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Giorno: 11 Giugno 2015

Copparo: “assaggi in giallo” rinviato

da: ufficio Comunicazione Comune di Copparo

Il 6 luglio alla piscina comunale

La Biblioteca comunale informa che la serata degli “assaggi in giallo 2015”, dal titolo “I luoghi del crimine”, è rinviata al 6 luglio prossimo.
Cambierà anche la sede dell’incontro: si svolgerà infatti all’aperto presso la Piscina comunale di Copparo, in via dello Sport.
A breve sarà data comunicazione in merito al programma aggiornato della serata.

INFO e prenotazioni: tel. 0532 864633, email: plucchini@comune.copparo.fe.it

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Regione trasparente, sabato la maratona web

da: ufficio stampa giunta regionale Emilia-Romagna

La maratona di esperti del web per lavorare sui dati dell’Emilia-Romagna. Petitti: “Così rendiamo la Regione più aperta e comprensibile”

Una sessantina di programmatori, analisti di dati, giornalisti ed esperti di informatica, web e comunicazione insieme per creare strumenti e soluzioni per rendere più chiari e comprensibili l’operato della Regione e i servizi e le informazioni per i cittadini e le imprese.
Con questo obiettivo sabato 13 giugno, a Bologna, la Regione Emilia-Romagna ha organizzato un hackathon, cioè una maratona di programmazione informatica e progettazione comunicativa (dalle 9,30 alle 18,00 nella sede di Working Capital Bologna in via Oberdan 22) dal titolo #ERTrasparente “Sporchiamoci le mani”.
“Vogliamo capire se e come, partendo dai dati pubblicati nel sito ‘Amministrazione Trasparente’, si possa rendere l’ente ancora più aperto e ‘comprensibile’ a tutti”, spiega l’assessore al Bilancio e riordino istituzionale Emma Petitti, che sabato porterà il proprio saluto ai partecipanti. “Non vogliamo limitarci alla semplice comunicazione sulla trasparenza” aggiunge Petitti, “ma chiamare alla partecipazione i portatori d’interesse e chiunque voglia contribuire.
Un’amministrazione aperta, accessibile e comprensibile sono i presupposti per avvicinare i cittadini alle Istituzioni e su questo la Giunta vuole continuare a investire”.

La maratona

Dal marzo di due anni fa, dopo l’emanazione del decreto legislativo 133/2013 (il cosiddetto decreto trasparenza), tutte le pubbliche amministrazioni italiane sono obbligate a pubblicare online un’ampia serie di dati e informazioni di pubblico interesse, per rendere conto del proprio operato. La Regione Emilia-Romagna ha organizzato lo scorso anno un primo percorso di ascolto e partecipazione, chiedendo a diversi portatori di interesse (enti, consumatori, università, imprese, giornalisti, esperti di innovazione, ecc…) di formulare idee e proposte per migliorare le proprie iniziative in materia.
Ora l’invito è rivolto ad esperti di informatica e innovazione, giornalisti, analisti di dati e chiunque abbia voglia di passare dalla teoria alla pratica. La proposta operativa è di creare gruppi di lavoro su alcune tracce:
– consulenti e collaboratori: analisi qualitativa e quantitativa;
– bandi di gara e contratti: analisi quantitativa;
– dati della ricostruzione post sisma: analisi delle basi dati presenti;
– video track: creazione di un breve video realizzato con tecniche di grafica digitale;
– progetti “liberi”, porta il tuo team: realizzazione di un’analisi corredata da soluzioni per la visualizzazione dei dati.

Proposte e prodotti ideati saranno illustrati al termine dei lavori, che sarà possibile seguire anche su Twitter con l’hashtag #ERTrasparente.

Copparo: intervento del sindaco Nicola Rossi su Sicurezza del Territorio

da: ufficio Comunicazione Comune di Copparo

Sicurezza del territorio: report annuale del Comando Provinciale Carabinieri di Ferrara, analisi dei dati

Sul tema della sicurezza, vorrei fare alcune considerazioni alla luce del fatto che stiamo andando verso l’estate e la percezione che i cittadini hanno della sicurezza del territorio si fa giustamente più sensibile: esaminando il report annuale del Comando Provinciale Carabinieri di Ferrara, diffuso in queste ore e relativo al periodo 1 giugno 2014-31 maggio 2015, escono dati positivi e tranquillizzanti, con un generale miglioramento rispetto allo scorso anno.
Il lavoro svolto da Carabinieri, Prefettura, Polizia Urbana e sindaci del territorio mostra i suoi frutti con molti segni meno alle tipologie di reato che generano maggior allarme nei cittadini, come i furti e le rapine che hanno avuto un calo percentuale rispettivamente del -7% e del -2% a livello provinciale. Il dato generale diramato dal Comando Provinciale Carabinieri parla mediamente di 35 casi di reato ogni 1000 abitanti.

Per fare alcuni esempi riguardo al nostro territorio: sui 9681 casi di furto avuti in provincia, Copparo ne registra 295; le rapine in provincia sono state 144 di cui 6 nel copparese.
Nessun caso a Copparo di associazione per delinquere, di tipo mafioso o di riciclaggio di denaro, in netto calo le truffe e le frodi informatiche e gli incendi; nessun reato di sfruttamento della prostituzione.

Concludo sottolineando l’ottimo lavoro delle forze dell’ordine e in particolare dei carabinieri di Copparo, del capitano Gubbiotti e del maresciallo Trezza, senza dimenticare che il problema della sicurezza dei cittadini e del territorio è un tema reale, per questo motivo va presidiato e controllato.

L’Amministrazione Comunale di Copparo ha già approvato e messo a bilancio 40.000 euro per la sicurezza del territorio, fra cui è prevista l’installazione di telecamere nei punti nevralgici di Copparo, individuati grazie alla collaborazione con la locale stazione dei Carabinieri.

13 e 14 giugno 2015: due giorni di FeComics&Games

da: Responsabile Eventi Libreria Ibs + Libraccio

Gli appuntamenti a cura di Libreria Ibs+Libraccio di Ferrara

Sabato 13 giugno
ore 11:00

Vanni Santoni presenta Muro di casse (Laterza)

Perché sognare un quarto d’ora di celebrità se potevi prenderti dieci o venti ore al centro dell’universo? E la bellezza. Potevamo creare ovunque la bellezza: in ogni angolaccio, sotto a ogni cavalcavia, poteva sgorgare una fonte di meraviglia. Ogni periferia, ogni cittadina di provincia senza più guizzi poteva tornare a splendere e ribollire per una notte. E non parlo solo dei posti dove andavamo: il fatto che andassimo in alcuni faceva sì che tutti, in potenza, custodissero la bellezza.
Quindi, la speranza. Cosa è stata questa ‘cosa’ sfuggente, multiforme ed entusiasmante avvenuta in Europa tra il 1989 e oggi – una cosa lunga dunque un quarto di secolo? Proprio dalla consapevolezza che nessun dato potrà mai avvicinarsi al significato profondo del rave, del trovarsi lì, a ballare davanti a un muro di casse fino al mattino (e sovente fino a quello ancora successivo) in quelle industrie abbandonate, in quei capannoni, in quei boschi, in quelle ex basi militari, fiere del tessile, ballatoi, vetrerie, depositi ferroviari, rifugi montani, bunker, uffici smessi, pratoni, centrali elettriche, campi, cave, rovine di cascinali, finanche strade di metropoli quando venne il momento della rivendicazione, è nato questo libro – perché, sia pure con una forte impronta documentale, in casi come questo il romanzo è il più potente strumento di analisi e rappresentazione della realtà.

Vanni Santoni (Montevarchi, 1978) vive a Firenze. Dopo l’esordio con Personaggi precari (RGB 2007, poi Voland 2013), Premio Scrittomisto 2007 per il miglior libro tratto dal web, ha pubblicato, tra gli altri, i romanzi Gli interessi in comune (Feltrinelli 2008), Premio selezione Scrittore toscano dell’anno 2009 e finalista Premio Zocca, In territorio nemico (minimum fax 2013, da coordinatore), Terra ignota (Mondadori 2013) e Terra ignota 2 – Le figlie del rito (Mondadori 2014). È fondatore del progetto SIC – Scrittura Industriale Collettiva.

ore 16:00

Kappalab presenta
Non ci sono più i giapponesi di una volta
La più insolite curiosità del Sol Levante

Interviene la mangaka Keiko Ichiguchi

In un solo volume, le curiosità, gli articoli, gli speciali e i saggi apparsi su “Kappa Magazine”, “Keiko World”, “Perché i giapponesi hanno gli occhi a mandorla”, “Anche i giapponesi nel loro piccolo s’incazzano” e “Quando i giapponesi fanno ding”, accompagnati da nuove illustrazioni dell’autrice.

Tutto quello che avreste voluto sapere sul Giappone (*), tutte le più divertenti, inaspettate, tragicomiche, imbarazzanti, stupefacenti, appassionanti e succulente curiosità sul Sol Levante (e sui suoi abitanti) in un bel volumone da 256 pagine, narrate dall’autrice nipponica “tricolore” più amata d’Italia!

Domenica 14 giugno

ore 11:00
presentazione dei libri

Naltatis. Il sentiero degli dei (I Doni delle Muse)

di Eleonora pescarolo

e

Il migliore (Antipodes) di Amorelli Antonio

In un mondo consumato dalla devastazione della guerra civile, ormai dimenticato dagli dei che dovevano custodirlo, qualcosa si sta risvegliando per portare una nuova speranza. Le parole di una veggente in grado di leggere nella trama della realtà e di essere voce dell’equilibrio infranto, rivelano che arriverà presto una donna in fuga e sarà la chiave per la riconquista della libertà. Ognuno dei protagonisti è chiamato a scegliere il proprio destino, in un’ambientazione suggestiva che ricorda i poemi dell’epica classica, poiché la storia e la tradizione dell’Isola Immortale potrebbero presto smarrirsi nell’oblio e nell’angoscia insieme al ricordo della propria umanità.

Kallanor Zaan è il più potente mago di Theera. La sua vita è stata da sempre votata ad un unico scopo, diventare il migliore, superare qualsiasi avversario e qualsiasi ostacolo. Non conosce la sconfitta, non conosce misericordia, è spietato, letale e senza scrupoli. Tuttavia un ultimo ostacolo rimane sul suo cammino: il negromante Bakràn Samor, il Duca Nero, uno degli individui più malvagi di tutta Theera. Kallanor lo sta inseguendo, quasi fosse la sfida più grande di tutta la sua vita, come se da questo scontro dipendesse tutto il suo destino.Questa ricerca lo porterà a scontrarsi per l’ennesima volta contro demoni, spietati assassini e veggenti. Riuscirà infine nella sua impresa? Avrà il suo scontro perfetto o altro si frapporrà tra lui e il suo obiettivo? Una narrazione rapida, veloce e coinvolgente. Una storia avvincente, fatta di duelli, incantesimi, scontri e “amori”. In un mondo incastrato in un tempo in cui tutto è possibile e abitato dalle più svariate creature umanoidi e non. Una storia avventurosa capace di lasciare senza respiro.
Ulteriore chicca: la presentazione de Il Migliore verrà accompagnata dai commenti grafici “live” del talento del giovane disegnatore Alberto Salis.

ore 16:30

Kappalab presenta in anteprima

A piedi sporchi in Giappone
di Stefano Maria Iacus

e

Scusi, manca molto per il Giappone?

Disavventure di un ferrarese nel Sol Levante
di Davide Bassi

Nel Sol Levante, un viaggiatore sprovveduto potrebbe commettere l’errore più comune, ossia quello di misurare tutto secondo gli schemi mentali occidentali.
Servono delle regole precise per non perdere la testa, e la tanto vituperata matematica può rivelarsi un linguaggio universale per abbandonare pregiudizi sempre in agguato.

L’essenziale è cambiare temporaneamente il sistema di riferimento, perché in Giappone non esistono piazze su cui si ergono statue o si affacciano chiese, né nomi per le vie rionali, e la maggior parte dei ristoranti non si trova sulla strada, ma ai piani alti di enormi palazzi. I rubinetti si aprono tirando la leva del miscelatore verso il basso, le serrature si chiudono girando la chiave in senso antiorario, e si tiene la sinistra sui marciapiedi e sulle scale mobili, oltre che alla guida. Non ci si soffia il naso in un fazzoletto se si è in pubblico, ed è maleducazione non sorbire rumorosamente una zuppa al ristorante o a cena in casa d’amici.

Ma Stefano Maria Iacus non si limita a sfatare i tanti luoghi comuni sul Giappone. La sua è anche una testimonianza diretta sul forte sisma che nel 2011 ha scosso il Giappone e sull’enorme tsunami che si è abbattuto sul Tohoku. Un diario privato e un reportage fotografico della sua esperienza come volontario nella prefettura di Fukushima.

Un viaggio a Nord-Est del Giappone, tra le ferite di un paese devastato dallo tsunami, in cerca di nuovi punti di vista sul Sol Levante.

Stefano Maria Iacus è professore ordinario di Statistica presso la Facoltà di Scienze Politiche, Economiche e Sociali dell’Università degli Studi di Milano e Direttore del Data Science Laboratory dello stesso Ateneo. Membro del Dipartimento di Economia, Management e Metodi Quantitativi, è stato visiting Professor in Giappone presso l’Institute of Statistical Mathematics (Tokyo) e la Graduate School of Mathematics (Università di Tokyo).

Ha pubblicato libri e lavori scientifici e ha firmato articoli per le riviste “Coelum”, “Astronomia UAI” e “MC-microcomputer” oltre che per il blog “Sentimeter” di Corriere.it e per la sezione Economia&Finanza di Repubblica.it

È coinvolto nel progetto di ricerca Yuima, finanziato dalla Japan Science Technology Agency, ed è Presidente dello spinoff Voices from the Blogs.

La necessità di un’integrazione culturale comporta inevitabilmente l’adozione di alcuni schemi di riferimento non unilaterali rispetto alle proprie origini: è necessaria una contaminazione capace di creare nuove sintesi che non siano il risultato di una semplice omologazione alla cultura ospitante.Attraverso il confronto con regole e costumi apparentemente lontani nel tempo e nella geografia, Davide Bassi parte così per un viaggio tragicomico alla scoperta del Giappone.Alla ricerca della genuinità necessaria per reinterpretare la propria visione del presente, annota le abitudini, i luoghi e le situazioni che vive giorno dopo giorno.Come un provinciale tra milioni di altri provinciali, ci svela come accettare e comprendere una cultura sì diversa, ma anche ricca di contenuti e suggestioni.E alla fine capisce una grandissima verità: integrarsi in una cultura differente non signifi­­ca dover rinunciare necessariamente alla propria identità. Specialmente per un ferrarese DOC.

Una guida di sopravvivenza indispensabile a chiunque intenda trasferirsi nel Sol Levante, per una vacanza di pochi giorni o per la vita.

Davide Bassi è ricercatore e professore aggregato in Paleontologia e Paleoecologia del Dipartimento di Fisica e Scienze della Terra dell’Università degli Studi di Ferrara.È docente del programma Erasmus dell’Università di Ferrara per gli accordi bilaterali con le Università di Granada e di Tübingen. È stato più volte visiting Professor in Giappone presso il Tohoku Museum of Natural Sciences (Tohoku University, Sendai) e presso il Department of Earth and Planetary Sciences, Graduate School of Environmental Studies (Nagoya University, Nagoya). Durante i suoi lunghi soggiorni in Giappone è diventato un appassionato viandante di viaggi lenti e consapevoli, percorrendo itinerari poco conosciuti al turismo di massa.

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Pd. Le Riforme in cantiere per una Giustizia certa e veloce

da: ufficio stampa Partito Democratico Ferrara

Convegno a Ferrara: 12 giugno, Aula Magna di Giurisprudenza, con Ferranti, Ermini, Vazio, Bratti, Graziosi, Bernasconi, Meloni

Organizzato dal Gruppo Pd della Camera, di concerto con PD provinciale, si terrà a Ferrara il 12 giugno (15,00-18,00, Aula Magna Dipartimento di Giurisprudenza in Corso Ercole I D’Este 37) un Convegno per fare il punto sulle Riforme in cantiere per una “Giustizia certa e giusta”.

Relazioni su:
il DDL sulla Riforme del processo civile; il DDL Concorrenza: Società tra Professionisti multidisciplinari e con socio di capitale?; i nuovi reati ambientali, interventi di: Donatella Ferranti, Presidente Commissione Giustizia Camera, Franco Vazio, relatore del DDL Riforma del Processo Civile, David Ermini, Responsabile Giustizia del Partito democratico, Alessandro Bratti, Presidente Commissione Bicamerale Ecoreati, Andrea Graziosi, Ordinario Diritto processuale civile Dipartimento Giurisprudenza, Università di Ferrara, Costanza Bernasconi, Associato Diritto Penale Dipartimento Giurisprudenza, Università di Ferrara, Renzo Menoni Presidente Unione Nazionale Camere Civili.
Introduce e coordina l’incontro Rita Reali Responsabile Forum Giustizia del Partito Democratico provinciale.

UniFe al lavoro per realizzare un nuovo Polo Culturale nel centro storico di Ferrara

da: ufficio Comunicazione ed Eventi UniFe

Il primo incontro pubblico per parlarne il 12 giugno alle ore 9 a Palazzo Bonacossi

Al via domani, venerdì 12 giugno, la prima di una serie di iniziative organizzate dalla cattedra UNESCO dell’Università di Ferrara in collaborazione con l’ILAUD, International Laboratory of Architecture and Urban Design e con docenti e ricercatori di vari Dipartimenti dell’Ateneo, con l’obiettivo di esaminare l’importanza e la fattibilità di un nuovo polo culturale nel centro storico di Ferrara, nell’area corrispondente alla Prima Addizione di Niccolò del 1386 (tra San Francesco, Corso Giovecca, le Mura, via Scandiana).
“L’occasione di valorizzare quest’area caratterizzata da vicende di grande peso nella storia culturale ed artistica italiana, europea e mediterranea – afferma Paolo Ceccarelli, titolare della cattedra UNESCO – nasce dal restauro dei palazzi dell’Università lungo via Savonarola (Palazzo Renata di Francia, Palazzo Strozzi, Palazzo Tassoni-Miroglio, Palazzo Gulinelli) e dalla apertura al pubblico di parte dei loro piani terra e giardini”.
“Questi interventi – prosegue Ceccarelli – potrebbero avviare azioni di riqualificazione dell’intero comparto urbano che comprende San Francesco, Casa Romei, il convento del Corpus Domini, S.Girolamo, i Gesuati, Palazzo Costabili, la Palazzina di Marfisa, la casa di Bassani, Schifanoia, il museo lapidario, le rovine di S.Andrea, S. Maria in Vado, l’Oratorio dell’Annunziata.
Tutta l’area potrebbe essere rivitalizzata integrando gli spazi verdi, pedonalizzandola in parte, mettendo a sistema musei e biblioteche. Il polo permetterebbe di recuperare una componente della cultura del nostro Paese e un’ulteriore caratteristica urbanistica di Ferrara”.
Proprio per delineare le caratteristiche del polo culturale il 12 giugno alle 9 a Palazzo Bonacossi, (via Cisterna del Follo, 9) si terrà l’incontro “Eresia, ricerca, dialogo. L’Addizione di Niccolò sfida per la città futura”, che si propone di far riemergere eventi, persone, opere che hanno caratterizzato il centro storico di Ferrara. Mentre la mattina sarà dedicata a una serie di interventi di noti studiosi dell’argomento, il pomeriggio saranno ripresi in termini più approfonditi i problemi esaminati.
Ad intervenire con il coordinamento di Ceccarelli, Angelo Andreotti, Marco Bertozzi, Carla Di Francesco, Manuela Incerti, Loredana Olivato, Matteo Provasi, Giovanni Ricci, Giovanni Sassu, Ranieri Varese, Federica Veratelli.
Successivi momenti del progetto saranno dal 7 al 9 settembre con un secondo incontro in cui si esamineranno le azioni da compiere per realizzare il Polo Culturale e dal 9 al 12 settembre con un workshop internazionale di progettazione urbanistica.
Queste iniziative permetteranno di elaborare proposte preliminari che saranno presentate in occasione di UniFestival, la tre gioni di Unife in piazza Trento e Trieste che si svolgerà dal 25 a 27 settembre.

(in foto: Palazzo Renata di Francia)

Expo: a ruba le colazioni all’italiana e frutta di stagione

da: ufficio stampa Coldiretti Emilia-Romagna

Al padiglione Coldiretti 8mila visitatori in 3 giorni

Più di ottomila visitatori hanno potuto apprezzare i grandi prodotti dell’enogastronomia dell’Emilia Romagna, tra pranzi, cene, degustazioni e colazioni all’Italiana. Sono questi i numeri della prima metà della settimana che vede Coldiretti Emilia Romagna presente, insieme con i suoi produttori, ad Expo, nel padiglione Coldiretti all’inizio del cardo sud.
A darne notizia è la stessa Coldiretti regionale, sottolineando in particolare il grande successo della colazione all’Italiana, con centinaia di visitatori che hanno dimostrato di apprezzare pane, burro e marmellata per cominciare bene la visita all’Expo.
Accompagnato da latte, caffè d’orzo, miele e frutta, il classico pane, burro e marmellata rigorosamente provenienti dalle aziende agricole dell’Emilia Romagna – spiega Coldiretti regionale – costituisce la colazione ideale in quanto apporta all’organismo un adeguato contenuto calorico e fornisce carboidrati semplici e complessi che sono una base energetica fondamentale per cervello e attività fisica.
Molto partecipati – informa Coldiretti – anche i quotidiani frutta-party, degustazioni di frutta di stagione, dalle ciliegie Igp di Vignola ai meloni, dalle albicocche alle prime pesche di Romagna, accompagnati dai vini tipici regionale: lambrusco, sangiovese, albana, ortrugo.
Nel caldo delle giornate milanesi, la frutta dei produttori di Coldiretti Emila Romagna ha fatto la parte del leone anche sui banchetti all’ingresso del Padiglione Coldiretti: gettonatissimi sin dal mattino ,sono stati presi letteralmente d’assalto lungo tutta la giornata.
Con il caldo – ricorda Coldiretti Emilia Romagna – è importante consumare frutta e verdura fresca, fonte di vitamine, sali minerali e liquidi preziosi per mantenere l’organismo in efficienza e per combattere i radicali liberi prodotti come conseguenza dell’esposizione solare.
Antiossidanti “naturali” sono infatti le vitamine A, C ed E che – sottolinea Coldiretti regionale- sono contenute in abbondanza in frutta e verdura fresca.

Expo: premiate le imprese agricole che scommettono sul futuro

da: ufficio stampa Coldiretti Emilia-Romagna

Serata finale della selezione “Oscar Green” Emilia-Romagna

I giovani credono nel futuro e puntano sull’agricoltura, con l’apertura di nuove imprese. Lo testimonia il premio “Oscar Green” promosso da Coldiretti Giovani Impresa con l’alto Patronato del Presidente della Repubblica, che premia le idee originali e innovative dei giovani per fare impresa valorizzando il territorio, i suoi prodotti tipici, le sue bellezze ambientali e culturali.
Venerdì 12 giugno alle ore 14, 30 ad Expo, presso il padiglione Coldiretti, saranno premiate le imprese vincitrici della selezione regionale dell’Emilia Romagna.
Dalla produzione di cachemere legata al mondo della moda, al pesce cucinato a domicilio, dalla produzione imprenditoriale del luppolo tutto italiano, alle ovaiole in montagna sono queste alcune delle attività delle aziende che saranno premiate ad Expo.
All’incontro interverranno il presidente della Regione Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, l’assessore regionale all’Agricoltura, Simona Caselli, il presidente nazionale di Coldiretti, Roberto Moncalvo, il presidente e il direttore di Coldiretti Emilia Romagna, Mauro Tonello e Marco Allaria Olivieri.

Tutte le novità della APP del Comune di Comacchio

da: ufficio stampa Comune di Comacchio

A distanza di un anno dal suo lancio, “Icomacchio”, l’app ufficiale del Comune di Comacchio continua a crescere con tante importanti novità. “Gli utenti possono trovare tutti gli eventi dell’estate 2015 – annuncia Diego Rizzati, vincitore del concorso di idee ed amministratore della app -, comprese le informazioni sulla Linea di Costa, ma anche gli itinerari consigliati e la nuovissima sezione dedicata agli amici a 4 zampe, oltre ad un nuovo centro notifiche.”
Per visualizzare i contenuti, gli utenti non dovranno fare altro che aprire l’app ed attendere alcuni secondi. Comparirà in automatico un messaggio, che chiederà di scaricare gratuitamente i nuovi contenuti. La nuova app è uno strumento preziosissimo, molto più di una guida tascabile per smartphone e tablet, con migliaia di informazioni utili e di pubblico interesse.
Sono migliaia i downloads effettuati da un anno a questa parte dagli stores ufficiali sino a quelli per la versione mobile e non mancano le novità per le attività commerciali. Diego infatti ha introdotto una nuova funzionalità, la “Fidelity Card”, grazie alla quale gli esercenti potranno pubblicare all’interno della scheda-attività una vera e propria raccolta punti digitale – spiega il giovane amministratore della app -, completamente personalizzabile. La vera grande novità è rappresentata dall’integrazione della tecnologia iBeacons sulla quale si sta lavorando.
Trasmettitori bluetooth di ultima generazione dislocati sul territorio – prosegue Diego – si interfacceranno alla app e gli utenti potranno contare su una guida turistica e su un personal shopper virtuale, sempre a portata di smarthphone!”
L’obiettivo principale è quello di continuare nello sviluppo e nell’integrazione di nuove tecnologie, per far sì che “Icomacchio” possa imporsi come lo strumento più innovativo per esplorare il territorio. Tutte le informazioni sono disponibili sul sito www.icomacchio.it e sulla pagina Facebook https://www.facebook.com/icomacchio?ref=hl&ref_type=bookmark/

Seminario formativo in Regione sulle differenze di genere

da: ufficio stampa giunta regionale Emilia-Romagna

Pari opportunità. Seminario formativo oggi in Regione sulle linee guida per una comunicazione attenta alle differenze di genere

La promozione della parità tra donne e uomini è un obiettivo strategico che la Regione Emilia-Romagna sviluppa in modo trasversale ed integrato nei diversi ambiti di attività. Un lavoro, quello sulle questioni di genere, con cui l’amministrazione vuole riaffermare l’importanza delle politiche pubbliche per le pari opportunità. Se ne è parlato oggi, al seminario formativo di presentazione delle Linee Guida regionali, a cui ha partecipato l’assessore regionale alle Pari opportunità Emma Petitti e che ha coinvolto i comunicatori della Regione e il gruppo interdirezionale di comunicazione integrata.

L’obiettivo della giornata di studio era sensibilizzare e responsabilizzare gli operatori dell’informazione e della comunicazione della Regione Emilia Romagna sulla necessità dell’uso di un lessico, un linguaggio parlato, scritto e visivo adeguati agli obiettivi etici della comunicazione, in grado di contrastare gli stereotipi di genere e di smantellare pregiudizi e discriminazioni anche indiretti, oltre che valorizzare le differenze e la presenza femminile.
“L’attenzione al linguaggio – ha affermato l’assessore Petitti – è necessaria per diffondere una cultura di genere e per il contrasto agli stereotipi”.

Con la nuova Legislatura si è avviata una nuova fase dell’Area di integrazione dal punto di vista di genere e di valutazione del suo impatto sulle politiche regionale, a partire dall’importante novità rappresentata dall’approvazione nel giugno 2014 della Legge quadro regionale per la parità e contro le discriminazioni di genere (LR 6/14), la cui attuazione permeerà tutta l’attività e l’organizzazione politica amministrativa. La legge affronta il tema della parità in modo trasversale in tutti gli ambiti e che quindi coinvolge tutta l’amministrazione.

Sul versante esterno, la Regione ha inoltre sottoscritto in collaborazione con il Corecom un protocollo di intesa su donne e media con il Dipartimento di scienze politiche e sociali dell’Università di Bologna, l’Ordine dei giornalisti, il Master in Giornalismo, la Scuola superiore di giornalismo, Fnsi, Aser, Aeranti-Corallo, Associazione Tv locali-Frt, Giulia Emilia-Romagna, al fine di promuovere modelli di informazione e comunicazione responsabile,sviluppando il rispetto delle identità di donne e uomini in modo coerente con l’evoluzione dei ruoli di genere nella società, contrastando gli stereotipi, e favorendo in tal modo anche il contrasto alla violenza di genere che da tale stereotipi sessisti trova alimento.

Il prossimo 18 giugno ci sarà un incontro del Comitato paritetico al fine di dare attuazione ai contenuti del Protocollo

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Crisi Gruppo Kale Italia, stabilimento di Borgotaro (Pr): Regione propone il ritiro della mobilità e ammortizzatori in deroga per rilancio sito produttivo

da: ufficio stampa giunta regionale Emilia-Romagna

La Regione propone il ritiro della procedura di mobilità e si rende disponibile a mettere in campo gli ammortizzatori sociali in deroga per consentire il tempo ad un tentativo di rilancio del sito produttivo L’assessore regionale Palma Costi: “Salvaguardare l’occupazione e rilanciare il sito produttivo, sono gli obiettivi. Ora ciascuno dovrà fare la propria parte”

Ritiro della procedura di mobilità e disponibilità della Regione Emilia-Romagna ad intervenire con gli ammortizzatori sociali in deroga per consentire il tempo ad un tentativo di rilancio del sito produttivo dello stabilimento Borgotaro di Kale Italia.
È questo quanto proposto dall’assessore regionale alle attività produttive Palma Costi durante l’incontro del tavolo istituzionale per la crisi dello stabilimento Kale di Borgotaro (Parma).
All’incontro convocato oggi pomeriggio in viale Aldo Moro a Bologna, oltre la Regione erano presenti il Comune di Borgotaro, la Provincia di Parma, i rappresentanti sindacali di categoria e dei lavoratori nonché i rappresentanti della proprietà turca di Kale Italia assistiti da Confindustria Ceramica.
Al termine dell’incontro è stato siglato un verbale nella quale i rappresentanti della azienda si impegnano a trasferire alla proprietà del Gruppo Kale la proposta avanzata dalla Regione.
«Il nostro obiettivo è salvaguardare l’occupazione ma anche un sito produttivo molto importante per un territorio. La proposta e la disponibilità della Regione messa in campo va in questa direzione.
Ora ciascuno dovrà fare la propria parte – ha sottolineato l’assessore regionale alle Attività produttive Palma Costi – e auspichiamo che la proprietà aziendale sappia cogliere l’opportunità, oltre che di onorare le garanzie date a tutti i livelli istituzionali, anche di completare il percorso iniziato negli anni scorsi quando il Gruppo Kale ha acquisito Fincuoghi».

I dati 2014 sulla raccolta dei RAEE in Emilia-Romagna

da: ufficio stampa giunta regionale Emilia-Romagna

Ambiente – Rifiuti elettrici ed elettronici, l’Emilia-Romagna conferma nel 2014 il secondo posto in Italia per la raccolta. Crescono quantità dei rifiuti raccolti e centri di conferimento. Firmato un accordo green tra Regione, Atersir e Centro di Coordinamento RAEE. L’assessore Gazzolo: “Dati molto positivi, che ci collocano tra le regioni più virtuose. Lavoriamo per raddoppiare la raccolta entro il 2019”

L’Emilia-Romagna mantiene anche nel 2014 il secondo posto in Italia per la raccolta dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche, i cosiddetti RAEE: quasi 22 mila tonnellate (21.918.935 chilogrammi), l’1% in più rispetto al 2013. Anche per raccolta pro capite e numero dei centri di raccolta i risultati sono superiori alla media nazionale.
I dati emergono dal Dossier annuale Emilia-Romagna realizzato dal Centro di Coordinamento RAEE, illustrato oggi alla stampa dall’assessore regionale alle Politiche ambientali Paola Gazzolo, dal direttore generale del Centro di Coordinamento RAEE Fabrizio Longoni e dal direttore di Atersir (Agenzia territoriale dell’Emilia-Romagna per i servizi idrici e rifiuti) Vito Belladonna.
“Siamo molto soddisfatti dei risultati raggiunti – ha affermato Gazzolo – che rendono merito alla sensibilità dei cittadini della nostra regione e alle attività finora intraprese.
Proprio perché consideriamo questo settore strategico oggi siamo i primi in Italia a siglare un accordo green, che punta a dare ancora maggiore impulso alla raccolta e a raggiungere il traguardo che l’Europa ci pone: arrivare entro il 2019 a raddoppiare la raccolta dei RAEE.
Con questa intesa – ha concluso – aggiungiamo un tassello importante al Piano regionale per la gestione dei rifiuti, con cui puntiamo alla riduzione del 20% della produzione e al 70% del riciclo”.
“L’Emilia-Romagna – ha aggiunto Longoni – rappresenta a tutti gli effetti un caso virtuoso in termini di raccolta e di infrastrutture dedicate alla raccolta.
Lo attestano i quasi 5 chilogrammi per abitante raccolti nel 2014 e l’incremento del 6% già registrato nel corso del primo quadrimestre 2015”.
“Quando parliamo di RAEE parliamo di rifiuti che rischiano di rimanere abbandonati nelle nostre case – ha spiegato Belladonna-. É quindi importante lavorare sull’educazione e la sensibilizzazione dei cittadini. La linea guida della Regione e dei Comuni è quella di occuparsi del rifiuto dalla culla alla tomba, dalla prevenzione al recupero: l’accordo che sigliamo oggi va in questa direzione”.
I RAEE, infatti, sono rifiuti particolari per il loro potenziale impatto ambientale: si tratta di ciò che rimane degli elettrodomestici, grandi e piccoli, e degli oggetti tecnologici come computer e telefoni cellulari che vengono buttati via.
Rifiuti che, se adeguatamente trattati, rappresentano invece una fonte di risorse di elevato valore economico, che possono essere riutilizzati nei cicli produttivi.

I contenuti dell’accordo
L’accordo siglato oggi tra Regione, Atersir e Centro di Coordinamento RAEE ha l’obiettivo primario di favorire la consegna dei RAEE domestici nei centri di raccolta pubblici mediante la semplificazione delle modalità di accesso e di promuovere specifiche campagne di sensibilizzazione e di informazione tra cittadini e operatori della filiera, come manutentori e installatori di apparecchiature elettriche ed elettroniche.
Tra le finalità anche quella di incentivare la tracciabilità dei flussi di raccolta e il riciclo dei rifiuti, obiettivo in linea con il Piano regionale di gestione dei rifiuti – in fase di approvazione – che punta alla gestione sostenibile da realizzare attraverso prevenzione, raccolta differenziata e recupero di materia.
L’accordo si colloca nell’ambito di analoghe iniziative già attivate dalla Regione e finalizzate a sostenere lo sviluppo dell’industria green, a fare impresa e a creare nuova occupazione.

I dati del Dossier: raccolta pro capite e centri di raccolta
Nel 2014, a fronte della crescita della quantità complessiva, diminuisce lievemente la raccolta pro capite, che passa da 5 a4,93 chilogrammi per abitante, dato comunque superiore alla media nazionale di 3,81 Kg e in linea con gli obiettivi stabiliti dalla normativa europea.
Crescono dell’1% anche i Centri di Conferimento, le strutture autorizzate presso le quali i cittadini possono conferire gratuitamente le proprie apparecchiature elettriche ed elettroniche una volta arrivate a fine vita: in totale sono 386 (365 centri di raccolta comunali e 21 altri centri), pari a 9 strutture ogni 100 mila abitanti, dato superiore alla media nazionale, che è di 7 strutture.
Una rete capillare e articolata che serve il 100% della popolazione, realizzata anche grazie ai contributi della Regione per favorire il miglioramento della raccolta differenziata e l’adeguamento delle stazioni ecologiche esistenti.

La tipologia di rifiuti raccolti
Per quanto riguarda i diversi tipi di rifiuti raccolti, i risultati sono abbastanza equilibrati: il migliore risulta quello di televisori e monitor (Raggruppamento R3), con una percentuale del 30%, seguito a breve distanza dai grandi bianchi (lavatrici, lavastoviglie – Raggruppamento R2) con il 29%; al terzo posto freddo e clima (R1) con il 24%, mentre i piccoli elettrodomestici (R4) arrivano al 24%; infine le sorgenti luminose (R5) si attestano su una percentuale dello 0,5%, risultato in linea con il resto dell’Italia.

I dati provinciali
Analizzando i dati delle singole province, Bologna si conferma al primo posto per il maggior quantitativo di RAEE raccolto, con 5 milioni 413 mila chilogrammi, seguita da Modena (3 milioni 469 mila), Reggio Emilia (2 milioni 626 mila), Parma (2 milioni 152 mila), Ravenna (2 milioni 36mila), Ferrara (1 milione 706 mila), Forlì-Cesena (1 milione 625 mila), Piacenza (1 milione 521 mila) e Rimini (1 milione 366 mila).
Bologna ha una raccolta pro capite di 5,41 chilogrammi di RAEE raccolti per abitante, Piacenza 5,27 kg/ab., Ravenna 5,19 kg/ab., Modena 4,95 kg/ab., Reggio Emilia 4,92 kg/ab., Parma 4,86 kg/ab., Ferrara 4,81 kg/ab., Forlì-Cesena 4,10 kg/ab. e Rimini 4,09 kg/ab.
Rispetto al 2013, tutte le province hanno incrementato la quota di RAEE raccolti, ad eccezione di Rimini (-10,85%), Ravenna (-5,04%) e Bologna (-1,76%). La provincia che ha aumentato maggiormente la raccolta nel 2014 è Piacenza, che segna un +8,23%.
Per quanto riguarda i centri di Raccolta, le province con il maggior numero sono Piacenza, con 17 centri ogni 100 mila abitanti, Reggio Emilia (13) e Parma (12). Seguono nell’ordine Modena (9), Ravenna e Bologna (7), Rimini e Forlì-Cesena (6), Ferrara (3).

(in foto: la firma dell’accordo)

Davide Solfrini e Leonardo Veronesi al Racket Festival

da: organizzatori

Sul palcoscenico di Palazzo della Racchetta in scena la musica d’autore.

Una serata cantautorale raffinata, affascinante ed emotivamente coinvolgente.
Potrebbe riassumersi in queste poche parole il concerto che il Racket Festival proporrà sabato 13 giugno, con inizio fissato alle 21.30, nel cortile di Palazzo della Racchetta.
Sul palcoscenico saliranno due straordinari cantautori: Davide Solfrini e Leonardo Veronesi.
Ognuno racconterà le proprie storie e i propri pezzi di esistenza accompagnandosi ad un sound caratteristico, identitario, originale ed accomunati, allo stesso tempo, da una certa dose di leggerezza ed ironia che serpeggia qua e là.
Davide Solfrini mette nei suoi brani il giusto equilibrio tra cantautorato e rock con ottimi livelli di originalità. Le sue storie sono vicende che escono da un bagaglio di vissuto ed escono da quello stesso bagaglio graffiate e graffianti, con una nota malinconica che resta sempre lì, in sospeso, tra un groppo in gola e un grido di rabbia.
Gianni Sapia ha scritto che “Davide sposta i riflettori sul livello di soddisfazione che ognuno ha della propria vita, senza pretese di avere risposte, con una leggerezza che invoglia alla riflessione più di qualunque pedante sermone”.
Sul suo ultimo album dal titolo Luna Park, uscito a gennaio scorso, è stato scritto che “ci porta in una riviera adriatica lontana dai riflettori, dalle luci di un “Luna Park”, in un insieme di storie sospese nel tempo, ognuna con un suo mondo sonoro di riferimento. Il piccolo mondo stretto, caotico e talvolta grottesco, dove le storie degli individui si accalcano nel poco spazio ed al contempo si perdono in un doloroso vuoto interiore”.
La scena sarà poi per Leonardo Veronesi. La sua vicenda artistica e musicale inizia nei primi anni novanta, quando inizia a frequentare il White Studio di Ferrara di Davide Romani.
Nel frattempo inizia una lunga gavetta come cantante di diverse cover band come i Sanepitemo, Codice Rosso, Kamasutra con cui ha girato l’Italia esibendosi nei locali. A fine anni novanta attraverso il produttore Roberto Casini esce il suo primo singolo IO CI STO per la Polygram, la sigla televisiva (altro singolo) per Match Music NIENTE SESSO e una canzone per il gruppo emergente Rimini Nord dal titolo NOSTALGIA DI TE.
Nel 2008 esce il suo primo album UNO. Nel 2011 è ritornato con DOMANDARIO e attualmente è uscito il suo terzo album L’Anarchia della Ragione.
Attivo anche come autore, nel 2014 ha scritto tre brani per il nuovo album di Frank Nelli dal titolo Non c’entra niente tra i quali il singolo e il brano che da il titolo all’album salito ai primi posti della classifica di iTunes fin dalla sua uscita il 27 maggio 2014. Sempre nel 2014 ha scritto il brano Quello che non c’era interpretato da War-K, uscito come singolo su iTunes e in tutti i principali store digitali. Lo stesso brano è stato tradotto in spagnolo e cantato al Festival Armonia in Spagna. Nell’estate 2014 viene pubblicato contemporaneamente in Italia ed in Spagna un suo brano intitolato Acqua (Agua) cantato da Carmen Gonzalez Aranda. A dicembre 2014 esce Il colore Giallo, brano scritto da Leonardo Veronesi ed interpretato da Enrica Bee, inserito nella colonna sonora dell’ultimo film di Marco Lui John, il segreto per conquistare una ragazza.
Non rimane che lasciarsi trasportare dal peso delle esistenze in questa serata giocata sul filo delle memorie, sull’ossido lasciato fluire sulla patina della vita, ma con quella giusta dose di ironia, che non manca mai di alleggerire le tensioni.

Inizio fissato per le 21.30. Ingresso con tessera (2 euro), doppia consumazione 5 euro, buffet libero.
Prima, durante e dopo il concerto si potranno visitare anche le prime quattro mostre del Ferrara Art Festival allestite nei saloni di Palazzo della Racchetta.

(in foto: Davide Solfrini)

Divieto di somministrazione e vendita bevande in contenitori di vetro e lattine per Comacchio Summer Fest

da: ufficio stampa Comune di Comacchio

Con propria ordinanza (n° 40/2015) il Sindaco Marco Fabbri ha disposto il divieto di somministrazione, vendita, asporto e consumo di bevande in contenitori di vetro e lattine, in occasione dell’evento “Comacchio Summer Fest”, che si svolgerà venerdì 12 giugno e sabato 13 giugno a Porto Garibaldi. Pertanto dalle ore 21 del 12 giugno alle ore 6 del 13 giugno e dalle ore 21 del 13 giugno alle ore 6 del 14 giugno dovranno attenersi alle prescrizioni del Sindaco sia i titolari dei pubblici esercizi di somministrazione e vendita di alimenti e bevande, di attività commerciali e circoli privati, ma anche gli utenti, al fine di garantire la pubblica incolumità ed il decoro ambientale delle aree interessate dalla manifestazione.
I trasgressori saranno puniti con sanzione amministrativa pecuniaria (in misura ridotta) pari a cento euro
.
Alla luce dei riscontri positivi ottenuti con analoghi provvedimenti in passato, anche quest’anno l’Amministrazione Comunale, ritenendo che i contenitori delle bevande in vetro ed in lattina spesso vengano abbandonati senza riguardo per il decoro dei luoghi, comportando anche pericolo per i loro frequentatori, ha così adottato la citata ordinanza contingibile ed urgente, consultabile integralmente all’Albo pretorio online.

NOTA A MARGINE
“Sovvertire l’ordine, creare il caos”. Il resistibile fascino della violenza

Il tema – inutile girarci tanto attorno – è la violenza. E nel libro (“Gruppo d’azione. Sovvertire l’ordine, creare il caos”) è affrontato senza reticenze. I due autori, Alessandro Casolari e Filippo Landini, danno prova di maturità: non richiesti si mettono a nudo e si espongono al giudizio, con piena assunzione di responsabilità per quei fatti che, fra il 1986 e il 1992, li hanno visti fra i protagonisti. E non certo in senso positivo.

Sarebbe stato più comodo per loro lasciare scivolare nell’oblio quelle vicende ormai lontane nel tempo e nella memoria, confidando nell’evidenza che in questa nostra epoca tutto si dimentica, si cancella o, al più, si perdona. Invece i due hanno intinto la penna in un inchiostro ormai essiccato e lo hanno reso di nuovo ardente. Così hanno raccolto qualche apprezzamento e suscitato soprattutto scandalo e disapprovazione, come d’altronde è lecito e logico che sia, com’era facile prevedere. Come i due avevano ampiamente previsto.

gruppo-azione
Immagini di scontri sugli spalti fra tifosi e ‘forze dell’ordine’

Di che cosa parla il volume “Gruppo d’azione”? Di una fase incandescente della storia del tifo sportivo ferrarese, di un gruppo ultras attivo a Ferrara fra la fine degli anni Ottanta e l’inizio dei Novanta per il quale “andare alla Spal” era spesso solo un pretesto per attuare quelle che il più delle volte – neppure con un’espressione eufemistica – si possono catalogare come ‘bravate’. Molti degli atti da loro compiuti erano azioni di guerriglia urbana: danneggiamento e distruzione di auto, vetrine, negozi, cabine telefoniche (all’epoca esistevano ancora), beni di pubblica utilità. Oppure aggressioni fisiche a tifosi delle opposte fazioni, ma anche a semplici e inerti cittadini, a passanti. Insomma, tutto il peggio del campionario che si può immaginare pensando a un gruppo ultras. Azioni violente e gratuite, rese ancor più odiose e intollerabili proprio dalla futilità o dall’inesistenza di presupposti. Comportamenti che dallo stadio debordavano nella città e dalla domenica esondavano agli altri sei giorni della settimana.

Quale sia il senso dell’operazione di Landini e Casolari lo si evince dalle parole che gli autori scrivono in premessa al testo, il quale pure ha un suo interesse sociologico, in quanto testimonia una fase confusa della nostra storia recente. Storia che, per quanto aberrante, va conosciuta, indagata, compresa. Anche per evitare che si possa ripetere.

Casolari: “Prima di tutto il libro è una critica a me stesso per aver abbracciato scelte che hanno portato dolore a chi ha incrociato la mia strada in quegli anni e per non aver preso coscienza che alcuni comportamenti antisociali non avevano che un’unica via d’uscita, l’esclusione sociale e la preclusione alle varie tappe della vita. La mancanza di freni inibitori e una miope ideologia hanno determinato comportamenti delinquenziali; ma soprattutto la superficialità con cui si conducevano le proprie azioni determinavano un vero e proprio scollamento dalla realtà.
…Questa non è la storia di un gruppo di eroi, è la cronaca di un gruppo di ragazzi che attraverso le loro sciagurate scelte hanno deciso di intraprendere il sentiero della vita completamente in salita…
…Ho pagato di persona attraverso la detenzione carceraria …Nel 1999 mi sono arruolato… Queste esperienze mi hanno profondamente cambiato, ho potuto sperimentare di persona quali fossero le situazioni più tetre e angoscianti degli esseri umani coinvolti in conflitti armati e quanto siano importanti le parole ‘pace’ e ‘convivenza pacifica’…
…Possiedo amicizie fraterne di persone che hanno militato in quel gruppo e questo è un grande patrimonio, perché sono amicizie su cui ho potuto contare nei veri momenti del bisogno e a distanza di 29 anni sono la mia seconda famiglia”.

Landini: “…Aleggiava la voglia di raccontare. Già dalle prime battute ci siamo trovati di fronte ad impegno emotivo. Non solo a livello personale ma collettivo, un impegno che comunque andava compiuto. Non è stato semplicemente un viaggio nella memoria quello di raccontare la vita e le ‘gesta’ (…) di una generazione poco spensierata. È stata una ricerca del proprio passato da svolgere con la massima oggettività e autocritica.
…A distanza di tre decenni posso sicuramente affermare l’inutilità di molti comportamenti avuti, alcuni gravi non pochi con pessime conseguenze.

… Il Gruppo d’azione era la mia tribù urbana, all’interno della quale avevo più una condotta da strada che da stadio…”.

Il racconto dei fatti che fa seguito a tali premesse è asciutto, privo di epica e di ogni apologia. Ma privo anche di quella pelosa retorica pentitista che lo avrebbe reso fasullo. Ciò che avevano da dire gli autori lo hanno scritto con chiarezza nella prefazione, senza cercare giustificazioni, assumendosi ogni responsabilità, pronunciando la propria autocondanna, senza pietire l’indulgenza ‘della corte’.

ultrasAccennavo prima al fatto che la violenza appare più odiosa quando è insensata. Di norma è così. Il giudizio generale tiene conto dei presupposti, della causa scatenante. Come se una qualche motivazione la potesse rendere plausibile, accettabile o quantomeno ne attenuasse la portata.
Notiamo allora che il sottotitolo del libro è “Sovvertire l’ordine, creare il caos”: uno slogan che rappresenta il motto valoriale del Gruppo d’azione. Questo ci fa intendere, allora, che quegli ultras, più o meno consapevolmente, avevano definito un presupposto alla loro violenza. Quegli atti apparentemente così assurdi, sterili e insensati, avevano dunque una finalità, realizzavano in realtà un’intenzione precisa e manifesta: creare ‘il caos’ attraverso azioni violente in grado di sovvertire l’ordine costituito. Quanto tutto ciò fosse chiaro ai membri del gruppo resta dubbio, ma la volontà è dichiarata. E non si può non tenerne conto. C’è quindi nella considerazione del gruppo (o perlomeno dei suoi leader) la concezione di un impiego strumentale della violenza, usata a ‘scopo politico’, con l’intenzione di alterare gli equilibri sociali sedimentati.

Scrive Jean Sorel a proposito del potere catartico della violenza: “Si usano i termini ‘forza’ e ‘violenza’ parlando sia di atti di autorità sia di atti di rivolta. È chiaro che i due casi danno luogo a conseguenze assai diverse. A mio parere sarebbe estremamente vantaggioso adottare una terminologia che non dia luogo ad ambiguità e bisognerebbe riservare il termine violenza alla seconda accezione; diremo dunque che la forza ha lo scopo di imporre l’organizzazione di un certo ordine sociale nel quale governa una minoranza, mentre la violenza tende a distruggere tale ordine” (Jean Sorel, Riflessioni sulla violenza, 1908).

Scrive Michele Ronchi Stefanati in una bella e stimolante riflessione pubblicata da Lo Spallino [leggi qua]: “Un antidoto contro l’ipocrisia. Un’assunzione di responsabilità. Il racconto di un legame fraterno. (…) Al racconto di questa come di ogni violenza, si può reagire in due modi: con l’indignazione sterile da ‘anime belle’ o con la curiosità che permette di scoprirne le origini. Se si sceglie questo secondo atteggiamento ci si trova di fronte a vicende cariche di significati per quello che stiamo vivendo ora. Il Gruppo d’azione nasce nel mezzo degli anni ’80, quando i movimenti anticapitalisti e di liberazione del decennio precedente erano stati sedati e la restaurazione compiuta, per la gioia di ogni potere costituito. E’ allora impossibile non vedere nella violenza ultrà una continuazione di quella protesta libertaria, che ora avviene come confusa e generica ribellione all’autorità (…)”

Scrive Gandhi: “Per quanto possa condividere e apprezzare le degne motivazioni, sono un intransigente oppositore dei metodi violenti anche laddove vengono posti al servizio delle più nobili cause. L’esperienza mi convince che un bene duraturo non può mai essere frutto della menzogna e della violenza”.

Beh, se stare dalla parte di Gandhi significa essere “un’anima bella”, allora sì, mi dichiaro tale.
Anch’io ho subito la fascinazione intellettuale di Sorel, peraltro trasversale a destra e sinistra, come trasversale era la connotazione ideologica del Gruppo d’azione (“c’erano compagni e camerati”, ha ricordato Casolari durante un recente pubblico incontro al Murphy bar).

Ma sulla violenza non defletto e la considero un’inammissibile forma di sopraffazione, in tutte le sue manifestazioni, qualunque ne sia il presupposto.

Rilevo altresì che quella fisica non è l’unica – e talvolta forse neppure la peggiore – forma di violenza. E ammetto che la violenza fisica (nei casi estremi) possa apparire come l’unico mezzo per sottrarsi a peggiori violenze, soprusi o ingiustizie, per esempio la confisca della libertà. In tal senso, il tirannicidio, postulato persino dai Gesuiti, è giustappunto il ricorso ‘extrema ratio’ alla violenza per sottrarsi a un’intollerabile sopraffazione.
Però bisogna essere molto cauti: se si ammette una possibilità di deroga, tutto passa sotto il prisma dell’opinabilità e dunque in ultima istanza ogni eccezione è potenzialmente ammissibile perché giustificabile sotto il piano argomentativo. Dunque, preservare l’integrità del principio della nonviolenza impone la sua assoluta inviolabilità, senza eccezioni. Così almeno la penso io.

——
Domani (venerdì 12) alla 17, del libro “Gruppo d’azione. Turbare l’ordine, creare il caos” si parlerà nella sala Agnelli della biblioteca Ariostea, nell’ambito di un’iniziativa organizzata da Ferraraitalia. A discuterne con gli autori – Alessandro Casolari e Filippo Landini – saranno il professor Giuseppe Scandurra studioso di antropologia culturale e docente all’Università di Ferrara; l’architetto Sergio Fortini vicepresidente dell’Ordine professionale di categoria, anch’egli docente a Unife, che fu in qualche misura partecipe delle vicende del gruppo; infine il direttore di Ferraraitalia, docente – pure lui all’ateneo ferrarese – di Etica della comunicazione.

Leggi la prefazione di Enrico Testa al volume Gruppo d’azione pubblicata da Ferraraitalia [vai]

Lancio della sinergia tra AFARC e Generali INA Assitalia del dott. Giancarlo Bechicchi

da: organizzatori

Oggi alle h 17,30 presso la sede di “Generali Ina Assitalia del Dott. Giancarlo Bechicchi “di via dei Baluardi 35/A Ferrara, si terrà la “Serata inaugurale” a testimonianza della “Nuova Sinergia fra A.F.A.R.C. e una delle più grandi compagnie del mondo assicurativo”.

La serata sarà allietata dalla presenza di un abilissimo illusionista e verso le 19:00 passeranno a salutarci le 4

“Miss Provincia di Ferrara”neo incoronate per il più bel portamento ,eleganza, fisico e viso cinematografico !!!!

Alle ore 17.00 sarà indetta una conferenza stampa, in cui il Presidente di A.F.A.RC. Dott. Andrea Cavalieri Foschini e il Dott. Giancarlo Bechicchi annunceranno ai presenti quali sono i principi ispiratori che hanno dato vita alla sinergia, delineando i progetti e le opportunità future.

Si tratta di una “nuova creazione associativa” che permetterà di aumentare i servizi che la Famiglia A.F.A.R.C. potrà offrire ai propri “Associati Imprenditori, Agenti e Imprese”, avendo a disposizione un Nuovo “Sportello di Consulenza Assicurativa” situato presso i nostri uffici e che Generali Ina Assitalia metterà a disposizione “gratuitamente.”

Il nostro motto sarà:
“La sicurezza prima di tutto!!!!”

Dopo la conferenza stampa la location si trasformerà in una “open evening consulting”, dove tutti insieme gusteremo un “Cocktail Dinner”

Il detto “Più saremo più ci divertiremo “sarà più che mai valido.
La serata sarà aperta a tutti gli Imprenditori, Agenti, Imprese ed Esercenti della Città e di tutta la Provincia, e potremmo, anzi dovremmo, portare più amici e colleghi curiosi di vivere questa serata.

Dunque, arrivederci all’11 giugno alle ore 17,30 per festeggiare questo ennesimo passo avanti.

L’Arte scaccia l’ombra della paura dentro e fuori il carcere

da: Associazione Culturale Balamòs

Venerdì 12 e Sabato 13 Giugno 2015 ad Atene, presso il Centro Culturale della Fondazione Onassis si terrà un Forum Internazionale dal titolo “L’Arte scaccia l’ombra della paura dentro e fuori il carcere”, organizzato da Epànodos, Centro di reinserimento sociale dei detenuti sotto la vigilanza del Ministero della Giustizia e dei Diritti Civili. Michalis Traitsis, regista e pedagogo teatrale di Balamòs Teatro, presenterà il progetto teatrale “Passi Sospesi” negli Istituti Penitenzari di Venezia.

Questo evento multiforme intende mettere in relazione il teatro, la parola, l’educazione e l’approccio scientifico e ha come obiettivo far emergere il ruolo dell’arte al reinserimento sociale dei detenuti, e delle persone con problematiche di tossicodipendenza.
Nel programma sono previsti laboratori (masterclass) per professionisti e addetti ai lavori, azioni teatrali dei gruppi che operano nel settore e un convegno scientifico relativo al ruolo dell’arte del teatro al reinserimento sociale. Partecipano scienziati e artisti provenienti dalla Grecia e dall’estero.

Giovedì 11 Giugno, presso il carcere minorile di Avlona, Michalis Traitsis responsabile del progetto teatrale “Passi Sospesi” di Balamòs Teatro negli Istituti Penitenziari di Venezia, terrà dei laboratori teatrali per i detenuti minori.

Venerdì 12 Giugno, presso il Centro Culturale della Fondazione Onassis, Michalis Traitsis sarà presente al Forum Internazionale insieme a Stathis Ghrapsas (Grecia), e Joanna Lewicka (Polonia) con un masterclass rivolto ad esperti del settore provenienti dalla Grecia e dall’estero.

Sabato 13 Giugno, presso il Centro Culturale della Fondazione Onassis, ci sarà l’incontro pubblico “L’Arte scaccia l’ombra della paura dentro e fuori il carcere”. Michalis Traitsis sarà presente con l’intervento “Il progetto teatrale Passi Sospesi negli Istituti Penitenziari di Venezia: esperienze, metodologie, riflessioni”, insieme a registi, pedagoghi teatrali, criminologi, psicologi, sociologi, insegnati e studenti, provenienti dalla Grecia e dall’estero che ha come obiettivo il confronto tra opinioni ed esperienze pratiche.

Info: http://www.sgt.gr/gr/programme/event/2276

IL CASO
Sbatti il mostro in prima pagina: il ‘re dei vitalizi parlamentari’ e il rovescio dell’informazione

“Luca Boneschi, proclamato deputato il 12 maggio 1982, è giunto al termine del mandato 24 ore dopo. Non ha mai partecipato a una seduta parlamentare, ma gode di una pensione da 3.108 euro lordi da 32 anni. È un avvocato di prestigio e si occupa, non casualmente, di diritto del lavoro”. La notizia, pubblicata dall’Eco, di Bergamo, è stata amplificata un paio di settimane fa dal popolare programma di Rai 3 Ballarò, in occasione di una puntata dedicata ai vitalizi dei parlamentari. Nella messa in onda, l’avvocato Boneschi, pedinato dagli inviati Rai che gli chiedono spiegazioni, reagisce con stizza e rimedia una pessima figura. Sembra la conferma di quanto emerge dalla cronache: il comportamento tracotante di chi si avvinghia ai propri privilegi e rifiuta persino il confronto.

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Luca Boneschi

Boneschi però non è un signor nessuno piovuto dalla luna: ha un significativo percorso professionale e politico alle spalle, si è distinto per un costante impegno volto alla tutela dei diritti civili, del diritto all’informazione e dei diritti dei lavoratori, è stato eletto in Parlamento come rappresentante del libertario partito Radicale. Lo abbiamo quindi interpellato per domandargli ragione di un atteggiamento apparso irriguardoso nei confronti dei cittadini prima ancora che dei giornalisti che lo intervistavano. “Il problema – ci ha spiegato con cortesia – è che uscire dopo dodici ore di pesante lavoro alla mia abbastanza ragguardevole età (76 anni, ndr), essere pedinato per almeno trecento metri e bloccato per strada da tre persone ‘armate’ di microfono telecamera e lampada, che si mettono a farmi domande, ma che in realtà non vogliono risposte, con date e circostanze tanto suggestive quanto fuorvianti, ed essere impedito di proseguire, oppure continuamente seguito fino in ascensore, non è cosa da poco. Ho reagito male, lo so, e me ne sono subito pentito, perché ho capito quale uso sarebbe stato fatto delle riprese e delle poche frasi che ho detto (tra l’altro, di quelle poche sono state utilizzate solo quelle che facevano comodo agli intervistatori). Anche le cifre non corrispondono alla realtà, ma fare un’inchiesta giornalistica seria è faticoso”.

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L’avvocato Boneschi ai tempi del processo Masi

L’avvocato ci ha fornito una serie di documenti dai quali emergono alcuni aspetti interessanti della vicenda: le repentine dimissioni dalla carica parlamentare risultano, secondo la sua versione e stando a quanto all’epoca scrisse alla presidente della Camera Nilde Jotti per motivarle, una scelta di responsabilità. L’avvocato era a quel tempo impegnato per parte civile nel processo relativo alla morte di Giorgiana Masi, studentessa diciottenne, simpatizzante di Avanguardia operaia, uccisa a Roma durante uno scontro con la polizia nel maggio 1977 a seguito di una manifestazione in difesa dei diritti civili. Il legale si era battuto con passione e determinazione per ottenere la condanna dei poliziotti che riteneva responsabili della morta della ragazza. Il coinvolgimento fu tale da costargli una denuncia per diffamazione da parte del giudice che aveva archiviato le indagini. E proprio per non intralciare un’eventuale riapertura del procedimento, Boneschi decise di rinunciare, pur a malincuore, al seggio (che gli sarebbe toccato secondo una prassi di rotazione delle cariche all’epoca in uso nel partito Radicale) e con esso alla conseguente immunità parlamentare che avrebbe determinato un rallentamento della macchina giudiziaria. Il risultato fu beffardo: la sua condanna e la definitiva archiviazione dell’inchiesta per l’omicidio di Giorgiana Masi, i cui responsabili restarono così impuniti.
Ma con questo ricordo, Boneschi ci dice che non ci fu speculazione da parte sua in funzione del futuro vitalizio, che al contrario quelle dimissioni gli pesarono ma furono una scelta doverosa concepita in uno spirito di servizio in ossequi alla propria deontologia professionale.
Peraltro, l’avvocato precisa che il vitalizio – che una legge certo opinabile prevede anche per coloro che hanno anche solo per brevissimo tempo assunto un incarico parlamentare – fu corrisposto non dal 1983 come riportato dalle cronache, ma dal 1999. Boneschi percepisce dunque l’indennità da 16 anni e non da 32. Inoltre, per avere diritto a quel vitalizio, riconosciuto al compimento del sessantesimo anno di età, ha preventivamente dovuto versare le indennità contributive necessarie, quantificate in 91 milioni di lire.

A margine delle sue argomentazioni va detto, comunque, che il baratto resta pur sempre molto vantaggioso (poiché con appena 15 mesi di ‘pensione’ ha pareggiato la somma da lui versata in contributi) e che la legge che concede questi privilegi appare scandalosa.
Però i termini della questione assumono altri contorni. Ma proprio per questo Boneschi avrebbe fatto bene a spiegare con precisione e pacatezza a chi glielo domandava quali furono i presupposti e le motivazioni della rinuncia. “Ho cercato subito di chiarire le circostanze con Massimo Giannini, ma inutilmente – replica -. Perché ho dato le dimissioni rinunciando a una carica prestigiosa che rappresentava un traguardo ambìto, perché le ho date in quel giorno e non qualche mese dopo, come mai molti anni più tardi io abbia versato i contributi e poi percepito il vitalizio, e via dicendo. Ma tutto questo non interessa alla trasmissione perché non fa audience, non è scandalistico: e quindi si cancella tutto. Non è la prima volta che mi succede, e ormai ho capito il meccanismo. Quando c’è qualcuno che vuole parlare seriamente, non ho problemi, ma certo giornalismo attuale preferisce questi metodi: non cercano di capire, hanno una tesi e devono dimostrarla”.

Insomma, se la parte di vittima non si attaglia all’avvocato neppure quella di arrogante privo di scrupoli gli si confà. La sua vicenda è comunque la riprova di come la realtà sia sempre più complessa, sfaccettate e ricche di sfumature rispetto a come la si immagina o ci viene rappresentata.  “24 ore deputato, 3mila euro da 32 anni” è indubbiamente un titolo che fa effetto e fa vendere, ma non rende piena giustizia della complessità della storia e delle ragioni dei suoi protagonisti.
Talvolta le informazioni risultano imprecise per superficialità e non per dolo. Ma mantenere l’intelletto vigile è sempre necessario, soprattutto per non cadere nelle artate trappole dei trafficanti di verità, di coloro, cioè, che intenzionalmente ci vogliono convincere del proprio punto di vista, semplificando o alterando i fatti per favorire un preciso interesse.

LA STORIA
I suonatori di campane sospesi fra il cielo e la terra di Ferrara

“È come un colpo di fulmine”, così Raffaele tenta di spiegarmi come lui e gli altri sono diventati i Campanari Ferraresi. La cella campanaria diventa il palcoscenico di un corteggiamento a metà fra cielo e terra: ragazzi, giovani e meno giovani, rimasti affascinati dalle campane, queste signore maestose e leggiadre allo stesso tempo, che ti catturano al primo incontro ma vogliono una lunga frequentazione prima di rivelarsi interamente.

Forse non molti sanno che proprio a loro si deve il ritorno dell’arte campanaria nel territorio provinciale dopo una pausa di oltre mezzo secolo, generata dalla corsa all’elettrificazione delle torri a partire dal secondo dopoguerra. Non per niente il loro motto è “Naturam expellas furca, tamen usque recurret”, “Anche se vorrai scacciare la natura con la forca, ritornerà sempre” (Orazio, “Epistolae”, 1, 10, 24)

campanari ferraresi
I Campanari Ferraresi attorno al Giorgione

“Tutto è iniziato intorno al 2000: Francesco ha trovato un foglio con una sequenza di numeri attaccato a un armadio del campanile di San Gregorio, la sua parrocchia in via Cammello, e ha provato a tirare le corde assegnando un numero a ogni campana; il caso, o forse il destino, ha voluto che Giovanni passasse di lì proprio quella mattina e appena sentito il suono delle campane è entrato per vedere chi stesse suonando”. Giovanni è Giovanni Vecchi, il “capo” come lo chiamano tutti, il maestro campanaro alla cui perseveranza – per non dire testardaggine – si deve la nascita e la crescita del gruppo ferrarese. “Gli ha chiesto se voleva imparare a suonare e diventare campanaro – continua Raffaele – Francesco ha coinvolto suo fratello Filippo e poi anche me, parlandomene durante le prove del coro in cui cantavamo. Mi sono incuriosito e ho voluto assistere: ammetto che all’inizio ho chiuso gli occhi, perché le campane erano troppo vicine”, alla fine della serata però li ha riaperti e da allora Raffaele, come gli altri campanari, non è più stato capace di staccarli dalle campane.

I nostri suonano secondo la particolare tecnica del “doppio” alla bolognese: un sapere antico di cinque secoli, tramandato per lo più oralmente da una generazione di campanari all’altra che, sottolinea, “è presente solo nel bolognese, sulle colline modenesi, a Ferrara e provincia grazie a noi, e nella Romagna”. “È una tradizione di suono delle campane unica nel suo genere, in cui ogni campanaro si trova a stretto contatto con la campana, suonando direttamente nella cella campanaria. Le sue diverse declinazioni sono: doppio a cappio, “a ciappo” in gergo campanaro, doppio a trave, scampanio. Nella prima la campana si fa oscillare con le corde, i “ciappi” appunto, mentre nella seconda si governa dalla stanga, che è la parte dove si lega la campana, quindi si suona stando sopra le travi dell’incastellatura che la regge. La tecnica dello scampanio, invece, si esegue con le campane fissate mentre un solo campanaro, attraverso sottili corde collegate alla parte terminale del battaglio, suona muovendo sia le mani sia i piedi”.

doppio a trave
La tecnica del suono a trave
doppio a cappio
I campanari suonano il Giorgione a cappio

“La prima volta che ho provato è stata a Corporeno, vicino a Cento, perché allora a Ferrara non c’erano ancora campanili dove poter suonare e quindi dovevamo spostarci”. La consacrazione ufficiale dei Campanari Ferraresi, infatti, è stata nell’aprile 2007 il ripristino al suono manuale della cella campanaria del campanile della Cattedrale, ristrutturata grazie ai campanari stessi. A loro si deve anche il restauro della cella della Basilica di San Giorgio fuori le Mura, inaugurata nell’aprile del 2011, e di altre torri della nostra Provincia. Su commissione della Soprintendenza ai Beni Architettonici e Paesaggistici delle province di Ferrara, Ravenna, Forlì, Cesena e Rimini, nei mesi scorsi sono stati impegnati nella ricostruzione delle incastellature della campane della chiesa di S. Carlo in via Giovecca, danneggiata dal terremoto del 2012. Gli chiedo quante campane ci sono a Ferrara e quale sia la più antica: “nel Duomo ce ne sono cinque, in San Giorgio quattro e in San Carlo tre, poi ci sono i campanili del territorio, da Guarda Ferrarese a Massafiscaglia, a Sette Polesini, prima del terremoto suonavamo anche a Vigarano Pieve e a Mirabello. La maggior parte delle campane ferraresi è stata fusa a metà Ottocento, la più antica che suoniamo è il Giorgione, la campana maggiore del Duomo: è “nato” per così dire nel 1607 e pesa più di 2.400 kg, servono da quattro a otto campanari per muoverlo. Quelle della Torre dell’Orologio del Castello non sono suonabili con la nostra tecnica, ma risalgono addirittura alla fine del Cinquecento”.

“Quanti siete voi Campanari Ferresi?”, domando a Raffaele. “Poco più di una decina: i primi a lavorare con Giovanni sono stati Francesco e Filippo. Antonio, Andrea e Giacomo, sono i più giovani. Nella vita facciamo tanti mestieri diversi, ma tutti siamo rimasti stregati da queste vecchie squillanti signore”. Vengo a sapere che nel gruppo ci sono anche due donne: Barbara, docente di fisica all’università, e Naike, che fa l’avvocato.

campanari ferraresi
Alcuni dei Campanari Ferraresi

“Ma cosa c’è di così particolare per farvi arrampicare fino lassù?”, scherzo. “Oltre allo spirito di squadra, che è fondamentale per suonare campane da centinaia di chili e che va anche al di là di questo, c’è il suono, la musica delle campane, a volte mi fa quasi venire i brividi. Il suo fascino sta anche nel fatto che è praticamente impossibile trovare un suono uguale a un altro, ogni gruppo di campane ha la propria voce, il proprio timbro specifico, perché ognuno ha la propria storia: è come se suonando cantassero la propria vita e quella del proprio campanile”. Infine “sento di fare qualcosa di bello e importante recuperando e tenendo viva la memoria di questa tecnica storica: oggi, con tutti i rumori che ci circondano, facciamo meno attenzione, ma una volta il suono delle campane si stagliava sul silenzio della vita dei nostri antenati: era il segnale dell’ora del riposo e della festa, il richiamo al lavoro o alla preghiera. Ecco, mi piace pensare di suonare strumenti che hanno secoli di vita e che quello che fanno è lo stesso suono che udivano i ferraresi di quattrocento anni fa”.

 

Se volete saperne di più sui Campanari Ferraresi e la campaneria: appuntamento venerdì 12 giugno alle 21 alle presso il Convento di San Giorgio Fuori le Mura per “Ferrara e i Campanari: una voce ritrovata” 

Link correlati: Campanari Ferraresi

LA RIFLESSIONE
Il giornalismo alla prova del web

Post, tweet, hashtag. Vita politica e istituzionale per istantanee. Battute, pensieri e commenti rilanciati dal web e nei social network contestualmente a un fatto. La rete mette a disposizione una serie infinita di materiali (foto, video, informazioni, virgolettati) moltiplicando, in questo modo, i luoghi e le forme della comunicazione politica. I rappresentanti istituzionali ricorrono a canali che, come spesso succede, precedono i canali ufficiali tradizionalmente considerati fonti autorevoli di notizie.
Sintesi, velocità, immediatezza e tempestività contraddistinguono questo tipo di comunicazione personalizzata e offerta senza essere richiesta. È lì per tutti, senza filtro, per il cittadino e per i professionisti dell’informazione. L’intensificazione del flusso informativo modifica anche il contenuto dell’informazione stessa, altra cosa, infatti, sono riflessione e approfondimento sul perchè delle scelte della politica.
Il ruolo crescente assunto dal web e dai social nella prassi della comunicazione politica fornisce, quindi, quotidianamente una sovrabbondanza di informazioni, un mare magnum in cui il giornalista deve orientarsi, selezionare e ricavare la notizia inserendola nel suo contesto. Tracciare, inoltre, l’orizzonte di senso rispetto alle tante informazioni e fonti a disposizione fa parte del compito del giornalista che, nemmeno di fronte al web, può derogare alla deontologia professionale.
L’organizzazione del lavoro giornalistico non può prescindere dalle fonti della rete ma, allo stesso tempo, non deve appiattirsi su di esse: i valori notizia rimangono i capisaldi nella pratica quotidiana a cui i nuovi media faranno da corollario completamentare e utile purchè attentamente verificato e valutato. Il lavoro giornalistico è, quindi, una messa in forma, una ri-costruzione di informazioni che contribuiscono a formare l’opinione pubblica.
Nella ricchezza e complessità del web, il giornalista trova altresì contenuti e notizie generati da cittadini. Anche di fronte a tali contributi, definiti ‘citizen journalism’, il giornalista deve verificare e gerarchizzare le notizie. È proprio questa la differenza fra chi si trova a filmare e diffondere un fatto e un professionista dell’informazione.
Proprio per le caratteristiche della rete, la notizia non è mai statica e appena appare, il riverbero è inarrestabile: commenti, condivisioni, riprese. La presenza sul web e sui social (gestita da un social media manager) delle testate, infine, è importante per cogliere i temi di interesse dei lettori, allargare la conversazione e stimolare la partecipazione. Il Guardian è stato un esempio, in tal senso, di open journalism che ha permesso di essere non solo online, ma ‘nella’ rete.

IMMAGINARIO
Il giardino segreto.
La foto di oggi…

Lo riconoscete? E’ lo sterrato fra l’abside della chiesa di San Paolo e la torre dei Leuti. Un luogo trascurato che potrebbe trasformarsi in un suggestivo varco di accesso al centro storico attraverso il percorso dei chiostri. Vi piacerebbe che diventasse un giardino?

La foto è di Sergio Gessi, direttore di Ferraraitalia. L’abbiamo pubblicata oggi sul profilo Instagram del Comune di Ferrara, @comunediferrra, e chissà che a qualcuno non piaccia l’idea di recupero di quest’area abbandonata che abbiamo lanciato sul nostro quotidiano [leggi].

Cos’è Instagram? E’ un’applicazione per smartphone che permette di scattare foto, aggiungere effetti e condividerle nella comunità di Instagram, ma anche su tutti i principali social network come Facebook e Twitter.

Cos’è #MyFerrara? E’ un’iniziativa dell’Agenda Digitale del Comune di Ferrara in collaborazione con il gruppo Igers Ferrara (gli utilizzatori ferraresi di Instagram) per avvicinare i cittadini alle pubbliche istituzioni attraverso i social network. Ferraraitalia è il primo media partner ufficiale di #MyFerrara. Chiunque può candidarsi a gestire il profilo @comunediferrara per una settimana. Tutti i dettagli sulla pagina del progetto [leggi].

Cos’è un hashtag? La parola deriva dall’inglese hash (cancelletto) e tag (etichetta). Sono parole chiave che, inserite nei post di alcuni social precedute dal simbolo #, permettono di indicizzarli. Cercando quelle parole, verranno fuori tutti i post che le contengono, provate con #ferraraitalia, e usatelo a vostra volta!

#comunediferrara #MyFerrara #Ferraraitalia #ferrara #igersferrara

OGGI – IMMAGINARIO MYFERRARA

Ogni giorno immagini rappresentative di Ferrara in tutti i suoi molteplici aspetti, in tutte le sue varie sfaccettature. Foto o video di vita quotidiana, di ordinaria e straordinaria umanità, che raccontano la città, i suoi abitanti, le sue vicende, il paesaggio, la natura…

[clic sulla foto per ingrandirla]

cortile-san-paolo

GERMOGLI
Coerenza
L’aforisma di oggi

Idee, valori, comportamenti: la forza dell’esempio e della coerenza.

enrico-berlinguer“E ora compagne e compagni, vi invito a impegnarvi tutti, in questi pochi giorni che ci separano dal voto, con lo slancio che sempre i comunisti hanno dimostrato nei momenti cruciali. Lavorate tutti, casa per casa, azienda per azienda, strada per strada, dialogando con i cittadini, con la fiducia per le battaglie che abbiamo fatto, per le proposte che presentiamo, per quello che siamo stati e siamo… è possibile conquistare nuovi e più vasti consensi alle nostre liste, alla nostra causa, che è la causa della pace, della libertà, del lavoro, del progresso della nostra civiltà”. (Enrico Berlinguer)

Sono le ultime parole pronunciate dal segretario del Partito comunista italiano, a Padova, dal palco di piazza della Frutta, il 7 giugno del 1984, durante il comizio di chiusura alla vigilia delle elezioni europee. Mentre le pronuncia appare in condizioni drammaticamente alterate. Ricoverato per un malore, gli viene riscontrato un ictus cerebrale. Morirà l’11 giugno.
Ai suoi funerali parteciperanno due milioni di persone.

 

Vedi le immagini finali dell’ultimo comizio

Vedi le immagini dei funerali

Vedi il film “L’addio a Enrico Berlinguer” di autori vari, a cura di Bernardo Bertolucci

Vedi il trailer del film “Quando c’era Berlinguer”, di Walter Veltroni

Berlinguer sul web:
http://www.enricoberlinguer.it/ [vai]
https://it-it.facebook.com/berlinguer [vai]

ACCORDI
Cry, baby.
Il brano di oggi…

Ogni giorno un brano intonato a ciò che la giornata prospetta…

(per ascoltarlo cliccare sul titolo)

Janis Joplin – Cry Baby

L’11 giugno del 1966 faceva la sua prima apparizione live a San Francisco la cantante Janis Joplin. Una voce rara, graffiante e decisa quella di Janis Joplin, simbolo della musica rivoluzionaria degli ultimi anni sessanta e dalla carriera purtroppo brevissima, stroncata dalla morte per overdose nel 1970 a soli 27 anni. Tra i soli due album da solista rilasciati (di cui l’ultimo, Pearl, pubblicato postumo) ricordiamo Cry Baby, uno dei suoi brani più celebri e che più mettono in risalto le sue doti canore.