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Giorno: 6 Giugno 2020

LA SCOMODITA’ DI ISRAELE

“Hashanà haba’a b’Yrushalayim” (L’anno prossimo a Gerusalemme) è il saluto augurale che per secoli si scambiavano gli ebrei della Diaspora. E chiunque sia stato a Gerusalemme racconta un’esperienza che poco a che fare con il turismo. Negli occhi, nel cuore, nella memoria, la Città Santa ti rimane dentro, ti segue per il resto della vita.

Veduta di Gerusalemme

Gerusalemme, centro pulsante delle tre grandi religioni monoteiste – sorelle, perché figlie del medesimo padre, ma nemiche nella storia e sporche di molto sangue – è anche la capitale del nuovo Stato di Israele (la Terra promessa alla fine raggiunta) e l’ombelico di un Medio Oriente che da molti decenni conosce solo la guerra.
Parlare di Israele, soprattutto: farsi ascoltare, cercare di discutere con animo libero da pre concetti e pre giudizi, non è solo un argomento ‘scomodo’ ma un esercizio rischioso. Per questo, quando l’amica e collaboratrice di
Ferraraitalia Laura Rossi mi ha inviato questo suo intervento (polemico? Sì, penso si possa definirlo così) si è detta pronta a ritirarlo se la sua pubblicazione mi avesse creato qualche imbarazzo. Eppure, se un piccolo giornale può dare un minimo contributo alla causa della pace (Peace Now) è proprio di non evitare i discorsi scomodi, di affrontare anche gli argomenti pieni di spine, di uscire dagli schieramenti ideologici preconfezionati. Prendendosi anche qualche rischio. Ma può esistere una stampa libera senza coraggio e senza rischi?
Parlo per me – altri la pensano diversamente – non riesco a trovare alcuna giustificazione (nella storia, nella morale ma anche nella ragione e nella ragionevolezza) alla politica espansionista e imperialista della Destra israeliana al potere e del suo campione Bibi Netanyahu. I nuovi insediamenti, i territori occupati (‘occupati’,  secondo tutta la comunità internazionale, non semplicemente ‘contesi”), il tallone di ferro sulla Striscia di Gaza allontana sempre di più la pace. Una pace che ogni bambino del Medio Oriente, israeliano o palestinese, ha diritto di vivere. Subito. Adesso. Quella pace che David Grossman, Abraham Yehoshua, il compianto Amos Oz e tanti intellettuali israeliani chiedono (voce che grida nel deserto) da anni.
Dall’altra parte – e in questo mi sento di accogliere gli argomenti, se non la vis polemica, di Laura Rossi – esiste nella Sinistra (italiana ed europea) una posizione filo palestinese
tout-court che in molti casi si spinge ben oltre il giusto appoggio alla causa di un popolo oppresso e senza terra. C’è insomma una vulgata anti Israele, un ritornello politically correct che occulta i fatti, che non assume la drammatica complessità della Questione Mediorientale, che non considera la vita concreta degli uomini e delle donne: una vita durissima per i palestinesi ma anche per gli ebrei israeliani. Nei fatti, questa posizione, questo preconcetto a sinistra, non è semplicemente anti sionista, ma va involontariamente a sommarsi allo spettro del negazionismo e dell’antisemitismo fascista che per l’ennesima volta è tornato prepotentemente in scena, nella cronaca e nella storia del nuovo millennio.
(Francesco Monini)

Ultimamente si leggono molti articoli ed opinioni sulla religione ebraica, soprattutto sullo Stato d’Israele, senza nessuna cognizione. Una grande responsabilità è dell’informazione, o meglio della disinformazione, spesso deviante e di parte, di cui ho già scritto tempo fa.
Continuano le manipolazioni contro Israele, fomentando odio a iosa con bugie e faziosità dei fatti. A questo proposito voglio citare un intervento di Umberto Eco, alla vigilia della pubblicazione del suo romanzo Il cimitero di Praga, che l’autore ha inteso dedicare ai falsari dell’odio e dell’antisemitismo, troppo spesso mascherato da antisionismo: “Ebrei, il miglior nemico degli imbecilli”, scrive Eco.
Dobbiamo o non dobbiamo dare il diritto ad Israele di difendersi dagli attacchi terroristici? Per questo motivo, se la colpa israeliana è quella di aver ecceduto nella sua legittima difesa, dall’altra parte gli arabo-palestinesi hanno ecceduto in attacchi terroristici. Se fra la popolazione palestinese vi sono stati bambini innocenti come vittime, anche dalla parte israeliana vi sono state altrettante vittime, sempre bambini o giovani innocenti, ma che vengono spesso dimenticati negli elenchi dell’informazione.
E’ sempre questo tipo di stampa che è solita informare solo sui bombardamenti su Gaza e non sulle centinaia di missili che piovono su Israele. Una stampa che non informa che i soldati israeliani tendono a colpire obiettivi terroristici e che anticipatamente, prima di colpirli, avvisano la popolazione palestinese di mettersi ai ripari. I responsabili palestinesi, invece, utilizzano i civili e spesso i bambini come scudi umani, per poi ‘piangere’ davanti a tutto il mondo che i “cattivoni e sanguinari israeliani” uccidono i loro figli.
E’ risaputo che Yahya Sinwar, il capo di Hamas nella Striscia di Gaza, si nasconde deliberatamente dietro ai civili. divenendo così l’unico e vero responsabile. Bisognerebbe chiedere a questo individuo perché, nonostante i milioni di euro donati dalla Comunità Europea, dagli Stati Uniti e da infiniti altri donatori da tutto il mondo, quello arabo in particolare, a Gaza vi è l’energia elettrica solamente perché erogata gratuitamente dalla società israeliana? Bisognerebbe chiedere a Yahya Sinwar perché egli vive in un enorme palazzo con piscina e aeroporto personale mentre scarseggiano medicinali e viveri per la popolazione? Vorrei ricordare a certi signori e signore della politica italiana che si stanno interessando ai ‘territori occupati’ (che non esistono, perché la forma corretta è quella di ‘territori contesi’, per una sostanziale differenza fra “occupati” e “contesi”) che la demonizzazione non aiuterà mai a porre fine al conflitto israeliano-palestinese o a portare la pace in Medio Oriente.
E’ fin troppo facile prendere la via della menzogna e partecipare al coro di demonizzazione di Israele che si basa su pochissime realtà e un mare di menzogne. Sarebbe consigliabile che questi signori si occupassero dei fatti di casa propria, dove gravissimi problemi abbisognano di soluzioni. A questo proposito, proprio in questi giorni, Marco Rizzo, segretario del partito comunista, ha affermato che “questa sinistra fa rivoltare Gramsci nella tomba”. Non lo ha dichiarato uno di destra, lo ha dichiarato un comunista. Un altro importante e indimenticabile uomo di sinistra, Pier Paolo Pasolini, dovrebbe insegnare qualcosa: “Compagni perché non capite?”, scrive nel 1967 su Argomenti. “In questi giorni leggendo l’Unità, ho provato lo stesso dolore che si prova leggendo il più bugiardo giornale borghese. Possibile che i comunisti abbiano potuto fare una scelta così netta, invece della “scelta con dubbio” che è la sola umana di tutte le scelte? Perché l’ Unità ha condotto una vera e propria campagna per “creare un’opinione”? Forse perché Israele è uno Stato nato male? Ma quale Stato ora libero e sovrano non è nato male? E chi di noi, inoltre potrebbe garantire agli Ebrei che in Occidente non ci sarà più nessun Hitler? O che gli Ebrei potranno continuare a vivere in pace nei Paesi arabi? Forse possono garantire questo il direttore dell’Unità o qualsiasi altro intellettuale comunista? E che aiuto si dà al mondo arabo fingendo di ignorare la sua volontà di distruggere Israele? Cioè fingendo di ignorare la sua realtà? Non sanno tutti che la realtà del mondo arabo, come la realtà della gran parte dei Paesi in via di sviluppo, compresa in parte l’Italia, ha classi dirigenti, polizie, magistrature indegne? I comunisti hanno una sete insaziabile di autolesionismo? Così che il vuoto che divide gli intellettuali marxisti dal partito comunista debba farsi sempre più incolmabile?”. Pasolini ci insegna che nulla è cambiato e che è tremendamente identico a circa 50 anni fa, se non peggio.

Coronavirus, l’aggiornamento: 17 nuovi positivi, di cui 11 asintomatici individuati grazie agli screening regionali

Da: Regione Emilia Romagna

Effettuati 4.000 tamponi, per un totale di 351.146, e 2.301 test sierologici. I malati calano ancora: -96. I casi lievi in isolamento a domicilio sono 2.125 (-68), quasi l’88% dei malati. I ricoverati nei reparti Covid scendono a 256 (-25), 35 in terapia intensiva (-3). Quattro nuovi decessi, nessuno nelle province di Reggio Emilia, Modena, Ferrara e in Romagna. Nessun nuovo positivo a Imola e nelle province di Ravenna e Forlì-Cesena

Dall’inizio dell’epidemia da Coronavirus, in Emilia-Romagna si sono registrati 27.894 casi di positività, 17 in più rispetto a ieri, di cui 11 persone asintomatiche individuate attraverso l’attività di screening regionale.
I tamponi effettuati sono 4.000, che raggiungono così complessivamente quota 351.146, più 2.301 test sierologici.
Le nuove guarigioni sono 109, per un totale di 21.307: oltre il 76% sul totale dei contagi dall’inizio dell’epidemia. Continuano a calare i casi attivi, e cioè il numero di malati effettivi, che a oggi sono 2.416 (-96 rispetto a ieri).
Questi i dati – accertati alle ore 12 di oggi sulla base delle richieste istituzionali – relativi all’andamento dell’epidemia in regione.
Le persone in isolamento a casa, cioè quelle con sintomi lievi, che non richiedono cure ospedaliere, o risultano prive di sintomi, sono complessivamente 2.125 (quasi l’88% di quelle malate), -68 rispetto a ieri. I pazienti in terapia intensiva sono 35 (-3). Diminuiscono anche quelli ricoverati negli altri reparti Covid, scesi a 256 (-25).
Le persone complessivamente guarite salgono quindi a 21.307 (+109): 597 “clinicamente guarite”, divenute cioè asintomatiche dopo aver presentato manifestazioni cliniche associate all’infezione, e 20.710 quelle dichiarate guarite a tutti gli effetti perché risultate negative in due test consecutivi.
Purtroppo, si registrano 4 nuovi decessi: un uomo e tre donne. Complessivamente, in Emilia-Romagna i decessi sono arrivati a 4.171. Per quanto riguarda la provincia di residenza, 2 si sono avuti in quella di Piacenza, 1 in quella di Parma, 1 in quella di Bologna (nessuno nell’Imolese). Nessun decesso nelle province di Modena, Ravenna, Forlì-Cesena, Rimini, Reggio Emilia, Ferrara e da fuori regione.
Questi i nuovi casi di positività sul territorio, che invece si riferiscono non alla provincia di residenza, ma a quella in cui è stata fatta la diagnosi: 4.500 a Piacenza (+2), 3.553 a Parma (+6), 4.957 a Reggio Emilia ((+1), 3.926 a Modena (+2), 4.649 a Bologna (+4); 398 a Imola (dato invariato rispetto a ieri); 999 a Ferrara (+1). I casi di positività in Romagna sono 4912 (+1),di cui 1.028 a Ravenna (dato invariato), 944 a Forlì (dato invariato),781 a Cesena (+1) e 2.159 a Rimini (+1).

Agricoltura. L’Emilia-Romagna difende il Parmigiano Reggiano

Da: Regione Emilia Romagna

L’Emilia-Romagna scende in campo per difendere il Parmigiano Reggiano, un prodotto unico noto e amato non solo dai consumatori italiani che ora, complice anche la crisi innescata dal prolungato lockdown causato dall’emergenza Covid-19, rischia di attraversare una pericolosa fase di stop e non trovare sbocchi sul mercato.
L’eccessiva volatilità dei prezzi – problema strutturale del settore dei formaggi Dop – che ora sta portando a un crollo dei prezzi al caseificio anche del 30%, insieme alla crisi dei circuiti dell’export, che rappresenta circa il 40% delle vendite di questi prodotti e dell’Ho.Re.Ca., stanno infatti mettendo in forte crisi un comparto d’eccellenza per l’Emilia-Romagna che è la seconda regione in Italia per produzione di latte, con quasi 2milioni di tonnellate prodotte e consegnate nel 2019.

“È inaccettabile riconoscere così poco guadagno a chi produce un bene straordinario, conosciuto e apprezzato in tutto il mondo- afferma l’assessore regionale all’Agricoltura, Alessio Mammi- Con i prezzi che vediamo le aziende non stanno in piedi, non coprono nemmeno le spese. Si vanifica il lavoro, la dedizione, la passione di migliaia di lavoratori del comparto: bisogna intervenire con tutti gli strumenti che abbiamo a disposizione”. “I consumi interni di Parmigiano Reggiano non stanno diminuendo- prosegue Mammi-, e nemmeno diminuiscono i prezzi che i consumatori pagano nei negozi e nei supermercati, non si capisce allora perché vengano fatti prezzi così bassi ai produttori. Rischiamo davvero di indebolire aziende storiche che distribuiscono valore a interi territori, soprattutto a quelli più fragili come le aree interne. Come Regione cercheremo di contrastare ogni tentativo di speculazione e di tutelare i produttori”.

Il comprensorio del Parmigiano-Reggiano conta nella nostra regione 325 caseifici, 62% in forma cooperativa e i restanti privati e aziendali in parti uguali, 2652 allevamenti, il 64% dei quali ubicati in zona montana. Ecco allora le sette misure individuate dalla Regione, tra aiuti comunitari, statali e regionali, da attuare subito per dare ossigeno a un comparto economico vitale.
In primo luogo, occorre concretizzare rapidamente le misure del primo bando indigenti da 50 milioni di euro, dei quali 14 milioni e 500mila euro destinati ai formaggi Dop, per ritirare prodotto dal mercato a prezzo equo per i produttori.
Inoltre, l’incremento del Fondo indigenti contenuto nel Decreto Rilancio per indirizzare nuove risorse a ulteriore acquisto di formaggi Dop e di latte fresco italiano da destinare a latte Uht.
Venendo agli aiuti comunitari all’ammasso privato dei formaggi, occorre valutare una possibile riapertura dell’intervento con risorse nazionali, come contributo per le spese di stoccaggio, oltre ad aiuti diretti alle imprese di allevamento a compensazione di cali di produzione forzati per mancati ritiri o riduzione della loro valorizzazione.
Altra leva di sostegno alla produzione è agire sul credito di imposta per le imprese che dimostrino di utilizzare materie prime agricole e prodotti agroalimentari di origine italiana.
“È importante inoltre che la filiera- incalza Mammi- valuti seriamente la possibilità, concessa dalla Commissione europea, di utilizzare l’art 222 del Regolamento Ue 1308/2013, che consente di realizzare in periodi di grave squilibrio di mercato, accordi e decisioni tra agricoltori e loro associazioni, anche in deroga alle norme sulla concorrenza, per stabilizzare il settore”.
Per quanta riguarda la Regione, è prevista da subito una iniezione di liquidità. La legge di conversione del decreto Milleproroghe ha confermato infatti il rifinanziamento all’Emilia-Romagna di 21 milioni di euro, destinato al rimborso delle somme anticipate dalle Regioni a favore delle imprese agricole danneggiate da eventi calamitosi in anni passati.
Fondi che potranno essere impiegati per completare il finanziamento dei progetti della filiera lattiero casearia, il cui fabbisogno negli anni scorsi non è stato interamente soddisfatto per mancanza di risorse.
I progetti attualmente in attesa di finanziamento sono 8 e il fabbisogno per la concessione dei relativi contributi, ammonta a 17 milioni e 840mila euro. Tali risorse faranno da volano a investimenti per circa 49,5 milioni di euro. Tra le imprese che verranno finanziate con queste nuove risorse, la maggior parte si concentra nelle province emiliane legate alla produzione di Parmigiano Reggiano: Bologna, Modena, Reggio Emilia e Parma.

“Inoltre è indispensabile- sottolinea l’assessore- che nella nuova programmazione comunitaria 2021-2027 venga prevista un’Organizzazione comune di mercato zootecnica, per migliorare le relazioni tra gli anelli della filiera, favorirne la corretta programmazione e garantire una più equa distribuzione del valore all’interno della filiera, come già accade per altre produzioni del nostro Paese”.
“Infine- dichiara Mammi- serve anche uno sforzo significativo per la promozione del Made in Italy e sull’e-commerce, con un forte impulso alla digitalizzazione delle imprese e un approfondimento delle regole per la garanzia del consumatore: la Regione c’è e farà la sua parte al fianco del Consorzio e dei caseifici”.

Ultima leva, individuata dalla Regione, è la tutela legale internazionale per i prodotti Dop, un problema quanto mai attuale dal momento che gli effetti della crisi economica sul mutamento dei consumi, potrebbero portare inevitabilmente ad un aumento del rischio imitazioni.

Coldiretti: l’imprenditrice ferrarese Carla Grossi insignita dell’onorificenza di cavaliere al merito della repubblica

Da: Ufficio Stampa

Coldiretti Ferrara e Donne Impresa Ferrara esprimono le felicitazioni per il meritato titolo attribuito ad una azienda storica dell’organizzazione agricola estense ed ad una imprenditrice sempre impegnata nel miglioramento aziendale.

Lo scorso 2 giugno tra i ferraresi insigniti dell’onorificenza al merito della Repubblica, c’è stata anche l’imprenditrice agricola Carla Grossi, titolare dell’omonima azienda agricola sita in Ferrara, tra Chiesuol del Fosso e Via Ladino.

Fin da giovanissima affiancava il nonno ed il padre nei lavori dei campi sino a diventarne titolare direttamente, con l’aiuto di vari collaboratori per le attività più impegnative e di maggior richiesta di manodopera, specie per la raccolta della frutta, ancora oggi coltivata con passione sui terreni aziendali: pere, mele, albicocche, susine, pesche e poi ancora orticole come zucche, zucchine e patate. Ma la sua specialità è la produzione delle fragole, in cui è particolarmente qualificata e che cura con ottimi risultati da oltre 50 anni, diventando una delle migliori produttrici e venditrici della provincia di Ferrara. La signora Carla è stata una delle prime produttrici della Provincia a frequentare e a credere nel mercato all’asta e fa anche parte della rete di “Campagna Amica Coldiretti”, grazie alla quale dal 2015 ha iniziato la vendita diretta, operando a filiera corta, garantendo l’origine e la qualità della propria produzione con grande soddisfazione della clientela. Dal marzo 2018 fa parte del coordinamento Donne Impresa di Coldiretti Ferrara e continua di anno in anno ad investire nella propria azienda, apportando idee innovative, con un occhio attento alle esigenze della clientela ed al sociale.

“Carla rappresenta un esempio virtuoso di imprenditoria femminile – commenta Monia Dalla Libera, rappresentante provinciale di Donne Impresa – . che ha saputo da sola condurre due aziende agricole per più di 50 anni, affrontando con ingegno e maestria le crisi di mercato, sapendo reinventarsi e specializzarsi, divenendo un’eccellenza nel proprio settore. Ha saputo stare al passo con i tempi, adeguando la propria attività ai bisogni e alle esigenze della clientela, entrando a far parte di reti di produttori virtuosi. Con il proprio lavoro ha indubbiamente apportato un incremento al patrimonio agricolo della Provincia di Ferrara, contribuendo alla salvaguardia ed allo sviluppo di varietà di frutta tipiche dell’area ferrarese, con un occhio particolare alla tutela del territorio, affiancando anche una attiva e costante presenza sindacale nelle battaglie di Coldiretti ed in particolare per la difesa dei diritti e delle opportunità delle imprenditrici che da sempre devono conciliare vita familiare e carriera, dimostrando la voglia di trovare soluzioni senza fermarsi mai”.

La dirigenza di Coldiretti Ferrara e quanti conoscono direttamente Carla si uniscono alla famiglia nell’esprimere compiacimento e felicitazioni.

Coronavirus. Cinema, teatri e spettacoli dal vivo: dal 15 giugno, in Emilia-Romagna si riparte

Da: Regione Emilia Romagna

Riaprono gli spazi di gran parte della produzione e fruizione culturale: massimo 200 spettatori al chiuso, mille all’aperto, e distanza di almeno un metro. Riattivati anche i set cinematografici e riprendono i circhi. Sì a tutte le attività formative in presenza. Recepito il Protocollo sulle scuole guida. Nuove indicazioni anche per i condizionatori d’aria

Dal 15 giugno, in Emilia-Romagna si potrà tornare al cinema – ripartiranno anche i set cinematografici -, a teatro e a vedere spettacoli dal vivo. E già da lunedì prossimo, 8 giugno, potranno essere svolte le prove senza la presenza di pubblico. E’ quanto prevede la nuova ordinanza firmata dal presidente della Regione, Stefano Bonaccini, che contiene le Linee guida per la riapertura degli spazi e delle attività legate a una fetta consistente della produzione e della fruizione culturale regionale.Via libera esteso ai circhi, secondo le disposizioni previste nelle medesime linee guida.
Sempre a decorrere dal 15 giugno, riparte l’organizzazione di congressi, convegni ed eventi assimilabili, anche in questo caso nel rispetto di apposite Linee guida regionali.
Di nuovo dall’8 giugno è nuovamente consentito ai soggetti pubblici e privati che erogano attività di formazione la possibilità di realizzare in presenza, e quindi in Aula, tutte le attività formative (per questo l’ordinanza recepisce le Linee guida sulla formazione professionale approvate lo scorso 23 maggio).
L’atto regola poi lo svolgimento di concorsi e prove selettive da parte delle pubbliche amministrazioni adottando specifiche Linee guida. Sospese durante la Fase 1 dell’emergenza Coronavirus, possono dunque riprendere: tra queste anche quelle avviati dalla stessa Regione Emilia-Romagna che a regime porteranno a circa 1.300 nuove assunzioni.
Infine, il recepimento del Protocollo per lo svolgimento della attività delle scuole guida, delle scuole nautiche e degli studi di consulenza automobilistica, già approvato in precedenza.

Cinema, teatri, spettacoli: al chiuso massimo 200 spettatori, mille all’aperto

Le linee guida – che valgono anche per circhi e set cinematografici – fissano una serie di regole a tutela del pubblico e degli operatori. Dal numero massimo di spettatori (200 per gli spettacoli al chiuso e mille per quelli all’aperto), agli accorgimenti per assicurare almeno 1 metro di distanza tra gli utenti, eccettoche per nuclei familiari e conviventi. Potrà essere misurata la temperatura all’ingresso e, nel rispetto della privacy, dovrà essere tenuto un registro delle presenze per 14 giorni.
Dovrà essere inoltre indossata la mascherina quando ci si trova negli spazi comuni. L’uso promiscuo dei camerini è da evitare, salvo assicurare un adeguato distanziamento interpersonale unito alla pulizia delle superfici. Il personale (artisti, addetti a lavorazioni presso i laboratori di scenotecnica e sartoria, ecc.) dovrà indossare la mascherina quando l’attività non consente il rispetto del distanziamento interpersonale. Per la preparazione degli artisti, trucco e acconciatura, si applicano le indicazioni previste per i settori di riferimento. Gli oggetti eventualmente utilizzati per la scena devono essere manipolati dagli attori muniti di guanti e i costumi di scena dovranno essere individuali.
Oltre alle misure di carattere generale, vi sono norme destinate a tutelare specifiche discipline, prove comprese: dalle produzioni liriche e sinfoniche a quelle teatrali, fino alla danza.

Concorsi pubblici

Le Linee guida sono rivolte alle amministrazioni locali, oltre che alle Aziende e agli Enti del Servizio sanitario regionale. Un vero e proprio vademecum a tutela della salute dei candidati, dei commissari e del personale impegnato a diverso titolo.
Via dunque alle procedure concorsuali, anche con modalità in presenza dei candidati, ferma restando la possibilità di effettuare la prova orale o i colloqui di mobilità tra gli enti anche in videoconferenza. Al momento dell’identificazione ogni candidato dovrà firmare una autodichiarazione in cui attesta di non essere sottoposto a misure di quarantena o isolamento domiciliare, né di avere sintomi influenzali. Obbligatorio sempre l’uso della mascherina -sia per i candidati che per i membri della commissione e il personale – così come, in caso di attività che richiedano un contatto più ravvicinato, anche di dispositivi quali visiere o barriere protettive trasparenti. A tutti dovrà essere garantito l’uso di soluzioni disinfettanti per le mani. Per la consegna dei materiali previsto l’uso di guanti mono uso. I locali andranno organizzati per scongiurare qualsiasi rischio di assembramento e rispettare il distanziamento interpersonale, con, tra l’altro, anche ingressi scaglionati. Altrettanto importante la disinfezione e l’areazione degli ambienti. Per quest’ultimo aspetto il documento prevede anche gli interventi per l’ottimale funzionamento degli impianti di aereazione.

Precauzioni comuni a ogni attività

Pur facendo riferimento a diverse attività e settori, le Linee guida contenute nell’ordinanza, pur specifiche, sono accomunate da una serie di indicazioni tese a garantire il distanziamento interpersonale, la corretta organizzazione degli spazi, l’igiene dei locali e la loro areazione, l’uso di dispositivi di protezione individuali e di soluzioni idroalcoliche per la disinfezione delle mani.
In merito all’attività congressuale e convegnistica, dovranno essere gli organizzatori di eventi e meeting a dover decidere il numero massimo di partecipanti tenendo conto della capienza dei locali.

Impianti di condizionamento aria

Infine, modificando precedenti protocolli regionali, interviene sulle misure inerenti microclima e impianti di condizionamento, introducendo l’obbligo, se tecnicamente possibile, di escludere totalmente la funzione di ricircolo dell’aria. In ogni caso, vanno rafforzate ulteriormente le misure per il ricambio d’aria naturale, anche attraverso l’impianto, di cui va garantita, in condizione da fermo, la pulizia dei filtri dell’aria di ricircolo per mantenere i livelli di filtrazione/rimozione adeguati. Se tecnicamente possibile, va aumentata la capacità filtrante del ricircolo, sostituendo i filtri esistenti con filtri di classe superiore, garantendo il mantenimento delle portate. Nei servizi igienici va mantenuto in funzione continuata l’estrattore d’aria

Coronavirus. Mille litri di disinfettante per le mani ‘made in ER’

Da: Regione Emilia Romagna

Sarà distribuito gratuitamente alle Aziende sanitarie e alle case residenza per gli anziani. Il lotto prodotto dallo stabilimento modenese, grazie a un accordo con Arpae che ha avviato le collaborazioni pubblico e privato e sovrintende ai processi produttivi e alla distribuzione dei liquidi igienizzanti

Mille litri di gel disinfettante per le Aziende sanitarie e le Case residenza per anziani dell’Emilia-Romagna. Grazie al secondo accordo in regione con Arpae (Agenzia regionale per la prevenzione, l’ambiente e l’energia), la Opocrin spa di Formigine (Mo) – gruppo farmaceutico leader nella produzione di principi attivi – fornirà il gel che sarà distribuito gratuitamente agli enti e organismi pubblici impegnati nelle attività operative di contrasto alla pandemia di Covid-19.
La produzione di gel e liquido disinfettante è resa possibile dalla procedura straordinaria messa a punto dalla Regione, che ha affidato ad Arpae il compito di avviare le collaborazioni tra pubblico e privato e sovrintendere ai processi produttivi e alla distribuzione dei liquidi igienizzanti. Una sinergia che si avvale anche del contributo dell’Ordine dei farmacisti della regione.

Soddisfazione è stata espressa dall’assessore all’Ambiente, Irene Priolo: “Dopo l’intesa con la Philip Morris, arriva anche la collaborazione con Opocrin. L’Emilia-Romagna sta facendo la propria parte con intelligenza, capacità imprenditoriale e generosità. Un altro esempio di quanti frutti possa far nascere il lavoro comune tra pubblico e privato, ancora più significativi nel momento in cui siamo chiamati a dare il massimo per uscire dall’emergenza e mettere in sicurezza le persone: i ricoverati e chi lavora per la cura e il benessere degli altri”.

“Entro fine giugno Opocrin consegnerà ad Arpae i primi 1.000 litri di gel antisettico per mani offrendo quindi il proprio sostegno nella lotta contro il Covid-19- sottolineal’amministratore delegato della società di Formigine, Federico Saetti-. Opocrin è legata al territorio che l’ha vista crescere e trasformarsi da una piccola azienda a un’importante realtà mondiale e ha deciso di accogliere l’appello dell’Emilia-Romagna riconvertendo temporaneamente parte delle proprie linee alla produzione di gel antisettico per mani, che verrà preparato secondo quanto previsto dal protocollo regionale. Vogliamo ringraziare la Regione Emilia-Romagna per averci consentito di dare il nostro contributo alla comunità di cui facciamo parte”.

La collaborazione per la produzione e distribuzione di gel e liquidi disinfettanti per le mani

La procedura straordinaria prevista dalla Regione fissa le modalità per allestire in via eccezionale, presso gli enti privati e secondo la responsabilità di un farmacista, i prodotti antisettici per le mani da donare alle Aziende sanitarie per tutta la durata dell’emergenza pandemica.
La procedura è stata definita dal Servizio di assistenza territoriale della Regione Emilia-Romagna e dal Centro regionale di farmacovigilanza, con il supporto dell’Ordine regionale dei farmacisti.
Arpae si occupa della raccolta delle richieste, di coordinare la distribuzione del prodotto alle Direzioni sanitarie aziendali dall’Emilia-Romagna e di fornire il supporto con propri tecnici alle aziende che intendono collaborare, sottoscrivendo un protocollo ad hoc per le attività di produzione e confezionamento. Infine, svolge le analisi di campioni per verificare in particolare che la concentrazione di alcol rispecchi quella prevista.
Le richieste di scorte di gel igienizzanti possono essere fatte rivolgendosi direttamente alle quattro Direzioni sanitarie delle aziende Asl dell’Emilia-Romagna.

Simone Saletti e Marco Amelio: “Proficuo dialogo a sostegno del commercio, lavoriamo per misure condivise di supporto alle attività locali”  

Da: Ufficio Stampa

Le misure di rilancio del commercio locale passano da un confronto attento con le associazioni di categoria. Ne è convinto il Sindaco facente funzioni del Comune di Bondeno, Simone Saletti, che ha incontrato i rappresentanti di Ascom-Confcommercio di Ferrara nei giorni scorsi. Al tavolo del confronto erano presenti anche il Presidente della delegazione Ascom di Cento e dell’Alto Ferrarese, Marco Amelio, ed il referente tecnico locale dell’associazione di categoria, Roberto Giacomini. Con loro, il comandante della Polizia Municipale Alto Ferrarese, Stefano Ansaloni.

“Il lavoro che abbiamo iniziato ad impostare, fatto di slittamento senza oneri delle imposte locali, e di possibilità per attività ristorative e bar di allargare la propria metratura su spazi pubblici, esentando tali attività dalla Cosap – dice il Sindaco Saletti – hanno trovato il consenso di Ascom, che ringraziamo per i numerosi spunti di riflessione che sono stati portati. Del resto – è l’opinione del primo cittadino – in questi anni abbiamo lavorato sempre in maniera proficua, per portare a termine progetti condivisi, come nel caso del “Bando Vetrine”. Ora – dice – ragioniamo sulle prossime fasi per un vero rilancio del commercio”.

“A fronte di un lavoro congiunto e coordinato con il comune di Bondeno – commenta Marco Amelio, presidente Ascom Alto Ferrarese – abbiamo richiesto alcune misure che possono essere di concreto supporto ai nostri associati del Commercio, Turismo e Servizi secondo una logica di intervento sulla quotidianità aziendale che deve permettere il rilancio: in particolare è fondamentale mettere in campo gli strumenti economici per sostenere il commercio locale. Inoltre – prosegue Amelio – riteniamo che possano essere misure di valido supporto l’erogazione di contributi a fondo perduto alle attività chiuse durante il lockdown. Un incontro costruttivo, che già rimanda ad un prossimo appuntamento per meglio definire le proposte all’amministrazione comunale”, conclude Amelio.

“Le proposte di Ascom – conclude Saletti – sono in linea con i progetti che (da Compa a Bondeno in poi) abbiamo messo in campo a sostegno delle attività di vicinato. E’ nostra intenzione proseguire il dialogo con tutti, per sostenere in maniera compiuta l’economia locale”./(Foto da sin.: Stefano Ansaloni, Marco Amelio, Simone Saletti, Roberto Giacomini)

Dalla Regione un aiuto alle famiglie con redditi medio-bassi: 20mila voucher da 150 euro per l’iscrizione dei figli a corsi, attività e campionati

Da: Regione Emilia Romagna

In arrivo altri 300mila euro, e 2mila voucher, per le famiglie numerose, con più di quattro figli: per loro contributo di 150 euro a figlio. Beneficiari i nuclei con Isee fino a 17mila o 28mila euro

Aiutare le famiglie con redditi medio-bassi a sostenere le spese di iscrizione dei propri figli alle attività sportive. Scongiurare l’abbandono della pratica motoria di bambini e ragazzi, dai 6 ai 16 anni, e dei giovani con disabilità. Dare una mano alle associazioni e società sportive dilettantistiche che, in mancanza di certezze sul numero dei praticanti potenziali nella prossima stagione sportiva, potrebbero vedere a rischio, se non cessare, la propria attività, dopo i mesi di fermo a causa dell’emergenza coronavirus e una ripartenza comunque non facile.
E’ con questi obiettivi che la Regione ha deciso l’emissione di 20 mila voucher per consentire alle famiglie emiliano-romagnole in condizioni di disagio economico di avere maggiori possibilità nel far proseguire l’attività sportiva ai propri ragazzi. Ogni nucleo familiare potrà ricevere voucher di 150 euro, che sale a 250 euro per quelli con tre figli.
Lo fa attraverso una delibera approvata dalla Giunta regionale nell’ultima seduta, con la definizione di modalità e i criteri con cui gli Enti locali, in rapporto alla popolazione e raccolte le richieste dei nuclei familiari, potranno trasferire le risorse e gestire le procedure per l’erogazione dei voucher ai beneficiari.
Una misura per la quale sono stati stanziati 3 milioni di euro. Risorse, però, che la Giunta ha deciso di aumentare di ulteriori 300 mila euro per la concessione di altri 2mila voucher favore delle famiglie numerose, con 4 o più figli, che riceveranno un voucher da 150 euro a figlio. Azione aggiuntiva che verrà formalizzata in un atto successivo.
L’aiuto potrà andare alle famiglie fino a 3 tre figli con un Isee fra i 3mila e i 17 mila euro annui e fra i 3 mila e i 28mila euro per quelle con più di quattro figli.
Entro il prossimo 30 giugno, Città metropolitana di Bologna, Comuni e Unioni di Comuni potranno comunicare alla Regione il loro interesse alla misura (alla Pec sportsalute@postacert.regione.emilia-romagna.it) e la Giunta regionale in un mese, entro il 31 luglio, assegnerà agli enti locali che ne avranno fatto richiesta i fondi con cui potranno erogare i voucher.

“Vogliamo sostenere con forza anche la ripartenza dello sport- afferma il presidente della Regione, con delega allo Sport, Stefano Bonaccini- ed essere a fianco delle famiglie, delle associazioni e delle società sportive dilettantistiche dell’Emilia-Romagna. I voucher per lo sport sono una misura straordinaria e, crediamo, innovativa, che si inserisce nella programmazione degli interventi a favore del settore sportivo, in questa fase così critica a causa delle ricadute negative dovute al lockdown. Proviamo così a scongiurare il rischio che le difficoltà economiche legate a quanto successo possano portare a mancate iscrizioni dei figli alle attività sportive, quando le associazioni e società sportive dilettantistiche traggono dalle quote per l’iscrizione a corsi o a campionati la maggior parte delle risorse per il proprio sostentamento. Stiamo parlando di una parte fondamentale della società regionale, di migliaia di volontari e centinaia di realtà che offrono spazi di socialità a bambini e ragazzi, facendo comunità e permettendo loro di crescere e sviluppare la propria autonomia. Né vogliamo fare passi indietro rispetto al nostro obiettivo di incrementare la pratica motoria e sportiva e la lotta contro la sedentarietà- chiude Bonaccini- in particolare per i più giovani”.

Il provvedimento in sintesi

Gli obiettivi sono quelli di sostenere le famiglie che appartengono a fasce di reddito medio-basse nell’iscrizione dei propri figli a corsi, attività e campionati sportivi organizzati da associazioni e società sportive dilettantistiche, scongiurando il forzato abbandono della pratica motoria e sportiva dei minori che rientrano nella fascia di età compresa tra i 6 e i 16 anni e dei giovani con disabilità che rientrano nella fascia di età compresa fra i 6 e i 26 anni.
Ciascun nucleo familiare può beneficiare di un voucher del valore di 150 euro: nel caso in cui il nucleo familiare sia costituito da tre figli, il valore del voucher è pari a 250 euro. I nuclei familiari con 4 o più figli riceveranno 150 euro per figlio.
Le risorse finanziarie regionali vengono trasferite alla Città metropolitana di Bologna, alle Unioni di Comuni e ai singoli Comuni (esclusi quelli della Comunità montana di Bologna). Ciascuna Unione dovrà comunicare l’elenco dei Comuni aderenti per i quali ha delega di gestione dei voucher che, conseguentemente, non potranno fare richiesta autonoma di gestione dei contributi.

Gli studenti del Montalcini festeggiano la fine dell’anno scolastico “a distanza”

Da: Organizzatori

Gli studenti del Montalcini hanno voluto festeggiare l’ultimo giorno di lezione, seppure a distanza p, invitando i loro docenti ad un meet on line in cui scambiarsi i tradizionali saluti, prima delle tanto attese vacanze estive.

Le difficoltà di questo ultimo, travagliato periodo non hanno mai interrotto il rapporto tra l’istituzione scolastica e gli studenti , attraverso una modalità operativa di continuo interscambio, fatto non solo di trasmissione di contenuti disciplinari, ma di parole di conforto e di incoraggiamento reciproco .

I ragazzi hanno voluto ringraziare i loro insegnanti per il lavoro svolto in questi ultimi mesi così complessi, in cui non si sono sentiti mai soli, grazie alle strategie poste in essere per continuare a ” fare scuola” anche da lontano.

Volti più distesi e sorridenti hanno illuminato gli schermi dei PC in un unico grande abbraccio virtuale che ha unito studenti ed insegnanti nel festeggiare un evento così importante come l’ultimo giorno di scuola.

Anche da lontano si sono percepiti la gioia e l’entusiasmo per la conclusione di una fase delicata che nessuno potrà dimenticare facilmente .

Sorrisi e battute scherzose hanno accompagnato gli ultimi minuti prima del suono dell’ultima campanella ( virtuale) accompagnati dalla speranza di un nuovo inizio , dove ci si potrà parlare di persona e non più soltanto dietro lo schermo di un PC.

Ed ora tocca ai maturandi, che si apprestano a svolgere un esame di Stato in presenza con tutti i dispositivi di sicurezza disciplinati dall’Ordinanza ministeriale.

A loro e a tutti gli studenti del Montalcini va il nostro grande in bocca al lupo per il termine di un anno scolastico che non dimenticheranno mai.

Nuova campagna di promozione turistica della Provincia di Ferrara

Da: Organizzatori

“Comacchio, Ferrara e il Delta del Po…tutto lo spazio per le tue vacanze nella terra della dolce vita!”

Questo il claim della nuova campagna di promozione territoriale della provincia di Ferrara, in onda da qualche giorno sulle reti televisive del nord Italia, attraverso il circuito 7 Gold: 7 Gold Telecity, 7 Gold Telepadova, 7 Gold Plus, 7 Gold Sesta Rete, Rete 8 VGA, Antenna e Telelombardia.

La campagna, co-finanziata dalla Destinazione Turistica Romagna nell’ambito di “Vacanze Natura e Cultura”, il progetto di promo-commercializzazione dell’offerta turistica dei territori di Comacchio, Ferrara e del Parco del Delta del Po, andrà ad interessare le aree di Veneto, Piemonte, Lombardia e Friuli Venezia Giulia, oltre all’Emilia Romagna, e si protrarrà fino al 30 luglio prevedendo due differenti formati: un classico spot pubblicitario di 30 secondi, con sei passaggi giornalieri su ciascuna emittente, ed una telepromozione della durata di 180 secondi, che andrà in onda giornalmente su ciascuna emittente per tutto il mese di luglio.

Dopo un primo step, attraverso il quale è stata avviata una campagna promozionale sui social network ed i motori di ricerca è stata avviata questa nuova campagna promo-commerciale, il cui target è stato concordato direttamente con gli operatori territoriali che avevano richiesto maggiore informazione alle regioni limitrofe dalle quali proviene la maggior parte del turismo in provincia.

Un sinergico lavoro di squadra teso a garantire la massima copertura mediatica pensata per trasmettere tutte le straordinarie opportunità che Comacchio, Ferrara, unitamente all’intero delta del Po possono offrire, rispondendo a qualsiasi necessità ed esigenza dei turisti e proponendo i must del territorio tra natura, spiagge, arte, cultura e tradizione.

Comacchio e Ferrara sono, quindi, pronti al rilancio invitando turisti e visitatori a condividere un’estate all’insegna della massima sicurezza ed, ovviamente, della bellezza, attraverso luoghi Patrimonio dell’Umanità Unesco, capaci di far vivere emozioni uniche senza alcun sacrificio in termini di offerta ed esperienza.

L’appello di CNA: “Le fiere devono ripartire, o le imprese del settore moriranno”

Da: Ufficio Stampa

Il settore fieristico è l’unico che non ha ancora un protocollo di sicurezza riconosciuto dalla Regione; è l’unico per il quale non è stata ancora indicata una data utile per la ripartenza, o un calendario di riaperture. Eppure, l’Emilia Romagna è la regione italiana in cui si organizzano più fiere internazionali dopo la Lombardia: il 25% del totale nazionale. Nasce da qui l’appello lanciato da CNA alle istituzioni: sono necessarie misure rapide ed efficaci per tutelare le tante aziende che operano nel settore.

Difficile quantificare il danno economico che questo settore ha subito a seguito dell’emergenza: si tratta comunque di cifre enormi. Ogni anno il comparto italiano coinvolge circa 200mila espositori e 20 milioni di visitatori. La Regione Emilia Romagna, in un recente comunicato stimava in 700 milioni di euro il danno diretto che il lockdown ha causato al comparto, un miliardo se si considera l’indotto.

“Anche Ferrara ha un gruppo corposo di aziende che operano nel settore delle fiere, con ruoli tra loro differenti – spiega Silvia Merli, responsabile di CNA Cultura Ferrara – Il motivo è semplice: una fiera è un evento complesso, in cui operano allestitori, agenzie di comunicazione, service audio video, agenzie di sorveglianza, organizzazione di spettacoli, e molto altro”

Per tutte queste realtà è necessario intervenire rapidamente, spiega CNA, se non si vuole assistere al crollo del settore: è questo l’appello uscito da un recente incontro che ha coinvolto gli allestitori fieristici di Ferrara e Bologna aderenti a CNA.

Cosa chiedono quindi le aziende? “Prima di tutto – spiega Silvia Merli – è necessario costruire al più presto un calendario di riaperture. Poi, bisogna creare le condizioni perché le aziende tornino ad esporre nelle fiere: lo si può fare prevedendo un bonus fiscale ad hoc, riservato alle aziende che parteciperanno ad eventi fieristici”.

Non è tutto: vanno sbloccati subito i pagamenti a saldo dei lavori già effettuati prima del lockdown: se i soldi non ricominciano a girare le aziende muoiono, non solo nel ramo fiere.

Infine, sono necessarie alcune misure trasversali: il prolungamento della Cassa Integrazione almeno fino alla fine dell’anno, e aiuti a fondo perduto commisurati all’effettivo arco temporale di immobilità forzata dell’attività fieristica, senza dimenticare che questo settore avrà certamente un forte rallentamento anche nel 2021.​

PRESTO DI MATTINA
L’invenzione dei colori: “Dio ha creato gli uomini perché ama i racconti”

Ricordo che da ragazzino mi impressionava molto il suo modo di raccontare.
Lo ascoltavo introdurre le varie puntate dello sceneggiato televisivo sull’Odissea, e mi colpiva il suo modo di pronunciare il nome Ulisse. Così come mi coinvolgeva quando alla televisione leggeva qualche sua poesia, incarnando con esse il sentire del tempo. Ricordo per esempio quando recitò la celeberrima I fiumi, quasi descrivendo un viaggio interiore, l’avanzare sempre di nuovo, mai pago, delle ascensioni dello spirito – ma questo lo imparai molto tempo dopo. Ed era in grado, con le sue parole, di ridestare il senso della memoria, la sua itineranza come risvegliata proprio da quei paesaggi e luoghi in cui aveva vissuto: “Questo è l’Isonzo/ e qui meglio/ mi sono riconosciuto/ una docile fibra/ dell’universo/ Il mio supplizio/ è quando/ non mi credo/ in armonia”. Non per nulla, nel sentire nominare l’Isonzo, mio nonno coglieva l’occasione per raccontarmi della guerra sul Carso e dei fiumi che scomparivano e poi comparivano dalla terra imitando lo scorrere del tempo nascosto e svelato.

Sto parlando ovviamente di Giuseppe Ungaretti (1888-1970), del quale lunedì ricorreva il cinquantesimo dalla morte. Non è per questo però che lo ricordo, qui oggi. Ma per una sua ermetissima poesia dal titolo Casa mia, che forse per la vicinanza con la Pasqua, mi è tornata alla mente in questi giorni. Unitamente a quel suo stile narrante, che sapeva coniugare parole e mimica, attraverso l’espressione del volto e delle mani, non di rado con l’indice alzato quasi come un sacramento: verbum e signum interconnessi.
Una parola – in breve – che si dà a vedere, e un segno che si fa ascoltare. Rappresentazione dell’invisibile nel visibile dell’anima sul volto, che coinvolge e trasforma anche coloro che vi partecipano con lo sguardo e l’ascolto: un narrare performativo, insomma, che fa quello che dice e dice ciò che fa.
Agostino, il retore di Tagaste direbbe, Verbum visibile e signum audibile, ricordando Giovanni l’evangelista: è “quello che noi abbiamo udito, quello che abbiamo veduto con i nostri occhi, quello che contemplammo e che le nostre mani toccarono del Verbo della vita – la vita infatti si manifestò, noi l’abbiamo veduta e di ciò diamo testimonianza” (1Gv 1,1-2). Segni e parole intimamente congiunti, dove le espressioni del volto e i gesti della mano rafforzavano il realismo delle parole, e queste svelavano il segreto nascosto nell’animo, il sentire dell’esperienza che si vuol comunicare, come di testimone che ha vissuto dentro gli eventi e può dire presente, adsumus, siamo davanti.
Ecco allora il testo della poesia di Ungaretti:
Sorpresa dopo tanto
d’un amore,
Credevo di averlo sparpagliato per il mondo.

Ho ruminato queste parole come fanno i monaci con la Scrittura santa. Finché questi pochi versi mi hanno ricordato la stessa concisione di un’altra sorpresa, anche quella di un amore perduto e ritrovato: quello annunciato dall’angelo alle donne impaurite al sepolcro il mattino di Pasqua: “Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto” (Lc 24, 5-6). Un annuncio, anche quello, sparpagliato per il mondo, che tuttavia raccoglie, riunisce, tiene insieme senza perdere la diversità del molteplice, senza uniformarlo né omologarlo, riuscendoci solo con l’amore.
Sorpresa di un amore: quella che prende il fiato, non te l’aspetti, ma ti ruba il cuore, lo strappa dal suo luogo interiore e lo fa partire alla ricerca di colui senza il quale non può più vivere. Ed è proprio questo partire, lo strappo di una sequela, che lo destina alla sorpresa.

Il poeta è come il mistico: il suo cuore lo fa partire sempre, di nuovo. Non può fare a meno di lasciarsi sorprendere da ciò che è umano, di riscattare la bellezza che segretamente nasconde se non vuol “perdere l’amore”.
E fu proprio per non perdere l’amore nascosto nel Vangelo della Pasqua, nel tentativo di far risplendere tutta la bellezza dei suoi colori agli occhi della gente, che una domenica di quasi vent’anni fa mi venne di raccontare questa storia. E se è vero che un detto rabbinico afferma che “Dio ha creato gli uomini perché Egli – benedetto sia! – ama i racconti”, penso che con quella storia rallegrai anche il cuore di colui che ai miei occhi ha fatto il cielo e la terra.

Ma come si racconta una storia? Cerco di impararlo da un Rabbi il cui nonno era stato discepolo del Baalshem, al quale fu chiesto di raccontare una storia. “Una storia”, disse, “va raccontata in modo che sia essa stessa un aiuto“. E raccontò: “Mio nonno era storpio. Una volta gli chiesero di raccontare una storia del suo maestro. Allora raccontò come il santo Baalshem solesse saltellare e danzare mentre pregava. Mio nonno si alzò e raccontò, e il racconto lo trasportò tanto che ebbe bisogno di mostrare saltellando e danzando come facesse il maestro. Da quel momento guarì. Così vanno raccontate le storie”. Non ricordo più come andò quella domenica, so solo che dopo tanto tempo mi sorprende ancora.

I colori della Pasqua

In principio, quando Dio creò la luce, vide che era una cosa buona perché la terra, informe e oscura, cominciò ad illuminarsi. Quando poi separò le tenebre dalla luce nacquero il giorno e la notte. Affinché il giorno rimanesse luminoso per tutto il tempo stabilito, accese nel cielo il sole; e perché la notte non fosse troppo oscura, la illuminò con la luna e le stelle.
Solo il sesto giorno, dopo avere creato l’uomo e la donna, si accorse che mancavano i colori, sia alla terra sia al firmamento. Lo capì perché l’uomo e la donna non si guardavano intorno più di tanto e non rimanevano stupiti della sua opera. Per forza! Tra la luce e le tenebre c’era un arcobaleno di grigi, o più chiari o più cupi, da mettere tristezza anche al più allegro dei suoi angeli.
Allora decise subito di rimediare e, convocati sette angeli, diede a ciascuno un colore e li mandò ad abbellire la sua creazione. E così il primo angelo dipinse, all’inizio della settimana, tutta la terra e il cielo di rosso; poi, il giorno successivo, un altro angelo passò sopra il rosso con il giallo e così di seguito fino al settimo angelo, col suo ultimo colore, sino alla fine della settimana.
Ma il risultato non era stato certo dei migliori e l’uomo e la donna rimanevano stupiti sì, ma per la confusione del continuo cambiamento. Allora Dio divise con delle linee la terra e il cielo perché formassero come dei settori e inviò ancora i suoi angeli a colorare e il cielo e la terra. Ma il lavoro non era che a metà quando ordinò di sospenderlo subito. Un mondo fatto ad arlecchino, con tante pezze colorate, non piaceva neppure a Lui.

Non era certo un tipo da avvilirsi; quindi si mise a pensare velocemente poiché stava avvicinandosi il settimo giorno, il giorno del riposo, e non voleva proprio che l’uomo e la donna passassero la festa in una grande malinconia.
Dio chiamò le nubi e in un momento non furono più nere di pioggia, ma rosse, gialle, verdi, blu. Ordinò al vento di disperderle per tutta la terra e cadde così una pioggia di colori su tutta la creazione, ma le gocce, cadendo l’una sull’altra, si mescolavano tutte insieme formando un miscuglio sgradevole e disordinato, una poltiglia cupa.
Eppure l’aveva negli occhi quello stupendo arco che avrebbe posto sopra la terra dopo il diluvio: l’arcobaleno come segno di pace e di armonia fra Lui e gli uomini. Allora decise che sarebbero stati l’uomo e la donna a colorare il mondo. Li convocò alla sua presenza e fece loro dono di tutti i colori dell’arcobaleno. Ma l’uomo e la donna non incominciarono nemmeno perché non riuscivano a mettersi d’accordo: lui, le cose, le voleva colorate in un modo, lei, in un altro. Ed entrambi, per non litigare, abbandonarono i colori in un angolo del paradiso.
Ma Dio non si arrese nemmeno questa volta. Fece scendere su di loro un sonno profondo e, mentre dormivano, mise tutti i colori nei loro occhi. Al risveglio l’uomo e la donna rimasero davvero stupiti. Quando guardavano le cose o i loro volti, questi prendevano colore ed anche gli sguardi dell’uomo e della donna divenivano raggianti. Tutto si trasformava colorandosi appena veniva osservato, ma quando essi si voltavano, tutto ritornava nel grigiore e nell’oscurità. Sembrava allora che mancasse qualcosa per fissare i colori alle cose, o per far sì che, per il mutare della luce, essi non si perdessero. Ma cosa occorreva? Che cosa avrebbe fissato per sempre i colori alla terra, al cielo e sul volto dell’uomo?
Già il sole stava sorgendo sul settimo giorno, era l’alba. Dio si ricordò dei due angeli che aveva creati per annunciare alle donne, il mattino di Pasqua, la risurrezione del suo Figlio. Li chiamò a sé e li mandò a svegliare l’uomo e la donna che dormivano profondamente. Entrambi furono pieni di paura al vederli, ma appena i loro occhi si fissarono in quelli degli angeli, in loro entrò la gioia della risurrezione. “La gioia! – disse Dio – …ecco che cosa mancava!”. E nel settimo giorno Dio creò i colori perché rallegrassero gli occhi ed il cuore dell’uomo e della donna e non si spegnesse mai in loro un ardente ed irresistibile desiderio della bellezza, quella che sarebbe nata dalla gioia della risurrezione di quel silenzioso mattino di Pasqua.