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Giorno: 20 Gennaio 2022

In UK e in tutta Europa crescono i progetti (di successo) di Settimana Corta
In Italia invece la tendenza è quella dell’aumento dell’orario lavorativo.

“Al via anche nel Regno Unito il progetto pilota di riduzione della settimana lavorativa a quattro giorni”

Si aggiunge il Regno Unito alla lista dei paesi che negli ultimi anni hanno avviato progetti, più o meno a lungo termine, per lo studio degli impatti sul mondo del lavoro e sulla produttività delle imprese derivanti dall’introduzione della cosiddetta ‘settimana corta’.

Il progetto pilota avviato in UK per testare la settimana lavorativa di quattro giorni, durerà sei mesi e consentirà ai lavoratori di oltre 30 aziende di lavorare un giorno in meno a settimana. Sarà chiesto ai dipendenti di svolgere la stessa quantità di lavoro di prima e le stesse mansioni per un massimo di 35 ore settimanali suddivise in 4 giorni, alla stessa retribuzione.

Lo studio, condotto con la collaborazione del think tank Autonomy e delle università di Oxford e Cambridge, si prefigge di analizzare l’impatto di una settimana lavorativa ridotta sul benessere e la produttività lavorativa, dimostrandone i relativi vantaggi in termini di prestazioni più elevate e un migliore equilibrio tra lavoro e vita privata per i dipendenti.

I ricercatori prevedono, inoltre, impatti positivi anche per l’ambiente, tenuto conto che una settimana di quattro giorni potrebbe vedere una riduzione di circa 127 milioni di tonnellate di carbonio all’anno.

Progetti simili sono attualmente in corso negli Stati Uniti, Canada, Giappone, Irlanda, Australia, Nuova Zelanda, Belgio, Spagna, Scozia ed Islanda.

Il progetto che ha trovato maggiore risonanza, finora, è stato quello avviato in Islanda, che tra il 2015 e il 2019 ha sperimentato una riduzione dell’orario lavorativo da 40 a 36-35 ore, a retribuzione invariata, coinvolgendo un totale di circa 2.500 dipendenti pubblici.

Secondo una ricerca condotta dal think thank Autonomy, la produttività è rimasta costante o, addirittura, aumentata, mentre i dipendenti hanno accusato meno stress e hanno avuto più tempo da dedicare alla famiglia e agli hobby, definendo l’esito del progetto “un successo straordinario”. Per tali motivi, tra il 2019 e il 2021, sono stati stipulati nuovi contratti di questo tipo per l’86% dei lavoratori.

Altro esperimento di successo è rappresentato da quello applicato, nel 2019, dalla sede giapponese di Microsoft, che ha testato la settimana lavorativa di quattro giorni per 2.300 dipendenti, e la cui produttività è aumentata quasi del 40% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente (agosto 2018), con una contestuale riduzione dei costi aziendali.

Non tutti i progetti sulla “settimana corta” hanno, tuttavia, sortito gli effetti sperati.

Come ha evidenziato un recente articolo di Forbes sul tema, Tower Paddle Boards, azienda californiana di tavole per lo stand up paddle, ha sperimentato turni da cinque ore; la prova “è stata un successo all’inizio, finché gli impiegati hanno iniziato a godersi un po’ troppo il tempo libero” e l’azienda ha perso “la sua cultura da startup”.
Digital Enabler, società tedesca di siti, app e piattaforme per e-commerce, ha adottato lo stesso modello e, per evitare distrazioni, ha vietato l’uso di telefoni e social al lavoro; i dipendenti hanno lamentato “la pressione di dover svolgere le stesse mansioni in meno tempo” e il disagio per la mancanza di contatti con parenti e amici.
La città di Göteborg ha sperimentato le sei ore al giorno per i dipendenti di una residenza per anziani; tale regime ha avuto effetti positivi sui dipendenti, ma ha comportato 17 assunzioni per garantire la continuità di servizio, con un maggior costo di 1,3 milioni di euro.

Nonostante gli incidenti di percorso, tali progetti hanno trovato rinnovata linfa nell’attuale situazione pandemica mondiale, con l’avvio di nuovi test tra i quali, appunto, quello applicato nel Regno Unito dove, quasi un quinto delle aziende, sta valutando la possibilità di organizzare una settimana lavorativa di quattro giorni dopo la pandemia.

Per quanto riguarda l’Italia, la giornata di lavoro standard è rimasta quella risalente alla conquista del sabato libero (cinquant’anni fa).

Nel 2019 l’Ocse (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) ha pubblicato uno studio sulle ore di impiego dei lavoratori dei suoi paesi membri. Nella zona euro l’Italia risulta essere il paese dove si lavorano in media più ore alla settimana, dietro solo alla Grecia e all’Estonia: 33 ore, vale a dire 3 in più rispetto alla media Ue di 30 ore. In Lussemburgo, Austria e Francia le ore settimanali sono 29, nei Paesi Bassi 28, in Germania 26.

È interessante constatare che a maggior quantità di ore di lavoro non corrisponde affatto una crescita dei livelli di produttività: l’Italia, infatti, si posiziona in fondo alla classifica che misura la crescita dei livelli di produttività, calcolata tra il 2010 e il 2016.

In Italia, la settimana lavorativa corta è circoscritta all’iniziativa di poche aziende private che hanno introdotto la settimana di lavoro da 36 o 32 ore a fronte dello stesso stipendio per i propri dipendenti.

È il caso di due grandi aziende internazionali con sede anche a Milano: la Carter&Benson, che si occupa di consulenza strategica e head hunting, e Awin Italia, attiva nel campo del marketing. Entrambe hanno deciso di diminuire le ore di lavoro durante i mesi del lockdown, un periodo in cui molte aziende si sono trovate costrette ad utilizzare la modalità dello smart working. Un esperimento che ha riscosso grande successo e che è stato riconfermato anche per quest’anno.

Si sta parlando, però, di casi rari e isolati: l’andamento generale nel nostro Paese va, in realtà, verso un continuo aumento delle ore lavorative, agevolato dallo sviluppo delle nuove tecnologie, che permettono ai datori di lavoro di raggiungere i propri dipendenti ovunque e a qualsiasi ora, con cali di assunzioni e di performance dei dipendenti, e con la progressiva erosione dei diritti dei lavoratori.

In questi ultimi mesi qualcosa sembra stia cambiando, sempre quale effetto delle nuove condizioni di lavoro imposte o incentivate dalla pandemia che sta portando i lavoratori a rivalutare le proprie priorità, soprattutto in relazione ad una maggiore consapevolezza e sensibilizzazione sui casi di burn out sul lavoro.

Secondo una recente ricerca avviata da LinkedIn, in particolare, quasi la metà (48%) dei lavoratori interrogati, ha dichiarato che prenderebbe in considerazione l’idea di cambiare la sua posizione lavorativa attuale per una con un salario maggiore. Ma, di poco inferiore, il 38% ha dichiarato che lo farebbe per un migliore equilibrio tra la vita personale e quella lavorativa.

Analisi di Maddalena Boffoli
Fonte: Terenzi Communications, Milano

Perché l’elezione di Draghi al Quirinale va evitata a ogni costo

Avevo provato, qualche giorno fa, a scrivere un appello ironico (almeno nelle intenzioni) ai Parlamentari della Repubblica e ai Delegati regionali perché il 24 gennaio facilitassero l’ascesa di Mario Draghi al Quirinale.
Le ragioni dell’appello non erano di natura politica, né legate all’esigenza di evitare l’indecenza di una presidenza berlusconiana, bensì umanitarie: salvare le nipoti dal minacciato ritorno a casa di cotanto nonno.

Era, ovviamente, solo un modo di sdrammatizzare un epilogo che continuava ad apparirmi ineluttabile, anche se forse già in modo meno netto che a fine novembre, quando ne avevo scritto su questo giornale [Vedi qui] . Ben presto, però, ho lasciato stare. L’evoluzione recente della situazione mi ha infatti spento la voglia di sdrammatizzare. Mi ha anzi convinto del fatto che sui Grandi Elettori pesa stavolta una responsabilità immensa: quella di evitare l’ascesa al Quirinale di Draghi, colui che potrebbe a breve essere identificato come il principale responsabile di una débâcle  governativa forse senza precedenti nella storia della Repubblica Italiana.

Che, infatti, l’azione di governo cominci a mostrare aspetti critici molto preoccupanti appare sempre più evidente. Ne è segno inequivocabile il fatto che anche nella vasta area del giornalismo da cortile nazionale il tema cominci a essere evocato più o meno implicitamente, e che persino su Repubblica trapeli qua e là.

Cosa sta, dunque, accadendo? E cosa potrebbe accadere a breve?

Nella sua azione di contrasto alla pandemia, il Governo Draghi ha puntato praticamente tutto su un’unica carta: il dispositivo vaccinazioni/green pass.
In questo modo, nulla o quasi nulla è stato fatto sui molti altri piani via via ipotizzati dagli esperti e mai praticati, se non addirittura ostacolati. Si tratta di diverse linee di azione, potenzialmente sinergiche (anche alle vaccinazioni) nella risposta alla pandemia, tanto spesso citate.
Mi limito qui solo a qualche esempio: investimenti logistici, ad esempio nei trasporti e nelle scuole; in queste ultime, diminuzione dell’affollamento delle classi; uso esteso delle mascherine ffp2; sviluppo di una rete territoriale istituzionale per le terapie intensive; potenziamento, soprattutto in certe aree del Paese, delle strutture per le terapie ospedaliere, ecc.

Proprio in questi giorni però, l’EMA (European Medicines Agency) – non esattamente un covo di negazionisti e di no-vax –  avanza dei seri dubbi sul fatto che sia sostenibile una strategia vaccinale basata sulla somministrazione ripetuta a distanza di pochi mesi di dosi booster [Qui].
L’EMA ha fornito così un altissimo sostegno istituzionale a una perplessità diffusa e articolata.

Tra gli elementi critici che possono valere, anche in sinergia tra di loro, a sollevare più di un ragionevole dubbio sulla sostenibilità a medio termine della strategia governativa di contrasto alla pandemia ricordiamo:

  1. La difficoltà logistica a somministrare una dose vaccinale a tutta la popolazione italiana ogni quattro mesi;
  2. L’impossibilità logistica di somministrare una dose vaccinale a una percentuale significativa della popolazione mondiale ogni quattro mesi, il che – data la dimensione globale del problema – significa restarvi immersi;
  3. La possibilità che sempre più concretamente sta emergendo che, dopo la terza dose, i booster perdano progressivamente efficacia [Qui] ;
  4. La probabilità molto concreta che le ripetute sollecitazioni del sistema immunitario lo indeboliscano, con l’effetto paradossale – soprattutto in combinazione con il punto precedente – di rendere la popolazione più esposta al contagio e alle forme gravi di malattia.

Non si può, naturalmente, sapere a priori quanti e quali di questi elementi annunciati dal presente metteranno radici nel futuro. Ma possiamo immaginare uno scenario come quello che segue, sapendo che è meno improbabile di quello nel quale la strategia unica vaccinazione/green pass avrà posto sotto controllo il problema.

Ottobre 2022. Draghi è al Quirinale.
– La popolazione italiana è vaccinata in una percentuale superiore al 90%.
– Le terze dosi sono scadute o in scadenza.
– EMA sconsiglia, o non autorizza se non in casi specifici, la somministrazione di richiami ulteriori.
– Il Paese non ha predisposto (se non per iniziative private e particolari) altre difese: nei trasporti, nelle scuole, una rete di assistenza domiciliare eccetera.
Siamo (saremmo) quindi, sostanzialmente, a prima del Governo Draghi, per molti aspetti, a prima della pandemia.

Ed ecco arriva una nuova variante. In questo caso, delle due l’una:

  • o Draghi ha buoni agganci anche nelle Altissime Sfere – quelle del Divino – e allora tutto ciò potrebbe portarci – per ragioni del tutto diverse dai meriti del Presidente – alla sospirata trasformazione del virus in endemico, più o meno come quello dell’influenza;
  • Oppure nelle suddette Sfere, quelli come il Presidente non sono ancora sdoganati, e allora il Paese sarà in balia del destino, mentre il principale responsabile di questa tragica débâcle lo guarderà, ancora per sei anni e mezzo, dall’alto del Quirinale.

Naturalmente non è detto che vada così, e tutti speriamo in altri e più rosei scenari, ma la possibilità esiste ed ha una sua fondatezza. Ed è questa possibilità, che mi spinge a rivolgere un secondo appello ai Grandi Elettori, questa volta tutt’altro che ironico:

Onorevoli Parlamentari e Delegati Regionali, nel mettere il vostro voto nell’urna,  prendete in seria considerazione tale possibilità e decidete con tutta la prudenza connaturata alla vostra altissima responsabilità. Voi rappresentate il popolo italiano, e il popolo confida in ognuno di voi.

Parthenope®, varietà di fragola da Sud del CIV, conferma le sue potenzialità anche nella Piana del Sele

Un’ulteriore conferma delle potenzialità della varietà del CIV Parthenope®CIVS115*, già affermatasi nella zona dell’Alto Casertano, arriva dalla Piana del Sele, la zona di fragolicoltura notoriamente identificata con Battipaglia (SA) e che ha ricoperto un ruolo molto importante nei primi anni di sviluppo di questa coltura in Italia, ma ormai diventata zona di nicchia per questa coltivazione (rimangono ad oggi circa 200 ettari di produzione di altissima qualità) a seguito dello sviluppo delle produzioni orticole di “quarta gamma”. Giampiero D’Onofrio Responsabile Tecnico del Consorzio Jonico Ortofrutticoltori (CJO) – a cui la Società Agricola Gio’ S.S (appartenente alla famiglia Salvi) aderisce – racconta la sua esperienza di tre anni consecutivi di coltivazione di questa varietà con superfici crescenti fino ad arrivare alla decisione nella corrente stagione 2021/222 di piantare circa 300.000 piante di cime radicate.
“In questa stagione, le piantine cime radicate sono state trapiantate in due momenti diversi: circa il 60% tra il 20-30 Settembre 2021 ed il restante 40% dal 3-7 Ottobre 2021. Grazie alla vigoria e rusticità di questa varietà, le piantine trapiantate ad inizio ottobre hanno rapidamente recuperato il gap rispetto a quelle piantumate precedentemente, manifestando, addirittura, un livello qualitativo quasi superiore a quest’ultime. In entrambi i casi si sono quindi registrati ottimi risultati”. “Parthenope® CIVS115* è una varietà di fragola – continua D’Onofrio – con un basso impatto ambientale, poiché necessita di poca concimazione. La pianta ha infatti un ottimo apparato radicale, molto ramificato, che esplora bene il terreno e riesce ad intercettare con facilità i nutrienti necessari. La varietà si presta anche all’utilizzo di insetti utili per la lotta integrata contro i principali fitofagi della fragola, quali i tripidi ed il ragnetto rosso. Il periodo della prima raccolta va dal 20 Dicembre 2021 fino a fine Gennaio 2022, con un picco di produzione di circa 30/40 grammi a pianta dal 20 Gennaio.”:
Le caratteristiche organolettiche e l’estetica del frutto fanno di Parthenope®CIVS115* una varietà unica. Infatti, anche D’Onofrio conferma che: “nonostante le basse temperature invernali non si ha la presenza di frutti deformi con irregolarità nella colorazione. Anzi, il frutto mantiene una colorazione rosso brillante su tutta la superficie, che peraltro rimane la medesima anche quando le temperature si alzano a stagione inoltrata. Inoltre, i frutti mostrano una forma conica allungata, altamente distintiva e regolare per tutta la durata della raccolta. Da notare sono anche l’elevata resistenza alla manipolazione grazie e l’ottima consistenza del frutto che conferiscono a Parthenope® CIVS115* una lunga shelf-life rendendo possibile la commercializzazione sia nei mercati, che – soprattutto – nella grande distribuzione, nostro canale di vendita privilegiato. Infine, la pezzatura è buona e permette la lavorazione della frutta in tutte le tipologie e di packaging: dalla vaschetta di 250 gr, ½ kg al monostrato 1 kg.”
D’Onofrio conclude: “in generale le performance agronomiche e commerciali appena descritte ci permettono d’identificare la piantina cima radicata Parthenope® CIVS115*come varietà di riferimento per le stagioni future per questo areale nel segmento precoce. Siamo fiduciosi che l’elevato sapore, l’ottimo aroma e grado-brix del frutto, insieme alla tessitura croccante e consistente della polpa, faranno di CIVS115*/Parthenope® una varietà che troverà sicuramente grande apprezzamento da parte dei consumatori.”

VIGARANO, CELEBRA SAN SEBASTIANO, PROTETTORE DELLA POLIZIA LOCALE. IL SINDACO BERGAMINI:” SIAMO ONORATI CHE SIA STATO SCELTO IL NOSTRO COMUNE PER LA CELEBRAZIONE”

Oggi, 20 Gennaio 2022, il Comune di Vigarano Mainarda onora San Sebastiano, protettore della Polizia Locale. “La celebrazione di San Sebastiano è un doveroso momento di riconoscimento istituzionale al lavoro che i nostri operatori di Polizia Locale svolgono tutti i giorni.” Commenta il sindaco Bergamini. Presenti all’iniziativa il comandante della Polizia Locale dell’Alto Ferrarese, Stefano Ansaloni; il comandante della Polizia Locale di Vigarano Mainarda, Carmela Siciliano; comandante Polizia Locale di Cento, Fabrizio Balderi;
il sindaco di Bondeno, Simone Saletti; il sindaco di Poggio Renatico, Daniele Garuti; il sindaco di Terre del Reno, Roberto Lodi; l’assessore di Cento con delega alla Polizia Municipale, Mario Pedaci; il vicesindaco di Vigarano Mainarda, Mauro Zanella; le rappresentanze della Polizia Locale dei Comuni dell’Alto Ferrarese. Dopo la cerimonia istituzionale dell’alzabandiera, vi è stata un momento di riflessione sul lavoro svolge ogni giorno l’intero Corpo di Polizia Municiapale, nella sala consiliare del Comune, ristretta ai presenti, per motivi di contingentamento legati al Covid19.
“Sosteniamo il lavoro svolto dalle forze dell’ordine per il bene dei cittadini e per la sicurezza del territorio, in particolare durante gli ultimi due anni, fortemente segnati dall’emergenza pandemica, tuttora in corso, ricordano che San Sebastiano viene invocato anche per proteggerci dalle epidemie.” Conclude così il sindaco di Vigarano Mainarda, Davide Bergamini.

No vax: fondo dal Viminale per indennizzi a amministratori minacciati

Bologna – Il problema delle intimidazioni no vax agli amministratori locali “da tempo è seguito con la massima attenzione dal ministero dell’Interno”. L’ultimo caso ha visto protagonista il presidente della provincia autonoma di Trento e prima di lui, tra gli altri, i governatori di Toscana, Friuli Venezia Giulia, Emilia-Romagna, e Liguria. E così ieri il sottosegretario Nicola Molteni, in una commissione alla Camera seguita dalla Dire, ha spiegato che per arginare gli odiatori anti-vaccino che se la prendono con amministratori e rappresentanti istituzionali, ci sono due strumenti, di cui uno molto recente. Il primo è l’istituzione al Viminale di uno specifico Osservatorio “per favorire e potenziare lo scambio di informazioni e il raccordo tra Stato ed enti locali allo scopo di individuare strumenti di contrasto e indicare strategie di prevenzione”. Ma “ulteriore, tangibile, prova dell’attenzione del Governo” è il fondo, nato con l’ultima legge di bilancio, e affidato al ministero dell’Interno, con una dotazione di cinque milioni di euro all’anno (per ogni anno dal 2022 al 2024) con cui “Finanziare le iniziative degli enti locali per la promozione della legalità”. Ma non solo: quei soldi serviranno anche per “misure di ristoro del patrimonio dell’ente locale o degli amministratori locali vittime di intimidazioni connesse all’esercizio delle funzioni istituzionali esercitate”, ha detto Molteni incassando il plauso di Felice Maurizio D'Ettore (Coraggio Italia) che aveva portato all’attenzione del Viminale la sfilza di intimidazioni ai presidenti di Regione, sindaci e amministratori. Ben venga, ha detto, “il lavoro svolto dal ministero dell’Interno” e la “sensibilità”: dalle parole di Molteni, del resto, è emersa “la gravità della situazione”. Per D’Ettore, poi il fondo da cinque milioni andrebbe anche incrementato. Il ministero dell’Interno, ha detto ancora Molteni, è impegnato a “scongiurare possibili riflessi negativi” della pandemia “sull’ordine e la sicurezza pubblica” e ad evitare “azioni illegali o violente in grado di turbare, tra l’altro, il libero e sereno svolgimento delle funzioni amministrative demandate ai rappresentanti istituzionali e ai presidenti di Regione”. Per contrastare le campagne d’odio, veicolate principalmente attraverso il web, la Polizia di Stato, grazie al contributo specialistico del Polizia Postale e d’intesa con le Procure, ha avviato “un’intensa attività info-investigativa” che, ad oggi, ha consentito di deferire, a vario titolo, all’Autorità giudiziaria 1.884 persone e di arrestarne 106. Si sono tenute d’occhio le piattaforme di comunicazione online, per “mitigare in via preventiva” la minacce e “rafforzare l’attività di contrasto”. In particolare sono stati “attenzionati” oltre 300 gruppi-canali di varie piattaforme. E grazie a questa attività, ad esempio, a novembre a Torino sono scattati 17 decreti di perquisizione a carico dei soggetti più radicali affiliati al canale Telegram “Basta Dittatura”. Ma ci sono state anche “numerose altre attività”, ha detto Molteni: “Al momento, le attività investigative, tutte molto complesse, hanno consentito di deferire 101 persone alle Autorità competenti, nonché di individuare compagini associative”. Per D’Ettore, proprio per il “carattere associativo” di queste iniziative di protesta occorre “contrastare con estrema fermezza tali atti criminali, anche attraverso l’introduzione di specifiche e più severe norme penali, in quanto quelle vigenti non appaiono sufficienti, al fine di evitare che dalle minacce e dalle intimidazioni si passi al compimento di atti più gravi”.

A Macfrut 2022, Acqua Campus presenta la tecnologia più avanzata per la gestione della risorsa idrica e dei nutrienti

Cesena (20 gennaio 2022) – La solida intesa tra Macfrut e Acqua Campus si estende e fortifica in previsione della nuova edizione della Fiera internazionale 2022 dell’ortofrutta al Rimini Expo Center 4-6 maggio. La tecnologia in campo – quella all’avanguardia e in grado di offrire una panoramica approfondita e tangibile delle più moderne strumentazioni utilizzabili dal comparto agricolo per un impiego virtuoso dell’acqua – sarà ancora protagonista dell’area dinamica di Macfrut ancora una volta voluta dagli organizzatori di intesa con ANBI (Associazione Nazionale delle Bonifiche Italiane) e con il CER (Canale Emiliano Romagnolo) che si occupa dell’ideazione e gestione dello stand interattivo.
Le nuove tecnologie si stanno rendendo partner indispensabile per le aziende agricole, a sostegno di un’agricoltura 4.0, resiliente dalle ripercussioni sempre più frequenti e negative generate dai cambiamenti del clima. Acqua Campus presenta nell’area dinamica della fiera le soluzioni più all’avanguardia per rendere più efficienti acqua e nutrienti, e rendere maggiormente sostenibili le attività agricole, sia sotto il profilo economico che sotto quello ambientale. Dopo l’ottimo riscontro registrato nella scorsa edizione torneranno in campo le tecnologie interconnesse per l’irrigazione (che possono godere al contempo dei benefici previsti dalla legge di bilancio – Credito d’imposta): sensori per il monitoraggio dell’acqua e dei suoli, stazioni meteo, centraline per l’automazione degli impianti, sistemi per la fertirrigazione e sistemi antibrina. ANBI e CER presentano l’evoluzione del già collaudato servizio IRRIFRAME che dopo 10 anni di diffuso utilizzo in tutta l’Italia tornerà con una veste nuova e nuove funzioni. Il servizio per l’irrigazione nato in Emilia Romagna, ora offerto su 7 milioni di ettari in tutta la nazione, riparte da Rimini.
“Irriframe – evidenzia il presidente del CER Nicola Dalmonte – si presenta totalmente rinnovato nel layout, ora più user-friendly, con nuove funzioni gestibili direttamente dalle mappe satellitari integrate, come una vera e propria piattaforma capace di gestire i dati del monitoraggio di campo in entrata e le funzioni di automazione dell’impianto irrigua, in uscita”.
Con la nuova versione di Irriframe, insomma sarà possibile gestire la propria azienda agricola in maniera completamente automatizzata. Grazie alla nuova APP, tutte le funzioni sono gestibili da smartphone. Nell’area dinamica di Macfrut sarà possibile provare il nuovo servizio di CER e ANBI, grazie alla presenza dei tecnici esperti di Acqua Campus e agli impianti irrigui di ultima generazione funzionanti.

ANP-CIA FERRARA: inaccettabile ritardare visite e operazioni salva vita

FERRARA, 19 gennaio 2022 – “I dati registrati il 6 dicembre dalla Regione sui numeri delle prestazioni sanitarie rimandate a causa della pandemia, che peraltro adesso saranno ancora in aumento, sono solo una conferma di quello che viviamo ogni giorno sulla nostra pelle – commenta l’ANP (Associazione Nazionale Pensionati) di Cia Ferrara, leggendo i dati regionali sugli “arretrati” di visite, esami e interventi. Nei giorni scorsi alcune testate giornalistiche avevano divulgato, infatti, i numeri forniti dalla Regione al consigliere Marco Lisei, che mostrano una vera e propria emergenza nell’emergenza: in Emilia-Romagna sono 1.166.816 prestazioni sanitarie prenotate ma non ancora eseguite, più di 103mila nella sola Ferrara, con il primato di oculistica che registra quasi 14mila visite richieste ma non ancora effettuate.
“La nostra associazione, che tutela i pensionati del settore agricolo a livello reddituale e si occupa di salvaguardare i livelli di assistenza sanitaria – spiega il coordinamento di ANP Ferrara – ha sempre lavorato per un obiettivo che riteniamo fondante della nostra democrazia: la sanità deve essere libera, garantita e aperta a tutti. Ammettiamo che questo sistema di valori, nel quale continuiamo a credere fermamente, è messo a dura prova dalla situazione che si è creata a livello di assistenza ospedaliera e domiciliare. Riceviamo, praticamente ogni giorno, segnalazioni dai nostri associati che ci raccontano di dialisi rimandate di oltre tre mesi, di trattamenti oncologici cancellati e non più riprogrammati e, in generale, dell’enorme difficoltà a effettuare una banale visita, anche di prevenzione. In sostanza si eliminano o rimandano prestazioni che possono salvare o allungare la vita dei malati e questo è sicuramente il fatto più grave, ma è diventata una chimera anche solo fare una visita oculistica che, certo, non riguarda la sopravvivenza ma la salute e la qualità di vita sì. “
“Gli anziani sono stati fortemente colpiti dalla pandemia, con perdite enormi in termini di vite umane ed effetti a lungo termine sulla salute – conclude l’ANP-CIA Ferrara – e restano quelli che hanno la maggiore necessità di cure, in ospedale e a domicilio, anche per prevenire patologie più serie che rischiano di diventare un problema sanitario concreto tra qualche anno. Invece, noi che ci siamo vaccinati in massa per il nostro bene e per quello della comunità, siamo diventati pazienti di “serie B” perché se oggi non hai il Covid perdi quasi il diritto, quel diritto fondamentale per il quale ci siamo sempre battuti, di essere curato. Sappiamo che il sistema sanitario è in difficoltà, ma vogliamo comunque sollecitare la Regione e l’Ausl perché si prendano provvedimenti concreti e rapidi per recuperare il pregresso e vengano assicurate almeno le prestazioni oncologiche e ortopediche più urgenti”.

Unife celebra il Giorno della Memoria con l’iniziativa “Enrica Calabresi: storia di una scienziata perseguitata e dimenticata”

Enrica Calabresi, ferrarese, classe 1891, era una scienziata ebrea, zoologa di eccelsa qualità, una docente che ebbe tra le sue allieve anche Margherita Hack. Calabresi fu una vittima del regime fascista, delle leggi razziali e dello sterminio nazista.
Ripercorre la vicenda di questa studiosa l’iniziativa organizzata dall’Università di Ferrara per celebrare il Giorno della Memoria, realizzata in collaborazione con il Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah, l’Istituto di Storia Contemporanea e la Comunità Ebraica di Ferrara.
L’evento “Enrica Calabresi: storia di una scienziata perseguitata e dimenticata”, in programma martedì 1° febbraio nell’Aula Magna del Dipartimento di Giurisprudenza di Unife, (c.so Ercole I D’Este, 37), rientra tra le iniziative organizzate dal Comitato Provinciale 27 Gennaio.
Dopo i saluti di Laura Ramaciotti, Rettrice dell’Università di Ferrara e di Serena Forlati, Direttrice del Dipartimento di Giurisprudenza di Unife, presiederà l’iniziativa Baldassare Pastore, Professore ordinario di Filosofia del diritto e referente Unife dell’iniziativa, che introdurrà gli interventi di Paolo Ciampi, giornalista e scrittore, autore del libro “Un nome”, Ornella Grassi, attrice e regista e di Paolo Veronesi, Professore ordinario di Diritto costituzionale di Unife.
Nel corso dell’incontro verrà proiettato il film “Una donna. Poco più di un nome” della regista Ornella Grassi. “Anche quest’anno l’Università di Ferrara prosegue la tradizione ormai consolidata di celebrare il Giorno della Memoria con un’iniziativa di grande spessore culturale – afferma il Professor Baldassare Pastore – E’ fondamentale, infatti, proseguire nell’impegno di mantenere vivo il ricordo di quanto accaduto, affinchè nessuno dimentichi quelle orribili pagine di storia”.

Enrica Calabresi
Nata a Ferrara nel 1891, consegue la maturità al Liceo Classico Ariosto cittadino e si laurea in Scienze Naturali a Firenze. Inizia a collaborare, ancor prima della laurea, all’Università di Firenze ottenendo l’abilitazione alla docenza nel 1924. Tra le sue allieve ci fu Margherita Hack che la ricordò nella sua autobiografia. Diventa segretaria della Società Entomologica Italiana dal 1918 al 1921 e negli anni accademici 1936-37 e 1937-38 insegna Entomologia agraria alla Facoltà di Agraria dell’Università di Pisa. Nel settembre 1938 viene prima sospesa e poi dispensata dal servizio. Nel giugno 1939 le arriva una lettera del ministero dell’Educazione nazionale che la dichiara decaduta dall’abilitazione alla libera docenza in quanto appartenente alla razza ebraica. Viene poi cacciata anche dalla Società entomologica italiana. Catturata nel gennaio 1944 e trasferita a Santa Verdiana, la sezione femminile del carcere delle Murate, prima di essere caricata in uno dei tanti treni diretti ad Auschwitz, si toglie la vita avvelenandosi”.

L’ingresso all’iniziativa è consentito fino a un massimo di 112 posti. E’ necessario essere
in possesso del super greenpass.

Roberta Della Casa: una donna alla guida di #Noi

Ieri sera, 19 gennaio, l’Assemblea dei soci dell’associazione antimafia Noi ha eletto Roberta Della Casa come suo nuovo presidente. Dopo le dimissioni di Leonardo Cassone la guida passa dunque a una donna. Le sue capacità e la visione concreta del futuro dell’associazione hanno convinto l’Assemblea che si è espressa con voto unanime. “Onorata di rappresentare la splendida squadra di #NOI.” Commenta la neopresidente dell’associazione. “Andiamo avanti insieme con tanti progetti per diffondere legalità sui nostri territori!”

Associazione Antimafia #Noi

Parole a capo
Paolo Statuti: “Ho visto un uomo” e altre poesie

“La poesia è essere, non fare.”
(E. E. Cummings)

La poesia per tutti

Sogno una poesia
che per tutti sia
come un chiaro messaggio
che infonde coraggio,
che sia come una carezza,
un’ancora di salvezza,
una luce accesa,
una lieta sorpresa,
non un testo contorto
ma gioia e conforto,
che sia pure un tuono,
se riconosci il suono.
Sogno una poesia
che sia semplice e buona
come profumo di pane,
che piace sempre,
anche se non hai fame.
E allora, cari poeti,
sappiate che la Poesia
aspetta ed è paziente,
non corre a riempire i fogli
come per un bisogno urgente
e – attenzione! –
ricordate ogni tanto
che la Poesia nasce soltanto
dall’Ispirazione!

 

Poesia

Se non sai cos’è la poesia,
immagina d’esser sordo
e udire scendere
dal cielo un accordo…
immagina d’esser cieco
e vedere accendersi
il fuoco del tramonto…
immagina d’esser muto
e poter dire:
tu piccola stella
risplendi, tremando
d’infinito…

 

Ho visto un uomo…

Ho visto un uomo
con un buco nella scarpa
Il vestito mostrava
il lungo sfregamento
contro il tempo
Si è avvicinato al banco
dei liquori
la vodka nei suoi occhi
sgorgava dalla roccia
saltellava allegra
tra i ciottoli
la fissava pensando
com’è fresca
com’è limpida
peccato…
Mansueto mi ha sorriso
e se n’è andato
come Adamo –
cacciato dal paradiso
Ho visto un uomo
con un buco nella scarpa.

 

80 anni fa…

Forse sono nato con la camicia, forse…
di certo so che avevo occhi
di un azzurro inquieto –
come disse mia madre –
mani destinate a scrivere
e a dipingere,
orecchie sensibili
a parole e suoni…

Ora sono qui
in una camera d’ospedale,
con un orecchio sordo
che cercano di riparare,
e mi giungono ovattate
le parole del medico di turno:
“Come sente, signor Paolo?”
“Sento un fruscio di bosco,
ma non gli uccelli,
sento la brezza marina
ma non il grido dei gabbiani,
sento il mormorio del mare
ma non il fragore delle onde.
“Beh, lei può dirsi ancora fortunato” –
afferma il dottore.

Fuori della finestra
le nuvole scorrono pigre,
al cielo grigio
fa da tappeto
un bosco scuro,
guardo gli alberi
insolitamente immobili –
la quiete prima della tempesta?

 

Quando a volte esco da me stesso

Quando a volte esco da me stesso
mi siedo all’ombra di un cipresso,
converso con gli alberi fratelli
e ascolto il coro degli uccelli,
come fosse di Bach una cantata
e in tal modo passo la giornata.
Intorno vola isterica una farfalla
che ora fugge e ora balla,
e il bombo tozzo e peloso
ronza e dei fiori è geloso.
Ma il momento più bello è quando
tutto cambia come per incanto
e la luce non è più così spavalda,
il sole cala e meno riscalda,
ma il cielo tutto a un tratto
tinge di rosso scarlatto.
Allora gli uccelli tornano ai nidi
e Bach ripone i suoi spartiti.
Io lascio il cipresso a malincuore
e torno là dove contano le ore.

Paolo Statuti è nato a Roma il 1 giugno 1936. Nel 1963 si è laureato in Scienze Politiche presso l’Università “La Sapienza” di Roma. Nel 1975, presso la stessa Università, ha conseguito la laurea in lingua e letteratura russa ed altre lingue slave (allievo di Angelo Maria Ripellino). Dal 1963 al 1980 ha lavorato presso l’Alitalia, soggiornando anche all’estero. Nel 1982 ha debuttato in Polonia come poeta e nel 1985 come prosatore. Ha collaborato con molte riviste letterarie polacche e italiane, a cominciare dalla Fiera Letteraria nel 1971, e negli ultimi anni particolarmente con la rivista internazionale Poesia di Nicola Crocetti. Nel 1987 sono usciti in Italia due libri di favole: “Il principe-albero” e “Gocce di fantasia” (Ed. Effelle di Marino Fabbri, Roma). Una scelta di queste favole è stata pubblicata anche in Polonia con il titolo “L’albero che era un principe” “Drzewo, które było księciem”, (Ed. Nasza Księgarnia, Warszawa, 1989). Nel 2016 è uscita in Italia la raccolta di sue poesie La stella errante, con la prefazione di Nazario Pardini (Ed. GSE, Roma). Nel 1990 ha ricevuto il premio annuale della Associazione di Cultura Europea – Sezione Polacca, per i meriti conseguiti nella divulgazione della cultura polacca in Italia. Negli anni 1991-1997 ha insegnato la lingua italiana presso il liceo statale “J. Dąbrowski”di Varsavia. A gennaio del 2012 ha creato un suo blog: musashop.wordpress.com (“Un’anima e tre ali”), dedicato a poesia, musica e pittura, dove figurano, tra l’altro, molte versioni di poesia polacca, russa e inglese. Negli ultimi anni sono uscite in Italia nella sua versione raccolte di poesie polacche di: Maria Pawlikowska-Jasnorzewska, Anna Kamieńska, Małgorzata Hillar, Halina Poświatowska, Anna Świrszczyńska, Urszula Kozioł, Ewa Lipska, Konstanty, Ildefons Gałczyński, Marek Baterowicz e Tadeusz Różewicz; e di poesie russe, tra le quali segnalare in particolare: “32 poesie” (Ed. CFR, 2014) e “Ruslan e Ljudmila” (Ed. GSE, 2019) di Aleksandr Puškin, “Il demone” (Ed. GSE, 2016) e “Poemi e poesie” (Ed GSE, 2019) di Michail Lermontov, “30 poesie” (Ed. CFR, 2014) di Boris Pasternak e “30 poesie” (Ed. CFR, 2014) di Osip Mandel’štam. Per la GSE nel 2020 ha tradotto e pubblicato per la prima volta in Italia dal polacco “10 ballate” di Adam Mickiewicz e nel 2021 dal ceco le ballate “Kytice” di Karel Jaromìr Erben con il titolo “Un mazzetto di leggende”, anche esse come prima traduzione italiana. Pratica anche la pittura (olio e pastello) ed ha al suo attivo 9 mostre personali in Polonia, dove risiede da molti anni. A dicembre del 2021 è uscita “Camminare sull’acqua”, un’antologia della poetessa russa Julia Pikalova, da lui tradotta ed edita da Edizioni Giuseppe Laterza.

La rubrica di poesia Parole a capo curata da Gian Paolo Benini e Pier Luigi Guerrini esce regolarmente ogni giovedì mattina su Ferraraitalia. Per leggere i numeri precedenti clicca [Qui]