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Giorno: 12 Agosto 2020

Regione: Coronavirus, l’aggiornamento: 41 nuovi casi positivi, di cui 23 asintomatici Nessun decesso

Da: Ufficio Stampa Regione Emilia-Romagna

“Coronavirus, l’aggiornamento: 41 nuovi casi positivi, di cui 23 asintomatici. La maggior parte dei casi a Bologna e Ravenna, individuati da screening regionali e attività di contact tracing. Nessun decesso.

Effettuati oltre 7.700 tamponi e più di 1.400 test sierologici. I positivi di rientro dall’estero sono 14. Casi attivi a quota 1.807 (+17), di cui circa il 95% con sintomi lievi in isolamento a casa.

 Dall’inizio dell’epidemia da Coronavirus, in Emilia-Romagna si sono registrati 30.220 casi di positività, 41 in più rispetto a ieri, di cui 23 asintomatici individuati nell’ambito delle attività di contact tracing e screening regionali.

Dei 41 nuovi casi, più del 60% (25) era già in isolamento al momento dell’esecuzione del tampone. I 23 asintomatici sono stati individuati grazie ai test voluti dalla Regione sulle categorie più rischio (12), tramite il contact tracing (7 casi) o attraverso l’attività di screening regionale (4 casi).

Complessivamente, più di un terzo dei nuovi contagi (14 persone) sono collegati a vacanze rientri dall’estero: la Regione ha previsto già da luglio due tamponi naso-faringei durante l’isolamento fiduciario se in arrivo da Paesi extra Schengen, e con una nuova ordinanza la cui firma è attesa oggi saranno introdotti i tamponi anche per i viaggiatori di rientro da paesi con criticità specifiche come Croazia, Spagna, Malta e Grecia.

Quasi la metà dei contagi si concentrano in due province, Bologna (12 casi) e Ravenna (8).

In provincia di Bologna 10 casi sono ricondotti a focolai già noti, e infatti 9 erano già in isolamento domiciliare al momento del tampone. In totale, metà dei casi (6) risultano di rientro dall’estero: in due occasioni si tratta di giovani di rientro da una vacanza in Croazia, mentre gli altri tornavano da Romania (2), Serbia e Stati Uniti.

In provincia di Ravenna su 8 casi (3 asintomatici), 6 erano già in isolamento al momento del tampone. Nello specifico, 4 positivi sono riconducibili allo stesso focolaio familiare, mentre in due casi si tratta di rientro dall’estero (Albania).

Questi i dati – accertati alle ore 12 di oggi sulla base delle richieste istituzionali – relativi all’andamento dell’epidemia in regione.

tamponi effettuati ieri sono 7.740, per un totale di 745.489. A questi si aggiungono anche 1.424 test sierologici.

casi attivi, cioè il numero di malati effettivi, a oggi sono 1.807 (17 in più di quelli registrati ieri).

Non si registra nessun decesso in tutto il territorio regionale: il numero totale resta quindi invariato a 4.298.

Le persone in isolamento a casa, ovvero quelle con sintomi lievi che non richiedono cure ospedaliere, o risultano prive di sintomi, sono complessivamente 1.725 (+15 rispetto a ieri), circa il 95% dei casi attivi. Restano 4 i pazienti in terapia intensiva, sale invece il numero di quelli ricoverati negli altri reparti Covid: 78 (+2).

Le persone complessivamente guarite salgono a 24.115 (+24 rispetto a ieri): 92 “clinicamente guarite”, divenute cioè asintomatiche dopo aver presentato manifestazioni cliniche associate all’infezione, e 24.023 quelle dichiarate guarite a tutti gli effetti perché risultate negative in due test consecutivi.

Questi i nuovi casi di positività sul territorio, che si riferiscono non alla provincia di residenza, ma a quella in cui è stata fatta la diagnosi: 4.680 a Piacenza (+3, nessun sintomatico), 3.814 a Parma (+5, nessun sintomatico), 5.181 a Reggio Emilia (+3, di cui 1 sintomatico), 4.204 a Modena (+4, tutti sintomatici), 5.399 a Bologna (+12, di cui 6 sintomatici); 438 casi a Imola (+1, nessun sintomatico), 1.104  a Ferrara (+1, nessun sintomatico); 1.197 a Ravenna (+8, di cui 5 sintomatici), 999 a Forlì (invariato), 851 a Cesena (+1, sintomatico) e 2.353 a Rimini (+3, di cui 1 sintomatico)

 

Servizi demografici Ferrara: replica a sostegno dei dipendenti sull’intepellanza della consigliera Ferraresi

Da: Ufficio Stampa DICCAP

Sindacati DICCAP (Dipartimento Autonomie Locali e Polizie Locali) e Sinusca (Sindacato Nazionale Ufficiali di Stato Civile e Anagrafe) vogliono replicare all’articolo apparso su alcune testate locali e in cui la Consigliera comunale Anna Ferraresi del Gruppo Misto chiede l’apertura al pomeriggio degli sportelli dell’Ufficio Anagrafe. Ci preme però, aldilà del dibattito politico nel quale non è nostro obbiettivo entrare, porre all’attenzione alcune doverose precisazioni a sostegno dell’operato dei dipendenti pubblici di questo Servizio perché non divenga strumentale a nessuno.

I Servizi Demografici del Comune di Ferrara, infatti, stanno pagando oggi anni di evidenti carenze sia dal punto di vista organizzativo che di investimenti in termini di personale, attrezzature, ecc.: le varie amministrazioni succedutesi non hanno a nostro avviso infatti adeguatamente investito su un servizio che ha visto più che dimezzarsi il personale ed è giusto tener presente, a solo titolo di esempio, che per il Comune di Ferrara ad oggi risultano in forza solo 6 dipendenti per lo S.C.A. (Sportello Centrale di Anagrafe), 16 dipendenti per il Front e Back Office, 4 Segreteria e protocollo, 7 per lo Stato Civile, e 7 per le delegazioni (questi dati sono escutibili dalla semplice consultazione del sito internet del Comune di Ferrara).

E nonostante questo tutti i dipendenti sono chiamati a sforzi importanti e garantiscono comunque l’adempimento dei loro doveri. Numeri quelli elencati, non per niente, che sarebbero adatti per una cittadina di 60000 abitanti e di certo non per una Città come la nostra, anche capoluogo di provincia. E’ evidente quindi che con questi numeri attuali è praticamente impossibile riuscire a far di più. Per altro un’altra doverosa precisazione riguarda l’attuale, non terminata e quanto mai preoccupante situazione emergenziale legata al Corononavirus: oggi i Servizi Demografici del Comune di Ferrara sono raggiungibili anche in modalità on-line, garantendo così un costante contatto con l’utenza, oltre che in giornate ed orari di ricezione diretta del pubblico previo appuntamento. Questo nell’ottica sia della tutela del cittadino che dei dipendenti per evitare e limitare al massimo le possibili fonti di esposizione al contagio. Importante è infatti il lavoro svolto sia dagli uffici demografici centrali che delle delegazioni, che sono tutt’ora punto di riferimento per i cittadini a livello decentrato.

L’auspicio, sia chiaro, è che questa nuova Amministrazione dia un indirizzo politico deciso per un cambio di passo per i Servizi di cui stiamo parlando con nuove assunzioni (almeno 7-8 persone) ed investimenti concreti che possano permettere a tutti gli uffici interessati di funzionare come in tutte le altre città, adeguando altresì le indennità dei dipendenti all’attuale contesto, anche con progettualità specifiche. Le prossime settimane saranno decisive su questo fronte in quanto la nuova Amministrazione presenterà come intende riorganizzare i Servizi Demografici dopo la pubblicazione della nuova micro-organizzazione del Comune di Ferrara: saranno però, come detto, necessarie assunzioni o comunque immissioni di personale comunale già dipendente, un aggiornamento delle indennità e della progettualità con un deciso investimento, anche strumentale, in un ambito appunto che se non riorganizzato adeguatamente potrebbe rischiare l’implosione. l’obbiettivo deve essere invece quello di migliorare e il Servizio nell’ottica di valorizzare il personale.

Alla Consigliera Ferraresi va quindi la richiesta di presentare, oltre alle proprie e di diritto interpellanze verso la maggioranza quale consigliere di opposizione, anche proposte concrete per promuovere una funzionalità del servizio ai cittadini e non richieste che possano aumentare ancor di più le problematiche di questo importante  settore della macchina amministrativa comunale.

agricoltura

Coldiretti: allarme speculazione nei campi

Da: Ufficio Stampa Coldiretti Ferrara

I dati ISTAT sull’inflazione a luglio evidenziano un aumento dei prezzi al consumo per la frutta fresca, mentre in campagna non si coprono i costi di produzione.

 

In controtendenza balzano i prezzi al consumo della frutta fresca che fanno segnare un aumento dell’8% ma crollano quelli pagati agli agricoltori con quotazioni che non coprono neppure i costi di produzione. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sui dati Istat relativi all’inflazione a luglio che registra una spinta al rialzo dei prezzi dell’1,4% per gli alimentari, rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, mentre l’andamento generale su base annua vede il Paese in deflazione (-0,4%), con una situazione che non si verificava dal giugno 2016.

 

Nel carrello della spesa si rilevano aumenti – sottolinea Coldiretti – anche per il pesce surgelato (+3,5%), pasta (+3,2%), zucchero (+2,7%), uova (+2,4%), carni (+2,4%), formaggi (+1,5%) e latte fresco (+1%), legati agli sconvolgimenti della domanda di un mercato che non riesce ancora a tornare alla normalità pre-covid.

 

Una situazione che ha favorito le speculazioni al ribasso nei campi e nelle stalle con il paradosso che mentre i prezzi al consumo aumentano quelli pagati agli agricoltori e agli allevatori crollano. Casi emblematici sono quelli della Puglia dove gli agricoltori che producono meloni e angurie si vedono corrispondere pochi centesimi al chilo e dell’Abruzzo dove i coltivatori del Fucino hanno addirittura deciso di donare alle famiglie più bisognose parte dei raccolti rimasti in azienda perché sottopagati fino alla metà rispetto allo scorso anno.

 

Occorre dunque evitare che i comportamenti scorretti di pochi compromettano il lavoro della maggioranza degli operatori della filiera in una situazione in cui quasi 4 aziende agricole su 10 (37%) secondo l’indagine Coldiretti/Ixe’ hanno registrato un deciso calo dell’attività a causa degli effetti della pandemia.

 

Alle speculazioni si sommano peraltro gli effetti del clima impazzito – rileva la Coldiretti – con il moltiplicarsi di eventi estremi come caldo torrido, gelo, grandine, nubifragi e siccità che compromettono le produzioni di frutta e verdura provocando la perdita del lavoro di un intero anno in molte aziende agricole.

 

In un momento difficile per l’economia e l’occupazione nazionale il consiglio della Coldiretti è di acquistare prodotto italiano e sostenere la campagna #mangiaitaliano, verificando sempre, laddove possibile, l’origine nazionale in etichetta.​

Unife scopre nuovi restii uomo di Neanderthal risalenti a 300 mila anni fa

Da: Ufficio Stampa Università di Ferrara

 

Unife scopre nuovi resti di uomo di Neanderthal risalenti a 300 mila anni fa

Il ritrovamento nel corso della campagna di scavi condotta dall’Ateneo a Grotta della Ciota Ciara

Con la scoperta di nuovi di resti umani appartenenti all’uomo di Neanderthal risalenti a 300 mila anni fa, anche quest’anno l’Università di Ferrara contribuisce a scrivere la storia dell’evoluzione umana. Il ritrovamento è avvenuto nel corso di una campagna di scavi nella Grotta della Ciota Ciara(Borgosesia, VC).

Si tratta di due denti, un canino e un molare inferiore, individuati negli stessi livelli stratigrafici in cui erano stati trovati resti umani nel 2019, un osso occipitale (parte della porzione posteriore del cranio) e un secondo incisivo inferiore, probabilmente appartenente a un individuo adulto di età giovane.

Una ulteriore eccezionale scoperta avvenuta grazie agli scavi diretti da dodici anni da docenti, ricercatrici, ricercatori, studentesse e studenti del Dipartimento di Studi Umanistici del nostro Ateneo, con la concessione del Ministero per i Beni e le attività Culturali e per il Turismo. La campagna è condotta in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Biella, Novara, Verbano-Cusio-Ossola e Vercelli, il Comune di Borgosesia (che insieme a Unife finanzia le ricerche), l’Ente Gestione Aree Protette della Valle Sesia, il Museo di Archeologia e Paleontologia “Carlo Conti” e i membri dell’ex Gruppo Archeologico e Speleologico di Borgosesia.

“Questi nuovi resti rappresentano alcuni dei reperti in assoluto più antichi di Homo neanderthalensis e fanno della Ciota Ciara un incredibile sito che, grazie agli studi condotti e che continueranno durante tutto l’anno, permetteranno di apportare nuovi e fondamentali elementi alla storia evolutiva della nostra specie. La Grotta della Ciota Ciara è un sito fondamentale per la ricostruzione del popolamento preistorico dell’Italia del Nord Ovest” – commenta la Prof.ssa Marta Arzarello della Sezione di Scienze Preistoriche e Antropologiche di Unife.

Le ricerche Unife, grazie anche alla collaborazione con istituti di ricerca italiani e internazionali, hanno permesso di ricostruire il modo di vita dell’Uomo preistorico che ha frequentato le grotte del Monte Fenera durante le prime fasi del Paleolitico medio, periodo che si estende da 300 mila anni fa fino a circa 35.000 anni fa e durante il quale, in Europa, sono state presenti due specie: Homo heidelbergensis e Homo neanderthalensis.

“I dati emersi – prosegue Arzarello – permettono di affermare che la grotta sia stata utilizzata in una prima fase solo come rifugio durante la caccia e successivamente per delle occupazioni più lunghe, probabilmente stagionali per poi finire con un’ultima occupazione di breve durata. L’uomo preistorico ha sfruttato le rocce locali per la produzione di strumenti e ha cacciato le specie presenti nell’area come il cervo, il cinghiale, il camoscio e il rinoceronte. In alcuni casi ha raccolto delle materie prime di migliore qualità più distanti dal sito e ha portato alla Ciota Ciara strumenti già confezionati. L’analisi dei denti dei micromammiferi (piccoli roditori), ha stabilito che il clima fosse temperato, con un incremento dell’aridità e un abbassamento delle temperature nei livelli più bassi. Sono stati rinvenuti anche i resti di altri carnivori come la pantera, il leone, la lince, il lupo, il tasso e la martora, che hanno probabilmente occupato la grotta nei periodi in cui l’uomo non era presente”.

I resti umani saranno presentati nel corso di una conferenza stampa nell’autunno 2020.

Progetto UNIFE, parla Amministratore Delegato di Maria Cecilia Hospital

Da: Ufficio Stampa Maria Cecilia Hospital

 Nel corso degli ultimi giorni ha trovato spazio su testate giornalistiche regionali un serrato dibattito tra sostenitori e detrattori del progetto dell’Università degli Studi di Ferrara, volto ad insediare uno dei corsi di Laurea in Medicina e Chirurgia presso il Maria Cecilia Hospital di Cotignola.

Diverse sono state le argomentazioni: talune con riguardo agli auspicabili e positivi effetti socio-economici, tal altre chiaramente dettate da legittime pregiudiziali politiche, la cui sintesi trova ragione nel convincimento che laddove vi sia operosità dell’ospedalità privata accreditata, ciò avvenga a detrimento dell’ospedalità pubblica.

In questa cornice riteniamo sia utile dare all’opinione pubblica elementi sui quali poter meglio inquadrare il progetto universitario estense ed i suoi potenziali effetti, limitando l’esposizione al richiamo di atti e ai fatti occorsi in questi mesi.

Partiamo dal primo aspetto: l’iniziativa è, e rimane, nella piena e autonoma titolarità dell’Ateneo ferrarese – così come è stato per i due analoghi progetti promossi e realizzati dall’Ateneo bolognese con i due nuovi insediamenti di Forlì e di Ravenna – la cui Facoltà medica ha ottenuto un cospicuo incremento dei posti disponibili per consentire ai giovani di intraprendere la relativa professione. Dato questo, che trova giustificazione nella elevata qualità dell’offerta formativa ferrarese, cui deve ora vedersi ampliata la capacità formativa didattica e pratica.

In questo contesto, sia l’Ateneo bolognese che quello ferrarese hanno individuato nell’ospedalità della Romagna un territorio fertile per radicamento, qualità istituzionale e professionale, coinvolgendo l’imprenditorialità locale per capacità di sostegno finanziario e imprenditoriale.

Infatti, GVM Care & Research ha concorso sia al progetto di Forlì che di Ravenna con sostegno finanziario alla didattica, mentre per l’iniziativa ferrarese ha formulato un progetto di residenzialità accademica attraverso la realizzazione di un Campus da destinare alla Facoltà di Medicina di Ferrara.
Corso di Medicina, quest’ultimo, che rimane – e non può essere diversamente – nell’esclusiva titolarità e gestione dello stesso Ateneo.

Anche sul piano assistenziale, mai si è ipotizzata la trasformazione di Maria Cecilia Hospital in azienda universitaria, per la semplice ragione che ciò è possibile nel solo ambito degli ospedali pubblici.

Maria Cecilia Hospital accreditato con il Servizio Sanitario Nazionale di Cotignola, pur in procinto di vedersi riconosciuto come IRCCS, resta quello che è, ovvero un centro di alta specialità ed elevata complessità assistenziale, integrato con la struttura faentina del San Pier Damiano Hospital, anch’essa accreditato con il Servizio Sanitario Nazionale,  capaci entrambi di soddisfare la più ampia e qualificata offerta formativa clinico-accademica, ancorché risultino prive di talune discipline per le quali è l’Ente regionale a ritenere necessario il loro mantenimento del totale controllo pubblico (es. medicina d’urgenza e pronto soccorso).

Su questi presupposti è sorta l’esigenza, ma anche l’opportunità di coinvolgere l’ospedalità pubblica di prossimità per integrare i necessari requisiti formativi (es. l’Ospedale di Lugo per l’ostetricia e ginecologia, la medicina d’urgenza, il Pronto Soccorso e la medicina territoriale), dando così fondata ragione ad un rivisitato ruolo di tali presidi pubblici che diversamente soffriranno un loro progressivo impoverimento.

Volendo fare sintesi ragionevole degli accadimenti di questi mesi, trovano evidenza elementi inequivocabili, gli unici su cui l’opinione pubblica può trovare spunti per una consapevole presa di posizioni   il fatto che la Romagna abbia una grande occasione per divenire un unico grande campus per l’offerta formativa medica di due autorevoli Atenei: Bologna e Ferrara;

il fatto che mentre Bologna ha trovato terreno fertile nel connubio tra istituzioni pubbliche, Fondazioni bancarie e grandi imprese del territorio (tra cui GVM Care & Research), l’Ateneo di Ferrara ha individuato nel polo ospedaliero di Maria Cecilia Hospital non solo buona parte delle discipline medico-chirurgiche, ma anche la disponibilità a sostenere direttamente la realizzazione delle strutture didattiche, di laboratorio e residenziali, senza che con questo se ne mutasse status, ruolo o funzioni;

il fatto che l’auspicato coinvolgimento dell’ospedalità pubblica di prossimità (es. l’ospedale di Lugo e quello di Faenza) ne potesse ottenere un rafforzamento proprio grazie all’opportunità di entrare nel perimetro degli ospedali del progetto accademico ferrarese, la cui sede universitaria troverebbe luogo nel campus realizzato da GVM Care & Research, ma senza che ciò possa comportare la temuta “privatizzazione” dell’offerta formativa universitaria che, e non può essere diversamente, rimarrà nella esclusiva titolarità dell’Ateneo di Ferrara.

Questi i fatti e, per semplice ragionevolezza, troviamo difficile rinvenire ragioni a giustificazione del dissenso a che tutto ciò si realizzi.

West Nile: aumenta il livello di rischio

Da: Ufficio Stampa USL Ferrara

Ferrara, 12-08-2020

Come comunicato dalla Regione Emila Romagna, il territorio della provincia di Ferrara è divenuto “a probabilità di epidemia bassa/moderata” di West Nile Disease a seguito della positività in alcuni uccelli e zanzare, dopo quella di Bologna e di altre province emiliane.

Per ridurre il rischio per le persone di contrarre il virus tramite la puntura di zanzare del genere Culex, che pungono specialmente dal tramonto all’alba ed entrano con facilità nelle case anche in città, è raccomandato l’utilizzo di zanzariere, in casa, e di repellenti cutanei all’aperto.
L’attenzione alla lotta antilarvale deve aumentare con l’eliminazione le piccole raccolte di acqua, se svuotabili, oppure trattando con prodotti antilarvali quelle ineliminabili.

L’utilizzo di insetticidi spray per il trattamento delle aree esterne deve essere riservato ai casi in cui è constatabile un’eccessiva presenza di zanzare nonostante la messa in atto dei presidi antilarvali.

Peruffo: “politici e bonus: mancano dignità, preparazione e senso di responsabilità”

Da: Ufficio Stampa Forza Italia Ferrara
Sta suscitando ampio dibattito (e, nella maggior parte dei casi, anche enorme sdegno) la scoperta dell’assegnazione del bonus 600 euro a Parlamentari appartenenti a vari schieramenti. Difficile, se non impossibile, trovare una giustificazione: chi ha cercato di farlo, per se stesso o per altri, è caduto in una sorta di autoparodia, riscontrabile nella frase “Il bonus è stato richiesto a loro insaputa”.
Caso analogo per i consiglieri regionali, ampiamente remunerati per la loro attività assembleare, mentre diverso e variegato è quello di sindaci e assessori di Comuni di poche migliaia di persone, dove i compensi sono spesso inferiori a quelli di un impiegato/operaio. Chi svolge incarichi pubblici in comuni di poche anime vive soprattutto del proprio lavoro e patisce eventi eccezionalmente negativi.
Certo, a prescindere dalle specificità, occorrerebbe parlare di dignità, di responsabilità politica e di leggimità. La prima ha che fare con le singole coscienze, la seconda sconfina nei valori di un movimento che taluni hanno l’onere di rappresentare, la terza attiene al legislatore.
Ecco, capisco lo stato di emergenza (che meriterebbe ben altri approfondimenti nda) e la necessità da parte del Governo di prendere povvedimenti con relativa urgenza, ma le responsabilità di chi ha emanato queste norme “a uso e consumo di furbetto” esistono eccome.
Tralasciando per un attimo i politici, non è sfuggito ai più che moltissimi professionisti  abbiano richiesto tale bonus, pur con dichiarazioni dei redditi da oltre 100mila euro. Credo sia lecito chiedersi se tutti loro siano stati alle prese con lo sforamento della propria soglia di sussistenza tale da avanzare la richiesta di sussidio.
Difficile da credere e qui la responsabilità politica, o di rappresentanza, non c’entra nulla.
Nel 2020, con database complessi e interconnessi, sarebbe stata opportuna, – anzi necessaria – l’adozione di strumenti di controllo preventivo (tipo ISEE), per capire quali professionisti sarebbero stati da aiutare e chi no, escludendo automaticamente i percettori di redditi dalla Pubblica Amministrazione, perlomeno entro una certa cifra.
Il Governo ha invece provveduto a un’elargizione a pioggia ed è stato come mettere sia il vasetto di marmellata che il cucchiaio per mangiarla nelle mani sbagliate.
C’è da stupirdi? Non più di tanto, direi. Fa tutto parte di un lento declino della politica italiana e dei propri rappresentanti, con una crisi valoriale evidente a tutti i livelli insieme a una trasversale mancanza di preparazione sia tecnica che morale, in cui il merito si è perso dinnanzi ad altri presupposti.
L’ennesima prova tangibile di inadeguatezza dell’attuale classe dirigente – salvo rare eccezioni – di cui nessuno avvertiva il bisogno.

Bergamini e Fabbri: «si eviti una classe “pollaio” a Mirabello»

Da: Ufficio Stampa Lega

Ferrara, 12/08/2020

“Classe pollaio” a Mirabello e cittadini preoccupati. Anche perché il caso di Mirabello rischia di essere l’unico ad andare in controtendenza, rispetto alle indicazioni del Miur che, a parole, sollecita ogni sforzo per garantire distanziamento sociale ed evitare assembramenti in aula. Intanto, la Lega pungola la Regione, per chiedere come stiano effettivamente le cose: «E’ necessario che il governatore Bonaccini faccia pressione nei confronti dell’Ufficio Scolastico, per cercare di correggere il tiro – chiede il consigliere regionale della Lega, Fabio Bergamini –. Se non ci sarà una seconda classe per la scuola media di Mirabello, all’avvio del nuovo anno scolastico gli alunni nell’unica prima saranno addirittura 27. Difficile, a quel punto, garantire distanziamento sociale e una buona qualità della didattica». Il consigliere del Carroccio a Terre del Reno, Sauro Fabbri, si fa portavoce dei consiglieri di maggioranza mirabellesi in consiglio, vale a dire Mirco Marani, Ornella Cardi, Pierluigi Castellani. Fabbri assicura che la scelta di andare verso l’ipotesi di una “classe pollaio” risale ad un anno fa, «quando ai genitori dei bambini residenti a San Carlo, ed anche a Vigarano, intenzionati ad iscrivere i loro figli a Mirabello, era stato sconsigliato di farlo. Se questa razionalizzazione era discutibile un anno fa – dice Sauro Fabbri – ora è totalmente fuori luogo, visto che il ministro Azzolina vorrebbe fare marcia indietro sulle “classi pollaio”. Crediamo che due classi prime a Mirabello siano gestibili, ma occorre fare in fretta e garantire il personale docente necessario». La Lega sostiene la posizione del sindaco di Terre del Reno, Roberto Lodi, nel suo tentativo di difendere la “seconda classe”. I genitori dei bambini che frequentano le scuole, invece, sono alle prese con un “caos” informativo senza precedenti, «con annunci contraddetti 24 ore dopo». Non solo: «In condizioni normali – aggiungono Bergamini e Fabbri – a Ferragosto si conoscevano ormai gli organici di fatto della scuola. Quest’anno, tra riorganizzazione della didattica e individuazione di spazi privati da dedicare allo studio, siamo in alto mare. I tempi, ad un mese dall’avvio della scuola, sono ristretti. Occorre che l’Ufficio Scolastico e il Miur rivedano la decisione ipotizzata un anno fa e garantisca due classi per le medie di Mirabello. A chiederlo sono soprattutto i cittadini, preoccupati per la salute dei loro figli».

Coldiretti ER: rilancio per valorizzazione made in Italy

Da: Ufficio Stampa Coldiretti ER

 

Bene il salvataggio di una importante realtà agroalimentare nazionale per valorizzare i prodotti 100% Made in Italy dalla stalla alla tavola. E’ quanto afferma la Coldiretti nel commentare positivamente la nuova proposta di concordato presentata al tribunale di Reggio Emilia da Intesa Sanpaolo e Unicredit per il salvataggio e il rilancio della Ferrarini insieme a partner industriali come il Gruppo Bonterre – Grandi Salumifici Italiani (realtà di riferimento del mercato italiano ed europeo dei salumi di qualità, formaggio Parmigiano-Reggiano, snack e di piatti pronti), O.P.A.S. (la più grande organizzazione di prodotto tra allevatori di suini in Italia) e HP s.r.l. (società attiva nel sostegno e nell’innovazione dell’agrifood). Per l’Italia il rilancio della Ferrarini rappresenta una grande occasione di valorizzare l’intera filiera produttiva.

 

Una opportunità resa possibile – precisa la Coldiretti – grazie al via libera dell’Unione Europea all’etichetta Made in Italy su salami, mortadella, prosciutti e culatello per smascherare l’inganno della carne straniera spacciata per italiana. Una novità importante per garantire trasparenza nelle scelte ai 35 milioni di italiani che almeno qualche volta a settimana portano in tavola salumi, secondo un’analisi Coldiretti su dati Istat, ma anche per sostenere i 5mila allevamenti nazionali di maiali messi in ginocchio dalla pandemia e dalla concorrenza sleale, per salvare – conclude la Coldiretti – il prestigioso settore della norcineria che in Italia, dalla stalla alla distribuzione, vale 20 miliardi.

 

Comacchio: concerto Danilo Rea

Da: Ufficio Stampa Comune di Comacchio

Domenica 16 agosto, alle ore 21.15 presso l’Arena di Palazzo Bellini a Comacchio, per la XX edizione di Emilia Romagna Festival, Danilo Rea si esibirà in Omaggio a De André: un concerto in cui il grande pianista italiano interpreta, secondo il proprio stile, alcuni dei brani più belli del cantautore genovese.

Danilo Rea, audace improvvisatore dalla spiccata sensibilità melodica, incontra il grande cantautore genovese eseguendo un repertorio denso di rimandi e di sonorità profondamente evocative.

La toccante rilettura jazz sfiorerà alcuni dei brani più celebri del grande Faber, quali “Bocca di Rosa”, “Caro Amore” e “La Canzone di Marinella”.

Brani, questi, che sono ormai entrati nella tradizione musicale del nostro Paese, dove il nome di Fabrizio De André non ha certo bisogno di presentazioni per riuscire a evocare, oltre ad atmosfere uniche, la memoria delle parole di fuoco che molti considerano poesia. Parole che, con la rilettura di Danilo Rea, lasceranno il posto alle melodie, ugualmente sofisticate, anche se forse meno considerate, arricchite in questo caso anche dagli arrangiamenti. Il progetto è ormai una pietra miliare della vita artistica di Rea, e in quasi dieci anni ha percorso migliaia di chilometri, seducendo platee italiane e europee.

In questi anni le trame del racconto musicale si sono rinforzate, equilibrando i pezzi che compongono il concerto per piano solo, affinandone ogni passaggio. Danilo Rea, romano di cultura, proprio alla sua infanzia a Roma deve il suo stile inconfondibile, nato dall’incanto provato per i vecchi vinili di Modugno tra le pareti di casa sua, dove suonare il piano era un gioco e la musica era un sogno. Studi classici, rock e pop hanno influenzato la sua formazione, convergendo sulla punta delle sue dita attraverso il jazz, la sua vera passione, che riesce a unire la genialità dell’improvvisazione a quella sensibilità melodica che continua a riecheggiare dalla sua infanzia.

Rea ha lavorato con Mina, Gino Paoli, Claudio Baglioni, Pino Daniele, Domenico Modugno, Chet Baker, Steve Grossman, Aldo Romano, Luis Bacalov; ma ciò che lo ha resto davvero celebre sono i suoi concerti di piano solo che, spaziando in qualsiasi repertorio, sono stati capaci di conquistare platee come l’Auditorium del Parco della Musica a Roma e il Guggenheim Museum a New York, oltre alle grandi sale di concerto in Europa, Stati Uniti, Sud America e Cina.

In caso di maltempo: sala polivalente “san pietro”, via agatopisto 7

E’ vivamente consigliata la prenotazione a ERF 0542 25747 a partire dal 9 luglio. È possibile prenotare un massimo di due posti per persona in considerazione delle platee ridotte nel rispetto del distanziamento sociale. PROGRAMMA Musiche di Fabrizio De André CURRICULUM ARTISTA Nato a Vicenza quasi per caso, Danilo Rea è romano, ma non d’adozione. È romano perché la sua storia in musica nasce a Roma, tra le pareti di casa sua, dove l’incanto per i vecchi vinili di Modugno è più forte, già da piccolissimo, di qualsiasi divertimento: il vero gioco è suonare il piano, il vero incanto è la musica, il vero sogno è la melodia, il vero abbandono è nell’armonia. E la passione diventa studio al Conservatorio di Santa Cecilia, dove si diploma in pianoforte con il massimo dei voti e dove attualmente insegna nella cattedra di jazz. Studi classici, rock e pop influenzano la sua formazione e convergono attraverso il jazz, la sua vera passione, in uno stile inconfondibile e unico composto di due ingredienti fondamentali: melodia e improvvisazione. Appena maggiorenne esordisce con lo storico Trio di Roma con Enzo Pietropaoli e Roberto Gatto; parallelamente accompagna come pianista i più importanti cantautori italiani: Mina lo vuole prima ancora di Gino Paoli, ed entrambi gli restano fedeli negli anni, fino a oggi.

Intanto collabora con Claudio Baglioni, Pino Daniele, Domenico Modugno, Fiorella Mannoia, Riccardo Cocciante, Renato Zero, Gianni Morandi e Adriano Celentano. Il suo talento lo porta ben presto ad affermarsi anche sulla scena internazionale e a suonare al fianco dei più grandi nomi del jazz come Chet Baker, Lee Konitz, Steve Grossman, Bob Berg, Phil Woods, Michael Brecker, Tony Oxley, Joe Lovano, Gato Barbieri, Aldo Romano, Brad Mehldau, Danilo Pérez, Michel Camilo, Luis Bacalov. Nel 1997, con Enzo Pietropaoli e Fabrizio Sferra, fonda “Doctor 3”, il trio che per tre anni riceve il premio della critica come miglior gruppo jazz, e che per più di dieci anni lo porta a calcare i più importanti palcoscenici italiani e all’estero con esibizioni in Europa, Stati Uniti, Sudamerica e Cina. A partire dal 2000 Danilo Rea trova nella dimensione in piano solo il momento ideale per dare forma al proprio universo espressivo e al suo talento naturale per l’improvvisazione: le idee che convergono nelle performance sono delle più varie, dai capisaldi del jazz, passando per le canzoni italiane, fino alle arie d’opera. Il suo primo lavoro da solista è “Lost in Europe” (2000) composto durante un tour in Europa; nel 2003 pubblica “Lirico”, in cui miscela lirica e jazz improvvisando sui temi operistici. L’intenso rapporto con la musica classicalo porta ad aprire il Festival di musica lirica internazionale “Festival del bel canto” con il concerto “Belcanto Improvisations”. Seguono “Solo” (2006) e “Introverso” (2008), album in cui Rea si cimenta con composizioni inedite di piano solo, fino ad arrivare al pluripremiato “A Tribute to Fabrizio de André”, inciso per la prestigiosa etichetta tedesca ACT nel 2010.

Ma sono i suoi concerti di piano solo, con le improvvisazioni che spaziano su qualsiasi repertorio, a conquistare le platee di tutto il mondo: oltre a essere il primo jazzista ad avere un concerto di piano solo alla sala Santa Cecilia dell’Auditorium Parco della Musica (nel 2003), nel 2006 è protagonista di un memorabile concerto al Guggenheim Museum di New York. Successivamente, con “Concerto per Peggy”, in occasione del 60° anniversario della Collezione Peggy Guggenheim a Venezia, rende omaggio a Peggy Guggenheim con un recital pianistico che celebra la musica classica americana della prima metà del secolo scorso. Nel 2009 si esibisce al Teatro la Fenice di Venezia e chiude la 68° stagione della Camerata Musicale Barese con un concerto al Teatro Petruzzelli.

Tra le sue collaborazioni più recenti, i lavori con Gino Paoli: già compagni di avventura nel progetto “Un incontro in Jazz”, il sodalizio artistico prosegue con l’album e il progetto live “Due come noi che…” (2012) e “Napoli con Amore” (2013). Nel 2014 Danilo firma le musiche per il film “Quando c’era Berlinguer” e nel 2015 quelle per “I bambini sanno”, entrambi per la regia di Walter Veltroni; nell’estate dello stesso anno viene presentato in anteprima mondiale a Umbria Jazz “…IN BACH?”, il progetto live a quattro mani con Ramin Bahrami, omaggio all’imponente eredità musicale di J.S. Bach. Il 16 ottobre 2015 esce “Something in our way” (Warner Music Italy), nuovo disco in piano solo ispirato all’indimenticabile repertorio dei Beatles e dei Rolling Stones. Dal 27 aprile all’8 maggio 2016, attraverso il tour di Umbria Jazz in Cina 2016, i suoi concerti in piano solo toccano prestigiose venue ed importanti teatri nelle città di Pechino, Shangai, Qingdao e Canton. Il 3 Novembre 2016 gli viene consegnato il prestigioso Premio Vittorio De Sica per la Musica, riconoscimento che viene conferito a personalità di rilievo nel campo del cinema e delle altre arti, della cultura, delle scienze e della società per il complesso della loro carriera, o per meriti rilevati nel corso dell’anno. Il 1 Dicembre 2016, a seguito del successo ottenuto dal tour di Umbria Jazz in Cina, gli viene conferito il Leone D’Oro, assegnato a personalità del mondo della cultura, dello sport e dello spettacolo che si sono distinte nelle relazioni con la Cina, in occasione dei China Awards 2016 evento organizzato dalla Fondazione Italia Cina e da MF/Milano Finanza col patrocinio del Ministero degli Affari Esteri, del Ministero dello Sviluppo Economico, del Ministero dell’Ambiente e della Camera di Commercio Italo Cinese, la partnership della Camera di Commercio Italiana in Cina.

bonus Inps, Rancan (Lega ER): “non abbiamo riscontri, se emergeranno, prenderemo provvedimenti”

Da: Ufficio Stampa Lega ER

“Al momento non abbiamo alcun riscontro, ma se dovesse emergere che consiglieri regionali della Lega ER abbiano fatto richiesta all’Inps del bonus da 600 euro al mese per le partite Iva, prenderemo provvedimenti immediati, anche se quei soldi sono stati dati in beneficenza”. E’ quanto dichiara il capogruppo in Regione della Lega ER, Matteo Rancan, sulla vicenda dei consiglieri regionali che avrebbero chiesto il Bonus da 600 euro previsti dal Decreto Cura Italia.