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Giorno: 24 Marzo 2020

ALLA FINE, QUALE DEMOCRAZIA RIMARRA’?
Due virus e due emergenze a confronto: Covid-19 e Terrorismo

Le immagini di piazze e strade svuotate dal Covid-19, dove, ogni tanto, si vedono forze dell’ordine che, con diverse modalità, controllano spicchi di territorio fermando passanti e automobilisti, mi rimandano alla primavera del ’78.
Era l’inizio di aprile. Mi trovavo a Roma per alcuni giorni, per la Direzione Nazionale dei giovani delle ACLI. La prima sera, con alcuni amici veneti e romani, siamo usciti per mangiare qualcosa in un’osteria. Le strade del centro erano deserte, un silenzio spettrale. Girato l’angolo di un incrocio di Via Nazionale, ci siamo quasi scontrati con un gruppetto di soldati di pattuglia che camminavano nel mezzo della strada. Eravamo in pieno rapimento dell’on. Aldo Moro e il ‘virus del terrorismo’ si stava espandendo, facendo proseliti e, purtroppo, numerose vittime. Si cercavano covi clandestini, persone ‘infettate’ dal terrorismo, si cercava di liberare l’ostaggio Moro.

Oggi sappiamo una verità molto differente ma non ancora compiuta. Nonostante numerosi processi, commissioni e soprattutto importanti e approfondite indagini giornalistiche, mancano alcuni tasselli fondamentali che possano fare chiarezza su quell’epidemia politica, sugli ‘untori’ (e mandanti), sui diversi aguzzini.

L’emergenza virale che stiamo subendo in questi giorni, per essere vinta ha bisogno di comportamenti responsabili di tutti noi italiani, di lunga o breve appartenenza a questo amato/non amato Paese. Un Paese fatto di comunità dove il triste tributo di vittime è doloroso e sempre inaccettabile. Anche se sembra impossibile, vanno evitate altre ‘unzioni’ di comodo per trarre qualche temporaneo beneficio politico e, soprattutto, c’è bisogno di tempo per far sì che la ricerca scientifica trovi il vaccino che ci porti fuori da questa pandemia.

Diverso è lo scenario per quanto riguarda il 42esimo anniversario della morte dei componenti della scorta e del rapimento e uccisione di Moro, che ricorre in questi giorni. Il fattore tempo, per chi scrive queste brevi note ed è convinto che la parte più indicibile non sia stata svelata, sembra giocare a sfavore. Più ci si allontana dai fatti e meno testimoni restano. Mi si potrà obiettare che ci sono i documenti, le carte, ma ci dovrà essere qualcuno o qualcosa che ti permetta di poterle ‘leggere’ con cura ed intelligenza. La storia degli Anni di Piombo e delle Stragi di Stato è in gran parte una pagina vuota, un buco ancora da riempire di verità.

Molti si ricorderanno che, a suo tempo, una vulgata molto gettonata affermava che i corpi e gli ambiti infetti/infedeli erano stati debellati, sconfitti. Migliaia e migliaia di pagine dissero che il terrorismo, ‘il virus’, era stato sconfitto grazie alla politica della fermezza. Tutto si era risolto per il meglio, si diceva. La cura era stata efficace e la democrazia ne era uscita rafforzata. Una democrazia fatta di rinunce quotidiane anche dure, importanti, fatte per il bene del Paese.
Il giornalista e studioso Giovanni Fasanella, che ha scavato molto fra quelle carte, nei giorni scorsi sui social ha detto che il Caso Moro non fu solo una ’influenza’ e, se portò lo Stato a sconfiggere il “Partito armato’, a disarticolarlo: “vacillò, però, di fronte a un partito più potente, quello della ‘morte politica’ di Aldo Moro, il suo uomo più lucido […] e da allora il Paese è scivolato inesorabilmente verso il baratro”. Un virus che non ci ha aiutati ad uscire dall’emergenza.

Anche in queste settimane, di fronte al Covid-19, le rinunce sono tante. Vengono chiusi molti luoghi della produzione, della socialità, dell’istruzione, dello stare e fare assieme. La democrazia sembra tenere, anche se molte libertà e molti diritti sono messi in sordina. Rimangono però sul tappeto molte domande aperte. Le persone che oggi perdono il lavoro avranno davvero il sostegno delle comunità in cui vivono, delle forze politiche e sociali, del Governo, per ritrovare una nuova stabilità economica? E, alla fine dell’emergenza, quale democrazia rimarrà? Questa situazione avrà fatto ritrovare a tutti noi il senso di essere parte di una comunità, oppure non ci avrà insegnato niente?

Immagine della cover: di Beppe Briguglio, Patrizia Pulga, Medardo Pedrini, Marco Vaccari http://www.stragi.it/index.php?pagina=associazione&par=archivio, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=4490241

 

Camera di Commercio: “Lavorare per ripartenza”

Da: Camera di Commercio.

E’ già disponibile per le imprese, su registroimprese.it, la visura gratuita online per l’individuazione del proprio codice Ateco, primario e secondario. Informazioni, di primaria importanza alla luce delle categorie individuate dai Decreti dell’11 e del 22 marzo 2020, alle quali è possibile accedere cliccando, nella lista dei risultati, sulla ricorrenza di interesse e accedendo alla pagina di Dettaglio Impresa. Aziende, inoltre, che avranno così anche il modo di riconvertire le proprie produzioni in questi momenti di emergenza sanitaria per mantenere posizioni sui mercati, trovare nuovi clienti, lavorare con i propri fornitori o, purtroppo, anche solo per sopravvivere.

“Una fonte istituzionale garantita dalla legge, quale è oggi il Registro delle Imprese, si arricchisce di un nuovo servizio per accompagnare in questi momenti così drammatici le imprese, che faranno fatica a sopravvivere alle prossime settimane”. Così il presidente della Camera di Commercio, Paolo Govoni, che ha aggiunto: “Le Autorità europee e nazionali devono lavorare insieme per elaborare un piano che stabilizzi la situazione economica e assicuri un’adeguata liquidità al sistema. Bisogna mantenere le imprese a galla e salvaguardare i posti di lavoro durante questo periodo di inevitabile rallentamento economico. Perché nonostante gli sforzi che imprenditori stanno facendo i necessari provvedimenti che limitano la socialità stanno avendo una forte ricaduta su produttività, spesa e investimenti”.

COSA è IL CODICE ATECO
Il codice Ateco è una combinazione alfanumerica che identifica una ATtività ECOnomica. Le lettere individuano il macro-settore economico mentre i numeri (da due fino a sei cifre) rappresentano, con diversi gradi di dettaglio, le specifiche articolazioni e sottocategorie dei settori stessi. Con i codici Ateco viene pertanto adottata la stessa classificazione delle attività economiche per fini statistici, fiscali e contributivi, in un processo di semplificazione delle informazioni gestite dalle pubbliche amministrazioni ed istituzioni.

COME è FATTO UN CODICE ATECO
Le attività economiche vengono raggruppate con dettaglio crescente secondo: Sezioni –Divisioni –Gruppi – Classi – Categorie – Sottocategorie

A COSA SERVE IL CODICE ATECO
Il codice Ateco è necessario per l’apertura di una attività imprenditoriale e per una nuova partita IVA. In questo caso, infatti, occorre comunicare all’Agenzia delle Entrate la tipologia dell’attività che intendiamo svolgere. Contemporaneamente, il contribuente dovrà presentare la DIA (Dichiarazione di Inizio Attività), sempre in relazione all’attività economica di riferimento e, quindi, al suo codice Ateco.

Bondeno: Ferrocolor dona 700 mascherine

Da: Comune di Bondeno.

Settecento mascherine donate al Comune e a disposizione di altre attività commerciali di vicinato. Ferrocolor ha voluto donarle all’ente locale, rinunciando a venderle in proprio, per consentire ai tanti negozi rimasti aperti anche in questa situazione di crisi di poter lavorare in sicurezza. “Le mascherine di protezione erano state ordinate da tempo dal negozio gestito dalla famiglia Ferrari – spiega il sindaco facente funzioni, Simone Saletti –. I proprietari, però, hanno voluto donarle al Comune in modo da distribuirle a tutte le altre attività commerciali che devono rimanere aperte: dagli alimentari, alle farmacie, soltanto per fare alcuni esempi. Inoltre, una parte sarà riservata alle persone in stato di necessità. Vedremo di gestire una quota di mascherine per le persone in situazioni particolari attraverso i servizi sociali”. Il motivo del dono al Comune, a scapito di una remunerativa vendita diretta, è molto semplice: “si è voluto evitare che i cittadini ne facessero incetta – assicura Saletti – perché l’invito a tutti è quello di uscire il meno possibile. Distribuire le mascherine ai negozi, invece, è un modo per assicurare idonee misure di sicurezza a chi lavora ed aiutare la comunità. Di questo siamo grati a Ferrocolor”. Il sindaco facente funzioni si è recato nella mattinata di martedì 24 marzo alla Ferrocolor, per incontrare Andrea, Lorenza e Isabella Ferrari, per questa straordinaria donazione. Nei prossimi giorni, i negozi del territorio saranno provvisti delle nuove mascherine in corso di distribuzione. “Un altro segno tangibile del fatto che la comunità è in grado esprimere il meglio di sé nell’emergenza – conclude Simone Saletti – come accaduto durante le fasi del post-terremoto”.

La Lega chiede un protocollo d’intesa e un fondo per agevolare la produzione di mascherine protettive

Da: Lega Emilia Romagna.

“Per permettere alle aziende di convertire la propria attività e produrre mascherine serve una verifica rapida sulla qualità del prodotto e un fondo regionale: i costi della certificazione non possono ricadere sugli imprenditori. E’ assurdo che sia il singolo imprenditore a doversi accollare le spese, peraltro ingenti, delle analisi necessarie ad ottenere il via libera alla produzione, così come è inaccettabile che i tempi di attesa vadano, in certi casi, oltre le due settimane. La Regione deve istituire un fondo regionale per coprire i costi delle prove tecniche di conformità per chi vuole avviare nuove produzioni e deve stilare un protocollo di intesa con l’Istituto Superiore di Sanità e l’Inail per abbreviare i tempi di risposta dei laboratori di analisi. Siamo in piena emergenza, i cittadini sono i primi a pagare le gravi carenze della sanità nazionale e non si può pensare di far pesare su di loro anche i costi di una mala gestione”.

Il consigliere regionale leghista Fabio Bergamini ha scritto ieri una lettera accorata al presidente della Regione, Stefano Bonaccini, chiedendo che l’ente di viale Aldo Moro accolga la proposta di un protocollo d’intesa urgente tra Regione, Istituto Superiore di Sanità e Inail al quale deve aggiungersi la creazione di un fondo regionale a sostegno delle aziende che vogliono riconvertire la propria attività per la produzione di mascherine o altri Dpi.

“L’emergenza Coronavirus ci impone di dare rapidamente risposte alle aziende che intendono mettere in produzione mascherine protettive: tante realtà del territorio ci hanno contattato segnalando difficoltà nell’affrontare il percorso per la conversione della produzione sia in termini burocratici che economici. A quanto risulta dalle segnalazioni gli adempimenti richiedono passaggi tutt’altro che semplici, con tempi lunghi e con costi economici che, complessivamente, possono arrivare a qualche migliaio di euro – spiega Bergamini –. Si tratta di difficoltà che scoraggiano chi con senso civico e buona volontà vorrebbe mettersi a servizio delle prime necessità del Paese e tutto questo accade mentre gli operatori che garantiscono servizi essenziali sono costretti a lavorare a contatto con le persone, in piena emergenza con il rischio di non essere dotati dei dispositivi di sicurezza. Raccogliamo, in tal senso, le sollecitazioni dei sindaci, ed in particolare del primo cittadino di Ferrara, Alan Fabbri: la Regione si attivi subito per dare risposte”.

“E’ urgente la creazione di un fondo regionale apposito – aggiunge il consigliere – per abbattere i costi necessari alle aziende ed ottemperare alle varie norme tecniche (Uni, En, Iso; ndr) ed è indispensabile accompagnare le aziende in un percorso che le aiuti ad individuare i giusti parametri in modo che i dispositivi di protezione prodotti possano superare, in tempi celeri, i test previsti dalle attuali normative. Un protocollo d’intesa tra le parti (Regione, Iss, e Inail) potrebbe agevolare la rapida verifica delle nuove produzioni”.

“Nonostante le promesse di un percorso semplice per la conversione le aziende sono disorientate dalle difficoltà burocratiche che incontrano e dai costi importanti che sono chiamate a sostenere e chiedono invece risposte urgenti – conclude –. Non c’è più tempo da perdere, dobbiamo correre ai ripari per mettere in sicurezza chi lavora quotidianamente per il bene della comunità”.

27 Marzo: festival Crossroads, Giovanni Guidi in concerto (diretta FB e televisiva)

Da: Organizzatori.

L’appuntamento è per venerdì 27 marzo alle ore 18:30, quando l’esibizione in piano solo di Giovanni Guidi, giovane talentuoso pianista pupillo di Enrico Rava, sarà fruibile in diretta dalla pagina facebook di Crossroads, il festival itinerante organizzato da Jazz Network e dall’Assessorato alla Cultura della Regione Emilia-Romagna (https://it-it.facebook.com/CrossroadsRavennaJazz/). Crossroads darà così il suo contributo all’iniziativa #laculturanonsiferma della Regione Emilia-Romagna.

La diretta streaming sarà visibile in diretta anche su Lepida TV (canale 118 del digitale terrestre e canale 5118 di Sky, visibile solo in Emilia-Romagna), sul portale Emilia-Romagna Creativa (www.emiliaromagnacreativa.it), sul sito di Lepida TV (www.lepida.tv), sul canale YouTube Lepida TV OnAir, sulla pagina facebook di Emilia-Romagna Music Commission (www.facebook.com/EmiliaRomagnaMusicCommission), oltre che sulla pagina personale di Guidi (https://it-it.facebook.com/GiovanniGuidiJazz/).

“Sarà tutto in diretta – spiega Giovanni Guidi – suonerò e potremo parlare. Non sarà come stare insieme, ma ci sentiremo più vicini. Personalmente avevo in calendario una bella serie di concerti in giro per l’Italia e all’estero, appuntamenti che sono stati cancellati o rimandati a data da definirsi. Ho pensato quindi che il modo migliore per tenersi in contatto fosse andare nei Festival collegandomi in rete, in attesa di poter ricominciare a condividere questi momenti insieme, vicini, guardandoci negli occhi e stringendoci le mani a fine concerto”.

“In queste settimane – continua Guidi – tutti noi siamo stati chiamati a cambiare drasticamente le nostre abitudini, a fare dei sacrifici, come continuare a lavorare rischiando la propria incolumità per il bene di tutti, per permettere al Paese di andare avanti e affrontare questa drammatica urgenza. Penso al personale medico o agli operai nelle fabbriche. O come, dall’altro lato, non poter affatto lavorare, trovarsi a rinunciare non si sa per quanto tempo a svolgere la propria professione. È il caso di noi lavoratori dello spettacolo. E se da una parte ci sono artisti che possono vivere di rendita, dall’altra c’è la stragrande maggioranza di operatori che vivono una quotidianità precaria e che ora saranno chiamati ad affrontare questa nuova ennesima sfida”.

Crossroads contribuisce inoltre alla campagna di raccolta fondi per l’emergenza coronavirus istituita dalla Regione Emilia-Romagna. Le donazioni possono essere fatte con versamento sul conto corrente IT69G0200802435000104428964 intestato ad Agenzia regionale per la sicurezza territoriale e la protezione civile dell’Emilia-Romagna, indicando in causale “Crossroads #laculturanonsiferma”.

Dopo l’esibizione per Crossroads, il Digital Tour di Guidi sbarcherà con contenuti musicali sempre diversi sulle pagine social di Empoli Jazz (domenica 29 marzo alle 12), della Cantina Bentivoglio di Bologna (giovedì 2 aprile alle 21, in collaborazione con la Regione Emilia-Romagna e Lepida TV), del Piacenza Jazz Fest (domenica 5 aprile alle 11:30) e dell’Artusi Jazz Festival di Forlimpopoli (mercoledì 5 aprile). Altre date si stanno via via aggiungendo: possono essere consultate in continuo aggiornamento su: https://www.facebook.com/GiovanniGuidiJazz/

Floricoltura: anche a Ferrara perso il 60% del fatturato in poche settimane

Da: CIA Ferrara.

I produttori hanno chiesto alla ministra Bellanova misure a sostegno del settore e liquidità per pagare i fornitori, ma intanto i fiori vanno al macero e molte aziende faranno fatica a risollevarsi

FERRARA, 24 marzo 2020 – L’emergenza coronavirus sta mettendo in ginocchio il settore florovivaistico, che nel nostro paese conta 24mila aziende con un fatturato di 2,5 miliardi, pari al 5% dell’intera produzione agricola nazionale. Cia – Agricoltori Italiani Ferrara lancia l’allarme per la situazione dei produttori sul territorio che saranno presto costretti a mandare al macero migliaia di piante fiorite e fiori, perché lo stop arriva in un periodo in cui si genera il 60-65% del fatturato. A spiegare in dettaglio la situazione Michele Boarini, produttore ferrarese di Cia Ferrara, che dal suo impianto di 15.000 mq a Voghiera produce ed esporta fiori e piante ornamentali in vaso.

“La situazione è tragica – spiega Boarini – soprattutto per i produttori di fiori e piante ornamentali, perché anche se il settore florovivaistico fa parte delle attività agricole consentite, di fatto noi abbiamo perso tutti i canali distributivi, visto che i fiori non sono considerati un bene “essenziale”. Gli sbocchi commerciali abituali sono la Grande Distribuzione che in questo periodo non ha rifornito i reparti dove vende fiori e piante per fare spazio ai generi alimentari; i garden center e i negozi al dettaglio che sono chiusi da qualche settimana e i mercati esteri anch’essi bloccati. In generale non c’è, giustamente, mobilità delle persone – continua Boarini – ed è completamente precluso anche il canale delle cerimonie che in aprile e maggio è uno sbocco commerciale importantissimo e il turismo, perché in questo periodo le località balneari iniziano ad abbellire il verde pubblico, stabilimenti balneari e strutture di ricezione. Per quello che riguarda la mia azienda, ma credo che la situazione sia identica ovunque, sarò costretto a distruggere migliaia di piante fiorite già pronte per la distribuzione che rimarranno invendute, anche per fare posto a nuove produzioni, sperando che la situazione migliori velocemente e i canali distributivi riaprano. Questa crisi si ripercuoterà su tutta la filiera, penso ad esempio a chi fornisce le materie prime necessarie alla produzione, perché se le aziende non otterranno liquidità immediata non riusciranno a pagare i fornitori. E per ottenere credito serve presentare tanta documentazione e molte banche sono in difficoltà a gestire l’emergenza, quindi non si tratta di un percorso veloce come sarebbe necessario in questo momento. Il risultato è che molte aziende non ce la faranno e saranno costrette a chiudere, trascinando l’intera filiera nel baratro”.

Cia-Agricoltori Italiani, insieme all’associazione Florovivaisti Italiani ha già fatto una forte pressione sulla ministra Bellanova per l’istituzione di un fondo specifico per rispondere alla crisi del mercato e al mancato reddito. Per sostenere il comparto, oltre ad una specifica campagna nazionale per rilanciare i consumi, hanno chiesto inoltre anche una moratoria su mutui, finanziamenti e pagamenti, la cassa integrazione per lavoratori in deroga alle regole attuali, il rinvio del pagamento dei contributi previdenziali e delle imposte, il sostegno al reddito per i soci produttori delle cooperative. La ministra Bellanova si è detta disponibile intanto al ripristino dell’apertura dei punti vendita delle aziende florovivaistiche, anche se manca ancora la comunicazione ufficiale e comunque si tratta di un provvedimento che non può colmare la grave perdita di reddito delle aziende più grandi e strutturate che esportano all’estero i loro prodotti.

Ricostruzione post sisma. Tempi più flessibili per la conclusione dei lavori e rendicontazioni per iniziative e progetti di rivitalizzazione dei centri storici

Da: Regione Emilia Romagna.

Il presidente della Regione e commissario, Stefano Bonaccini, ha firmato un’ordinanza che introduce per cittadini, imprese e Comuni modifiche nella disciplina dei termini entro i quali devono essere presentate le richieste di proroga dei termini di conclusioni dei lavori. La disposizione è stata introdotta in conseguenza delle misure in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da Covid-19

Deroghe ad hoc per i progetti, presentati e finanziati, finalizzati a realizzare attività in grado di rivitalizzare i centri storici dei 30 comuni colpiti dal sisma del 20 e 29 maggio 2012 e ancora ricompresi nel cosiddetto cratere.

È questa la principale disposizione contenuta in una Ordinanze (la n. 5 del 23 Marzo 2020) firmata da Stefano Bonaccini, presidente della Regione Emilia-Romagna e Commissario delegato per la Ricostruzione che va a introdurre modifiche nella disciplina dei termini entro i quali devono essere presentate le richieste di proroga dei termini di conclusioni dei lavori. La disposizione è stata introdotta in conseguenza delle misure in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da Covid-19.

Per effetto dell’Ordinanza, saranno accettate ed esaminate, oltre alle richieste già presentate nel rispetto dei termini previsti nei bandi anche tutte le richieste presenti e future, presentate anche al di fuori dei suddetti termini. Nel ricordare che le richieste devono sempre essere trasmesse tramite la piattaforma Sfinge 2020, si evidenzia, comunque, che per quanto attiene a tutti gli altri aspetti legati alla realizzazione dei progetti, è fatto salvo quanto stabilito nei bandi.
Chi dovesse avere già realizzato e concluso il progetto ammesso a finanziamento, inoltre, potrà procedere alla presentazione della rendicontazione delle spese secondo le modalità e i termini definiti dai bandi stessi.

Gli interventi realizzati
Le misure previste per la rivitalizzazione dei centri storici dei comuni più colpiti dagli eventi sismici, fino a oggi, hanno finanziato 487 progetti con un investimento previsto di oltre 41 milioni euro e contributi concessi per circa 30 milioni di euro. È in fase conclusiva la valutazione di 276 progetti presentati sulla finestra del bando straordinario, con il quale saranno concessi ulteriori 12 milioni di euro di contributi a fronte di circa 24 milioni di euro investimenti previsti.

L’ordinanza è consultabile sul sito www.regione.emilia-romagna.it/terremoto nella sezione “Atti per la ricostruzione”, e sarà pubblicata sul Bollettino ufficiale telematico della Regione Emilia-Romagna (Burert).

Coldiretti: non solo virus, ma è anche strage gelo nei campi

Da: Coldiretti Ferrara.

Repentino abbassamento della temperatura sottozero provoca danni a frutta e verdura in tutta Italia. Monitoraggio già avviato per rilevare le situazioni più gravi.

L’improvviso abbassamento delle temperature che sono scese anche di molti gradi sotto lo zero per diverse ore ha provocato gelate estese nei campi coltivati da Nord a Sud della Paese con pesanti danni a frutta e verdura, in grande anticipo per effetto di un inverno bollente. E’ quanto emerge da un monitoraggio della Coldiretti dal quale si evidenzia una situazione di difficoltà a macchia di leopardo lungo la Penisola con i danni più gravi dalla Lombardia all’ Emilia Romagna, dal Veneto alla Puglia per l’arrivo della perturbazione dall’Europa sud orientale con il ritorno della neve dopo un inverno che si è classificato in Italia come il secondo più caldo dal 1800 a livello climatologico facendo registrare una temperatura addirittura superiore di 2,03 gradi rispetto alla media di riferimento.

Alcuni alberi di pesco, albicocco e mandorlo hanno addirittura già i frutticini, ciliegi e susini sono in fiore e tra i filari di pere, mele e kiwi ci sono le gemme pronte che sono state intrappolate dal ghiaccio e bruciate dal freddo mentre – sottolinea la Coldiretti – nei campi gravi danni si contano per le primizie di stagione dai carciofi agli asparagi, dalle bietole alle cicorie fino ai piselli. Ma è allarme anche per 50 miliardi di api presenti sul territorio nazionale che sono state ingannate dal caldo e sono uscite dagli alveari ed ora rischiano di subire pesanti perdite. Siamo di fronte alle evidenti conseguenze dei cambiamenti climatici anche in Italia dove l’eccezionalità degli eventi atmosferici è ormai la norma, con una tendenza alla tropicalizzazione che – conclude la Coldiretti – si manifesta con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo, con sbalzi termici significativi che compromettono le coltivazioni nei campi con costi per oltre 14 miliardi di euro in un decennio, tra perdite della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne.

Anche nella nostra provincia si segnalano temperature al di sotto dello zero e quindi la preoccupazione per i possibili danni ai fiori di albicocco, pesco e ciliegio e per le verdure a foglia ancora in campo, oltre che per i primi turioni di asparago e le piantine di barbabietole in fase di emergenza.

Coldiretti invita i propri soci a segnalare i danni rilevati, anche con documentazione fotografica, prima di tutto alla propria compagnia assicurativa ed in secondo luogo agli uffici dell’organizzazione agricola con l’invio di email descrittive del danno subito.

La fragola Flavia* nelle testimonianze di due produttori dell’area di Policoro (Basilicata)

Da: Consorzio Italiano Vivaisti.

La fragolicoltura trova in Basilicata, in particolare nell’areale di Policoro, un’area altamente specializzata.
Molte aziende stanno testando con grande interesse le varietà brevettate dal CIV, in particolare la cultivar Flavia* caratterizzata da precocità, vigoria media e frutti esterni alla chioma facili da raccogliere, elevata resistenza ad oidio ed alle malattie fogliari e radicali in generale, sapore eccellente, molto dolce, con bassa acidità e alta percentuale di frutti di qualità extra. Adatta anche a terreni stanchi, ha dimostrato buona adattabilità alla pratica del ristoppio ed alla coltivazione biologica o a basso impatto ambientale.
Il CIV ha chiesto a due produttori della zona di Policoro una testimonianza diretta.
Il primo produttore, Salvatore Santorsola, quest’anno per la prima volta ha deciso di coltivare nella propria azienda di famiglia la varietà Flavia*, che già aveva monitorato ed osservato negli anni scorsi, nella sua attività parallela di agronomo consulente tecnico in diverse aziende locali. Attualmente Santorsola ha in produzione 34.000 piante. “Flavia* dimostra di essere una varietà vigorosa che raggiunge rapidamente uno sviluppo equilibrato in termini vegeto-produttivi, garantendo una precoce e costante messa a frutto. La varietà esprime una buona adattabilità a condizioni pedo-climatiche differenti e non sempre ottimali, confermando di essere una valida scelta se si considera l’eterogeneità dei nostri suoli e l’andamento climatico anomalo degli ultimi anni”, dice Santorsola. Circa la fisionomia della pianta aggiunge: “L’architettura della pianta è caratterizzata da una disposizione ottimale nello spazio degli organi epigei consentendo di ottimizzare l’utilizzo della luce, l’aereazione, le operazioni di raccolta e non meno importante l’efficienza dei trattamenti fogliari. Questi elementi associati ad una spiccata rusticità riducono l’incidenza di fenomeni di marciume dei frutti e più in generale delle principali malattie fungine”, sottolinea circa la suscettibilità a patologie.
Poi sulla qualità della produzione “il frutto, di colore rosso scarlatto, risulta particolarmente brillante per via degli acheni molto infossati. Le qualità estetiche del frutto perdurano in post raccolta per diversi giorni. Non va dimenticata inoltre la capacità di questa varietà di raggiungere una colorazione dei frutti uniforme anche all’inizio della stagione di raccolta, quando le basse temperature ne ostacolano la maturazione”.
L’agricoltore poi si sofferma sulla forma del frutto e sulla consistenza della polpa: “La forma è tronco-conica, la pezzatura medio-grossa. Forma e pezzatura sono pressoché uniformi per tutta la stagione. La polpa, estremamente consistente, facilita la manipolazione dei frutti durante le operazioni di raccolta”.
Promettenti le potenzialità commerciali: “L’uniformità di pezzatura e la regolarità morfologica dei frutti facilitano la commercializzazione della varietà in differenti tipi di confezione. Questo è un aspetto importante viste le diverse richieste dei clienti in termini di packaging. La consistenza della polpa contribuisce a determinare una ottima shelf-life in grado di soddisfare destinazioni commerciali particolarmente esigenti. La precocità di raccolta, senza sacrificare le qualità organolettiche della frutta, permette di spuntare prezzi molto interessanti in un periodo in cui l’offerta è generalmente bassa in termini quali-quantitativi. Questi fattori sommati ad un frutto di buone qualità organolettiche, apprezzato da tutti in termini gustativi, collocano Flavia* nel segmento di medio-alta gamma. L’unico suo limite ad oggi è che non è ancora molto conosciuta dagli operatori del settore!”.
Altra testimonianza quella del produttore Agostino Oliveto, che già produce Flavia* da tre anni consecutivi con la tecnica del ristoppio, senza che questo influisca minimamente su produttività e qualità del frutto. Infatti Flavia*, come molte varietà del CIV, è resistente alle malattie fungine radicali e necessita di poco azoto per vegetare. Da Oliveto arrivano altre conferme circa la rusticità della pianta, l’architettura che facilita la raccolta riducendone i costi, la disposizione del fogliame che, seppur vigoroso, se ben gestito, non causa ombreggiamento e garantisce una produzione costante e senza interruzioni. La produttività totale è buona e si aggira intorno agli 800 grammi e normalmente il primo stacco avviene in un periodo precoce, nelle prime due settimane di gennaio con 10-15 grammi/pianta”. Circa la qualità del frutto, Agostino conferma la pezzatura medio-grande, uniforme anche in termini di forma, colore rosso brillante e polpa croccante.” Infine un altro aspetto molto interessante: “Anche ad alte temperature, quelle tipiche di inizio maggio, dove nella maggior parte dei casi la qualità dei frutti della maggior parte delle varietà inizia a peggiorare, Flavia mantiene un alto livello di qualità!”.
● Scheda / CIV Programma breeding Fragola
Attivo dal 1984, si è sviluppato lungo quattro linee di ricerca: fragole per ambienti a clima temperato mediterraneo, per ambienti a clima continentale, rifiorenti e varietà adatte alla trasformazione industriale. Utilizzo di tecniche classiche, e sviluppo di nuove varietà che garantiscano produzioni elevate e frutti di ottima qualità, assieme ad una naturale rusticità e vigoria delle piante, costituiscono obiettivi primari del CIV per offrire al mercato nazionale e a quelli internazionali non solo qualità ma il massimo della eco-sostenibilità.

● Scheda / CIV – Consorzio Italiano Vivaisti
Il CIV – Consorzio Italiano Vivaisti – è leader in Italia nell’innovazione varietale e nella produzione di materiali di propagazione certificati. Attivo dal 1983, con sede a San Giuseppe di Comacchio, in provincia di Ferrara, il CIV è composto dai tre vivai italiani leader nel settore: Vivai Mazzoni, Salvi Vivai, Tagliani Vivai. Attraverso la sinergia, l’esperienza e gli investimenti importanti nella ricerca, CIV è in grado di offrire prodotti all’avanguardia e più rispondenti alle esigenze del mercato. Il CIV, con grande lungimiranza, è impegnato da anni a selezionare varietà che possono fornire produzioni di alta qualità con ridotto fabbisogno energetico e basso impatto ambientale. Nel complesso i tre vivai producono ogni anno circa 5 milioni di portinnesti, 3,5 milioni di piante di mele, pere e drupacee, 150 milioni di piante di fragola. CIV è un membro fondatore dell’International New-varieties Network (INN), un’associazione mondiale di vivai che promuove lo scambio, la valutazione e la commercializzazione di nuove varietà nelle principali aree di produzione nel mondo

Coldiretti: bene semplificazione e fondi per aziende in Emilia-Romagna

Da: Coldiretti Ferrara.

I provvedimenti della Regione a sostegno delle aziende agricole permetteranno di affrontare meglio il grave momento di difficoltà che stiamo attraversando”. Lo dice Coldiretti Emilia Romagna commentando le decisioni prese da viale Aldo Moro che accolgono in pieno le richieste avanzate lo scorso 13 marzo dalla stessa associazione, varando procedure semplificate per l’assegnazione dei carburanti agricoli e un bando da 12,6 milioni di euro per le aziende agricole nelle zone montane.

Il bando – fa sapere Coldiretti Emilia Romagna – ha il fine di compensare i costi aggiuntivi sostenuti dalle aziende che operano nelle zone di montagna. Attualmente le domande possono essere presentate entro il 15 maggio 2020; Coldiretti si è già attivata per chiedere la proroga al 15 giugno 2020 così come per la Domanda Unica.

Riguardo l’assegnazione dei carburanti agricoli invece saranno i CAA che, in forza del mandato ricevuto potranno presentare una lista delle imprese che possiedono i requisiti e alle quali verrà assegnato un quantitativo in via provvisoria di carburante agevolato per un importo pari al 50% dell’assegnato nell’anno 2019.

Il CAA provvederà poi alla consegna del libretto alle stesse aziende richiedenti.

È vitale che in un momento drammatico come questo – conclude Coldiretti Emilia Romagna – alle aziende agricole vengano garantite risorse a cui accedere tramite procedure semplificate, in quanto stanno assicurando forniture alimentari al Paese e continuano nel loro ruolo di presidio e mantenimento del territorio.

Bondeno: arriva un ciclo di lezione gratuite per rilassamento

Da: Comune di Bondeno.

Con le misure restrittive che, tra le altre attività, chiudono di fatto quelle sportive e le attività motorie, l’amministrazione comunale ha deciso di utilizzare la tecnologia del web per arrivare a casa dei cittadini di Bondeno. In questi giorni di isolamento, dunque, il web diviene fondamentale per le sue funzioni di informazione e socializzazione. L’amministrazione, da giorni impegnata su tutti i fronti per affrontare la situazione di emergenza e contenere il numero dei contagi sul territorio, non perde l’attenzione anche sugli aspetti emotivi e fisici di chi da giorni è chiuso nella propria casa. Arriva dunque sui “piccoli schermi” un ciclo di lezioni di rilassamento e respirazione proposto gratuitamente dal dottor Giuseppe Goldoni, laureato in scienze motorie e responsabile del dipartimento “Yoga” della società scientifica SIMO. “In questi giorni la nostra vita è radicalmente cambiata sia sul profilo economico, sia sul profilo sociale, per non dimenticare quello psicofisico. Cresce il clima di paura e l’isolamento in casa può essere fonte di malessere sia fisico che emotivo – commenta il sindaco facente funzioni Simone Saletti – Con questo progetto vogliamo dunque essere vicini ai nostri cittadini, per dare loro un’ulteriore proposta al fine di alleggerire il più possibile la permanenza nelle case e avere così gli strumenti migliori per affrontare situazioni difficili, come quella che stiamo vivendo”. Le lezioni hanno come finalità la promozione della “salute”, offrendo l’opportunità di seguire gratuitamente degli allenamenti volti ad alleviare l’individuo dalla tensione e ristabilire il suo equilibrio psicofisiologico. “Ci è sembrato un valore aggiunto per la cittadinanza in questo momento di fragilità e giustificata apprensione per la situazione”, aggiunge l’assessore alle Pari opportunità Francesca Aria Poltronieri. A partire da lunedì 30 marzo sarà dunque possibile visionare sull’apposito canale YouTube le lezioni di “rilassamento e respirazione” per ritagliarsi un pezzetto di serenità nelle proprie case, e perché no, imparare a metterle a frutto, per imparare ad affrontare questi giorni critici e per vivere meglio quelli futuri.

TELEMATICA E VECCHI MERLETTI :
Insegnamento a distanza e psicopatologia del voto

Ora che siamo allo shut down delle nostre scuole scopriamo quanto ci mancano. Siamo tornati ad una civiltà antica senza scuole, con gli insegnamenti affidati, anziché alla tradizione orale, alla trasmissione digitale. Un salto di civiltà a cui non eravamo preparati, noi che ci siamo sempre considerati i più civili. Nel nostro immaginario la scuola continua ad essere quella degli edifici scolastici, delle classi, delle aule, dei banchi, delle lavagne e degli insegnanti seduti in cattedra.
Sono secoli che il modello è questo, per di più in tutto il mondo. Non ci siamo mai interrogati su un suo possibile cambiamento, e perché mai, visto che ha funzionato così bene fino ad oggi in ogni parte del globo. Eppure oggi scopriamo che la scuola non è solo questo. La scuola è cultura civica, fondamentale per la vita quotidiana. Fornisce servizi indispensabili al benessere degli studenti, si prende cura dei bambini mentre i genitori sono al lavoro. Si fa carico degli svantaggi, delle differenze economiche, sociali, culturali. È l’avamposto della democrazia, dell’uguaglianza, della solidarietà, dei diritti costituzionali d’ogni persona. È il centro delle nostre comunità. Ora, se tutto questo viene a mancare, è difficile parlare di scuola.
Non abbiamo precedenti storici di un simile passaggio, della generosità e della fantasia con cui i nostri insegnanti si ingegnano a mantenere aperto il canale dell’insegnamento a distanza. Non sappiamo quanto può durare e neppure che effetti avrà sulla preparazione e sulla formazione delle nostre bambine e dei nostri bambini, delle ragazze e dei ragazzi. L’apprendimento degli studenti non potrà che soffrirne in generale, colpendo chi è più debole, chi è più vulnerabile, esacerbando le differenze anziché annullarle.
Non ci si è mai occupati prima di apprendimento remoto, di apprendimento online. La cultura della nostra scuola è ancora quella dell’umanesimo e del personalismo, ha bisogno della corporeità, la presenza dei corpi in aula è quella che si verifica ogni mattina facendo l’appello, è quella che comporta il contare le assenze per decretare la validità dell’anno scolastico. Ha bisogno di vicinanza, di guardarsi negli occhi, di soppesare le persone, di conoscersi, ha necessità di provare emozioni, quelle inaspettate che si vivono nella comunità della classe, ha bisogno di sentire che le parole si muovono nell’aria dell’aula, ha bisogno di tralucere l’umore di ogni singolo alunno e di ogni singola alunna, fino all’umore dell’insegnante.
L’insegnamento a distanza mediato dalle macchine ha il suo antenato nelle teaching machine di Skinner, che da noi non hanno mai preso piede e che negli Stati Uniti sono naufragate miseramente già negli anni ’50 del secolo scorso. Per dire che la macchina, la tecnologia non resta che uno strumento, come la biro che soppiantò il calamaio e il pennino con la cannetta.

Inoltre l’insegnamento a distanza replica la modalità più deteriore della didattica delle nostre scuole: quella trasmissiva da una testa all’altra. Gli ambienti di apprendimento virtuali li avremmo dovuti disporre e sperimentare ben prima dell’urgenza di questo momento, alla loro organizzazione non sono preparati i nostri docenti come i ragazzi non sono attrezzati per la loro fruizione.
A scuola non si dovrebbe insegnare, ma guidare bambine e bambini, ragazzi e ragazze ad imparare ad apprendere, ad apprendere gli strumenti per apprendere in autonomia. Ma se questo può essere sostenuto nelle dichiarazioni programmatiche, nella pratica poi si naufraga nell’insegnamento tradizionale. Eppure dovremmo apprendere per tutta la vita, perché ormai sappiamo che tutta la vita è apprendimento: il lifelong learning. Neppure questo abbiamo compreso. L’abbiamo tradotto come educazione degli adulti, anziché come occasione di rivoluzionare le nostre scuole, come modo di fornire le chiavi epistemologiche del sapere per apprendere ad apprendere in qualunque momento della nostra esistenza, anziché uscire imbottiti di conoscenze che con il tempo cadono nell’oblio. Imparare ad apprendere è però cosa da laboratorio, da bottega dell’artigiano, non da aula né reale né virtuale. Si apprende nella relazione con chi è esperto più di noi, che guida la nostra mano, che ci accompagna e consiglia, che partecipa emotivamente ai nostri sforzi e alle nostre conquiste, si apprende in presenza.

L’insegnamento a distanza è una emergenza e tale deve restare, ma deve essere chiaro che è un salto all’indietro, è un ritorno alla peggiore didattica, un salto nel passato nonostante la modernità delle tecnologie usate
Nel frattempo, mentre troppe famiglie contano i propri lutti, mentre le abituali dimensioni umane e quotidiane sono state intaccate dalla lotta al virus, la preoccupazione del dicastero di viale Trastevere è quella di chiedere agli insegnanti di valutare gli studenti, sostanzialmente di fare le pagelle, come se tutto fosse come prima.

Che, in questa situazione, si proceda a misurare bambine e bambini, ragazze e ragazzi costretti ad una condizione mai vissuta precedentemente da loro e dai loro insegnanti, non può che essere frutto di una grave ed endemica ottusità burocratica. Della tenace resistenza di un archetipo di scuola che può rinunciare all’aula reale per quella virtuale, ma non può venir meno alla psicopatologia del voto, alla morbosità delle classifiche e delle graduatorie anche quando tutti gli elementi costitutivi dell’essere e del fare scuola sono venuti meno. Dove a pagare ovviamente saranno ancora una volta i più deboli, lasciati privi di ogni rete di protezione.
Un paese in cui l’assillo è quello di valutare gli alunni, anziché attrezzarsi per verificare il funzionamento e i risultati di una novità assoluta come l’insegnamento a distanza, fa pensare che difficilmente, quando torneremo a tempi normali, sapremo  liberarci dei nostri errori e dell’apparato di una scuola che ormai da tempo mostra i segni della vecchiaia.