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Giorno: 9 Settembre 2021

ANTROPOLOGIA DEL VAXLEBANO

 

Voi siete di quelli per i quali il mondo, benché a colori, viene meglio fotografato in bianco e nero?
Di quelli che, pur consapevoli della sfuggevolezza della verità assoluta, si sentono di norma in grado di attingere con discreta sicurezza quella relativa?
Se sì, sentiamo diversamente. Più passa il tempo e più mi sembra di comprendere intimamente il senso del socratico sapere di non sapere: non la semplice ammissione del fatto che il volo della conoscenza è costellato di sistematiche turbolenze; piuttosto, l’affermazione radicale di un corto circuito tra conoscenza e consapevolezza, il cui rapporto autentico è sorretto da un ‘non’, cioè sospeso positivamente su una cavità essenzialmente incolmabile.
Immaginate, dunque, come possa sentirmi nel frastuono incontrollato del dibattito attuale su covid, vaccini, società.

Come tutti, mi auguro senz’altro che la situazione possa ben presto migliorare dal punto di vista sanitario, nonché da quello psicologico. Come tutti, spero che le vaccinazioni possano effettivamente avvicinare questo traguardo, e che altri strumenti possano concorrere nella stessa direzione.
Mi sento dunque molto lontano dai cosiddetti no-vax, ovvero da quelle persone che rifiutano le vaccinazioni per convinzioni a priori sottratte a ogni ragionevole dubbio.
Me ne sento lontano sulla questione specifica – le vaccinazioni – e almeno altrettanto sull’insensibilità di fondo verso il più longevo e forse nobile strumento del pensiero occidentale: quel dubbio radicale anch’esso edificato su una cavità, come il logos socratico.
Per fortuna, i veri no-vax sono piuttosto pochi, e il loro conflitto fideistico contro il dubbio sfocia nel clamore stridulo del settarismo.
A qualcuno però, nella situazione della pandemia, questa esiguità pare dar fastidio. Qualcuno sente l’esigenza di moltiplicare il numero dei no-vax, vedendone ovunque. Il meccanismo è semplice: chiunque nutra in qualsivoglia modo un dubbio a proposito delle vaccinazioni anti-covid è, ipso facto, no-vax.

Si tratta di una manipolazione alla quale si è dedicato lo stesso Ministero dell’Istruzione quando, in una pagina del sito istituzionale (si spera ora rivista) ha definito appunto ‘no-vax’ gli oltre centomila lavoratori della scuola ai quali non risultava ancora somministrato il siero anti-covid.
Indubbiamente, tra questi centomila vi saranno anche dei veri no-vax, ma la grande maggioranza è certamente composta da persone che, in circostanze diverse, si sono sottoposte a pratiche vaccinali e hanno ad esse sottoposto i propri figli, ma che dubitano, magari a torto, del reale beneficio degli specifici prodotti in questione.
In conseguenza della manipolazione, l’espressione di un dubbio determinato, e dunque a certe condizioni oltrepassabile, viene stigmatizzata e ingigantita nella professione di una fede superstiziosa e oscurantista.
Ciò che ci si rifiuta di esporre al dubbio è il dogma biopolitico della provvidenzialità dei vaccini anti-covid. Qualsiasi esitazione o riflessione in proposito sconfina di per sé nella blasfemia, nel quadro di una reazione allergica verso il dubbio equiparabile a quella che offusca l’autentico no-vax.

A questi sembra dunque opporsi, nel nostro tempo asfissiante, il devoto vaccinale, l‘integralista del siero: il vaxlebano.
Il vaxlebano contrappone instancabilmente a ogni proposizione di dubbio la mozione autoritaria: come fai a dirlo tu, che non sei virologo? Dimentica di non esser virologo neanche lui, ma soprattutto che la Costituzione italiana non assicura solo ai medici la facoltà di decidere dei trattamenti sanitari che riguardano la propria persona, perché la democrazia è diversa dalla tecnocrazia – e in particolare dalla iatrocrazia – in quanto, laddove la legge non disponga diversamente, i cittadini sono liberi di abitare il proprio corpo e di prendersene cura in base a convinzioni e sentimenti soggettivi.
Il vaxlebano si fa un selfie con dei cucchiaini da caffè rovesciati sugli occhi e un ghigno alieno. Poi, naturalmente, posta il tutto, irridendo nel commento il dubbio eretico (coltivato anche dall’EMA) sugli effetti indesiderati a medio e lungo termine e, nel contempo, le non poche persone che di reazioni avverse gravi, persino mortali, hanno sofferto anche nell’immediato.
Il vaxlebano lancia anatemi sui non vaccinati perché per colpa loro non si raggiungerà mai l‘immunità di gregge. Quando si fa chiaro che l’immunità di gregge è un sogno, lancia anatemi ancor più densi, perché i non vaccinati sono il cardine della diffusione del contagio. Quando si fa chiaro che il passaggio del virus non è così frenato dall’avvenuta vaccinazione, escogita anatemi supremi ed esige che il non vaccinato non usurpi il posto in terapia intensiva di chi se lo è guadagnato onestamente fumando due pacchetti al giorno, sfondandosi di superalcolici o cibandosi forsennatamente di grassi saturi. E, se proprio lo deve occupare, almeno se lo pagasse di tasca sua! (Quest’ultima, purtroppo, non è di un vaxlebano anonimo, bensì dell’Assessore alla Sanità della Regione Lazio).

A proposito di quattrini, il vaxlebano arriva a chiedere persino forme di persecuzione tributaria. Ho visto con i miei occhi sui social post in cui si proponeva di avviare accertamenti fiscali a tappeto sui non ancora vaccinati, quindi no-vax, .
Il vaxlebano plaude al fatto che un quattordicenne sia messo, a scuola, nella posizione di chi impedisce al resto della classe di eliminare la mascherina, determinandone una condizione di etichettamento che, se discendesse da ragioni razziali o di orientamento sessuale, farebbe giustamente inorridire il vaxlebano stesso.
Il fatto, poi, che se il quattordicenne in questione vivesse nel Regno Unito, il paese che più tempestivamente e forse più intensamente di tutti ha pigiato sull’acceleratore delle vaccinazioni, non verrebbe oggi ‘immunizzato’ [vedi l’articolo su La Stampa] non riconcilia minimamente il vaxlebano con il dubbio.

Perché, dunque, il vaxlebano non dovrebbe anche plaudere al fatto che il suo vicino di casa o sua cugina vengano privati del lavoro, del reddito e, quindi, della dignità, per non essersi sottoposti a un trattamento sanitario al momento facoltativo secondo la legge?
Dunque, si plaude. Così, se il no-vax vero genera il clamore stridulo del settarismo, il vaxlebano produce il fragore sinistro del conformismo nichilistico, il quale di solito accompagna il passo della massa.
Speriamo non sia così, speriamo che anche i vaxlebani siano meno di quel che appaiono nel caleidoscopio mediatico, perché se no la domanda sarebbe: ne usciremo in questo modo?
Perdonatemi il vizio: ne dubito.

Parole a capo
Roberto Paltrinieri: “L’amore delle donne innamorate” e altre poesie

“Coloro i quali affermano che la parola, il suo profilo, il suo aspetto fonico condizionano lo sbocciare della poesia hanno diritto di vivere. Costoro hanno scoperto la strada che conduce all’eterna fioritura della poesia.“
(Vladimir Vladimirovic Majakovskij)

L’AMORE DELLE DONNE INNAMORATE

Le donne innamorate
ti guardano
appena sveglie
al primo mattino
con occhi che ridono di sogni
La risacca del mare
è la loro voce
riempie le orecchie
Come il frangersi
di spumose onde
su alte scogliere
sommerge l’anima
il loro amore
Sanno del profumo
di asfalto bagnato
dalla pioggia d’estate,
di erba falciata,
del corpo
appena fatto l’amore
Trattengono nei pugni chiusi
sempre la stessa innocenza
della prima volta
Le senti ridere
di giorno
fino nella pelle
ma non senti mai
il sale delle lacrime
asciugate in tutta fretta
di notte
Il loro amore
vince anche il Tempo…
quando amano
e quando lasciano
è per sempre.

GRAZIE PER L’ AMORE

Grazie per l’amore
che scende
a sigillare tutte le fessure
Grazie per le mani aperte
strette
sull’ultimo saluto
per i piedi che scappano
noia e banalità
Per le parole sempre nuove
per quelle della notte
non trattenute
Grazie per le passeggiate
nel bosco dei silenzi
Per gli accostamenti
di sospiri
Per la casa senza specchi
senza porte
Grazie perché invecchi
Perché ti fermi
per farti trovare sempre
sui battiti del cuore

GIULIETTA E ROMEO
(out of order)

Ho perduto la mia Giulietta
è rimasto solo
il tuo Romeo
I dottori hanno tentato
ma nulla han potuto contro
il pugnale del tuo male
Te lo avevo promesso
con mille baci
tenendoti per mano
in ospedale
non ti lascio sola
ti raggiungo subito
dovunque andrai
Ma poi dopo di te
mi son perduto
anch’io
e non mi rimane che
aspettare tutto il giorno
fuori nella via
il tuo impossibile ritorno
Nella notte
il cuore
rimbalza sempre più forte
sul pavimento
e sbatte sul soffitto
al pensiero di te
adesso cosi lontana
Perdonami Giulietta
non sono stato un buon Romeo
non ho avuto il tuo coraggio
non sono riuscito a bere
il mio veleno
E diventar vecchio
senza di te
mi è insopportabile
Adesso i baci
li posso mettere solo
nelle parole
per far baciate
almeno queste rime
mentre provo
a ritrovare coraggio
con questa poesia
per te

PUOI ENTRARE QUANDO VUOI

Sarò fuori
ma è sempre aperto
La porta è solo accostata
puoi entrare quando vuoi
Ho messo da parte
i tuoi colori preferiti
quelli sfumati
quelli del cielo
Sono accanto
alle essenze
dei profumi fioriti
dal bosco ricavati
Di silenzio poi
ne trovi quanto ne vuoi
Appena arrivo
travolgimi
abbracciami
raccoglimi
Vorrei farti subito
ridere di gusto
prima che il tuo sguardo
si faccia triste
come sempre
al calar della sera
Lo so
si è fatto tardi
Non dimenticarti
i tuoi colori preferiti
e i tuoi profumi fioriti
ma non chiudere
accosta solo
prima di partire…
è il mio cuore
non c’è nulla
da rubare

IL PIU’ BEL COMPLEANNO

Nel giorno del tuo
più bel compleanno
ti auguro
la Notte di Natale
Ti auguro un amico
che porti  gentilezza
Ti auguro l’aurora
Ti auguro i vespri cantati
e subito dopo il silenzio
Ti auguro di perderti
e poi perduto di ritrovare
le follie fatte per amore
Ti auguro
una lunga camminata
Ti auguro una mano stretta
ma stretta forte
Ti auguro che ti manchi
sempre qualcosa
e pochi soldi per comprarlo
Ti auguro davanti a te un padre
e a fianco una madre
di avere dei figli
per sapere che esiste qualcosa di più del sole
Ti auguro di non rubare nulla
Ti auguro di non venderti mai
e di perdonare sempre
di non conoscere la violenza
di essere di aiuto almeno
per un po’
Ti auguro di essere buono
o di diventarlo presto
Ti auguro di girarlo questo mondo
ma anche di stare bene a casa tua
Ti auguro di accontentarti
Ti auguro di accompagnare i sentimenti
con le parole
e ti auguro di usarle con Dio
di sentirlo vicino
e quando non lo sentirai più
di essergli vicino tu

Roberto Paltrinieri (1958), docente di scuola superiore a Ferrara, collabora a Ferraraitalia scrivendo articoli, racconti e poesie.

La rubrica di poesia Parole a capo curata da Gian Paolo Benini e Pier Luigi Guerrini esce regolarmente ogni giovedì mattina su Ferraraitalia. Per leggere i numeri precedenti clicca [Qui]