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Giorno: 27 Giugno 2022

LO STESSO GIORNO
42 anni fa, all’altezza di Ustica, un aereo di linea scompare dai radar.

27 giugno 1980

La partenza del volo di linea IH870 della compagnia aerea Itavia era prevista per le 18:15, dall’aeroporto di Bologna-Borgo Panigale e diretto all’aeroporto di Palermo-Punta Raisi.
Durante la calda estate bolognese si imbarcarono sul volo civili e lavoratori, famiglie e bambini diretti verso le mete estive, studenti fuorisede intenti a tornare a casa alla fine dell’anno accademico.

Quello stesso giorno, il 27 giugno 1980, dopo quasi due ore di viaggio, alle 20:59, l’aereo scomparve dai radar all’altezza di Ustica.
Le ricerche da parte dei soccorritori cominciano la notte stessa. I primi ritrovamenti arrivano alle prime ore dell’alba. Inizialmente vengono avvistati alcuni detriti del DC-9 galleggiare sul Mar Tirreno, e successivamente i sommozzatori trovano i resti dell’aereo sul fondale marino, e con esso gli 81 morti: 77 passeggeri e 4 membri dell’equipaggio.

Le prime ricostruzioni dell’aeronautica militare parlano di uno sfortunato incidente, di un cedimento strutturale dell’aereo. Sono in molti a credere a questa versione, soprattutto in seguito alla rapida smentita arrivata dalla compagnia aerea. I familiari, molti giornalisti e un’apposita commissione d’inchiesta la pensano diversamente dalla versione ufficiale dell’aeronautica.
Il DC-9 è esploso in volo. Rimane da stabilire quali siano state le cause dell’esplosione. Vengono formulate diverse ipotesi riguardo la natura, la causa e le dinamiche dell’incidente: i militari sostengono la tesi di un attentato terroristico, ipotizzando una bomba in bagno o nella stiva. Ma la tesi più battuta, per giunta accettata con valenza in sede legale, riguarda il coinvolgimento del DC-9 in uno scontro a fuoco tra aerei francesi, americani e libici.

Cominciano i processi che nel corso di trent’anni si concludono con un nulla di fatto sul piano penale. In sede civile, tuttavia, la Corte di Cassazione nel 2013 condanna lo stato italiano a risarcire i parenti delle vittime e dichiara che non solo il DC-9 fu abbattuto, ma che vi furono numerosi tentativi di depistaggio da parte dell’Aeronautica militare.

E proprio dell’Aeronautica militare fanno parte numerosi soldati morti in circostanze poco chiare tra il 1980 e il 1995, tutti stranamente collegati alla strage di Ustica. Sono 12 i decessi, di cui alcuni veramente sospetti.
Roberto Boemio, ad esempio, viene ucciso il 12 gennaio 1993 a Bruxelles durante una rapina. La morta del militare avvenne poche settimane prima della testimonianza che avrebbe dovuto fare. La cosa forse più sospetta fu però che in quella rapina non venne rubato nulla, e rimase ucciso solo il militare italiano.
Altrettanto sospetta è la morte di due piloti della Nato, i colonnelli Mario Naldini e Ivo Nutarelli. Questi morirono il 28 Agosto 1988 nella collisione tra due aerei durante un’esercitazione delle Frecce Tricolori avvenuta proprio nella base militare di Ramstein. La sera della strage di Ustica erano entrambi in volo e inviarono un segnale di “emergenza generale” da sopra il territorio italiano.
Soprattutto ci sono i numerosi casi di suicidio di militari presenti quella sera del 27 giugno. Il primo è quello del maresciallo Alberto Dettori, il 31 marzo 1987, trovato impiccato a Grosseto in una “posizione innaturale”, secondo il referto della polizia scientifica. Il maresciallo, la sera della strage di Ustica, era in servizio presso il radar di Poggio Ballone. Un altro suicidio sospetto è quello del maresciallo Franco Parisi, il 21 dicembre del 95. Questo avvenuto addirittura pochi giorni prima della deposizione che il maresciallo avrebbe dovuto fare in merito al ritrovamento di un Mig libico in Sila, probabilmente collegato con la vicenda di Ustica.

Sotto la pressione di un’opinione pubblica che aveva ormai capito la complicità dello stato, una dichiarazione sembra aprire la strada verso la verità. Nel febbraio del 2007, l’allora (al tempo della strage) Presidente del Consiglio Francesco Cossiga dichiarò che l’aereo fu abbattuto da un missile sparato da un caccia francese, il quale mirava a un Mig libico che viaggiava coperto dalla scia dell’aereo civile.
A distanza di quarant’anni dalla strage, sembra sicuro che la scia del DC-9 quella sera fu seguita da un aereo militare libico per sfuggire ai controlli radar. Ipotizzando la presenza di Gheddafi a bordo di quel velivolo, due caccia, uno americano della NATO e uno straniero, si misero al suo inseguimento e ingaggiarono una battaglia non autorizzata, causando così l’abbattimento del DC-9.

Ancora oggi l’Aeronautica militare nega tale versione dei fatti, confermata anche dall’allora presidente del consiglio, nonché da anni di indagini. Nonostante l’evidente complicità dello Stato, e numerosi tentativi di insabbiamento, a distanza di quarant’anni ancora la verità non è stata acclarata, e i colpevoli di questa strage non sono stati puniti.

In copertina: il museo della tragedia di Ustica con i rottami dell’aereo Itavia recuperati in mare (foto Wikimedia Commons)

Pianta il libro … e nasce un albero!
Provare per credere.


Due azioni in una
(il detto popolare direbbe “prendere due piccioni con una fava”), leggere e piantare semi, due azioni che fanno crescere ed evolvere, insieme, a braccetto, come due amici di sempre. Le iniziative si moltiplicano, ma una, in particolare, ha fatto partire l’onda. Quelle onde benefiche salutari e che tanto ci servono, quelle ondate di idee fresche. Quando si parla di alberi, boschi, semi, piante, fiori, foglie e foreste (e orti e giardini), poi la mia immaginazione, curiosità ed entusiasmo volano, non hanno più freni. Sono verde di animo.

 

 

Vincitore di vari premi, viene dall’Argentina un delizioso libro per bambini fino ai 12 anni che si pianta come un albero, ideato da Pequeno Editor. Il titolo originale è Mi papá estuvo en la selva (in italiano è Mio papà è stato nella foresta, edito da Mondadori, nel 2018).

 

 

 

 

 

 

 

Il racconto riguarda un vero e proprio viaggio nella giungla ecuadoriana. Avventuroso e avvolgente, coinvolgente. Una di quelle avventure che tutti vorremo vivere. Questa casa editrice innovativa sostiene che tutto ciò che leggiamo fa parte della nostra biblioteca mentale e di ciò che siamo come persone. I libri che leggiamo si radicano in noi e ci trasformano, ci fanno crescere e cambiare. Il libro allora diventa come un albero che viene piantato e che si sviluppa insieme a noi. In particolare, questo libro speciale è stato progettato per incoraggiare i bambini alla lettura e al rispetto dell’ambiente. Le copie di questo libro, innocente e simpatico, sono state realizzate con carta riciclata e inchiostri biodegradabili. Nella bella e accattivante copertina sono stati inseriti dei semi di alberi che potranno dare origine a nuove piante quando i libri verranno piantati. Crescono gli alberi come crescono i bambini. Una bella e ricca, oltre che originale, analogia.

Gli autori sono Anne Decis, illustratrice francese classe 1969 (grande anno, il mese di luglio in cui Anne è nata poi…), e Gusti, illustratore-viaggiatore argentino classe 1963, che si sono occupati delle immagini e del racconto. Due anime curiose e creative.

Tra i semi nella copertina del libro vi sono quelli di jacaranda, un albero fiorito, dalle foglie pinnate, tipico delle regioni tropicali e subtropicali del Centro-Sud America, Sud Africa e dei Caraibi, che può raggiungere anche i 30 metri di altezza.

“Un giorno mio papà mi ha raccontato di essere stato in una foresta che è la madre di tutte le foreste…”, la storia è narrata da Théo e parla di un vero viaggio nella foresta amazzonica. Un pretesto per parlare della distruzione ambientale, della diversità culturale e del rispetto verso tutti gli esseri viventi. Le illustrazioni, insieme alle foto autentiche e alla scrittura realizzata a mano, contribuiscono a ricreare il diario di un bambino che vive in città, pieno di fatti interessanti, avventure ed emozioni.

Come piantare la carta che può dar vita a bellissimi fiori? Basta stenderla in un vaso o in un giardino sul terriccio, coprirla con circa 3 centimetri di terra, darle ogni giorno un po’ di acqua e dopo circa una settimana germineranno le prime piante. Il momento migliore per piantare all’aperto è da marzo a novembre. All’interno la carta può essere piantata in vaso tutto l’anno.


Controllare sempre che ci siano sufficiente luce, calore e acqua. E il gioco (da ragazzi) è fatto.
Siete curiosi? Guardate questo bel video…

 

Anne Decis, Gusti, Mio papà è stato nella foresta, Milano, Mondadori/Splen, 2018