nonché ovviamente alla Commissione europea e al suo impianto neo liberista. Si impegna a ridiscutere gli avanzi di bilancio al fine di mitigarli e a recuperare le eventuali perdite attraverso … tagli al bilancio corrente. Insomma, tutto cambia ma le spese continuerà a pagarle il popolo greco.
Promette di aumentare la produttività e il tasso di crescita attraverso investimenti esteri, liberalizzazioni, privatizzazioni, investimenti in innovazione e capitale umano. Il che vuol dire dipendere dall’estero, dal movimento dei capitali e dalla supremazia di questi sul movimento delle persone. E poi taglio delle tasse sulle aziende e sulle proprietà rispettando gli stringenti obiettivi fiscali concordati con l’Europa, quindi da finanziare attraverso un taglio di pari entità della spesa corrente. Come se ci fosse ancora posto per tagliare qualcosa in un Paese già costretto ai minimi termini di vivibilità.
In sintesi, più e convinta apertura ai mercati e alla globalizzazione a fronte di meno stato e meno servizi. Il popolo è felice e vota convinto, segno che qualcosa nella comunicazione rimane oscuro.
E Mitsotakis, addirittura, si propone di tagliare quella spesa discrezionale e clientelare su cui hanno prosperato tutti i governi precedenti, e quindi anche lui discendente di una famiglia di governanti e il suo partito, che magari aveva contribuito a truccare i conti e a mandare in dissesto la Grecia costringendo Tsipras a piegarsi alla Troika. Insomma un circolo vizioso in cui le persone hanno perso la strada e proseguono a tentoni.
C’è stato un momento in cui l’Europa ha davvero guardato alla Grecia e al popolo greco con la speranza che diventasse la scintilla per un serio rinnovamento, in senso popolare e democratico in questa Europa senz’anima. Invece è stata solo la conferma che il cammino è lungo e che forse non c’è davvero più speranza per il socialismo e la democrazia.