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Giorno: 24 Settembre 2020

UN VOTO “TRA VIRGOLETTE”
Mentre gli italiani vogliono tornare alla normalità

È stato detto che quella del 20 e 21 settembre è stata fra le prime chiamate alle urne in Europa dopo la terribile ondata pandemica e, nonostante i timori della vigilia, tutto pare si sia svolto nella normalità.
Non era per nulla scontato; meglio così e bravi tutti. Una volta tanto l’Italia ha dato prova di non ispirarsi al modello Cialtron Eston.
Ma sono i risultati a tenere banco nel dibattito pubblico.

Si potrebbe dire che sia stato un voto complessivamente tra virgolette.

Per prima cosa, il quasi 70 a 30 dei sì al referendum costituzionale è un esito che non ammette distinguo. Ma solo tra virgolette, perché è ancora presto per valutare le conseguenze della riduzione di onorevoli e senatori, congiuntamente al progetto di riforma elettorale in discussione in Parlamento. Un sistema proporzionale che, come detto da Roberto D’Alimonte in audizione della Commissione affari costituzionali a Montecitorio lo scorso 24 giugno, “priva gli elettori della possibilità di decidere chi governa e lascia i partiti liberi di decidere a piacimento con chi allearsi dopo il voto”.

Se si pensa che questo cambiamento è voluto principalmente dal partito che ha fatto della democrazia diretta la propria stella cometa, altro che tagli alla casta verrebbe da dire. Il problema è che i pentastellati non sarebbero i soli ai fornelli a condividere questa ricetta e allora staremmo per assistere a un solenne ritorno delle segreterie di partito.

Ricapitolando: da una parte si esulta per un taglio storico delle poltrone in una ritrovata sintonia del Palazzo con la volonté dei cittadini, dall’altra il simulacro di armonia è destinato a mostrare intatto il fossato, perché i nuovi parlamentari più che eletti saranno pienamente nominati. Con competenze, capacità e attaccamento al territorio che è facile lasciare immaginare, per collegi elettorali nel frattempo diventati come delle siberie.

Un minuto dopo l’esito del voto referendario, qualcuno ha gridato alla conseguente illegittimità dell’attuale Parlamento, sovradimensionato secondo la riscritta norma costituzionale. Conseguenza del verbo dal sen fuggito sarebbe stata l’invocazione di elezioni anticipate (prima del semestre bianco, durante il quale il Presidente della Repubblica non può sciogliere le camere), se evidentemente non fosse stato ricordato all’irruenza di prevalente marca padana, che non si è mai visto un tacchino chiedere di anticipare il Natale.

A proposito di irruenza padana, Matteo Salvini ci sta facendo una capa tanta col cartello con sopra scritto: “Da 46 a 70 consiglieri regionali”, per celebrare la vittoria della sua Lega alle regionali. Qui le virgolette sono d’obbligo e basterebbe fare la somma: era stato lui a porre l’asticella elettorale su un punteggio tennistico (6 a 1), se non un 7 a zero, mentre è finita 4 a 3; perde prima la sfida in Emilia-Romagna e perde anche in Toscana nonostante stavolta non sia andato per citofoni in campagna elettorale; la stratosferica affermazione di Luca Zaia in Veneto (73,5%) è il risultato di una lista personale che è quasi tripla rispetto ai voti del partito e la Lega, in generale, esce dalle regionali con un 13,1 rispetto al 33,1 delle Europee 2019.

Oltre alle virgolette, si può dire che la formazione leghista a due punte per fare il pieno dei voti stia mostrando delle crepe, perché i risultati paiono venire più da quella di governo, mentre quella che non sa stare seduta a tavola sbaglia goal anche a porta vuota.
E qualche problema potrebbero iniziare ad averlo anche certi contesti locali in cui si è ricorso allo stesso schema di gioco.

Il problema è che li perde a destra a favore di Giorgia Meloni (vincente nelle Marche ma sconfitta in Puglia), in un rimescolamento di carte che se, da un lato, mette in crisi il modello salviniano di Lega nazionale (rispetto al ritorno di un respiro più autonomista), d’altro canto non lascia presagire un tranquillo traghettamento del popolo verde su sponde più moderate.

Per restare in paragone fluviale, si è detto che la contesa regionale ha visto un vincitore: Nicola Zingaretti.
Anche qui, però, non è campato in aria usare le virgolette. È vero che ha retto come un insospettabile argine a una bomba d’acqua da molti data in arrivo, tanto che c’era già chi si scaldava a bordo campo per l’ennesima sostituzione di segretario, ma le vittorie di Campania e Puglia avvengono con nomi che si pongono ai confini dell’ortodossia piddina.

In ogni caso, l’affermazione, si dice, dà ora fiato al ritrovato Pd per porre sul tavolo di palazzo Chigi alcuni punti con più decisione: si rincorrono gli esempi di Mes, decreti sicurezza di Salvini, ius soli…
Certo è difficile per l’alleato di governo – M5S – nascondere il tonfo regionale del 7,2 %, rispetto al 35,6 del 2018, intestandosi il 70 a 30 referendario, al cui risultato, peraltro, hanno contribuito anche quasi tutti gli altri partiti.

C’è da aggiungere, sempre in tema di virgolette, che laddove è stata messa in campo (Umbria, 2019, e ora in Liguria), sia pure a costo di non pochi mal di pancia, l’alleanza elettorale Pd-5 Stelle esce con le ossa rotte. E questo è un problema, perché è uno dei presupposti politici del governo Conte bis.

Non occorre, invece, usare le virgolette per definire il risultato di Matteo Renzi, alla prima prova delle urne. Vista l’ininfluenza del suo Italia Viva persino in Toscana, alcuni vanno giù pesante ribattezzandolo per la circostanza Italia morta.

Volendo tentare una sintesi del voto, si potrebbe dire che esce una domanda di tregua allo stato di emergenza che stringe questi tempi tribolati senza sosta.
Gli italiani sono sembrati dire che ne hanno abbastanza dell’emergenza pandemica, climatica (nel libro Terra bruciata Stefano Liberti scrive che rispetto ai 328 eventi meteo estremi del 2010 oggi se ne contano 1.665), ed economica e si sono rivolti alla politica per chiedere un po’ di normalità e tranquillità, che tra l’altro dovrebbero essere gli ingredienti essenziali per usare come dio comanda i 209 miliardi del Recovery Fund, più – se si vuole – i 37 del Mes.
Riusciranno i nostri (tra virgolette) eroi?

PAROLE A CAPO
Drugo: “Da solo sul ring della vita” e altre poesie

“La poesia è resistere e tregua assieme, è aprire un varco nel futuro, è fantascienza.”
(Silvia Tebaldi & Gian Paolo Benini)

 

DA SOLO SUL RING DELLA VITA

Le corde del ring della vita
mi accolgono dolcemente
con la loro elasticità.
Mi ci appoggio
confidando nella loro resistenza.
L’avversario non c’è
l’avversario è l’altra parte di me.
Spero che l’arbitro
decreti la fine del match
prima che le corde si rompano
prima che noi due si finisca al tappeto.

 

EREDITÀ

Eredità non è fatta solo di cose.
La vera eredità è fatta
di sorrisi
di lacrime
di carezze
di sguardi
e di ricordi.
Ricordi che tu, mamma,
non hai più.
Ti sono stati rubati dalla malattia.
Non preoccuparti
ci sono qua io
a mettere ordine
nelle polaroid della tua vita.

 

PAROLE DI PIOMBO

Quando, da ragazzo,
ho cominciato a lavorare
nella tipografia di mio papà,
le parole erano di piombo.
Ma anche le parole di mio papà
erano di piombo.
C’era un rapporto ponderale
tra quello che componeva
e quello che diceva.
Oggi le parole
viaggiano leggere, anche troppo,
ma gli occhi e le orecchie
che le leggono e le ascoltano
non sono cambiati.
Attenti a scrivere parole leggere
che cadono anche loro,
come parole di piombo,
sulla e nella testa della gente.

 

Drugo, un’infanzia e una giovinezza vissute su una lingua di terra tra il Po e il mare. Una maturità che scopre la poesia e il gusto attraverso di essa di raccontarsi. Il Drugo lo puoi trovare la mattina presto appollaiato sui gradini della darsena che legge e scrive. L’acqua scorre e lui la ascolta, l’acqua lo riporta alla sua giovinezza, si conoscono bene, si parlano. La sera, poi, lo puoi incontrare al bar, mentre discorre di letteratura e filosofia , mentre racconta di sé e dei suoi, con lui ti puoi perdere, tra scanni vicini e continenti lontani. La sua poesia nasce così, dal contatto con la realtà della vita, dalla sabbia e dall’asfalto, dal piombo dei caratteri tipografici che allinea e inchiostra da sempre. Il Drugo non pubblica, diffonde la sua arte, solo tra chi gli è vicino, tra chi ritiene che possa apprezzare i suoi versi, i suoi racconti. Prima però deve averti guardato negli occhi, e aver riconosciuto in te una parte di sé.

La rubrica di poesia Parole a capo esce regolarmente ogni giovedì mattina su Ferraraitalia. Per leggere i numeri precedenti clicca [Qui]

Pd:question Time su Piano Periferie

Da: Ufficio Stampa Gruppo Pd

Premesso Che ai sensi del DPCM 25/5/ 2016 – programma straordinario per la riqualificazione urbana” Bando Periferie” il Comune di Ferrara in data 25/08/2016, ha candidato il progetto denominato “ Nuovo quartiere nell’area della Darsena di San Paolo, ex MOF e MEIS”; Che in data 12/01/2018, è stata sottoscritta la convenzione tra il Governo Nazionale e il Comune di Ferrara, relativamente al progetto di cui sopra con cui veniva impegnato un contributo dello stato di circa 18 milioni di euro;

Considerato Che sia in sede di approvazione del DUP che del Bilancio di previsione 2020, la nuova Giunta riconosceva il valore urbanistico del Piano periferie e assumeva l’impegno a realizzare le opere previste nei tempi stabiliti dalla convenzione;

Preso Atto Che nella seduta consiliare del 30 giugno u.s. veniva approvato un ODG a firma dei Gruppi di maggioranza, con cui si impegnava la Giunta a sospendere le procedure per la realizzazione del parcheggio multipiano ex mof e la copertura con tappeto verde del parcheggio ex Pisa, previsti nell’ambito del progetto “Nuovo quartiere nell’area della Darsena di San Paolo, ex MOF e MEIS”; Che nei loro interventi l’Assessore Maggi e il Sindaco, condividendo la richiesta di sospensione, si impegnavano a coinvolgere la città, per condividere soluzioni progettuali diverse o addirittura interventi urbanistici alternativi da proporre in variante alla Presidenza del Consiglio dei Ministri; Che l’ODG approvato, ha impegnato il Sindaco e l’Assessore a riferire in Consiglio Comunale entro la data del 30 settembre p.v. di tale attività di urbanistica partecipata, “indicando le soluzioni possibili e praticabili per una rimodulazione degli interventi”;

Preoccupato Che a tutt’oggi non c’è traccia di alcuna attività di urbanistica partecipata, non sono note attività di ascolto di cittadini, di categorie professionali o economiche, ne tanto meno c’è stata alcuna convocazione della 3^ commissione consiliare per audizioni o approfondimenti di nessun tipo; Che la sospensione delle procedure per la realizzazione di opere già finanziate e con termini perentori per la loro realizzazione, in un contesto di idee vaghe o per lo meno non esplicitate, possa mettere a rischio la disponibilità di risorse economiche importanti per la riqualificazione urbana di un importante quartiere, oltre che per le attività imprenditoriali della città.

Si Interroga il Sindaco e l’Assessore competente, per conoscere: Se, in vista della relazione al Consiglio Comunale prevista entro il prossimo 30 settembre, è in programma l’ascolto dei cittadini, delle categorie economiche e professionali della città oltre all’interlocuzione con la Presidenza del Consiglio dei Ministri e chiaramente un approfondimento in Commissione urbanistica, al fine di definire la rimodulazione degli interventi previsti dal progetto “ Nuovo quartiere nell’area della Darsena di San Paolo, ex MOF e MEIS”.

Scuola. USB: lo sciopero si farà

Da: Ufficio Stampa Usb Emilia-Romagna

Sciopereranno gli studenti, i lavoratori della scuola,  dei servizi educativi scolastici comunali e del trasporto pubblico locale. Perché non è possibile accettare la saturazione dei mezzi anche ben oltre all’80%, è un rischio gravissimo per i lavoratori e i cittadini, un’idiozia. Nella scuola si vive nell’emergenza, in classi pollaio, dove mancano i dispositivi di sicurezza adeguati e gli insegnanti. Migliaia di precari ancora non sono stati chiamati.

All’appello lanciato hanno risposto anche gli studenti di Osa (Opposizione Studentesca di Alternativa) e altre organizzazioni sindacali della scuola e del trasporto pubblico.

L’appuntamento per gli scioperanti a Bologna sarà il 25 settembre alle 9.30 in prefettura in piazza Roosevelt, mentre a livello nazionale il 24 settembre, alle 9.00 a Piazza Montecitorio, e il 25 settembre, sempre alle 9, davanti al ministero di Viale Trastevere. Altre manifestazioni sono confermate a Genova, Torino, Milano, Firenze, e Catania.