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Giorno: 8 Maggio 2020

Lettera aperta del Sindacato al Comune di Ferrara

Da: Ufficio Stampa CGIL CISL UIL

Non avendo ormai da tempo, e non per colpa nostra, nessun tipo di confronto con l’Amministrazione comunale di Ferrara abbiamo appreso dalla Stampa che la stessa avrebbe concordato, con tutte le forze economiche, un piano di rilancio dell’economia locale chiamato “Ferrara rinasce”.

E’ evidente anche per il Sindacato che l’effetto del fermo produttivo/commerciale di tantissime delle attività locali a causa dei provvedimenti relativi a Covid-19, produrrà gravi difficoltà alle imprese locali e ai dipendenti che vi lavorano.
Premesso che tutte le misure adottate in sicurezza tese a far ripartire e a dare un impulso al tessuto economico locale nella cosiddetta fase 2, non possono che trovare il sostegno delle OO.SS. Tuttavia se fosse stata data l’opportunità anche a noi di sedere a quel tavolo, avremo posto alcune domande.

1. Visto che le entrate dell’Ente non aumenteranno, anzi verranno meno diversi milioni per parcheggi gratuiti, tassa di soggiorno, canoni di attività chiuse, servizi a domanda individuale (rette, trasporti scolastici, ecc), permessi ZTL, ingressi ai musei, diminuzione di ICI su terreni Agricoli, scontistica sui servizi di igiene ambientale, ecc.: quali saranno i capitoli di spesa che saranno tagliati? E in quale misura? O quali misure verranno attuate per incrementare le entrate?
2. Si stanzieranno 1,5 Milioni di Euro a fondo perduto a favore del Commercio. E perché non al settore degli artigiani? C’è l’intenzione di vincolarli al rispetto della legalità?
3. da quanto si legge, gli aiuti saranno uguali per tutti con due sole unità di misura: realtà completamente inattive e realtà parzialmente inattive. Ciò a prescindere dai guadagni o dai volumi d’affari (e quindi imposte) dichiarati in precedenza? Si terrà conto dell’occupazione prodotta? Vi sarà un incentivo a chi incrementa posti di lavoro?
4. i beneficiari potranno utilizzarli per pagare utenze, costi di affitto, beni necessari. Tali misure non rischiano di sovrapporsi (vedi affitto) alle stesse che sta predisponendo il Governo con il cosiddetto DL “Aprile”?
5. Ai 1,5 Milioni di aiuti al settore si dovrebbero aggiungere, solo per citare le agevolazioni dirette, 2 Milioni di Cosap, 1,9 Milioni di Imposta sulla Pubblicità, per un totale 4,4 milioni?
Tutte queste agevolazioni che significano minori entrate non possono tradursi in un mancato incremento dei servizi per i cittadini.
6. Il comune intende definire misure quantitative altrettanto importanti a rafforzamento del sistema di Welfare che sarà sempre più necessario sostenere a causa della crisi economica? (si possono esplicitare le tante misure)
7. Sono previsti controlli e da parte di chi? E’ prevista la cancellazione dell’agevolazione alle aziende che percepiscono il contributo se le autorità preposte ai diversi controlli dovessero rilevare sanzioni?
8. Quale sarà il contributo di idee e proposte che il comune rappresentato dall’Assessore Travagli, si era impegnato a fornire alla Consulta dell’Economia e del Lavoro? Le promesse fatte ai dipendenti del Mercatone Uno non si sono ancora concretizzate.
9. quali investimenti strutturali si intendono mettere in campo?

C’è bisogno di visione per dare risposte ai tanti giovani studenti pendolari, a quelli in cerca di lavoro, ai dipendenti dei commercianti e non solo ai commercianti, alle migliaia di anziani che vivono con una misera pensione attraverso il rafforzamento del welfare e non con premesse che prefigurano la sua destrutturazione, alle tante mamme e ai tanti papà che vivono di lavoro e che devono avere certezze sugli investimenti al sistema scolastico, ai tanti lavoratori pendolari e non da ultimo a quel mondo del lavoro che viene lasciato nell’illegalità e che rappresenta la piaga per tutta la nostra economia.

Cristiano Zagatti, Bruna Barberis e Massimo Zanirato (CGIL CISL UIL Ferrara)

Consorzio di Bonifica Pianura di Ferrara a Green Zone Radio Rai 1

Da: Consorzio di Bonifica Pianura di Ferrara

Il Consorzio di Bonifica Pianura di Ferrara domani alle 13.25 sarà a Green Zone. Il presidente Franco Dalle Vacche, infatti, sarà ospite della nota trasmissione di Rai Radio 1 raccontando all’Italia la grande realtà del Consorzio ma anche quali sono le sfide e le azioni virtuose messe in campo in un territorio come quello estense caratterizzato dalla subsidenza. Si parlerà anche di cuneo salino e delle strategie messe in campo dal Consorzio per contrastare l’avanzata dell’acqua salata salvando l’agricoltura ma anche della situazione legata alla coltura del riso, preziosa barriera contro il cuneo salino ma che però, la coltivazione sta diminuendo rapidamente.

Coronavirus, l’aggiornamento: 26.598 i positivi in Emilia-Romagna dall’inizio della crisi, 111 in più rispetto a ieri

Da: Organizzatori

4.827 i tamponi effettuati, che salgono a 221.866. I casi lievi in isolamento a domicilio sono 5.222 (-213). In diminuzione i ricoverati nei reparti Covid (-46) e nelle terapie intensive (-10). I nuovi decessi sono 31. Quasi 600mila mascherine consegnate all’Agenzia regionale di Protezione civile

In Emilia-Romagna, dall’inizio dell’epidemia da Coronavirus si sono registrati 26.598 casi di positività, 111 in più rispetto a ieri. I test effettuati hanno raggiunto quota 221.866 (+4.827).

Le nuove guarigioni oggi sono 361 (15.071 in totale), mentre continuano a calare i casi attivi, e cioè il numero di malati effettivi a oggi: -281, passando dai 8.011 registrati ieri agli odierni 7.730. Per un differenziale fra guariti complessivi e malati effettivi di 7.341, fra i più alti nel Paese.

Questi i dati – accertati alle ore 12 di oggi sulla base delle richieste istituzionali – relativi all’andamento dell’epidemia in regione.

Le persone in isolamento a casa, cioè quelle con sintomi lievi, che non richiedono cure ospedaliere, o risultano prive di sintomi, sono complessivamente 5.222, -213 rispetto a ieri. I pazienti in terapia intensiva sono 163 (-10). Diminuiscono anche quelli ricoverati negli altri reparti Covid (-46).

Le persone complessivamente guarite salgono quindi a 15.071 (+361): 2.780 “clinicamente guarite”, divenute cioè asintomatiche dopo aver presentato manifestazioni cliniche associate all’infezione, e 12.291 quelle dichiarate guarite a tutti gli effetti perché risultate negative in due test consecutivi.

Purtroppo, si registrano 31 nuovi decessi: 13 uomini e 18 donne. Complessivamente, in Emilia-Romagna sono arrivati a 3.797

I nuovi decessi riguardano 8 residenti nella provincia di Piacenza, 2 in quella di Parma, 4 in quella di Reggio Emilia, 4 in quella di Modena, 8 in quella di Bologna (nessuno nell’imolese), 1 in quella di Ravenna, 3 in quella di Forlì-Cesena (nel forlivese), 1 in quella di Rimini. Nessun nuovo decesso a Ferrara e da fuori regione.

Questi i casi di positività sul territorio, che invece si riferiscono non alla provincia di residenza, ma a quella in cui è stata fatta la diagnosi: 4.334 a Piacenza (34 in più rispetto a ieri), 3.266 a Parma (6 in più), 4.819 a Reggio Emilia (7 in più), 3.779 a Modena (7 in più), 4.332 a Bologna (35 in più), 388 le positività registrate a Imola ( nessuna variazione ), 970 a Ferrara (10 in più). In Romagna sono complessivamente 4.710 (12 in più), di cui 993 a Ravenna (nessuna variazione), 920 a Forlì (4 in più), 741 a Cesena (6 in più), 2.056 a Rimini (2 in più).

La rete ospedaliera: 3.782 i posti letto aggiuntivi destinati ai pazienti Covid-19

Da Piacenza a Rimini, il piano di rafforzamento messo a punto dalla Regione ha portato complessivamente a oggi 3.782 posti letto attivati per i pazienti Covid-19: 3.396 ordinari (69 meno di ieri) e 386 di terapia intensiva (dato invariato). Nel dettaglio: 366 posti letto a Piacenza (di cui 28 di terapia intensiva), 904 a Parma (50 di terapia intensiva), 406 a Reggio Emilia (40 di terapia intensiva), 379 a Modena (55 di terapia intensiva), 896 tra Bologna e Imola, e dunque nell’area metropolitana (118 terapia intensiva, di cui 8 a Imola), 258 a Ferrara (23 di terapia intensiva), 573 in Romagna, di cui 72 per terapia intensiva. Nel dettaglio: 172 a Rimini (di cui 27 per la terapia intensiva), 88 a Ravenna (di cui 14 per la terapia intensiva), 97 a Lugo (di cui 10 per la terapia intensiva), 24 a Faenza, al San Pier Damiano Hospital; 89 a Forlì (di cui 10 per la terapia intensiva), 73 a Cesena (di cui 11 per la terapia intensiva) e 30 posti letto a Villa Serena.

L’attività dell’Agenzia per la sicurezza territoriale e la protezione civile

Dispositivi di protezione individuale

Nella giornata di ieri è avvenuta la consegna ai magazzini dell’Agenzia di 460.000 mascherine chirurgiche e di 128.600 mascherine FFP2, di cui 20.000 destinate alle RSA e 11.000 destinate alle Aziende del trasporto pubblico locale.

Sui siti del Dipartimento e del Ministero della Salute, è in costante aggiornamento la rendicontazione dei dati complessivi su DPI e apparecchiature elettromedicali distribuiti dalla Protezione Civile a Regioni e Province autonome (ADA: Analisi Distribuzione Aiuti): https://bit.ly/35HcWlT

Volontariato

Giovedì 7 maggio sono stati 951 i volontari di protezione civile dell’Emilia-Romagna impegnati nell’emergenza; dall’inizio delle attivazioni del volontariato, si sono accumulate 43.037 giornate complessive. Ormai consolidate le due attività più rilevanti. Vale a dire il supporto ai Comuni per l’assistenza alla popolazione (consegna mascherine; spesa, pasti e farmaci a domicilio) grazie al coinvolgimento di circa 590 volontari (di cui 110 scout Agesci) e il supporto alle Ausl nel trasporto con ambulanze, nella consegna di campioni sanitari e tamponi (Cri e Anpas; 340 volontari).

Volontari di protezione civile si stanno occupando anche di funzioni di segreteria e supporto logistico presso i Coc dei vari Comuni; nel parmense, ad Albareto e Borgotaro, prosegue la sanificazione dei mezzi di soccorso; e quattro volontari sono impegnati al Porto di Ravenna nel monitorare le temperature degli autotrasportatori in transito.

Attivati dal Dipartimento nazionale, due volontari proseguono l’attività di sorveglianza dei passeggeri in transito all’aeroporto Marconi di Bologna. Sempre su attivazione nazionale, fino al 10 maggio, è cominciata un’attività del volontariato (20 persone) a supporto delle aziende del Trasporto pubblico locale, coordinata presso la stazione di Bologna.

Drive Through e Pre-triage: un nuovo punto Pre-triage a Morciano (RN)

Realizzate con il concorso dell’Agenzia e dei coordinamenti provinciali del volontariato di protezione civile, sono 15 le strutture dove si effettuano i tamponi di verifica a chi è in via di guarigione e/o lo screening sierologico.

Sono attive due postazioni a Parma e due a Modena, una a Castelnovo ne’ Monti (RE), Guastalla (RE), Bologna, Imola (BO), Cesena (FC), Forlì (FC), Bagno di Romagna (FC), Rimini (RN), Ravenna, Faenza (RA) e Lugo (RA). A queste strutture si aggiungono quelle allestite direttamente dalle Aziende sanitarie.

Salgono a 38 i punti di pre-triage (11 davanti alle carceri, 27 per ospedali e cliniche), con l’allestimento oggi di una tenda davanti alla Casa di cura “Montanari” di Morciano (RN).

Ecco il dettaglio di quelli in funzione presso ospedali e cliniche: 3 in provincia di Piacenza (Piacenza città, Fiorenzuola d’Arda e Castel San Giovanni); 3 in provincia di Parma (Parma città, Vaio di Fidenza e Borgotaro); 3 in provincia di Reggio Emilia (Reggio Emilia città, Montecchio e Guastalla); 5 in provincia di Modena (Sassuolo, Vignola, Mirandola, Pavullo e Modena città); 3 nella città metropolitana di Bologna (Sant’Orsola e Maggiore, e a Imola); 2 in provincia di Ferrara (Argenta e Cento); 1 in provincia di Forlì-Cesena (Meldola); 2 in provincia di Ravenna (Ravenna città, Faenza); 4 in provincia di Rimini (Rimini città e Morciano); 1 nella Repubblica di San Marino (Ospedale di Stato: Pre-triage e screening sierologici).

Dopo i sopralluoghi dei giorni scorsi ad opera dei tecnici del Servizio Area Romagna, questa mattina è stata installata dai volontari del Coordinamento provinciale di Rimini una tenda pre-triage presso la Casa di cura “Montanari” di Morciano (RN), centro accreditato dalla Regione per effettuare i test sierologici sul Covid-19.

Il quadro della situazione a Bologna e Ferrara

Nel bolognese i volontari hanno montato diverse strutture durante gli oltre due mesi di emergenza Covid. Al S. Orsola-Malpighi, lato via Albertoni, è stata montata una tenda, mentre all’eliporto dell’Ospedale Maggiore, sono stati allestiti due container, uno ad uso segreteria ed uno ad uso magazzino.

Anche le aree delle carceri bolognesi sono state attrezzate per l’emergenza. Alla “Dozza” di via del Gomito, sono state assemblate due tende a quattro archi (con riscaldamento ad olio), mentre al Tribunale per i minorenni di Bologna è stato montato un gazebo comprensivo di teli laterali.

All’Ausl di Bologna sono stati consegnati due gazebo per svolgere un servizio tamponi itinerante e alla Stazione Centrale di Bologna sono state posizionate due tende attrezzate.

Al Dumbo di Via Casarini (Distretto urbano multifunzionale) è stato allestito un centro di disinfestazione a pressione calda delle ambulanze del 118: si tratta di due moduli comprensivi di ogni confort, uno ad uso segreteria, l’altro con doccia. Più tavoli e sedie nella zona esterna e torre faro.

Per il primo punto Drive through del bolognese è stata sfruttata l’area esterna con tettoia dell’Ausl San Camillo di San Lazzaro di Savena (quindi senza utilizzo di materiali della Protezione civile), al quale si è poi aggiunta la struttura davanti all’ospedale di Imola, in via Montericco.

Nel Ferrarese i volontari si sono mobilitati per allestire le tende pneumatiche a quattro archi presso gli ospedali di Argenta e Cento e per approntare un ambulatorio medico presso la Casa Circondariale di Ferrara, mentre al Comando Provinciale dei Carabinieri di Via Del Campo hanno montato una tenda ministeriale completa di impianto elettrico e riscaldamento.

Personale sanitario da altre Regioni

Dall’inizio dell’emergenza, sono pervenuti in Emilia-Romagna 5 gruppi di infermieri (totale 84 unità) e 5 di medici (totale 58). Il sesto contingente di infermieri (16) è atteso domani, sabato 9 maggio.

Donazioni

I versamenti vanno effettuati sul seguente Iban: IT69G0200802435000104428964

Causale – Insieme si può Emilia Romagna contro il Coronavirus

CONTRO VERSO / FILASTROCCA ABITATA
Cantilene all’incontrario per adulti coraggiosi

Quando Elena mi parlò della sua idea per una rubrica su Ferraraitalia, ci misi un po’ a capire dove volesse andare a parare. Volevo a tutti i costi che la sua penna fosse presente su un giornale che stava diventando, come da programma, sempre più “diverso da tutti gli altri” che si incontrano sulla bancarella della Rete. Ma questa idea balzana delle filastrocche per adulti sarebbe stata capita dai lettori? Elena mi ha raccontato com’è nata la sua quotidiana frequentazione con le filastrocche: lo racconta anche qui nella sua introduzione. Me ne ha lette quattro o cinque, mi ha convinto, del tutto. Le sue filastrocche CONTRO VERSO sono molto ben scritte, molto “graziose”, ma sono anche dei sassi nello stagno della pigrizia e del conformismo degli adulti. A volte, uso le stesse parole della curatrice, sono un “pugno nello stomaco”. E sono anche – per chi come me ama e coltiva il gioco infinito delle parole – dei piccoli “esercizi di stile”.
Che ci vuole a leggere una filastrocca? In questo particolare caso, non basta “avere orecchio”, ci vuole coraggio. Se crescendo, diventando grandi, entrando nella routine della vita adulta, avete conservato un po’ di coraggio, di curiosità, di meraviglia,
CONTRO VERSO è esattamente la rubrica che fa per voi. La troverete puntuale ogni venerdì.
(Effe Emme)

Tutto è iniziato da un senso di nausea. Che forse si può astrarre in rifiuto, incompatibilità, protesta. Per riuscire a conviverci gli ho dato un verso. Potrei spiegare così la nascita di  queste filastrocche che parlano di bambini ma non sono per bambini. Si rivolgono agli adulti e difatti sono incongrue, non si è mai visto che dopo i… 13 anni, toh, qualcuno si fermi a leggere una cantilena. Eppure in quel momento mi sono sembrate la forma più adatta al contenuto che volevo esprimere.

La ragione della mia piccola e personale protesta era duplice: quando si guardano le famiglie dal di dentro, come succede scegliendo certi mestieri (per me, 12 anni nella giustizia minorile), si prende contatto con ciò che tanti bambini vivono e la rabbia viene da sé; se poi, con quella consapevolezza, si assaggia la melassa di cui è imbevuto il discorso pubblico sulla famiglia a ogni ora del nostro palinsesto, la nausea subentra, inevitabile.
Eccomi allora, arruffata di storie, volti, voci di persone ascoltate in udienza, salire sul regionale Bologna-Ferrara e qualche volta – non sempre, non per obbligo, né per calcolo – estrarre il cellulare e ritrovarmi a scrivere, appunto, una filastrocca, nella quale riversare un’emozione, restituire il succo di un incontro, provare a raccontare.
Si dirà: perché non, ad esempio, un racconto o un romanzo. Mi è venuto istintivo, i motivi li ho capiti dopo. In parte è stata una questione di convenienza: nella mezz’ora del viaggio di ritorno potevo iniziare e finire una filastrocca, anche più di una, non qualcosa di più impegnativo, e i ritmi lavorativi di quel periodo erano tali per cui difficilmente avrei potuto lavorare a un testo in continuità, tenere il filo di una trama complessa.

I motivi sono anche altri. Io credo che leggere una filastrocca ci riavvicini automaticamente alla parte bambina che in ognuno di noi è ben presente, più o meno consapevolmente, più o meno impolverata. Forse richiama anche la retorica dell’infanzia. Ammetto perciò di avere usato la leggerezza della rima per provare a sistemare qualche trappola. Il ritmo ci porta a spasso come fanno a volte i bambini, quando corrono saltellando e comunicano a chi li guarda un’allegria, una spensieratezza contagiose. Ma se trottando ci conducono sull’orlo di un dirupo, l’impatto del vuoto può essere forte. Ecco io quell’impatto so di averlo cercato, riuscirci poi è un altro discorso, e quanto più la storia era dura – bambini maltrattati dai genitori fisicamente o sessualmente, figli che dovevano affrontare la morte di un genitore per mano dell’altro, fratelli o sorelle di bambini uccisi dal papà o dalla mamma – tanto più la sofferenza e la rabbia erano intrecciati, profondi, e non potevo digerirli da sola. Che il pugno nello stomaco arrivasse anche ad altri. Non per sadismo, credo – spero – ma per il desiderio di ripulire un po’ di quella melassa.

Vi conforta vivere su una nuvoletta rosa, credete ai bambini sempre sicuri e ben accuditi tra le mura domestiche? Ecco allora venite con me, guardate ciò che è nascosto. Solo se saremo capaci di guardarlo davvero, ognuno e collettivamente, se capiremo che quell’oltraggio è nostro, non è mostruoso ma è umano e ci riguarda, avremo forse il coraggio di intervenire. Di prevenire e di rimediare, di confortare e di proteggere. Di aprire strade nuove per chi vuole osare, a partire dagli adulti.

In alcune storie ho dato voce proprio agli adulti, quasi sempre genitori, qualche volta anche operatori o familiari ma soprattutto padri e madri. Anche loro stavano soffrendo. Un’altra lezione che si impara stando sul bordo è – paradossalmente – non dare giudizi affrettati: i genitori maltrattanti o abusanti non sono mostri e quasi mai traggono gusto dai loro comportamenti. Ho detto “quasi”. I perversi esistono, ne ho incontrati, la loro ferita è più nascosta, ma tutti gli altri e cioè la stragrande maggioranza sono palesemente tormentati, o inconsapevoli, o devastati da mancanze, traumi, dipendenze, trascuratezze e maltrattamenti a loro volta subiti, miserie ben più profonde della povertà. Questi genitori provocano molto dolore, occorre lavorare per un cambiamento, con loro ogni volta che si può e senza di loro quando non si può, ma il rispetto è dovuto anche a loro e non si può liquidarli in fretta.
A volte una sola filastrocca non mi bastava a raccontare una storia familiare perché ogni protagonista aveva una sua verità da esprimere e così le filastrocche uscivano a grappolo, una ciascuno, di modo che ogni soggetto avesse il proprio spazio. Nel tempo mi è anche successo di distaccarmi dalle udienze e di prendere spunto da fatti di cronaca molto noti relativi, sempre, all’infanzia. Tutte insieme sono diventate centinaia, un piccolo diario privato e pubblico che incomincia nell’autunno del 2014 e continua anche ora.

Ha meno importanza ma c’è anche questo: il piacere di compiere scelte espressive entro limiti che mi sono imposti e sfuggono al mio controllo. La filastrocca, per funzionare, deve obbedire al ritmo e alla rima, e scrivendo si fa esperienza di come le regole diventano motore creativo. Ad esempio, in italiano “guerra” suona bene con “terra”, tante canzoni e filastrocche italiane sfruttano questa rima che in un’altra lingua non c’è – war e hearth in inglese, krig e jord in danese… – quindi quell’accostamento di significati non viene neppure in mente. Chi scrive filastrocche sulla guerra nel Regno Unito o in Danimarca genera immagini diverse obbedendo al suo linguaggio. E sul fatto che seguire le regole possa tramutarsi in esperienza creativa, credo che la quarantena lo abbia suggerito a molti di noi.

Filastrocca abitata

Io colleziono i nomi
le facce, le fratture
so di maledizioni
conosco sfumature.

Gianfranco adolescente
Ilenia neonata
vi trovo nella mente.
Mi sento abitata.

Se mi fai un forellino
nella pancia o sul volto
appare un angolino
delle vite che ascolto.

Sfilano questa sera
e tutte non riesco
a ricordarvi, ma ora
siete un prezioso affresco.

Non è una presunzione
mi ritrovo agganciata
come una congiunzione
tra incontri di passata.

Non sembri vanagloria
l’ascolto è una carezza.
Custodire la storia
è l’unica certezza.

Cover: Immagine di Giulia Boari

IL REGGIMENTO PARTE ALL’ALBA
Di Stefano Tassinari, del prato verde della giovinezza, di quello che mi ha insegnato

 

Otto anni oggi. Metà mattina, arrivò la telefonata di un comune amico: è morto Stefano. Sono in riunione (niente di strano, le riunioni sono un mio destino). Mi alzo con il cellulare all’orecchio ed esco dalla stanza senza salutare, scendo le scale, accendo la macchina. Non ho bisogno di decidere dove andare, arrivo a Pontelagoscuro, salgo sull’argine. Sono sceso dall’auto, il telefono mollato sul sedile, e sono rimasto lì, fermo, a guardare quell’acqua marrone che portava via tutto.

Aspettavamo quella notizia, io e i suoi molti amici, da tanto tempo; nella sua Ferrara, a Bologna, la sua nuova città, e in tutti gli angoli di mondo dove aveva aggiunto volti, parole, progetti, numeri di telefono alla sua grossa agenda. Una morte annunciata da lui stesso: a tutti gli amici aveva raccontato subito di essere ammalato, di avere un cancro, di quelli brutti. Senza lacrime, senza perdere troppo tempo in quel racconto: c’era moltissimo altro da fare e pensare. Aveva un nuovo progetto di cui voleva parlarti, il commento sulla situazione politica italiana (allucinante), sul presente e futuro della Sinistra italiana (deprimente), e c’era un autore, un libro che aveva appena scoperto (devi assolutamente leggerlo), la voglia di capire il libro che avevi scoperto tu, e come va la tua cooperativa le pagine (stai facendo grandi cose). La cosa che stava cercando di scrivere lui e quella che stavi cercando di scrivere tu. La immancabile cronaca in differita dell’ultima partita dell’amatissima Spal (no, Stefano, la cronaca no, sai che sono un tifoso tiepidissimo). Le notizie incrociate sugli antichi amici persi di vista, spersi per il mondo e per la vita. E poi, sempre, tutte le volte che lo incrociavo, a Ferrara o a Bologna, dopo un abbraccio stretto, quel grosso fascio di ricordi da pescare dal pozzo della memoria.
Il pozzo era davvero profondo, sempre più fondo mentre ci allontanavamo, quasi senza accorgercene, dal prato verde della nostra giovinezza. Stefano e io, in quel prato verde stavamo seduti, vicini, dentro un grande cerchio di ragazzi e ragazze. A scuola, insieme alle lezioni, ai compiti in classe, ai proffe (Uno su dieci è perfino decente, ci puoi anche parlare), avevamo incontrato la passione e l’impegno politico.
Quel fuoco veniva da un Sessantotto che nessuno di noi aveva vissuto – eravamo quasi a metà degli anni Settanta – ma che qualche amico più grande, e anche qualche operaio del Fabbricone (già, c’erano anche gli operai) ci aveva raccontato per filo e per segno, bibliografia inclusa.
Quel fuoco ognuno lo portava anche a casa. Ricordo che fu allora che a mia madre, di buonissima famiglia ma anticonformista naturale, diedi il nomignolo di ‘Pasionaria’ (Dolores Ibarrubi per la storia), a lei parlavo degli nuovi amici, anche di quel Stefano Tassinari, poco più grande di me: “Stefano Tassinari? Ma certo, è il figlio della … era una mia amica da ragazza”. Così succede nella piccola Ferrara dove tutti si conoscono.

Stefano, io e tutto il gruppo (ci sentivamo in tantissimi: eravamo una piccolissima minoranza) stavamo dalla stessa parte, e naturalmente, siccome eravamo a sinistra del Grande Partito Comunista, eravamo in disaccordo su molte cose. Io appartenevo al gruppo del Manifesto che proprio allora figliava il micro-partito del Pdup, Stefano invece di Avanguardia Operaia. Fratelli? Cugini piuttosto; che tentarono anche un matrimonio (Democrazia Proletaria si chiamava il nuovo partito, lo dico per i ragazzi di oggi: a patto che non si mettano a ridere), ma fu un unione di poca fama e scarso successo.
Ma insomma, nessuno di noi due era o voleva diventare un politico, forse proprio a causa di quella ‘passione per la politica’ che ci animava.  Finita in un lampo la galassia extraparlamentare, fummo noi ad abbandonare la militanza (allora quella parola non suonava così male) e ‘la vita di partito’. Io subito, lui poco dopo di me. Ci interessavano altre cose, e in questo eravamo finalmente d’accordo: i libri, la letteratura,  leggere e scrivere. Di questo parlavamo, per ore, quando ci incontravamo e ci sentivamo al telefono.
Non era però ‘a Cultura per la Cultura’, la cultura acquistava un senso, una direzione, un movimento vitale, solo se era mischiata con le persone, il sociale, l’impegno contro il pensiero dominante e per un mondo giusto. Di questo abbiamo continuato a parlare, di questo abbiamo provato a scrivere. Stefano, molto meglio di me, con più coerenza, con più cocciutaggine.

Aveva letto, visto, capito, forse anche vissuto, molte più cose di me. E molto mi ha insegnato. Ma la sua personale lezione, almeno cosi io l’ho intesa, stava nella sua vita, Nel suo atteggiamento, nella curiosità di tutto e tutti, nell’ascolto che lui riusciva a dare alle persone. Stefano non parlava mai da un punto più elevato dal luogo dove ti trovavi tu, era sempre al tuo livello, di fianco, di fronte a te. O nella circonferenza del cerchio, mai al centro, quando era insieme a tanti. Neppure sul palco del teatro gli riusciva di parlare ex cathedra.
Gli spettacoli che per anni ha ideato e messo in scena a teatro, un progetto-laboratorio a cui teneva tanto e che ha portato avanti fino all’ultimo, erano anche essi il frutto di un lavoro collettivo. Un esperimento ambizioso e riuscito: leggere la storia dall’altro verso, smontando le bugie mainstream, svelando il non detto, tirando fuori la polvere che il Pensiero Unico (il capitalismo, lo Stato omertoso, i poteri forti) avevano nascosto sotto il tappeto della storia ufficiale. Lo stesso intento, lo stesso programma, Stefano lo metteva nei tanti campi in cui era impegnato: nei saggi come nei romanzi e nei suoi racconti, nella rivista che aveva fondato inseme ad alcuni amici bolognesi, nel lavoro teatrale con un piccola e affiatata squadra di musicisti, attori e videomakers.
Non era mai solo Stefano. Si sentiva vivo, sentiva di avere un significato, solo dentro un movimento più grande, un progetto, una passione collettiva. La gloria personale? Avrebbe risposto: Che miseria, che piccola cosa, e soprattutto: Che noia! Le cose, o le facevi insieme, o il gusto svaniva. Ridotto in due righe, era questo ‘il modo di far politica’ che Stefano ha applicato alla sua vita.

Ricordo, ma ci vorrebbe un’altra pagina bianca da scrivere, l’unico viaggio fatto insieme. Più di trent’anni fa. A fine inverno, stipati in quattro in una macchina poco più che presentabile, ma che a piedi non ci lasciò. Ferrara Vienna andata e ritorno, tre giorni e due notti: ostello della gioventù, ma tanto è vietato dormire. Il castello del Belvedere, Klimt, La Secessione, la collina dello Steinhoff, una interminabile e inconclusa discussione sulla Finis Austriae, un’altra su Thomas Bernhard.
Partiamo da Ferrara verso le dieci di sera, con l’idea di cambiarci alla guida e arrivare a Vienna nell’ora dell’alba. Una luna enorme illumina il nostro viaggio. Passiamo il confine italiano, decidiamo di evitare le autostrade, guidiamo piano dentro boschi e prati gelati dalla brina. Passiamo una curva a gomito e una famiglia di cervi sta attraversando la strada. Lentamente. Regalmente. Due adulti e un cucciolo. Si fermano, abbagliati dai fari, e anche noi ci fermiamo, spegniamo il motore e scendiamo dall’auto. Guardiamo i cervi e i cervi guardano noi, in un silenzio perfetto, la luna esattamente sopra le nostre teste. Siamo alla fine dell’inverno e c’è per terra qualche macchia di neve, Stefano si abbottona il giaccone, mi avvolge le spalle con un braccio.

A marzo del 2012, meno di due mesi prima della sua morte, era uscito allegato al Sole 24 ore un libriccino  con gli ultimi scritti inediti di Dino Buzzati con il titolo Il reggimento parte all’alba. Scrittore di metafore, l’autore milanese, malato di cancro, era vicino alla morte: ne aveva estratta dal suo catalogo una molto esplicita. Le ultime settimane Stefano stava molto male, non so se dal letto d’ospedale abbia avuto la forza o il tempo per leggere quelle magnifiche e durissime pagine. Ma Stefano aveva scelto proprio Dino Buzzati nel 2010 per chiudere la sua rassegna teatrale e multimediale Raccontando. Dino Buzzati era un conservatore, Stefano Tassinari un comunista. Stefano aveva il cancro come Dino Buzzati e sapeva anche di essere come lui vicino al suo epilogo, credo però che la scelta di Stefano rispondesse ad altro, al riconoscimento della grande arte di Dino Buzzati, tutta intessuta di quell’intimo rovello: ‘sollevare il tappeto’ per raccontare cosa c’è laggiù, in fondo, dentro gli uomini.

Nell’estate del 1971, con già in mano l’ordine di partenza, Dino Buzzati scrive: “L’avviso arriva tutti, con maggiore o minore anticipo, che talora è di ore, o di giorni, talora è di mesi o addirittura di anni: eccezioni non ne esistono. Senonché quasi nessuno se ne rende conto. Questo perché nella maggioranza dei casi l’annunzio non consiste in un modulo esplicito come la chiamata alle armi bensì in piccoli segni che facilmente si possono scambiare per fenomeni casuali e del tutto indifferenti. Ma soprattutto perché gli uomini ripugnano selvaggiamente all’idea del loro fatale destino”. Al suo di destino, in vita e all’appuntamento finale, Stefano è andato incontro a mani vuote, aveva solo due cose in tasca, due oggetti preziosi, nella tasca destra la coerenza, in quella sinistra la passione. Spero che Stefano non se le sia portate tutte con sé, perché da questa parte del tappeto ne vedo sempre meno. Poco nelle strade e nelle piazze, zero nei partiti e nei politici di mestiere.

Tutte queste, troppe, parole, per dire quante cose ho imparato da Stefano. Un amico così diverso da me, da come sono fatto io. Ma succede proprio così, o almeno a me così è successo: non è dal simile che impari qualcosa. E’ dagli ‘amici diversi’ che impari di più. Ma impari cosa? A fare cosa? A guardare, a vedere le cose che prima non vedevi. A vivere.  Oh, quanto mi manchi amico mio.

C’è un bellissimo sito a lui dedicato, messo insieme pezzo per pezzo dai suoi amici. Raccoglie un numero incredibile di scritti, documenti visivi, progetti, testimonianze, forse un decimo di quello che Stefano ha sognato di fare e ha fatto nella sua vita operosa, un centesimo della persona che è stato e che tanti hanno avuto modo di conoscere. Il sito è bellissimo, con in cima la sua firma in rosso. Se volete visitarlo lo trovate[Qui]

La foto di copertina è di Luca Gavagna, le tre foto nel testo di Raffaella Cavalieri. Un grazie ad entrambi.

Caricento – Decreto liquidità, Caricento: erogazioni in corso

Da: Ufficio Relazioni Esterne – Cassa di Risparmio di Cento

La Cassa di Risparmio di Cento comunica che sono già in corso le prime erogazioni alle imprese che hanno fatto richiesta del finanziamento fino ai 25 mila euro.

“Negli ultimi due giorni abbiamo dato il via alle prime erogazioni ed entro metà della prossima settimana avremo già liquidato 1 milione di euro – ha commentato il Direttore Generale di Caricento Ivan Damiano – Le filiali e il team dedicato alla gestione dei crediti Covid-19 stanno lavorando senza sosta per velocizzare le erogazioni”

Come comunicato nei giorni scorsi, le filiali della Cassa hanno ricevuto oltre 900 richieste da parte degli imprenditori e ne sono già state processate quasi 700. Ad oggi il taglio medio delle operazioni si aggira intorno ai 20 mila euro.

Continua anche la lavorazione delle pratiche di moratoria relative al DL Cura Italia: sono quasi 1200 le domande già lavorate dalla Cassa che hanno consentito di congelare i debiti residui sui finanziamenti.

Da segnalare, inoltre, che sono iniziate anche le erogazioni relative agli anticipi sulla cassa integrazione.

Infine, mentre rimane alta l’attenzione nella lotta al Covid-19, a partire da lunedì 11 maggio la quasi totalità delle filiali della Cassa di Risparmio di Cento riaprirà al pubblico anche al pomeriggio, ma rimane necessario fissare un appuntamento per poter svolgere un’operazione di sportello o ricevere consulenza.

Sul sito della Cassa www.crcento.it sono sempre disponibili informazioni aggiornate sugli orari e le modalità di accesso.

Coldiretti: da lunedì 11 maggio riaprono gli uffici al pubblico, ma solo su appuntamento

Da: Ufficio Stampa

Accessi differenziati e percorsi in sicurezza nel rispetto delle misure sanitarie a tutela degli associati: Coldiretti Ferrara riprende i servizi con regole stringenti.

Coldiretti Ferrara informa che dopo aver adottato tutte le misure di adeguamento dei propri uffici in relazione alle necessità di svolgere in sicurezza i servizi per i soci, lunedì 11 maggio riaprirà tutti i propri uffici di zona e della sede provinciale: Argenta, Bondeno, Codigoro, Copparo, Ferrara, Mesola, Portomaggiore e Vigarano Mainarda.

In osservanza alle restrizioni sanitarie vigenti i servizi saranno erogati solo previo appuntamento e con regolamentazione degli accessi: si potrà accedere unicamente con mascherina e guanti indossati, sottoporsi alla misurazione della temperatura corporea e seguire i percorsi di entrata ed uscita predisposti, senza mai provocare assembramenti, neppure all’esterno degli uffici, mantenendo sempre la distanza interpersonale di almeno un metro.

Sarà cura del personale dell’associazione consentire l’ingresso e verificare il rispetto delle norme sanitarie su indicate.

“È un primo passo nella direzione di una auspicata normalità – commenta il direttore Roberto Palù – che comunque ci impone di ripensare alla erogazione dei servizi agli associati e che ci obbliga ad adottare misure di accesso molto stringenti, nell’interesse e tutela della salute dei nostri soci e del nostro personale. Prima di recarsi nei nostri uffici si dovrà concordare orario e modalità di accesso, verificando l’effettiva necessità di rivolgersi ai nostri operatori di persona o se sia possibile erogare il servizio a distanza come abbiamo continuato a fare nel periodo di chiusura, in quanto le nostre attività sono a supporto di un settore, quello della produzione agricola, primario ed indispensabile, che ha potuto continuare la propria attività senza interruzioni”.

Dal 12 maggio il car sharing Corrente di nuovo su strada e con qualcosa in “Plus”

Da: Ufficio Stampa

Corrente, il car sharing elettrico a flusso libero di Tper, attivo a Bologna, Ferrara e Casalecchio di Reno, torna operativo da martedì 12 maggio, dopo alcune settimane di stop per l’emergenza Covid-19.

La ripartenza porta con sé alcune novità, sia dal punto di vista delle cautele per l’utente ma soprattutto delle nuove opportunità di noleggio.

Per utilizzare le auto, 100% elettriche che si prenotano ed aprono con il telefonino, è obbligatorio indossare la mascherina e, ovviamente, rispettare le prescrizioni dei DPCM e delle ordinanze in vigore.

Le vetture prima di essere rimesse in strada sono tutte sottoposte ad una pulizia straordinaria e ad una profonda sanificazione.

La sanificazione dei mezzi verrà inoltre aumentata anche nel quotidiano, con l’impiego supplementare di squadre sul territorio che puliscono le vetture direttamente in strada.

Per gli utenti arrivano anche importanti novità: due nuove modalità di noleggio, settimanale e mensile con utilizzo esclusivo dell’auto.

In pratica, da martedì sarà possibile concordare il ritiro di una vettura sanificata e a piena carica corredata di cavo di ricarica e poterla tenere, in uso esclusivo, per 7 o 30 giorni.

L’utente può provvedere autonomamente alla ricarica oppure recarsi al piazzale dell’Autostazione di Bologna, nell’area di sosta e ricarica riservata a Corrente, e farsi ricaricare gratuitamente il mezzo una volta a settimana e fino a cinque volte al mese.

Per questo progetto denominato “CORRENTE Plus” vengono messe a disposizione, in questa prima fase di avvio, fino a 50 auto.

Particolarmente vantaggiose le tariffe promozionali:

§ 189 € per una settimana

§ 590 € per un mese.

Le modalità d’uso rimangono quelle di sempre: utilizzo illimitato, accesso in ztl, parcheggi gratuiti, possibilità di andare ovunque, anche al di fuori dall’area di copertura nei soli limiti dell’autonomia.

L’abbonamento settimanale o mensile viene attivato previo appuntamento da richiedere alla mail correnteplus@corrente.app e l’auto viene fornita con il cavo per la ricarica alle colonnine.

Tutti i dettagli e le info al sito corrente.app/plus.

Riaperta al transito la Sp 58 a Comacchio

Da: Ufficio Stampa

La Provincia ha riaperto al traffico veicolare il tratto della Sp 58 Bocchetto-Marenghino al chilometro 0,450 in comune di Comacchio.
La decisione è stata presa dopo che l’amministrazione ha concluso i lavori di riparazione di una voragine, che lo scorso 27 aprile si era aperta lungo la carreggiata.
Un intervento costato circa 8mila euro, interamente finanziati dal bilancio provinciale, serviti per eliminare una vecchia tubazione sottostante non più in uso, la cui perdita d’acqua ha causato l’apertura della buca, e il ripristino della massicciata stradale.

Test sierologici, Marchetti (Lega ER): “Ci risiamo: la giunta fa annunci sulla stampa senza dare indicazioni ai medici di base”

Da: Ufficio Stampa Lega

“Ci risiamo: anche per quanto riguarda i test sierologici, Bonaccini e la sua giunta continuano con la politica degli annunci ai quali non seguono i fatti. La Regione ha, infatti, già annunciato – ma solamente sulla stampa – che anche un privato cittadino potrà sottoporsi al test sierologico, passando dal medico di base che dovrebbe fare prescrizione. Bene, ma c’è un problema: i medici di Medicina generale, non hanno ancora ricevuto indicazioni operative”.

Così il consigliere regionale, vicepresidente commissione Sanità, Daniele Marchetti, che sbotta: “Dopo un persistente e inutile stop and go, prima sì e poi no, sarebbe stato meglio prevedere fin da subito, come da nostra richiesta, l’apertura anche ai privati della possibilità di effettuare i test sierologici. Ora la soluzione è soltanto una: dare quanto prima le indicazioni ai medici di Medicina generale affinché, una volta per tutte, i proclami possano diventare realtà. Certo è che l’errore è già stato commesso e, ancora una volta, a pagare sono stati cittadini e medici di base”.

Bonus 600 euro, Lega (E-R): “Correggere “Cura Italia” ed estendere bonus a tutti i lavoratori stagionali”

Da: Ufficio Stampa Lega

“Correggere il decreto “Cura Italia” affinché il Bonus da 600 euro venga esteso a tutte le tipologie di lavoratori stagionali”. E’ quanto chiede il gruppo regionale della Lega E-R in una risoluzione che impegna la Giunta Bonaccini ad attivarsi presso il governo centrale affinché rimuova “la discriminazione ad oggi presente nel Decreto, che premia alcune tipologie di lavoratori (Codici G-S-T) dimenticandone altre”.

Nell’ambito dei provvedimenti adottati dal Governo con il Decreto legge n. 18 del 17 marzo 2020, il cosiddetto Decreto Cura Italia, è stato introdotto un bonus di 600 euro per i lavoratori stagionali del turismo e degli stabilimenti termali.

“Questo provvedimento – spiegano i leghisti – non contempla un consistente numero di persone, lavoratori stagionali, che benchè effettuino un lavoro stagionale non rientrano, secondo le disposizioni dettate dalla Circolare INPS in proposito, fra i beneficiari delle indennità. La misura adottata dal Governo riguarda in sostanza i soli lavoratori stagionali del turismo e cure termali, che hanno come caratteristiche i CODICI G- S -T”.

“Pertanto riteniamo sia necessario, al fine di restituire pari dignità a tutti i lavoratori che prestano la loro attività lavorativa in maniera stagionale, riconoscere anche a tutte le altre categorie di lavoratori stagionali non ricomprese nel precitato Decreto Cura Italia, i benefici ivi previsti” concludono Matteo Rancan, Daniele Marchetti, Emiliano Occhi, Fabio Rainieri, Andrea Liverani, Gabriele Delmonte, Michele Facci, Emiliano Occhi, Stefano Bargi, Massimiliano Pompignoli, Fabio Bergamini, Maura Catellani, Matteo Montevecchi Simone Pelloni e Valentina Stragliati.

Prezzo dell’alcol: disinfettare costa più che acquistare un prodotto agricolo di qualità

Da: Ufficio Stampa

Alcol denaturato introvabile o venduto sul web a prezzi “scandalosi” che arrivano anche a 25 euro al litro. Le necessità di disinfezione straordinaria provocata dall’emergenza sanitaria ha generato una bolla speculativa sui prodotti igienizzanti in generale, ma per l’alcol questo è particolarmente grave se si pensa alla materia prima con la quale viene generalmente prodotto: scarti agricoli. Cia – Agricoltori Italiani Ferrara denuncia una situazione di mercato preoccupante, considerando che ai produttori agricoli gli scarti non vengono pagati o gli viene riconosciuta una cifra irrisoria, come spiega Massimo Piva, vicepresidente dell’associazione.

“In questi giorni stiamo assistendo a situazioni di mercato fortemente speculative. Partiamo dai prezzi di frutta e verdura al dettaglio – spiega Piva – che hanno subito un rincaro, più o meno evidente a seconda dei punti vendita, non giustificato dalla situazione sanitaria. I prezzi superiori fino a dieci volte quelli pagati alla produzione pesano sulle tasche dei consumatori, già provati dalla crisi economica, e rappresentano l’ennesima stortura di un mercato che non distribuisce il valore lungo le filiere in maniera equa, penalizzando continuamente le aziende agricole. Poi c’è il prezzo dell’alcol e dei disinfettanti a base alcolica. E si può pensare: cosa c’entra con la produzione agricola? C’entra perché la materia prima dell’alcol denaturato è generalmente uno scarto agricolo: uve, frutta, cereali, patate che vengono dati dagli agricoltori alle aziende di trasformazione sostanzialmente gratis o a prezzi irrisori. Solo che fino a qualche mese fa l’alcol era venduto a un euro e mezzo o due euro al litro, mentre ora non si trova – pare anche per la mancanza di denaturanti essenziali per renderlo inadatto al consumo umano – oppure è diventato quasi un oggetto di “contrabbando”, venduto su internet a prezzi altissimi. Per noi è inaccettabile che un prodotto realizzato con scarti che non valgono nulla e che subisce un procedimento di distillazione tutto sommato semplice, arrivi a costare come una bottiglia di Barolo, del miele di altissima qualità, un riso IGP o un Olio Extra Vergine di Oliva. Secondo la nostra associazione vedere l’alcol venduto a questi prezzi speculativi è un insulto per tutti coloro che si impegnano ogni giorno a produrre cibo d’eccellenza. Anche l’idea proposta da qualche associazione di utilizzare il vino invenduto per il processo di distillazione dei prodotti alcolici ad uso igienizzante non ci convince, ma se si decidesse di percorrere questa strada, perché comunque anche gli scarti agricoli da impiegare adesso scarseggiano, chiediamo che venga riconosciuto agli agricoltori un prezzo equo, perché il vino non è uno scarto e certamente non va trattato come tale.

Ci aspettiamo – conclude il vicepresidente di Cia Ferrara – che indaghi l’Autorità della concorrenza e del mercato per calmierare i prezzi dei disinfettanti, così come si sta facendo per le mascherine. La necessità di utilizzarli in maniera massiccia potrebbe durare ancora diversi mesi e forse anche dopo rimarrà un’abitudine più radicata, e non è possibile che valgano di più di un prodotto agricolo che è il frutto di competenze, investimenti e lavoro”.

Festa della mamma con le azalee per la Ricerca

Da: Ufficio Stampa

Per la prima volta in trentasei anni L’Azalea della Ricerca non sarà distribuita in piazza dai volontari ma si potrà ordinare su Amazon.it e riceverla direttamente a casa grazie al contributo di Banco BPM.

L’Azalea della Ricerca di Fondazione AIRC torna per sostenere la ricerca sui tumori che colpiscono le donne. Per la prima volta dal 1984, le piantine di azalea, simbolo della salute al femminile, non coloreranno le piazze delle nostre città ma fioriranno per tutto il mese di maggio e si potranno prenotare, a fronte di una donazione di 15 euro, solo su Amazon.it.

Una scelta doverosa per tutelare la salute di volontari e sostenitori della Fondazione dai rischi dell’emergenza Covid-19, possibile solo grazie al coinvolgimento di Amazon che ha raccolto il testimone dalle mani dei 20 mila volontari AIRC per portare l’Azalea della Ricerca direttamente a casa. Una scelta ci permette di dare continuità alla ricerca oncologica, cardine del futuro della nostra salute: i numeri ci dicono infatti che circa una donna su tre sarà colpita da un cancro nel corso della vita.

L’Azalea della Ricerca quest’anno amplifica il suo valore simbolico diventando un regalo ancora più speciale da dedicare a tutte le persone cui vogliamo bene, per far sentire la nostra vicinanza anche stando lontani. Questo colorato fiore, inoltre, è un prezioso alleato per le ricercatrici e i ricercatori AIRC: in trentasei anni, attraverso la sua distribuzione, sono stati raccolti più di 270 milioni di euro, fondi che hanno contribuito allo sviluppo di diagnosi sempre più precoci e terapie personalizzate, più efficaci e meglio tollerate per tutte le pazienti. Un impegno eccezionale che non può permettersi battute d’arresto, per contrastare tutti i tipi di cancro che, solamente lo scorso anno, in Italia hanno colpito circa 175 mila donne.

A riguardo una breve dichiarazione di Paola Peruffo, referente AIRC per la provincia di Ferrara:

“Sebbene siamo costretti a convivere con le limitazioni dovute ai rischi di contagio da Covid-19, le gravi malattie non si fremano e, di conseguenza, non può fermarsi neppure la ricerca. Motivo per cui invito a festeggiare la Festa della Mamma, in maniera sicuramente diversa, ma rivolgendo un pensiero alla ricerca sui tumori femminili che si può sostenere tramite una donazione ad AIRC o l’acquisto della classica azalea che arriverà direttamente a casa grazie alla collaborazione tra AIRC, Banco BPM e Amazon.it”

Confagricoltura Ferrara: per la ripresa del settore serve più coraggio e meno burocrazia

Da: Organizzatori

Lo scorso 4 maggio è iniziata la cosiddetta Fase 2, che porta con sè un progressivo allentamento delle restrizioni e la riapertura di diverse attività. La speranza di tutti noi è che la curva dei contagi continui la propria curva discendente, sino ad annullarsi completamente e consentirci di tornare alla normalità. Ma per la maggior parte dei comparti agricoli non c’è stata alcuna distinzione tra la Fase 1 e la Fase 2, perché gli agricoltori hanno continuato a lavorare, a produrre alimenti sani e di qualità con la solita alacrità e passione che li contraddistingue e che fino ad oggi non li ha abbandonati, nonostante le tante difficoltà che hanno dovuto affrontare, sia che si trattasse di avversità atmosferiche, di aggressioni di parassiti, malattie fungine o di specie animali invasive, di prezzi addirittura inferiori ai costi di produzione, di concorrenza sleale da parte di prodotti stranieri. Durante tutta questa emergenza gli agricoltori hanno continuato a lavorare, certo con maggiori difficoltà e timori per ciò che sta accadendo, ma con un rinnovato orgoglio e forse anche con maggior vigore, dettato dalla consapevolezza di quanto sia indispensabile il proprio lavoro. E proprio ora che sembra che tutti si siano accorti di quanto sia fondamentale il settore primario, occorre che ci si renda conto di quanto sia altrettanto importante sostenerlo, aiutando le aziende a migliorare la propria attuale condizione. L’emergenza sanitaria ha dimostrato che la produzione agroalimentare è un bene pubblico da tutelare e valorizzare, ed è per questo che dopo la giusta decisione di rinviare di due anni la riforma della Pac e di prorogare gli attuali fondi europei senza gli inaccettabili tagli al budget che erano stati ventilati, occorre mettere in atto un efficace piano strategico europeo per il rilancio del sistema agroalimentare, affidandoci alla ricerca e puntando decisamente sulle innovazioni tecnologiche. Altrettanto indispensabile mettere in atto un piano nazionale in grado di aumentare la capacità produttiva e la competitività delle aziende italiane, affinché venga garantito l’autoapprovvigionamento e la possibilità di acquistare nuovi spazi di mercato piuttosto che perderli a favore di prodotti stranieri. Oggi più di ieri le aziende hanno bisogno di liquidità e di un sistema bancario che sia in grado e al contempo disponibile a sostenerle, anche mediante un piano di consolidamento a lungo termine dei prestiti in essere. Occorrono poi aiuti specifici per quei comparti che hanno sofferto e continuano a soffrire le conseguenze del lockdown, in particolare i comparti dell’agriturismo e del florovivaismo, per i quali Confagricoltura propone il riconoscimento di un credito d’imposta commisurato alle perdite di reddito subite. Ma per rilanciare il sistema agricolo, in particolare quello ferrarese, occorre ridurre gli oneri previdenziali a carico delle aziende datrici di lavoro, e a questo proposito chiediamo l’estensione all’intero territorio nazionale delle agevolazioni previste per le zone montane e/o svantaggiate, e una semplificazione del sistema burocratico che governa questo nostro settore: le complessità burocratiche fanno salire enormemente i costi a carico delle aziende, soprattutto in un contesto di crisi epocale come quello che stiamo vivendo. Per una vera ripresa, occorre più coraggio e meno burocrazia!

L’Istituto di istruzione superiore Rita Levi Montalcini di Argenta e Portomaggiore

Da: Organizzatori

L’Istituto di istruzione superiore Rita Levi Montalcini di Argenta e Portomaggiore ha appena pubblicato nel proprio sito https://www.iisap.edu.it un documento che, nello spirito della rendicontazione sociale, condivide con tutta la comunità scolastica le azioni realizzate sinora a supporto della didattica a distanza (DAD).
Grazie al lavoro di tutto il personale scolastico l’Istituto è stato in grado di tenere aperto un dialogo costante con le studentesse e gli studenti e le loro famiglie per soddisfare le esigenze emerse e superare le problematiche che potessero inficiare l’efficacia del processo di insegnamento- apprendimento durante la didattica a distanza.
L’Istituto, per venire incontro alle esigenze dei propri studenti in questa fase, ha concesso in comodato d’uso gratuito 53 computer portatili, il totale della dotazione, e ne ha acquistati ulterior i 15 che tra due settimane potrà utilizzare per venire incontro alle future esigenze tecniche che dovessero manifestare studenti o docenti.
Grazie anche al contributo dell’USR-ER, la scuola ha messo, inoltre, a disposizione dei propri alunni ben 30 SIM per il traffico dati, i due terzi delle quali sono state già assegnate.
Fondamentale è stata la collaborazione tra amministrazione scolastica e Consiglio di Istituto, che ha consentito di attuare strategie condivise che fossero efficaci in tempi brevi.
Durante queste settimane la scuola si è anche dotata di un nuovo logo, la M di Montalcini, costituita da tre elementi, ognuno dei quali con il proprio colore rappresenta un indirizzo di studi: azzurro per il tecnico, verde per il professionale e amaranto per il liceo. Ogni elemento ha una forma che ricorda le onde del mare, a rappresentare la fluidità con la quale l’organizzazione scolastica si adatta al territorio e declina le sue azioni in base a una continua analisi e riprogettazione.
Il nuovo logo, dichiara il Dirigente scolastico prof. Diego Nicola Pelliccia, ’”rappresenta la voglia dell’Istituto di affermare la propria identità dopo gli accorpamenti e il cambiamento di intestazione degli ultimi anni”.
Durante i colloqui scuola-famiglia, svoltisi in videoconferenza nell’ultima settimana di aprile, i feedback dei genitori sulle azioni della scuola sono stati positivi.
La DAD al Montalcini, si è rivelata un’arma vincente, attraverso la quale ogni Consiglio di classe si è dotato di un orario stabile di interventi online, con un monte ore che si attesta intorno al 50% delle ore svolte in presenza continuando il proprio dialogo educativo quotidiano con i propri studenti.
La scuola ha profuso un grande sforzo per non abbandonare nessuno.
Il Dirigente Scolastico prof. Pelliccia, che ha coordinato in modo egregio, razionale, ma soprattutto ‘umano’ l’intero ‘meccanismo’ ha dimostrato nel suo primo anno da Dirigente di riuscire a far fronte a questa situazione di emergenza coadiuvato da docenti, ATA, studentesse, studenti e famiglie, che in modo sinergico e compatto hanno ‘costruito’ un meccanismo di lavoro a Distanza che ha portato e sta portando tuttora a risultati sorprendenti, ma altamente gratificanti.

Al cantón fraréś
Bruno Pasini: La név ad Magg

Bruno Pasini: poeta in dialetto ferrarese fra i più importanti e rappresentativi.
La sua poetica spazia dai temi dell’amore, alla drammaticità esistenziale, alla morte. L’autore sa esprimere con intense suggestioni i colori, le voci, gli odori del paesaggio rurale e del Delta. Coglie con sensualità, nelle immagini delle stagioni, nostalgie, personaggi, emozioni.
In questa poesia evoca, complici i piumini di maggio, un corteggiamento antico e il sorriso della primavera.
(Ciarìn)

La név ad Magg
                                                  Ad Alfonso Ferraguti

I vién col vént ad Magg, butà dai piòpp, [1]
dai sàlas di curtìl dla mié zzità,
che i pianz su i mur,
a rént a il pòrt e ai scur,
com candliér d’un vérd sémpr’ impizzà.
Jè i biànch plumìn dl’amór, jè il mill parpàj
che i vént purtànd i ssnùma, sula scorta
di amrùs d’na volta, quand ai dì di Mai
i lassava i bèj fiur da porta in porta. [2]
. . . . . . . . . . . . . . . . . .
D’in zzima d’un balcon, su ‘na ringhiéra,
la pògia i sò bèj pum ‘na bèla mòra…
l’am guarda e l’am surìd… l’è primavera!

La neve di maggio
Vengono col vento di maggio, rilasciati dai pioppi, / dai salici dei cortili della mia città, / che piangono sui muri, / aderenti alle porte e agli scuri, / come candelieri di un verde sempre acceso. / Sono i bianchi piumini dell’amore, sono le mille farfalle / che i venti muovono come una carezza, come / i morosi d’un tempo, quando nei giorni di maggio / lasciavano bei fiori di porta in porta, /

Sopra ad un balcone, su una ringhiera, / appoggia i suoi bei pomi una bella mora… / mi guarda e mi sorride… è primavera!

[1] Sono i “pappi” dei fiori, specie di batuffoli cotonosi, caratteristici principalmente dei pioppi e che servono per facilitare la dispersione dei semi ad opera del vento (disseminazione anemofila).
[2] In certe zone della campagna ferrarese, alcuni vecchi, in riferimento a questo singolare e caratteristico messaggio d’amore, ricordano e citano ancora un noto e popolare aforisma: “Molti vòlt, int al dì dl’Assénsa, as porta al Mai a chi an al pénsa” (Molte volte, nel giorno dell’Ascensione, si porta il Maggio a chi non lo pensa).

Tratto da: Bruno Pasini, Tra i zunch e il cann. Poesie dialettali ferraresi, FerraraSATE, 1967.
In copertina: Nemesio Orsatti, Palude, acquaforte.

Bruno Pasini (Massafiscaglia 1916 – Ferrara 1999)
Laureato in Scienze Agrarie, direttore dell’Ispettorato Provinciale dell’Agricoltura di Ferrara. Autore di scritti di carattere tecnico-agrario e saggi sul rapporto fra lingua e dialetto. Ha pubblicato le sillogi poetiche Tra i zunch e il cann (1967) e Lamént par Nani (1980) che assieme a Fiùr salvàdagh sono confluite nella raccolta Vós dla mié tèra (1983). Stampate postume ne Il canto del cigno (2001) le poesie inedite.

Al cantóη fraréś , l’appuntamento settimanale con il dialetto e i suoi autori, torna ogni venerdì. Guarda le puntate precedenti [Qui]