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Mentre i partiti fanno la fila per presentare i loro roboanti loghi di coalizione, molta incertezza circola nel più grande partito non ufficiale d’Italia: quello degli elettori indecisi. Indecisi non per ignoranza o disinteresse, ma resi tali da anni di democrazia difficoltosa, di cui questa campagna elettorale lampo è il pinnacolo. I partiti ormai rodati, anche grazie all’esenzione dall’obbligo di raccogliere le firme, hanno la strada spianata per riprendere subito il loro posto in Parlamento. I cittadini, a cui non è concesso un vero spazio di partecipazione, sono solo chiamati a scegliere senza poter aggiungere nulla.

Già mesi prima della crisi di governo, erano moltissime/i le cittadine e i cittadini italiani a sentirsi ignorati dalla politica. E non si tratta solo dei giovani, sempre più esclusi dal dibattito politico, il cui grido per chiedere azioni concrete contro la crisi climatica rimane tuttora inascoltato. La crisi energetica scatenata dalla guerra in Ucraina ha infatti messo milioni di persone in condizione di non poter pagare le bollette o il carburante per spostarsi, accentuando una condizione di povertà che ormai colpisce quasi 6 milioni di italiani.

Nessuno dei principali partiti italiani ha avuto la volontà di proporre misure strutturali in grado di aiutare questa larga fetta di popolazione a sollevarsi. Così come non sono stati proposti provvedimenti seri per affrontare il problema della siccità e aiutare le persone più colpite, come gli agricoltori.

Queste persone sono solo alcune tra le tante a essere già orfane di una rappresentanza in questa campagna elettorale: persone che ritengono che nessuno dei principali partiti abbia risposte soddisfacenti ai problemi del Paese.

“In questa situazione di grande spaesamento collettivo, Fridays For Future, la comunità scientifica e molti movimenti della società civile con le loro proposte rappresentano proprio ciò che manca alla politica: un appiglio alla realtà, ai veri problemi delle persone, una visione di un mondo diverso da quello che per decenni la politica ha ritenuto l’unico possibile”, afferma Alice Quattrocchi, attivista di Fridays for Future Italia.

Gli interventi necessari a contrastare la crisi climatica – che sono da inserire in un più ampio processo trasformativo della nostra economia – forniscono risposte proprio a quei problemi sociali ed economici che la politica non riesce – o non vuole – affrontare. Rendere gratuiti e potenziare i trasporti pubblici, promuovere le energie rinnovabili e l’autoproduzione, efficientare le case popolari, consolidare la rete idrica del Paese, tassare i profitti delle aziende energetiche inquinanti, ridurre l’orario di lavoro mantenendo il salario invariato: queste sono solo alcune delle proposte che potrebbero avere un immediato impatto positivo e permanente sulla qualità della vita e sul lavoro (restituendo soldi ai cittadini, creando posti di lavoro, riducendo la disoccupazione e le disuguaglianze) e che al tempo stesso sono indispensabili per una giusta transizione ecologica.

Filippo Sotgiu, portavoce di Fridays for Future Italia, dichiara: Rivendichiamo il diritto di avere spazi di discussione per confrontarci pubblicamente con i partiti in campagna elettorale, per poter rappresentare gli interessi di chi oggi non viene ascoltato e obbligare i candidati a spiegare perché continuino ad ignorare misure vantaggiose, perpetuando così il collasso ecologico e l’ingiustizia sociale. Vogliamo costruire un’alternativa alla desolazione dello scenario politico italiano: siamo già in grado di immaginare un’Italia più giusta e sostenibile, anche grazie a decenni di studi e proposte, ma adesso pretendiamo di vederla.”

Fridays for Future Italia

Fridays For Future
#FridaysForFuture è un movimento nato nell’agosto 2018 in seguito alla protesta della quindicenne Greta Thunberg contro la mancanza di azioni per la crisi climatica. Greta Thunberg restò seduta davanti al parlamento svedese in segno di protesta, ogni giorno scolastico per tre settimane.

Cover: Manifestazione di Fridays For Future (Foto di Thomas Schmid)

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

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Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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