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Giorno: 14 Febbraio 2022

IL COMPLOTTO DEI COMPLOTTISTI

Personalmente, non ho mai creduto ai complotti. Però ora ce n’è davvero uno in atto: è diffuso, globale, coordinato e pervasivo. È il complotto dei complottisti

Prospera, naturalmente, nella dimensione dei social, ma te lo ritrovi dove meno te lo aspetti. Certi cattivi maestri – ho scoperto spiando i quaderni di mio figlio – lasciano che si insinui persino nelle scuole.

A complottare sono milioni e milioni di persone in ogni continente, guidate però da alcuni leader indiscussi, che possono aver acquisito una popolarità così capillare e diffusa solo in virtù del sostegno di chissà quale potenza oscura.

Voglio farvi solo qualche esempio, che potete verificare sui social, per farvi capire quali pericoli stiamo correndo e in quale epoca oscurantista stiamo rischiando di sprofondare.

Il più influente di tutti questi leader è probabilmente un certo Karl Marx.

Nei suoi post cerca di convincere la gente che tutto quel che succede nel mondo ha un retroscena, come se ogni fenomeno sociale fosse il prodotto di una contrapposizione in cui qualcuno cerca di fregare qualcun altro, anche se poi lui cerca di darsi un tono scientifico definendo questa allucinazione “lotta di classe”.

Si tratta, evidentemente, di una semplificazione agghiacciante, concepita per attecchire sulla psiche fragile dei ceti inferiori, che possono così proiettare su qualcun altro le responsabilità per le loro grame condizioni di vita.

Ne può derivare una sorta di paranoia collettiva, nella quale si arriva a dubitare di tutto e di tutti, a chiedersi d’istinto dove sta e per chi è il bidone. Che so? I Trattati europei? La green economy? La pandemia?
Tutto ha un risvolto occulto nel quale qualche blocco sociale prospera a detrimento di qualche altro.

Si capisce che il giochino escogitato da questo Marx faccia proseliti un po’ ovunque.
Nel nostro Paese, ad esempio, c’è un sardo che si è guadagnato una certa popolarità parlando di “egemonia culturale”: anche qui, un nome quanto mai pomposo per la solita solfa trita e ritrita del mainstream, del neoliberismo e di tutte quelle strutture che, anziché essere riconosciute come forme – magari imperfette – della realtà, vengono immaginate come un suo aberrante travestimento finalizzato al mantenimento e all’espansione di rapporti di dominio.

Non andrebbe messo in carcere uno come questo Gramsci? Ma, tanto, troverebbe il modo di postare anche da lì

A proposito di questi deliri sul dominio, un altro nome rilevante della galassia del complottismo d’accatto è quello di un tizio che si fa chiamare Foucault, senza dubbio un nickname eco del titolo di un certo romanzo che mi sembra di aver intravisto in giro qualche anno fa.

Hai aderito a un programma di prevenzione del tumore del colon? Ti lavi regolarmente e ti disinfetti all’occorrenza le mani? Ti metti sempre il preservativo, o lo pretendi?
Sei una vittima della “biopolitica”(non c’è dubbio: questi complottisti hanno fantasia per i nomi!).

In quanto “biopolitiche”, quelle pratiche non significherebbero banalmente che c’è ancora qualcuno con un po’ di buon senso, ma nientepopodimeno che il potere ha trovato una nuova forma di sviluppo, facendosi principio di garanzia e di mantenimento della vita e della salute, ma aprendosi in questo modo la strada verso il governo dei corpi.

Ma come fanno a venirgli in mente queste cose?
Ci sono Scuole di Alti Studi per complottisti?

In ogni caso, gli va l’acqua per l’orto. Il filone si è rivelato promettente, molti vi si sono buttati e hanno cominciata a spararla uno più grossa dell’altro contro la medicina e contro la scienza in generale. Il botto più grande, forse, l’ha fatto un certo Ivan Illich, con una trovata grossolana che non avrebbe dovuto incuriosire nemmeno un australopiteco: da cosa deriverebbero molti problemi di salute nella nostra epoca? Ma dalla medicina stessa, che diamine: sarebbe la “iatrogenesi”!

L’arzigogolo è, nel suo genere, un capolavoro: siccome la medicina ha esteso le proprie conoscenze e ora tutti sappiamo bene quante calorie bruciamo andando a comprare il latte e se siamo intolleranti al pompelmo, allora tutta la nostra esistenza viene ricodificata in prospettiva clinica e sottoposta a un regime terapeutico nel quale l’ininterrotto ricorso alle armi e agli artifici della medicina stessa finisce per produrre una nuova generazione e un nuovo ordine di patologie.

Non ti verrebbe da dirgli: “OK, Illich o come diavolo ti chiami, allora per il tuo bene a te non ti curiamo proprio. E, quando proprio ci implorerai, le cure te le paghi da solo!”?

Ora, il fatto che tutte queste menate non siano prodotti di menti insane e isolate, ma si inscrivano al contrario in un unico disegno, appare evidente quando tutti i vari elementi si saldano in una visione organica: ecco che la scienza e la tecnica – lungi dall’essere quelle cose che ci permettono di vivere al caldo e al sicuro, di dormire meglio grazie alla pillolina e di girare il mondo comodamente seduti davanti alla tv mentre in casa qualche macchinario sgobba al posto nostro – sono pratiche socialmente connotate le quali producono l’amplificazione delle diseguaglianze, ovvero della corruzione del mondo.

Si tratta, evidentemente, di una mistificazione che non meriterebbe nemmeno d’esser presa in considerazione, se non fosse che il leone da tastiera che le sta dietro ha deciso di farsi chiamare “Rousseau”.
Il nickname prescelto non vi dice nulla? Non vi fa balenare il dubbio che, intorno a tutto questo, vi sia qualche copertura politica?
Come vedete, i dubbi sono tanti e i pericoli molto concreti.

Per questo, non dobbiamo essere indifferenti, o peggio ancora inerti. Quando questi tizi vi appaiono sui social, segnalateli instancabilmente come autori di fake news e di messaggi fuorvianti.
Se vi accorgete che un professore di vostro figlio ne parla a scuola, denunciatelo prontamente al Ministero.

Io, quando ho visto quei quaderni, l’ho fatto. E, pensate fin dove possono arrivare questi maledetti, il tizio mi ha querelato.
Ma la cosa peggiore è che ho scoperto che anche il mio avvocato, che conosco da una vita, è un complottista: mi ha consigliato di transare.

Arriva l’ispettore Rifiutoni: i progetti del Gruppo Hera tornano tra i banchi di scuola.

Il Gruppo Hera punta ancora una volta sui giovani per vincere la sfida più attuale di tutte: salvare il Pianeta. Oltre 900 scuole iscritte e quasi 4.000 classi, con circa 83 mila studenti. È il totale dei ragazzi emiliano-romagnoli tra i 4 e i 18 anni che, con i loro docenti e il supporto degli esperti della multiutility, stanno per iniziare i progetti de La Grande Macchina del Mondo e un pozzo di scienza: 67 percorsi e attività, inquadrati all’interno della cornice dell’Agenda 2030, con laboratori inediti, eventi, e attività di gruppo. Nel ferrarese si parte il 18 febbraio, quando ben 12 classi parteciperanno all’evento “l’Energia del fumetto”, con Massimo Bonfatti. Complessivamente parteciperanno al programma didattico 77 scuole del territorio ferrarese, per un totale di più di 250 classi e quasi 5mila alunni compresi tra i 4 e i
18 anni. Mai più nessun rifiuto nel contenitore sbagliato: arriva l’ispettore Rifiutoni Circa 70 scuole e 4.500 alunni hanno scelto la new entry di questa edizione de La Grande Macchina del Mondo. È L’ispettore Rifiutoni e il “caso differenziata”, un laboratorio per la fascia 8-11 anni, che porta in classe un personaggio speciale, ferratissimo sul tema dell’economia circolare, che con uno strumento d’eccezione, un cassonetto trasparente, cercherà di “far luce”, con l’aiuto degli studenti, sul complesso mondo dei rifiuti e sull’importanza della raccolta differenziata di qualità. Grazie ad attività dinamiche e divertenti il laboratorio rende così i giovani protagonisti del cambiamento. Ma non è finita qui: le classi, inoltre, saranno divise in squadre e parteciperanno alle “Olimpiadi del cassonetto” una sfida dove vincono tutti: a ogni classe sarà infatti omaggiato un poster ricordo dedicato al “il Rifiutologo”, la storica app della multiutility che aiuta i cittadini a risolvere tutti i dubbi sulla raccolta differenziata e riceverà l’attestato di “esperti differenziatori”. Gli altri appuntamenti con esperti e testimonial Gli eventi green de La Grande Macchina del Mondo organizzati in streaming in occasione delle giornate simbolo dell’ambiente si arricchiscono di stimolanti incontri con personaggi coinvolgenti come Massimo Bonfatti, fumettista noto per la sua esperienza su Cattivik e Lupo Alberto, Giovanni Caviezel, autore di racconti e
musiche per i più piccoli, Roberto Mercadini, attore, scrittore e youtuber. Si parte il 18 febbraio, con la giornata internazionale del risparmio energetico, per proseguire con la giornata mondiale dell’acqua il 22 marzo e della terra il 22 aprile: occasioni importanti per coinvolgere i più giovani grazie all’interazione con testimonial sensibili alle tematiche ambientali attraverso l’uso di linguaggi a loro più vicini.
Le diversità sinonimo di valore anche a scuola con Diversity@School In occasione dell’anno per l’inclusione, tra le novità di questa edizione spiccano due iniziative sui temi della diversità e del rispetto indirizzate alle secondarie di primo grado, in collaborazione con Work Wide Women. Il primo workshop ha l’obiettivo di favorire una riflessione su comportamenti e abitudini durante una giornata di scuola,
tramite esempi concreti, e in questa occasione verrà lanciato il gioco interattivo Diversity@School. Un secondo appuntamento sarà dedicato al linguaggio inclusivo, per far riflettere sul potere delle parole e l’importanza di sviluppare buone abitudini.

Borsa di Studio di 4.000 euro per scuole e studenti di prima e seconda media

BOLOGNA, 14 febbraio 2022. Scade il 5 marzo prossimo il termine per presentare la pre-iscrizione alla terza edizione della Borsa di studio “Roberto Nuti”, rivolta alle prime e seconde classi degli Istituti secondari di primo grado, statali (Miur) e degli Istituti secondari di primo grado paritari, di tutta Italia, e ha un plafond di 4.000 euro, che verrà suddiviso a beneficio degli istituti e degli allievi vincitori.
L’iniziativa è intitolata al fondatore del Roberto Nuti Group, azienda bolognese leader nel settore dei ricambi e dei componenti di primo impianto per veicoli industriali, ferroviari e agricoli.
La Borsa di studio sarà assegnata da una commissione di giornalisti sulla base della valutazione di un elaborato sul tema: “Il mondo che vorresti per le generazioni future”.
L’elaborato, che dovrà essere consegnato entro il 15 giugno 2022, potrà essere presentato in forma di intervista in forma scritta o video a conducenti di camion, autobus, treni e mezzi agricoli. Da questa edizione il tema potrà essere trattato anche in forma di fotografia.
Per partecipare è necessario leggere il regolamento che si trova a questo indirizzo internet : robertonutigroup.com/borsa-di-studio-roberto-nuti/ 
La pre-iscrizione, così come la partecipazione, è gratuita e deve avvenire inviando una email alla segreteria organizzativa all’indirizzo redazione@rizomedia.com

Interpellanza su costi e investimenti legati al teleriscaldamento cittadino

PREMESSO

che il Comune di Ferrara ha avviato nei primi anni ‘80 il progetto geotermia per l’utilizzo della
risorsa geotermica come fonte primaria per una rete di teleriscaldamento urbana;
oggi la rete di teleriscaldamento urbano è gestita da Hera ed è costituita da un sistema con
una potenza installata di 152,86 MWt (di cui derivanti da geotermia 14 MWt, da
termovalorizzazione dei rifiuti 30 MWt e tramite centrali termiche di integrazione e riserva a gas
metano 108 MWt – dati Hera) che non riesce a coprire tutto il territorio;

RILEVATO

che l’Amministrazione comunale ha deciso di candidare ai fondi PNRR un nuovo impianto
geotermico per l’estensione del teleriscaldamento a tutto il centro storico;

CONSIDERATO

che i costi del teleriscaldamento non sono mai stati particolarmente competitivi, e
ultimamente hanno avuto incrementi notevoli non giustificati, in quanto basandosi su fonti
locali (geotermia e termovalorizzazione dei rifiuti) non dovrebbero avere a che fare con
l’aumento delle materie prime energetiche di approvvigionamento estero;

SI CHIEDE AL SINDACO E ALL’ASSESSORE COMPETENTE

– a che tipo di teleriscaldamento si stia pensando riguardo all’ampliamento della rete, in
particolare a quali fonti energetiche per integrare la geotermia (rinnovabili?) e quale tipo di
estensione si intende dare rispetto alla rete attuale;- per quale motivo le tariffe del teleriscaldamento sono così alte e hanno subito i rincari in linea con gli aumenti del gas metano, se sono alimentate da fonti locali, rendendo la scelta del teleriscaldamento poco competitiva; e quali margini di riduzione delle tariffe ci sono in una negoziazione con Hera.

Milano, 14 febbraio 2022 – ETJCA – Agenzia per il lavoro 100% made in Italy è sempre attiva nella ricerca e selezione di personale specializzato. Nel mese di febbraio propone oltre 2000 posizioni per figure professionali da inserire in diversi ambiti su tutto il territorio nazionale.
Tra i settori attualmente più attivi si registrano l’industria metalmeccanica con oltre 480 figure ricercate, in particolare saldatori, elettricisti, operai e manutentori meccanici. Il comparto della grande distribuzione e dei supermercati continua a rappresentare uno dei settori più attivi, anche l’industria alimentare  assume più di 90 candidati, e oltre 80 sono le posizioni disponibili nel settore dei trasporti e logistica.
Nelle regioni del Nord Italia sono attive più di 1100 ricerche, tra queste segnaliamo in Lombardia posizioni nei settori della ristorazione, trasporti e logistica, industria metalmeccanica. In Piemonte si ricercano addetti l magazzino e saldatori. In Veneto sono attive molteplici ricerche nell’industria della carta e del legno. In Liguria si ricercano Infermieri, e addetti da inserire nella grande distribuzione e nell’industria alimentare. Numerose le opportunità di impiego nel Centro Italia, in Toscana segnaliamo offerte nel settore della ristorazione e nell’industria metalmeccanica, nel Lazio si ricercano addetti alla contabilità, alle vendite, ai trasporti e alla logistica. In Abruzzo si registra una forte richiesta di personale nel settore della cura della persona e nell’industria metalmeccanica. In Umbria sono attive molte richieste per l’industria tessile e dell’abbigliamento, oltre che per l’industria metalmeccanica. Più di 200 le ricerche attive in Emilia-Romagna distribuite tra l’industria tessile, farmaceutica, alimentare e metalmeccanica. Molteplici le proposte di lavoro nel Sud Italia e nelle Isole. In Sardegna si ricercano addetti ai servizi finanziari e informatici. In Sicilia attive ricerche nel settore dell’edilizia e della ristorazione. In Puglia aperte diverse posizioni nell’industria delle telecomunicazioni e metalmeccanica.
Grazie alla tecnologia e a innovativi strumenti di headhunting, ETJCA è in grado di individuare i migliori
talenti per ciascun progetto, in maniera flessibile e personalizzata. I potenziali candidati possono consultare il database di offerte di lavoro oppure inviare la candidatura spontanea attraverso il sito.

“Vivi l’arte…vivi la città” – prosegue la collaborazione tra Ascom Confcommercio e Fondazione Ferrara Arte

Un modo per rilanciare in questa nuova fase di ripresa Arte e Cultura e ridare “ossigeno” alle attività di vicinato. “Vivi l’arte, vivi la città: è il motto dell’iniziativa che prosegue  – dopo essere stata presentata a maggio scorso – si tratta della prima delle due iniziative che prenderà il via nuovamente in questa primavera ed a cui seguirà a stretto giro anche quella legata alla Fondazione Teatro comunale “Abbado” dal titolo “Vivi l’arte, il teatro e la città” presentata a giugno del 2021 che prevede meccanismi simili.
“E’ fondamentale tenere accesa la luce della cultura e dell’arte attraverso le mostre che rappresentano un importante volano per tutte le attività commerciali, turistiche, della ristorazione, della ricettività e dello shopping – commenta 
 in apertura Giulio Felloni, presidente provinciale di Ascom Confcommercio Ferrara – Tali eventi sono indispensabili, nel momento in cui si colgono segnali di un auspicata riapertura, per riavviare il turismo, anche straniero, in città, nell’intero territorio provinciale e fino alla costa”.
Un progetto rilanciato  e vista con soddisfazione da Marco Gulinelli, assessore alla Cultura:”Prosegue il lavoro di squadra e il dialogo continuo per la promozione culturale. In questo quadro la collaborazione con Ascom Confcommercio Ferrara,  già concretizzata in una partnership per incentivare l’accesso ai musei a primavera scorsa, si è rivelata proficua e stimolante per visitatori e attività produttive. Queste iniziative sono un ulteriore incentivo all’intera filiera della cultura. Abbiamo in agenda, nel 2022, almeno una decina di future mostre, in una programmazione  continua, diversificata e particolarmente ricca. Per massimizzare la promozione e per investire sulla valorizzazione culturale è fondamentale un lavoro di squadra, come dimostra la sinergia con Ascom”.
L’iniziativa verrà applicata sulle mostre in essere ed ovviamente anche su quelle future. In pratica i turisti mostrando il biglietto di una delle mostre  in città – organizzate dalla Fondazione Ferrara Arte, partner dell’iniziativa – potranno usufruire di una scontistica pari al 10% negli acquisti nelle attività commerciali e della ristorazione che aderiranno al progetto e che saranno segnalate da un apposita locandina. Una cinquantina gli esercizi (abbigliamento, articoli regalo, bar, ristoranti…)  che proseguono nella loro adesione . L’elenco, in aggiornamento verrà poi pubblicato sul sito ascomfe.it e sui canali Social di Ascom Ferrara. La scontistica definita verrà anche applicata a tutti coloro che visiteranno i palazzi storici, musei e varrà anche per i possessori della MyFe Card. 
Elenco mostre: “Oltre lo Sguardo” di Arianna Di Romano (alla Palazzina Marfisa d’Este dal 20.02 al 12.06.2022); “Volumi narranti” di Sergio  Zanni (al Padiglione d’Arte Contemporanea fino al 06.03.2022); “Il Silenzio delle cose” di Filippo De Pisis (al Castello Estense fino al 02.06.2022). 

TEATRO ABBADO
Zorro-Castellitto porta al Comunale una lezione di vita vagabonda

Ho avuto una lunga infatuazione per la scrittura di Margaret Mazzantini. Nel 2002 venne ospite a Mantova del Festivaletteratura e, ascoltandola dal vivo, la mia folgorazione si acuì. Le parole che usava, i gesti, i commenti avevano la stessa densità della sua scrittura e quella capacità di andare a colpire al centro la materia più viva delle emozioni, mescolando nel linguaggio termini forbiti e parole terra a terra, descrizione di situazioni reali e pensieri intimi e struggenti.

Sergio Castellitto nei panni di “Zorro” al Teatro Comunale di Ferrara (foto Marco Caselli Nirmal)

Con lo spettacolo “Zorro” l’altra sera al Teatro Comunale di Ferrara si è ripetuto l’incanto di cui lei è capace: riuscire a tirare fuori aspetti delle persone e dell’esistenza che spesso se ne stanno ai margini, con quella vividezza che ce li fa sentire all’improvviso vicini – oltre che veri, così importanti e interessanti come non avremmo mai creduto. Tratto dal romanzo della Mazzantini che ha questo stesso titolo, il testo è stato riadattato e interpretato da Sergio Castellitto.

Un’interpretazione di gran classe, da attore scafato, che con pochi gesti e parole dirette riesce a far suo e a trasmettere in poco più di un’ora un personaggio che potrebbe essere irraccontabile e che invece si svela e ti prende, riuscendo a farti entrare dentro un’altra testa e un altro sguardo. Come se ti regalasse nuovi occhi con cui guardare il mondo, la vita, gli obiettivi e gli scopi fondamentali che governano il nostro impegno e il senso dell’esistenza che, bene o male, ciascuno di noi insegue.

Una scena di “Zorro” al Teatro Claudio Abbado di Ferrara (foto Marco Caselli Nirmal)

“Zorro, un eremita sul marciapiede” mette in scena la vicenda di un barbone. Vagabondaggio come scelta estrema. È questo il tema che lo spettacolo va a indagare, facendo alternare nel racconto del protagonista episodi della sua quotidianità – tra una panchina, la toilette della stazione e gli appuntamenti alla mensa delle suore – e quello che c’è stato prima: l’infanzia tra la madre e la sorella maggiore, l’adolescenza con la voglia di amicizia e i suoi rimpalli, l’età adulta con un matrimonio d’amore e un lavoro tranquillo. Tra questi due piani di racconto, divisi tra presente e passato, si inseriscono via via le motivazioni che hanno mandato all’aria una vita normale per trasformarla in quella di una persona che esce dagli standard sociali e fa un passo indietro verso l’emarginazione.

“In realtà – dice Zorro-Castellitto – sono gli altri che hanno fatto un passo indietro, sono loro che a un certo punto si sono allontanati”. Dal momento in cui lui non riesce più ad adeguarsi al tran tran del lavoro e delle relazioni, qualcosa si incrina. Lui dice che “il piano si è inclinato e le persone sono scivolate via”. Lo spettacolo torna a più riprese su un episodio scatenante, un incidente d’auto, che potrebbe essere stato la molla che ha fatto scattare questo allontanamento, che forse ha messo in discussione certezze e tranquillità, finendo per condurre il protagonista sempre più alla deriva.

Brani di cantautori fanno da sfondo emotivo alle varie fasi del racconto (foto Marco Caselli Nirmal)

La cosa interessante dello spettacolo e del testo è quella di mostrare come – da quella deriva al largo dei ruoli sociali – Zorro guarda il mondo con uno slancio umano e una saggezza che fanno riflettere. Il protagonista racconta che ogni tanto si diverte a osservare gli uomini che passano e si mette sulla loro strada, discreto e distante, per immedesimarsi per qualche scampolo di tempo nelle loro vite. In particolare è attratto da un genere di persone che chiama “cormorani”, uomini con l’aria di successo, con i mocassini super ammortizzati, giacca iper-tecnologica, montature d’occhiali stellari, che si crogiolano nel possesso di oggetti che li fanno sentire arrivati. “Cormorani” dalle teste anche giovani ma stempiate, che magari “mangiano solo insalatina e non si riescono a spiegare perché io, facendo questa vita qua, ho ‘sta zazzera folta”. Tanti capelli in testa, tanto tempo libero, pensieri a ruota libera e aria aperta da respirare senza nulla di non essenziale da desiderare. Questo il traguardo di un uomo, che non rimpiange nulla di materiale, ma che ha conservato insieme con la dignità, anche l’amore e il desiderio per una moglie che non ha saputo accettare il suo allontanamento da una vita rispettabile e indaffarata.

Sergio Castellitto nei panni di “Zorro” al Teatro Comunale di Ferrara (foto Marco Caselli Nirmal)

Bravo Castellitto, molto riuscito l’accompagnamento musicale con brani di cantautori che conferiscono uno sfondo emotivo alle varie fasi del racconto e brava la Mazzantini che ha messo i riflettori su questo angolo nascosto di vita. Uno spettacolo che fila via come una canzone e lascia addosso una lezione di spiritualità e di umanità di strada, che – una volta fuori dalla sala ovattata del teatro – fa guardare con occhi nuovi quello che c’è fuori, intorno e dentro ognuno di noi. “Perché – come scrive l’autrice nelle note dello spettacolo – in ogni vita ce n’è almeno un’altra”.

Sergio Castellitto racconta “Zorro, un eremita sul marciapiede”, Teatro Comunale di Ferrara dall’11 al 13 febbraio 2022 è stato l’unica tappa in Emilia Romagna. In marzo lo spettacolo proseguirà il tour a Biella (14), Savona (15/17) e Rovereto (29/30). Lo spettacolo è realizzato da Prima International Company con il sostegno di Intesa Sanpaolo.

Per info sulla stagione di prosa del teatro comunale Claudio Abbado di Ferrara: tel 0532.202675 e biglietteria@teatrocomunaleferrara.it, sito web www.teatrocomunaleferrara.it.

Cover e immagini nel testo: Reportage fotografico di Marco Caselli Nirmal 

L’ARTE DEL PAESAGGIO
Natura tra realtà e pittura alla Reggia di Venaria

Il paesaggio è il luogo dove prende forma la relazione tra uomo e natura. Andare a raccogliere una selezione rappresentativa dell’arte del paesaggio significa ripercorrere le tappe di un’idea di bellezza strettamente collegata al mondo vegetale, ma anche mostrare attraverso quadri e opere tridimensionali l’evoluzione di una sensibilità estetica, morale, sociale.

Questo il merito della mostra “Una infinita bellezza – Il Paesaggio in Italia dalla pittura romantica all’arte contemporanea” in corso alla Reggia di Venaria (qualche chilometro a nord di Torino), visitabile fino a domenica 27 febbraio 2022.

Mostra sul Paesaggio in Italia: opere della sezione 5 dedicata a “Dipingere nella natura” con Fontanesi e De Andrade (foto La Venaria Reale)

Quella porzione di mondo, che si offre alla vista davanti ai nostri occhi o incorniciata da una tela, può essere selvaggia o urbanizzata. Comunque la rappresentazione del paesaggio è un resoconto della presenza umana, dei nostri desideri, paure, capacità di dominare o di rispettare il mondo naturale. Uno scorcio di bosco rivela l’esuberanza di flora e fauna, ma è anche specchio della tutela e della cura che lo preservano.

Veduta dei Giardini della reggia sabauda di Venaria (foto La Venaria Reale)

Giardini geometrici e perfettamente intagliati sono il frutto di una volontà di padroneggiare il creato piegandolo all’umano desiderio di esibizione e bellezza, quasi quanto gli skyline di grattacieli smisurati.

“Il giardino delle sculture fluide” di Giuseppe Penone nel Parco Basso dei Giardini di Venaria, 2003-2007

In questo senso l’ambientazione della mostra all’interno della Citroniera della Reggia di Venaria è un’occasione per spaziare da una carrellata di natura declinata attraverso più di 200 opere tra dipinti, fotografie, video e installazioni, ai Giardini di piante vere, ma assoggettate a una ricerca cortigiana di perfezione formale che affonda le radici nel giardino all’italiana di origine tardo-rinascimentale.

“Contemplazione e desiderio” di Ugo Nespolo, 2021

Per questo è consigliabile arrivare a Venaria Reale per tempo, in modo da poter visitare, oltre alla mostra, anche il parco (con ingresso consentito  solo fino alle 15.30).

[Cliccare sulle singole immagini per ingrandirle]

Giardini di Venaria: Parco Alto
Resti del Tempio di Diana
Potager Royal (fotoM)

I Giardini sono una distesa di artificio e natura lunga 60 ettari, che ridà forma, foglie, fusto e fiori all’arte del giardino alla francese, che si afferma nel Settecento, riprendendo la tradizione italiana basata sulla simmetria delle forme, su decorazioni vegetali ricercate, statue, giochi d’acqua e grandiose prospettive che si perdono, nella parte più estrema, in foreste riservate alla caccia. E ancora oggi in questi confini estremi può capitare di avvistare una volpe.
Le Citroniere sono, invece, lo spazio all’interno dell’immensa villa sabauda, adibito in origine ad accogliere gli agrumi e altre piante da frutto.

Galleria Grande nella Reggia di Venaria (foto M)

Qui ora c’è la corposa sequenza di opere della mostra che vuole spaziare attraverso “Una infinita bellezza”.

Giardini di Venaria: vasca centrale (fotoM)

Il titolo riprende l’ambizione allo sconfinamento che caratterizza questo complesso: dall’interminabile viale dei Giardini (l’Allea centrale) alla spettacolare Galleria Grande che toglie il fiato e abbaglia il visitatore nel percorso di visita alla reggia.

“Mare allo spuntare dell’aurora” di Giuseppe Pietro Bagetti, 1820 -1830 (sezione 1: Pittoresco e sublime)

La mostra parte dalla prima sezione dedicata alle poetiche romantiche del “Pittoresco e sublime” per procedere con le immagini del Grand Tour in Italia “Tra Roma e Napoli. La luce del sud”, proseguendo con i “Paesaggi tra letteratura e storia” senza dimenticare un tuffo nella specifica realtà territoriale con “Torino capitale, paesaggi per la raccolta moderna della città”  (sezione 4) e “Persistenza del paesaggio in Piemonte” (sezione 7).

Il viaggio approda all’ultima metà dell’800 con opere come “La quiete” di Antonio Fontanesi, a rappresentare la sezione “Dipingere nella natura: una scelta moderna”.

“La quiete” di Antonio Fontanesi, 1860 (GAM, Torino)

Da qui si ci addentra nell’ambito dei diversi movimenti artistici che hanno caratterizzato il ventesimo secolo. A rappresentare “Nuove sensibilità tra Divisionismo e Simbolismo” c’è ad esempio il ferrarese Gaetano Previati con l’olio su tela “Nel prato. Il mattino”, 1889-1890.

“Nel prato. Il mattino” di Gaetano Previati, 1889-1890 (Uffizi, Firenze)

“Aspetti del paesaggio Futurista” sono illustrati con opere di Balla, Boccioni e Depero.

Opere d’arte futuriste in mostra (foto La Venaria Reale)

Con le opere dipinte “Tra le due guerre” la pittura figurativa comincia a essere messa in discussione  e irrompono opere come quelle metafisiche di Giorgio De Chirico.

“Interno metafisico con alberi e cascata” di Giorgio De Chirico, 1918 (Lattes, Torino)

Sempre all’interno di quest’arco di tempo sono inserite le vedute cittadine di Filippo de Pisis, che interpreta la lezione impressionista in una chiave tutta moderna con quelle sue pennellate dure, secche, quasi stenografiche, tese a tratteggiare una rappresentazione asciutta ma densa di vita.

“La Darsena di Milano” di Filippo de Pisis, 1943

Si lascia quindi posto alle provocazioni delle Avanguardie con il “Paesaggio informale” fino ad arrivare alle semplificazioni della Pop Art nei “Paesaggi degli anni Sessanta”.

“Zuccaia” di Piero Gilardi, 1966 (GAM di Torino, foto M)

La parte conclusiva è affidata alle concettualizzazioni dell’arte contemporanea nelle opere dei “Paesaggi d’oggi”.

Zuccaia di Gilardi (Paesaggi degli anni ’60). Sullo sfondo Paesaggi d’oggi: Giorgio Ramella, Nicola De Maria e Mimmo Paladino (fotoM)

Artisticamente il paesaggio nasce come sfondo, scenografia davanti alla quale mettere in scena illustrazioni d’altro tipo, da quelle di stampo religioso a quelle mitologiche, ma anche solo come scenario per la collocazione di un ritratto. Pian piano quello che era il disegno prospetticamente più lontano su cui campeggiavano le figure, selvaggio o urbanizzato che fosse, conquista la dignità di genere a sé stante. Nel saggio su “Il Giardiniere appassionato” (Adelphi, 1992), Rudolf Borchardt diceva che “l’immagine di un giardino sorge nella fantasia per assoggettare la realtà”. E, non a caso, l’amore e l’interesse appassionato per la natura nasce proprio nel momento in cui l’uomo, con una padronanza sempre più forte di tecnologia e industria, sente la natura non più come minaccia incontrollabile, ma come un elemento che può dominare e che corteggia come una fiera che può essere ammansita e addomesticata.

La mostra in corso a Venaria Reale riesce così a esemplificare l’evoluzione di questo genere pittorico a partire dal suo debutto ufficiale, con il Romanticismo, fino alle più recenti espressioni artistiche contemporanee.

“Una infinita bellezza – Il Paesaggio in Italia dalla pittura romantica all’arte contemporanea”, Citroniera Juvarriana della Reggia di Venaria, piazza della Repubblica 4, Venaria Reale (Torino). Aperto fino al 27 febbraio 2022 da martedì a venerdì ore 9.30-17; sabato, domenica e festivi ore 9.30-18.30. Per info: tel. 011 4992333, sito web https://www.lavenaria.it/it/mostre/infinita-bellezza

 

Celati forever (14):
Non c’è più paradiso

 

La settimana prima di Natale era venuta una grade nevicata nella notte, imbiancando la cittadina di economia avanzata, come la chiamavano sui giornali. Al mattino il traffico nella circonvallazione era bloccato, gli alberi erano così carichi di neve che i loro rami non si vedevano più, e dovunque si udiva il rumore degli spazzaneve che facevano il loro dovere
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Nella cittadina di economia avanzata, un vecchio mendicante chiamato Tugnin dormiva per strada su pezzi di cartone, appoggiato alla grata di un palazzo sulla circonvallazione ovest, la parte più benestante della città. Dallo scantinato saliva il tepore delle caldaie adibite al riscaldamento del palazzo, e il vecchio mendicante aveva preso l’abitudine di dormire su quel marciapiede, facendosi un letto con cartoni da imballaggio. Si metteva dei cartoni anche sopra il corpo, formando una piccola tenda che lo proteggeva abbastanza bene dalla pioggia e dal vento, e deve averlo protetto anche nella notte della grande nevicata. Alla mattina però gli spazzaneve avevano sospinto la neve a cumuli sui marciapiedi, e ricoperto il mendicante sotto i suoi cartoni, con una montagnola di neve diventata subito ghiaccio per il gran freddo che faceva. E Tugnin era rimasto li sotto per due giorni.
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Sono stati gli studenti d’un liceo vicino a ritrovar dopo due giorni un piede del vecchio mendicante. Poi frugando nella neve ritrovavano anche un braccio, e così hanno avvertito la polizia stradale che venisse a prenderlo fuori dal mucchio, credendo che fosse un cadavere. Estratto dalla neve non era un cadavere, però in stato di incoscienza e mezzo morto di freddo, per cui veniva ricoverato da un’ambulanza nell’ospedale maggiore della cittadina.
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Sono venuti a sapere che un vecchio mendicante, ricoverato moribondo una settimana prima, nel pomeriggio s’era svegliato delirando e dicendo che aveva parlato con Dio. Ma i discorsi che faceva erano così sorprendenti, che anche i medici di guardia erano venuti ad ascoltarlo, restando lì senza più voglia di tornare a casa.
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A quanto pare Tugnin diceva che erano venuti degli angeli a sollevarlo in aria tenendolo per le ascelle, e portandolo così in alto che lui aveva potuto vedere la terra molto meglio che da un satellite. […] Questo non si capiva come fosse successo perché il suo racconto era tutto un pasticcio di parole confuse. Ma a forza di guardare dall’alto, pare che Tugnin avesse capito una cosa. Aveva capito che quaggiù tutto cade e crolla, tutto sta sempre crollando a pezzi, tutto viene giù come la pioggia, senza che ce ne accorgiamo e anche le cose solide come un sasso o un muro stanno sempre disfacendosi in polvere, senza che ce ne accorgiamo.
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Poi c’era l’altra parte della visione, in cui Tugnin si incontra con Dio. Secondo il discorso di Tugnin, Dio era uno di poche parole. E in sostanza avrebbe detto che lui se ne frega… perché non può mica correre dietro agli uomini per convincerli che loro si credono furbi e invece sono solo dei poveri coglioni. Facciano pure quello che gli pare, avrebbe detto Dio, con le loro banche e le loro macchine e i giornali e la televisione, lui non voleva saperne più niente, perché gli uomini sono diventati troppo seccanti, e ormai non se ne poteva più di loro.
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Mentre il funzionario della televisione urlava al telefono con la ragazza dai capelli ricci, l’ospedale era attraversato da una ventata di eccitazione che si spandeva in tutti i reparti. Medici e infermieri e degenti parlavano animatamente del fatto che il mendicante Tugnin era uscito dal suo delirio. Aveva smesso di biascicare confusamente delle stranezze a occhi chiusi, ed era sceso dal letto. Poi, appena sceso dal letto, aveva incominciato una predica religiosa su Dio e sul mondo, mescolata però a forti bestemmie.[…] Ma siccome in quel momento passava nel corridoio una dottoressa cardiologa dell’ospedale, il povero Tugnin aveva colto l’occasione per spiegare a lei più precisamente la conversazione avuta con Dio e il motivo delle bestemmie.
Dio gli aveva confessato che non gli importava più niente degli uomini, perché in genere erano diventati così coglioni, stupidi, mafiosi, ignoranti, senza fede e poco di buono, gente che non capisce niente ma si dà l’aria di sapere tutto, che lui, Dio, si era proprio stufato di aver a che fare con bestie così false e presuntuose. Dunque la bestemmia era legittima e anzi era giusto bestemmiare per sfogarsi per il nervoso, visto come stava andando il mondo, caduto in mano alla feccia dell’umanità.
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Qui Tugnin s’è fermato traballando un po’ sulle gambe, ma sorretto dalla dottoressa con aria comprensiva e benevola, e guardandola fissamente negli occhi le ha spiegato la cosa più importante di tutte.
Ha detto che Dio aveva abolito tutti i premi e le ricompense per i buoni, perché era stanco di quella gente che vuol fare bella figura e fare carriera anche nell’aldilà. Dunque aveva abolito il paradiso, e adesso uno doveva pensare con la sua testa senza aspettarsi più niente, e senza fare tante finte di bontà. Al posto del paradiso, diceva, come consolazione c’è la bestemmia, che però indubbiamente non è la stessa cosa. Ma almeno la bestemmia non mostra falsità del cuore di tutti quei disonesti mafiosi senza fede, che fingono di voler fare del bene e fanno solo i loro interessi, come gli amministratori della cittadina di economia avanzata, o quei mascalzoni mandati in parlamento a governare l’infame nazione italiana.

Gianni Celati – Tratto da: “Non c’è più paradiso”, sta in Cinema Naturale, Milano, Feltrinelli, 2001

Cover: Campo sotto la neve in Brianza, foto di Ambra Simeone

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La catena dell’amore
…un racconto

La catena dell’amore
Un racconto di Carlo Tassi

C’era una volta un tempo d’attrazione e sincerità, di passione e complicità.
Forgiammo la catena dell’amore, fatta di promesse, certezze e miele nel cuore.
Due anime pure, sedotte, ubriacate. La mia e la tua, dolcemente incatenate.

I giorni trascorrevano lieti, leggeri, colorati.
Dolcezza nel palato, il sapore d’un sogno realizzato.
Dare tutto per scontato: ogni storia è una torta con crema e cioccolato.

Poi qualcosa si rompe.
I giorni uguali ai giorni, la noia sopraggiunge, il silenzio corrompe.
È capitato. L’amore è consumato, eroso, rovinato. Un boccone masticato.

Una voce dice: Non piangere sul latte versato, svegliati che il sogno è finito,
esci e cammina finché non sarai guarito!

Ma la catena non si spezza.
Stringe il petto, toglie il fiato. Il pensiero resta appeso, malato, stremato.
Da rifugio a prigione. Crudele la lezione, continua forzata la comunione.
Incatenati per amore, schiavi volontari, pronti al sacrificio,
pazzi e felici, agnelli tra le braci.

Questo eravamo, questo siamo, questo saremo.

E ciò che fu dolce un tempo, amaro è diventato.
La catena che un tempo proteggeva, ora è filo spinato.

Perché il passato non si cancella, resta intatto nella memoria,
doloroso inno alla vana gloria.
E la catena resta intatta,
ci avvinghia, ci controlla: la volontà annulla, l’anima incolla.
Perché la catena è invisibile, invincibile.
I nostri cuori cattura, ferisce, consola e cura.
E rivive il ricordo sbiadito d’un profumo perduto,
struggente retaggio di ciò che s’è vissuto.
Perché sublime è il rimpianto, irresistibile l’incanto.

Tutto è racchiuso in questa nostra indistruttibile,
rassicurante, spietata catena.

Il tempo dirà se n’è valsa la pena.

The Chain (Fleetwood Mac, 1977)

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